Hunting Biju[Free GdR]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Hunting Biju – Act 0
    Mesi prima


    itaiargh2
    Era la seconda volta che succedeva. Dinanzi a me, nella pioggia c’era la seconda persona che alla fine non era riuscita a sopravvivere al Sanbi. Era una visione orribile e ancor più orribile per me fu ricordare tutti i suoi sogni andati in fumo. Mi inginocchiai davanti al corpo inerme di Ryo e lo scossi appena, ma sapevo benissimo che non c’era più niente da fare, il Sanbi aveva vinto e la sua vita era finita.
    Ancora un altro.. quel Biju stava diventando pericoloso Quante altre persone dovranno morire prima che si fermi?
    Sollevai il corpo di Ryo sulle spalle. Ricordai, in quel momento, quante risate ci eravamo fatti insieme, quanta speranza covavo in quel ragazzo così capace. Ero sicuro che sarebbe potuto diventare migliore di me. Mi ero sbagliato, non era riuscito a vincere l’ultima determinante sfida per ogni Jinchuuriki.
    Andiamo a casa




    Hunting Biju – 1st Act
    The dead road


    Era stata mia abitudine per tanto tempo salutare Ryo, qualche volta. Non ci andavo spesso, odiavo le tombe, ma c’era una cosa che dovevo fare e il visitare quella tomba di tanto in tanto me lo ricordava. Come ogni volta non portai nulla: ero convinto che ai morti non piacessero i fiori, anzi, ero convinto che ai morti non piacesse nulla. Le tombe erano solo il modo che hanno i vivi per far vivere qualche anno ancora di più i loro cari, anche solo nella memoria.
    Erano sei mesi che non la visitavo, tutto il tempo passato a Kurohai a dare la caccia ad Enma. Non trovai la tomba cambiata affatto, qualcuno, non avevo idea chi fosse stato, aveva potato dei fiori. Mi resi conto che non conoscevo affatto la vita di Ryo, la sua famiglia, i suoi amici. Era solo il mio migliore allievo.
    Ora sono tornato pensai, rivolto a quella tomba fredda Credo sia giunto il momento di sistemare le cose.
    Strinsi un pugno e quasi digrignai i denti al pensiero di ciò che mi toccava fare. Dentro di me mi parve che Kaku si agitasse. Poi, inaspettata, giunse la mia voce nella mia mente. Non occupava il mio udito ma sembrava essere la voce dei miei stessi pensieri, così legata al mio stesso essere da sembrare quasi naturale. E un momento dopo ero lì, davanti a Kaku, dandogli le spalle. Lui era rinchiuso nella sua prigione ma a dispetto di qualche tempo fa sembrava aver accettato la cosa ed essersi nuovamente rafforzato.
    Vuoi andare a caccia del Sanbi?
    Si risposi quasi seccamente Lui è del Villaggio, non è giusto che sia libero
    Kaku emise un basso ringhio.
    Sai che detesto quando parlate di noi come fossimo oggetti disse il Biju con tono acido.
    Te la prendi proprio come una donnicciola sai? risposi senza nemmeno guardarlo Sai bene che siete importanti per il fottuto equilibrio di questo mondo.
    Sai che me ne sbatto di quell’equilibrio
    Mi voltai verso di lui e lo guardai cn uno sguardo carico di pena. Non volevo che restasse rinchiuso lì dentro ancora a lungo, ma non avrei azzardato ad aprire il sigillo del tutto finché lui non avesse deciso di smettere di essere così astioso.
    E allora rimani in gabbia, Kaku.
    Nella mia mente giunse solo un recondito urlo di rabbia del Biju. Lo ignorai e andai via da quella tomba, dirigendomi a passi lenti verso il cuore pulsante di Kiri: dovevo iniziare a cercare qualcosa riguardo l’altro più grande tesoro del villaggio, che in quel momento, dopo la morte di Ryo, viaggiava libero in lungo e in largo chissà dove. Avrei dovuto rinchiuderlo lì e riportarlo al sicuro al Tempio, in attesa di trovare un nuovo Jinchuuriki adatto. Né Shiltar e né Fujiko si erano interessati troppo della faccenda e forse avrei dovuto interessarmene anche io. Avevo come la netta sensazione che stava per diventare estremamente importante.
    Mi lasciai il cimitero alle spalle e puntai dritto verso i luoghi alti del potere. Più che del permesso necessitavo di informazioni, tutto ciò che riguardava il Sanbi e i suoi avvisamente in quell’ultimo anno. Una maledetta tartaruga doveva tornare nella sua tana, sperando che questa volta non la uccidesse, di nuovo.



