Disinfestazione

[QdV Konoha]

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  1. The_Drake
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    Buio, rumore di passi lenti e tranquilli, forse cadenzati da delle scale, forse perchè il tizio era zoppo: un vecchio scendeva dal piano superiore della sua abitazione, destato da qualcuno, che continuava a bussare alla sua porta; La faccia dell'anziana persona sembrava abbastanza cruciata, forse per l'ora tarda, anche se dopo essersi avvicinato tutto mutò in un'espressione di pura agitazione.
    L'uomo fuori dalla porta sembrava il classico sgherro, stuzzicadenti infilato in bocca, occhialini neri e tondi appena appoggiati sul naso; Era accompagnato da altri due personaggi, ai suoi fianchi, ma di importanza minore per quella storia.
    Il vecchio aprì subito la porta, facendo un inchino sforzato per salutare l'uomo fuori dalla porta, non si capiva se per il dolore alle ossa o perchè non volesse farlo, il quale entrò senza farsi troppi problemi: dopo che il trio fù dentro l'abitazione e la porta fù richiusa dietro di loro, iniziò un piacevole dialogo, fatto di persone che passeggiano in giro per la stanza d'ingresso, fatto di urla, fatto di minacce, fatto di un semplici frasi che potevano far gelare il sangue anche all'uomo più coraggioso.

    Giorno successivo, apparte una nebbiolina leggera che ricopriva tutta la Foglia, non c'era un'anima viva a quell'ora della mattina, forse era le sette: una pattuglia della guardia, composta da due ninja, si fermarono davanti ad una casa; La porta d'ingresso era parzialmente aperta e del liquido scarlatto colava dagli scalini d'entrata.
    Una scenario raccapricciante davanti ai loro occhi: un'anziano inchiodato al muro, a qualche centimetro da terra, da una lunga katana, una donna, anch'essa vecchia, completamente denudata e sgozzata, giacente su una sedia.
    A terra, con il sangue dei due, era diseggnato un solo kanji, oramai non più fluido come quando era stato fatto: Edera.



    maruni_tsuta


    Due figure dentro un salone, illuminato da qualche fiaccola, parlottavano attorno ad un tavolo, mentre si gustavano la loro razione di cibo; Erano due persona ordinarie, se non fosse che indossavano un kimono, sopra le vesti ninja, aperto e con un simbolo nella parte posteriore, Edera. Cazzate, ho ricavato più io da quel carico, che tutti dentro questa topaia...cerchiamo d'esser onesti: quello che si spacca il culo qua sono io, voi continuate a fare i furbetti del quartiere con le vostre polverine. Idioti, quello che gira con le casse sono io, quello che viene seguito costantemente, in malo modo anche, dalla polizia di Konoha, sono io! Sembrava abbastanza sicuro delle sue parole, molto diretto. Stai tranquillo, vecchio. Stai tranquillo. Non voglio alzare la voce proprio oggi...mi sento stanco e ne ho le palle piene di lavorare. Ci tratta veramente come animali, mentre vorrei solamente starmene a casa con le mie piantine e con le mie sigarette...che pace... Un tizio molto serafico e in pace con sè stesso e con il mondo. Idiota! Continua con questo modo di ragionare e finirai come Keiji, ammazzato dal bastardo che gli ha rubato il materiale...quanto idiota poi! Come si fà a lasciare un libro di tale importanza, fuori come nulla fosse: certo che quel ninja ne aveva di fegato per tentare un'azione del genere...rubare a noi!? Disse, gesticolando e lanciando il cucchiaio pieno di zuppa davanti a se e rovesciando qualche bicchiere. Ma alla fine è ancora in giro quel tizio? Casa sua sappiamo com'è fatta, potrebbero mandarci altri tizi, no? Disse, mentre raccoglieva la roba gettata a terra dal suo amico.
    In quel momento una porta si apri e ne uscì lo stesso tizio della sera prima, con bandana, stuzzicadenti e occhialini scuri: con passo veloce si dirigeva in mezzo al salone per superarlo e mirare ad altre vie, se non fosse che venne prontamente bloccato dalle parole del tipo agitato al tavolo. Kitamura! Comè andato il giretto!? Urlando. Devo trovarmi una nuova katana...ce ne sono ancora dentro al deposito? Disse, girandosi verso il tizio, per poi dirigersi verso questo a passi lenti. Si, penso di si...sono anche di ottima fattura. Tutta roba d'importazione esterna, certo non sono ai livelli di quelle messe in circolazione qui alla Foglia...ma se vuoi aver problemi, vedi tu. Disse, annuendo con la testa. Ha fatto storie il vecchio!? Aspetta...comè che si chiamava... Disse, l'altro portando le mani alle meningi. Famiglia Sato, comunque si, difatti ora si trova all'altro mondo...cazzo. Dovrò fare rapporto al capo dicendo che ci siamo fottuti un'altra casa: era perfetta, proprio vicino al porto...un vero peccato che non si possa più invadere. Eppure cosa chiediamo dico io: i lavori della nuova zona sarebbero avvenuti senza dar problemi alla famiglia e al massimo ci sarebbe stato un pò di via vai di persone: ma nessuno avrebbe fatto loro del male. Idioti. Disse, affranto, dirigendosi verso la sua vecchia destinazione, lasciando il duo da solo a finire il loro pranzo.