    L’amministrazione era il solito viavai di persone pieni di varie cartelle, bicchieri, nullafacendi poggiati contro il muro e altro. Chi era a capo di tutto ciò era probabilmente parecchio più su, a me interessava trovare un uomo calvo che non vedevo da mesi. Salii la lunga rampa di scale che conduceva al secondo piano e aprii la porta del suo studio senza bussare.
    “Testa pelata” Yoyaku stava russando sonoramente, con la faccia premuta contro una pila di fogli adesso bagnati dalla sua stessa bava. A giudicare dalla barba non si radeva da due giorni e i vestiti erano sgualciti, come se fossero rimasti troppo tempo addosso al suo corpo. Il rumore lo fece sobbalzare e per un momento non capì nulla.
    Bwha...mash...che..che.. nonstav...dor..eh..ma... It...
    Si, sono io. Hai deciso di non parlare mai più?.
    Ciò che fece dopo ebbe del magico. Si ricompose in un istante, rialzandosi con i vestiti in ordine e un aspetto decisamente migliore. O aveva usato la Henge oppure semplicemente aveva capito di essere stato colto in fragrante.
    yasu1
    Itai? Ti davamo per disperso! Avevo sentito che eri tornato ma non ti eri ancora fatto vedere dopotutto!
    Mi sono riposato, non sono stato sei mesi in vacanza Yoyaku. Come te la passi tu? Sempre tra le scartoffie?
    E aumentano. A cosa devo la visita? Non ci credo che sei venuto qui solo per farti rivedere mi lanciò un’occhiattaccia Non è proprio da te.
    Ultimamente tutti sembrano essere diventati delle donne acide in questo villaggio. Bastava Fujiko maledizione!
    Esatto Yoyaku. Mi sono messo alla ricerca del Sanbi, dopo la morte di Ryo...
    È scappato, immagino. Ma perché solo ora? Sono passati mesi
    È passato un anno puntualizzai Tuttavia io ho avuto altro da fare e.. non so, immagino anche Shiltar e Fujiko siano stati impegnati
    Con un’incredibile abilità espressiva lui alzò un sopracciglio. Non sapevo dire se era sarcastico, stupito o entrambi.
    Sei mesi fa avresti detto che Fujiko si è dimostrata inutile, più che impegnata
    È vero pensai Ma sei mesi fa non avevo conosciuto il vero nemico da combattere.
    Ora ho di meglio da fare che insultare quella donna con le tette rifatte dissi con leggerezza.
    L’hai appena fatto!
    Cosa?
    Insultarla!
    Sospirai sconsolato e Yoyaku rise, battendomi una mano sulla schiena. Evidentemente era più forte di me insultare quella donna anche se, a conti fatti, non provavo più astio o sfiducia nei suoi confronti. Il viaggio a Kurohai mi aveva cambiato, di questo ne ero certo, ma ancora non era riuscito a capire fino a che punto mi avesse trasformato, oltre alla cicatrice sull’occhio. Yoyaku, inoltre, non fece domande e glie ne fui grato. Probabilmente aveva capito che non mi sarebbe piaicuto parlare degli avvenimenti che mi erano quasi costati un occhio, la vita e gli ultimi sei mesi della mia vita.
    Quindi, vuoi andare in archivio? Questa volta il materiale non è molto.
    Si, te ne prego.. e cos’è quel sorrisetto? difatti il pelato aveva un sorrisetto malizioso e divertito allo stesso tempo stampato in faccia, il che lo faceva sembrare più ebete di quanto in realtà non fosse.
    Com’è che fai a sapere che ha le tette rifatte?
    YOYAKU!



    Le ricerche durarono molto poco. L’unico avvistamento degno di nota in quell’anno riguardava un’enorme bestia avvistata al largo di Kiri, circa sei mesi prima, proprio qualche giorno dopo la mia sparizione. Dopo di allora, nessun avvisamento, ma a detta di Yoyaku la via che porta alle isole più meridionali è stata quasi del tutto abbandonata a causa di sparizioni.

    itaiuhm


    Sono sicuramente opera del Sanbi, ma si è allontanato parecchio. Troppo per i miei gusti pensai dondolandomi distrattamente sulla sedia Devo andare a recuperarlo... ma come ci arrivo, è sul mare.. potrei usare Yogan o Qon.. scossi il capo per scrollarmi di dosso quell’idea Yogan mi servirà in combattimento e in questa stagione se incontrassimo una tempesta Qon non ce la farebbe, l’unico modo è andarci per mare
    Yoyaku, non ci sono navi che vanno in quella direzione immagino domandai, ben certo della risposta.
    No, non ce ne sono Itai, nessuno rischia il suo vascello in una rotta così pericolosa.
    Come volevasi dimostrare, non c’era altra possibilità se non andare in nave, ma anche in quel caso le difficoltà non sarebbero state poche.
    Richiederò una missione e un ninja che sappia navigare, perché io sono incapace. Kiri dovrà darmi una nave per recuperare il suo simpatico Biju, credo che sia il minimo dissi pensieroso e Yoyaku annuì.
    Si, ma non aspettarti più del minimo. È assai rischioso e se devono perdere una nave, meglio una piccola con un piccolo equipaggio.
    Non voglio certo un galeone dopotutto. Farò così, grazie di tutto Yoyaku
    Figurati Itai, speriamo che tu recuperi quella bestia. Manca da troppo tempo nella nostra personale collezione di mostri.
    Sorrisi laconico ben conscio che l’altro pezzo dell’orrida collezione, dopotutto, ero io.



    Giocata per Akashi.
    Posta pure di come vieni a sapere della missione dove mi arai da autista. Ti lascio libertà d'azione in tal senso ;P.


    Edited by -Max - 18/1/2012, 22:34
     
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  2. Akashi
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    Il Segno del Destino




    In quel momento ne io, ne mio padre, ne nessun altro avrebbe potuto immaginare che quello che tutti avevano sempre considerato un inutile passatempo, avrebbe mutato il mio destino così come quello del Clan Muramasa.

    Amavo veleggiare, uscivo poco fuori il porto di Kiri ogni volta che ne avevo la possibilità. La mia barca, la Umibouzu, era in origine un natante a vela lunga poco meno di 5 metri ed a bordo c'era spazio a sufficienza per due persone.

    Ne ero giunto in possesso 2 anni prima, quando ancora non sapevo veleggiare: pagata una miseria, era in condizioni pessime, che di certo non facevano onore al suo nome ne le avrebbero concesso di solcare i mari. Toccò a me ripararla cercando di renderla quanto più sana possibile, e dopo sei mesi passati con sega e martello tra le mani, il risultato finale era più che soddisfacente: avevo preso una barca che non si sarebbe retta a galla per più di 2 ore e ne avevo un ottimo punto di partenza per impratichirmi con la vela.

    Quando poi la passione prese il sopravvento e la mia caratteristica audacia mi spinse a voler cercare il mare aperto, capii che la nave andava affidata a mani esperte che potessero ripristinarla del tutto.

    Affidai i lavori a Shibi, il proprietario di un piccolo cantiere navale poco fuori Kiri, il quale mi promise di terminare i lavori nel giro di una settimana. A questi chiesi inoltre di rendere la nave in grado di solcare il mare aperto.

    La settimana successiva il lavoro era terminato e la Umibouzu aveva acquisito un splendore che nemmeno in origine aveva: la sua lunghezza, portata ai 7 metri, le avrebbe permesso di portarmi per mare ed inoltre lo scafo era stato modificato in modo che vi ci si potesse inserire all'interno in caso di condizioni avverse. Pagai il lavoro svolto a Shibi, con un piccolo extra: Ero felicissimo!

    Col passare del tempo la mia pratica nella vela divenne sempre maggiore, sebbene a Kiri non avessi molta competizione: tra tutti quei ninja, chi aveva il tempo per mettersi a veleggiare? Benchè fossimo un Paese sul mare, quasi nessuno pareva ricordarsi di quanto gente di mare noi fossimo. In buona sostanza, oltre me non più di dieci ninja di Kiri veleggiavano, e non erano neanche un granché nel farlo.