    La squadra che si fosse diretta nella zona indicata dalla missione, avrebbe trovato una zona portuale, fatta di case e casette abbastanza diroccate e usate come magazzino, insieme ad un edificio molto più grande, su due piani: una sala scommesse, chiamata "Presagio di Vittoria".
    Un'insegna luminosa ancora attiva, forse mai spenta, che ne disegnava il nome, insieme a due dadi sul lato destro della scritta, che in modo sincrono s'accendevano e si spegnevano.
    Fuori dal locale c'erano quattro personaggi, due buttafuori e due uomoni abbastanza normali che un poco distaccati dall'entrata, appoggiati al muro, fumavano e parlavano.
    Non sembravano esserci altre persone in quella zona.
    Eppure le informazioni, sicuramente vere, erano molto chiare: il covo dell'Edera si trovava in quel luogo e quel giorno, era il momento giusto per colpire, sia per l'ora sia per il momento propizio.
    L'informatore era stato chiaro.
    Quel giorno l'Edera si sarebbe ritrovata, tutta, nel loro covo per trattare di una questione importante su un futuro carico di merci che sarebbe arrivato da lì ad una settimana: carico d'armi, carico di droga, i quali avrebbero riempito le riserve, quasi vuote, della zona.
    L'entrata era nella sala scommesse, una botola ben nascosta nelle stanze del privè.

    All'entrata i due omoni non avrebbero potuto fare nulla per fermare i ninja, considerando che non ne avevano il potere, quindi si limitarono a rimanere immobile e impassibile avrebbero continuato ad osservarsi attorno; Che fossero troppo sicuri dei loro mezzi? Che fossero ignari di ciò che accadeva dentro quel luogo?
    I due fumatori non badavano a ciò che accadeva e continuavano a parlottare.
    Dentro all'edificio c'era un silenzio abbastanza solenne, rotto solo dal rumore dei dadi, del barista che lavava i bicchieri, dal sake che veniva costantemente versato ai tavoli.
    C'erano in tutto una decina di enormi tavoli, dove signori di varia età si deliziavano in più giochi, puntando ryo partendo da poche manciante a sacchetti che avrebbero potuto ripagare un anno di stipendio di un guardiano delle mura.
    Il barista era una persona abbastanza strana: aveva un occhio bendato da una placca di metallo, ben saldata al suo cranio da delle viti; Era molto giovane, vestito con una lunga camicia dal colletto alzato e pantaloni neri, con sopra di tutto questo un kimono di color azzurro, senza particolari simboli su di esso.
    Alla vista dei ninja, si sarebbe subito diretto a chiedere spiegazioni.


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    Salve, desiderate giocare ad un tavolo? Volete per caso unirvi a qualche gruppo già in gioco in questa sala? Ditemi pure, cercherò di aiutarvi come meglio posso.
    Ah, che sbadato, mi chiamo Riko Kozakura.


    I ninja avrebbero potuto fare ciò che voleva, comunque solamente spiegando le motivazioni della loro venuta, il ragazzo si sarebbe subito spostato e avrebbe lasciato fare, però indicando solamente la porta per la zona del privè, ma non accompagnando il gruppo: perdendo quasi la sua affabile parlantina da bravo barman.
    Il luogo era organizzato come un semplice corridoio, abbastanza lungo, in cui si affacciavano le porte alle stanze private della zona: non era difficile immaginare a cosa servissero, partendo dal semplice uso personale, all'uso con qualche donna o certe per giochi privati clandestini.
    Le loro stanze erano la numero 15 e la numero 26.
    Erano tra quelle nel mezzo del corridoio, composte da veramente poco mobilio: un armadio per vestiti, un letto a due piazze ricoperto da lenzuola nere, uno specchio nel muro e un comodino con sopra una bottiglia di sake e un piattino.
    L'entrata era sotto il letto.

    La missione era semplice e precisa, partita direttamente dalle cariche più alte della Foglia: entrare dentro covo dell'Edera, bloccare la riunione, estirpare ogni membro da quella zona dell'Otafuku, cercare più informazioni possibili sulla banda e sui suoi agganci con l'esterno del villaggio e ogni cosa ad essa collegata; Discrezione dei ninja decidere se catturare o meno i membri o se ucciderli tutti: alla fine erano un'erbaccia che andava eliminata da quel giardino.
    Avrebbero potuto agire come meglio pensavano, ovviamente ricordandosi che da quel momento in poi erano dentro la tana della tigre.


     
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45 replies since 17/1/2012, 22:04   1438 views
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