    Credo non ci sia nemmeno il bisogno di dilungarsi molto sul fatto che mio padre ritenesse il fatto che io amassi veleggiare solo come "uno dei tanti motivi per i quali ancora non sei un genin a diciotto anni". Del resto non aveva tutti i torti, solo che proprio non gli riusciva di capire il significato della parola passione.

    Tornando alla Umibouzu, essa era perennemente ormeggiata al molo numero 3 del porto di Kiri, molo dove ogni giorno mi recavo a farle visita per verificare che fosse tutto in ordine. Generalmente questo accadeva la mattina, quando le mie preoccupazioni erano maggiori a causa della notte che da poco era andata via.

    Fu così che in buona sostanza, la vela diede un'enorme svolta alla mia vita con enormi risvolti sulla mia carriera Ninja: una mattina mentre uscivo di casa proprio per andare a controllare la situazione della Umibouzu fui fermato sull'uscio di casa da mio padre, il quale mi disse:

    «Takuma, fermati un secondo per cortesia...»


    Immaginai cosa volesse dirmi: ogni volta che uscivo per fare qualcosa legato ad uno dei tanti "motivi per cui non ero ancora genin" mi faceva una ramanzina riguardo le mie responsabilità di uomo e membro del Clan. Annoiato risposi:

    «Padre, per cortesia puoi evitarmi la ramanzina per questa volta?»



    La sua risposta mi sorprese:

    «Nessuna ramanzina per oggi Takuma, anzi, fai in fretta a raggiungere la Umibouzu! E porta questo zaino, è pieno di provviste, ti serviranno!»


    Spiazzato da quelle parole dissi:

    «C..come scusa?»


    Con tono pacato rispose:

    «Hai capito bene, ti sto invitando a raggiungere il molo il prima possibile. Ieri sera ho sentito un mio collega dire che qui a Kiri qualcuno stava cercando un buon velista per andare in mare aperto per una missione molto importante. Così, ricordando la tua passione, ho offerto la tua disponibilità. Se non altro, renderai utile alla tua carriera questa tua...ehm passione. Va al molo, la persona a cui dovrai fare da guida ti cercherà da se. Fa onore al Clan, mi raccomando»


    Mi sorrire dandomi una pacca sulla spalla. Era la prima volta che succedeva una cosa del genere, era la prima volta che considerava utile qualcosa che facevo. Ne fui davvero felice, ignaro di quanto felice avrei fatto lui in seguito agli eventi che quella singola uscita in mare avrebbe generato.

     
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    Snow on the Water

    Il giorno dopo ricevetti un dispaccio dall'Amministrazione che mi informava che la barca era stata trovata. Gettai la lettera nella spazzatura e guardai fuori dalla finestra. Kiri era gelida in quel periodo e in quel momento era in atto una vera e propria tormenta di neve. Sentii le mani di Ayame dietro il mio collo e subito dopo le sue forme premute contro la mia schiena. Sospirai e mi voltai, lasciandole un bacio sulla fronte. Lei capì subito che c'era qualcosa che non andava e le avevo raccontato della missione che dovevo affrontare.
    Devi proprio? È pericoloso mi disse, poggiando la sua fronte contro il mio petto. Passai le mani tra i suoi capelli e sorrisi rassicurante, solleticandole appena il cuoio capelluto.
    Non più pericoloso del solito amore le dissi con tono quanto più rassicurante che avevo Quelle bestie sono grandi, ma quando sono prive di controllo sono molto più deboli
    Lei sospirò e mi baciò sulle labbra. Sorrisi, ripromettendomi mentalmente di non fare nulla di stupido. Ci tenevo a tornare a casa dalla mia famiglia. Lei sciolse l'abbraccio non appena udì un rumore di passi un leggeri e un po' scoordinati. Jukyu, che ormai camminava da sola, si diresse verso sua madre ma io la intercettai prima che potesse raggiungerla, sollevandole e dandole un bacio sulla guancia. La bambina in tutta risposta mi diede un pugno in faccia, e rise subito dopo e Ayame con lei.
    Sembra che l'abitudine di dare pugni in faccia l'abbia presa da te disse Ayame, prendendo la bambina in braccio che in tutta risposta posò la testolina sulle spalle della madre, pacifica.
    Che ruffiana di figlia che mi ritrovo dissi ridendo, dando poi un bacio ad Ayame Vado a prendere la giara e vado. Tornerò stasera sul tardi, ci vuole qualche ora di navigazione veloce per arrivare, ma per il ritorno credo di farlo in volo
    La giara?
    Da qualche parte lo devo pur mettere il bestione, non trovi?



    Nella mia mente continuavano ad affollarsi le parole di chi era stato incaricato di custodire la giara. Era alta un metro e mezzo a larga almeno altrettanto, con grosse catene che tenevano chiuso un tappo sul quale era stato disegnato un sigillo così complesso che a malapena comprendevo gli elementi basilari che lo componevano. Usarla, tuttavia, era mostruosamente facile e quelle istruzione mi rimbombarono in mente.
    Devi semplicemente aprire il tappo e dirigere l'apertura della giara verso ciò che vuoi sigillare erano state le parole di quell'uomo Devi metterci dentro un minimo di chakra per attivare il primo sigillo, che si rompe. È contenuta una carica di chakra che attiva il sigillo grosso, a quel punto dalla giara viene emesso il marchio che procede dritto e colpisce la prima cosa che trova che ha chakra, quindi sta attento, quando il marchio è posto la giara sigillerà il biju e poi, ovviamente, c'era l'inghippo Il Biju deve essere indebolito. Se tenterai di catturarlo quando ancora è ancora in forze potrebbe rompersi il sigillo
    Dunque giunsi al molo con quell'enorme giara caricata sulla schiena. La tenevo per una delle catene e mi chiesi come avrei fatto a combattere e a manovrare la giara conteporaneamente. Avrei dovuto chiedere aiuto a un Tengu, necessariamente. Cercai per un attimo, sotto la neve, una barca che potesse interessarmi e al molo ce n'erano solamente due. Nel dispaccio era scritto chiaramente che la barca era piccola e si chiamava Umibouzu. Mi avvicinai dunque alla barca più piccola e notai che sul ponte c'era un ragazzo che non doveva avere più di diciotto o diciannove anni e quindi solo qualche anno in meno di me.
    È questa la Umibouzu e sei tu Takuma Marumasa? chiesi al giovane, sperando che fosse lui. Forse in mare la neve non cadeva così fitta.
     
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  4. Akashi
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    Il Segno del Destino





    Volsi lo sguardo al cielo, in direzione del mare: la neve non accennava a smettere ne tantomeno a diminuire, era davvero saggio uscire per mare in quelle condizioni? Solitamente se sulla terra ferma c'era cattivo tempo, in alto mare, dove non vi erano edifici che riparavano dalle grandi folate di vento, il tempo era anche peggiore. Tuttavia era ormai troppo tardi per tirarsi indietro, la mia disponibilità era stata data e non ero certo un tipo dalle "due parole": avrei svolto il mio compito, punto e basta, senza scusanti ne ritrattazioni ed a dispetto del nevischio che veniva giù.

    Tornando con lo sguardo sulla terra ferma, controllai l'orologio: mancavano ancora cinque minuti all'orario di incontro e cominciai a preoccuparmi dell'eventualità che il mio ospite potesse non trovarmi. Guardandomi intorno, tuttavia, mi resi conto dell'infondatezza delle mie preoccupazioni: di fatto, oltre me ed il mio vicino di ormeggio, nessuno aveva lasciato l'imbarcazione al molo. C'era chi, sprezzante del pericolo e spinto dalla necessità di pescare, era uscito in mare aperto nonostante il tempaccio; e chi, per paura di trovarsi il carburante congelato nel motore, aveva messo la barca al coperto in rimessa. La cosa certa era che guardando da lontano, il tipo che aveva richiesto la mia presenza non avrebbe fatto fatica a notare che ero l'unico imbecille che aspettava al freddo su una barchetta.

    [...]


    Fu così in effetti, da lontano vidi apparire una figura: inizialmente solo un'ombra sfocata, la sagoma di quel ninja della Nebbia andava via via sempre più delineandosi sino al momento in cui non mi fu possibile distinguerne i tratti somatici. Era un ragazzo, biondi i capelli e chiari gli occhi, poteva avere quattro, al massimo cinque anni più di me. La prima sensazione che mi indusse, fu effettivamente la vergogna.

    Era la prima volta che mi succedeva: per la prima volta non rimasi indifferente di fronte al prodigio di un mio quasi-coetaneo che a differenza mia era ben piazzato nella carriera da ninja. Non seppi spiegare il perché, ma probabilmente era per via del fatto che l'essere sceso sul campo di battaglia per due volte aveva iniziato a scalfire la mia personalità menefreghista di fronte al senso del dovere e al desiderio di servire il Villaggio.

    Ma proprio mentre diventavo paonazzo in viso (o forse no, dato il freddo) il Jounin mi raggiunse chiedendomi se la nave su cui ero era la Umibouzu e se io ero Takuma. Dopo un iniziale imbarazzo, risposi prontamente:

    «S..si si! Sono io e questa è la Umibouzu!»



    Guardai lo scafo della nave, dove il nome della nave era stato dipinto con la vernice azzurra: in effetti la neve aveva coperto la scritta, e così sarebbe stato impossibile per chiunque apprendere il nome della barchetta. Prontamente mi affrettai a rimuovere la neve con la mano in modo da rendere il nome leggibile

    «Ecco, la neve lo aveva coperto. E comunque si, io sono Takuma, piacere di conoscerti!»



    Allungai la mano abbozzando un sorriso, in attesa che il Jounin ricambiasse la stretta.
     
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    Una scelta, per Kiri





    Non mi avevano detto il grado di quel ragazzo ma indipendentemente da ciò, fui felice che non avesse copiato i modelli altezzosi di altri ninja di Kiri. Avrei sospirato per il sollievo se non fosse stato troppo strano e mi limitai a stringere la mano al ragazzo che mi avrebbe portato, con la sua barca, fino dal Sanbi.
    Sono Itai Nara dissi semplicemente Non ti hanno spiegato nulla riguardo alla missione?
    In effetti dubitavo che fossero andati nel dettaglio: meno gente sapeva della partenza di questa operazione e meglio era, quando si trattava di Biju era sempre bene cercare di fare le cose nella maniera più discreta possibile. E infatti, quel ragazzo non avrebbe potuto dirmi nulla: non avevo detto - quando avevo richiesto quella missione - il perché mi servisse la barca.
    Meglio così. Comunque Takuma è una missione essenziale per il villaggio saltai a bordo portando con me l'enorme giara, che posai sul ponte. Le assi tremarono, nonostante fossi stati delicato: c'era una cosa da dire, quell'oggetto pesava un accidente Devo sigillare il Sanbi qui dentro dissi battendo la mano sull'enorme artefatto.
    Facile a dirsi, peccato che mancavano alcuni dettagli come, ad esmepio, il fatto che il Biju fosse enorme, pericoloso, fuori controllo e pronto a spazzare via la nave senza troppe remore. Non l'avrei biasimato se dopo quelle spiegazione avesse voluto rifiutare: avevo sì richiesto una persona in grado di portare una barca, ma non avevo specificato - per ovvie ragioni - che doveva avere il fegato di navigare in una zona divenuta proibita per qualsiasi rotta proprio a causa del Biju.
    Adesso ti spiegherò tutto Takuma e sarà adesso che dovrai decidere se continuare o meno incrociai le braccia al petto Sospetto che il Sanbi si sia spinto fino a quindici leghe a sud-est di Kiri, in una zona che ha visto qualsiasi nave solcare quelle rotte sparire nel nulla. Il Sanbi è una belva inferocita, senza alcun controllo e probabilmente se ti avvicini troppo distruggerà te e la tua nave. Se vuoi rifiutare questa missione, Takuma fallo pure, non ti biasimerò per questo continuai a restare con le braccia incrociate guardando nel viso il kiriano In caso contrario il tuo compito sarà di portarmi in quella zona, nelle vicinanze. Il Sanbi so già che mi cercherà, dopodiché battei nuovamente la mano sull'enorme giara Dovrai aprire questa. Avrei voluto richiedere l'aiuto di un'evocazione, ma vorrei risparmiare la maggior quantità di chakra possibile. Sarà pericoloso e ci sarà la possibilità che vada tutto storto, sebbene attirerò l'attenzione della belva su di me. Ci stai, Takuma?
    I miei occhi si spostarono su quelli di Takuma. Lo fissai intensamente e intimamente speravo che non si fosse tirato indietro, che ci fosse ancora un Kiriano degno di tale nome nel villaggio. Vedevo debolezze ovunque, ad ogni passo che facevo respiravo una sorta di decadimento dell'antica fierezza kiriana.
    Non ero un ninja di Kiri di nascita, ma il sangue di Kiri era nelle mie viene. Ero un Uchiha, ero un Nara, ero un Kiriano. Ed ero il Jinchuuriki del Nanabi, ero l'uomo che doveva necessariamente riportare a casa uno dei più grandi tesori del proprio villaggio eppure, in un anno, mentre ero impegnato a salvare un altro luogo che cos'era stato fatto? Quanta incompetenza ci voleva per rischiare di perdere il Sanbi in quella maniera? Quanti Nukenin si stavano preparando per farlo proprio?
    Dovevo catturarlo. Senza se e senza ma e dovevo farlo il più presto possibile. E se Takuma era sveglio, avrebbe capito quanto era essenziale la cattura di un Biju, quanto era necessario avere le più potenti armi a propria disposizione e non disperse chissà dove, nell'oceano, impossibili da sigillare.
    Kiri doveva avere un nuovo Jinchuuriki. Ed io l'avrei trovato, l'avrei addestrato e questa volta, non avrei fallito. Ma per far ciò avrei dovuto imbottigliare il Sanbi e riportarlo al sicuro nel villaggio.

     
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  6. Akashi
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    Il Segno del Destino





    Il Jounin rispose calorosamente alla mia stretta di mano, parve soddisfatto di chi gli si parò di fronte. Non male come inizio, pensai, e continuando a sorridergli risposi alla sua domanda:

    Piacere mio, Itai-Sama! Ad ogni modo no, non sono stato messo a conoscenza di alcun dettaglio sulla missione, se non del fatto che dovessi trovarmi qui, a quest'ora

    Ciò che Itai cominciò a dire inseguito, tuttavia, iniziò a destare preoccupazioni in me: esordendo con un "meglio così", continuò dicendomi che la missione che lo avrei aiutato a svolgere era di primaria importanza per il Villaggio. Lo guardai interdetto, senza nulla dire. Di cosa mai avrebbe potuto trattarsi?

    Strano ma vero, notai l'enorme giara che Itai si trascinava sulle spalle solo quando con un sol salto salì sulla Umibouzu facendone tremare le assi: con estrema probabilità, essendo io abituato a vedere gente con enormi giare piene d'acqua in giro per Kiri, doveva essermi sembrato normale che un jounin se ne portasse una del genere; ma giare così grosse, non ne avevo mai viste effettivamente. Che avesse qualcosa a che fare con la missione?

    I miei interrogativi trovarono subito risposta: quella giara era vuota, ancora, e noi avremmo dovuto riempirla. Col Sanbi. Facilissimo, un lavoro da poco.

    Incredulo su cosa le mie orecchie avessero sentito, mi avvicinai al Jounin, chiedendo con voce sommessa:

    Itai-Sama...ho sentito bene? Il Sanbi?!

    Non avevo sentito male: Itai prese a spiegarmi la situazione, specificandomi che non ero obbligato ad accettare dato l'elevato grado di pericolosità della faccenda.

    Indietreggiai, distogliendo lo sguardo dal viso del Jounin. Puntai lo sguardo verso il mare, probabilmente in tempesta. Pensai ai pericoli che un mare così impetuoso avrebbe potuto causare, e pensai al fatto che a quei problemi avrei dovuto sommarci quelli legati ad un combattimento tra un Cercoterio ed un Jounin. Volevo davvero mettere la mia vita a repentaglio?

    Dopotutto, non era la prima volta: prima durante il corso Genin, poi durante quella missione vicino Konoha, già altre volte avevo rischiato le penne per l'Accademia. L'Accademia...la falsa istituzione nella quale mio padre non credeva, la falsa istituzione che garantiva la pace che ormai non esisteva più, la falsa istituzione nel cui non credere mio padre mi aveva tramandato involontariamente a furia di parlarne sempre così male. In passato avevo messo a repentaglio la mia vita per qualcosa in cui non credevo davvero, qualcosa che guardavo con occhio incerto, con l'occhio di un giudice che guarda un malvivente che si dichiara innocente pur non essendolo. Se avevo rischiato per così poco, perché adesso avrei dovuto tirarmi indietro dal rischiare la mia vita per il bene del Villaggio, in cui da sempre noi Muramasa credevamo?

    Del resto morire con un kunai nella gola, o morire smembrato da un Demone, una volta morto non faceva differenza. Anzi, forse il Demone ti faceva agonizzare meno; sicuramente meno del kunai nella gola e sicuramente meno del disappunto sulla faccia di mio padre, faccia che mi avrebbe mostrato per il resto dei miei giorni se fossi tornato a casa dicendo di essermi tirato indietro.

    Così facendo, tornai a guardare il Jounin dritto negli occhi, e sorridendogli dissi:

    Se è una cosa così importante, vuol dire che siamo già in ritardo. Mi dica dove andare, ed io ce la porto. Mi spiegherà meglio cosa devo fare con quella giara mentre navighiamo, non sono ancora pratico di queste cose e non credo di avere ben capito, non vorrei compromettere tutto per inezia.

    Preso in mano il timone, cominciai ad eseguire le manovre per portare la barca fuori dal Porto. L'adrenalina era alle stelle
     
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    Il coraggio di avere paura





    Lo vidi distogliere lo sguardo e percepii chiaramente la paura aleggiare su di lui, prendere la sua determinazione f arla a brandelli. Era comprensibile ed ero certo che non appena avesse aperto di nuovo bocca Takuma mi avesse detto che rifiutava, che era troppo inesperto per fare qualcosa di così difficile, che non voleva morire, non prima di essersi dato una speranza di sopravvivenza.
    Ma non fu così perché Takuma accettò. Impaurito, ma determinato, accettò. Sorrisi, solo gli sciocchi non avrebbero avuto paura di un compito del genere. Takuma, evidentemente, non era sciocco: forse non era abile, forse non era pronto, ma almeno non era uno sciocco. E sapeva portare una nave, sopratutto.
    Se riportiamo a casa questa bestia, sarà un bene per tutti quanti cercai qualcosa nella tasca della mia giubba imbottita Hai idea di quanta gente ha fatto fuori da quando è in libertà?
    Tirai fuori dalla tasca nella quale cercavo una mappa ripiegata. Era una carta nautica su cui era segnata la rotta incriminata e con un cerchio rosso l'area che era stata interessata dagli attacchi, ovvero dove c'era maggiore probabilità di trovare il Sanbi. Aprii la carta sul ponte della nave e indicai proprio quel grosso cerchio colorato in rosso.
    Questa è l'area in cui è più probabile che si trovi il Sanbi spiegai In questa zona sono sparite molte navi, tuttavia è frutto di calcoli e approssimazioni, potremmo trovarlo anche prima
    Sopratutto se avverte la presenza del Nanabi pensai tra me e me, tenendo quel pensiero ben confinato nella mia mente. Non serviva spaventare Takuma dicendogli che nella sua barca c'era l'uomo che probabilmente avrebbe scatenato al meglio l'ira funesta del Bijuu che stavano cercando.
    Quando ci avviciniamo a quest'area devi fermarti e non proseguire oltre. Io mi allontanerò dalla nave con una delle mie evocazioni e cercherò di attirarlo a me spiegai Quando emerge, vorrà combattere, ma contro di me, è quasi certo che ti ignorerà del tutto e ho i miei ottimi motivi per crederlo, a questo punto cerca di dirigere la nave alle sue spalle, mentre io lo trattengo, lascerò comunque una delle mie evocazioni per aiutarti in caso di bisogno. Quando sei alle spalle dei Bijuu indicia la giara Devi usare quella, al mio segnale e solo al mio segnale. Ti insegnerò come usarla durante il viaggio, ma è molto facile. Se qualcosa va storto, scappa, cerca di fuggire più veloce che puoi
    Avevo detto al Mizukage, tramite una missiva, della situazione e che se per caso non fossi tornato entro due giorni era il caso di venirmi a cercare o cercare quello che restava di me. Ma a quel punto solamente il Mizukage avrebbe potuto far fronte alla situazione perché a quel punto ben due Biju sarebbero stati liberi e a quel punto Kiri avrebbe passato dei momenti difficili. Per questo che non dovevo fallire, assolutamente.
    Andiamo




    Noi e la bestia





    Quanto tempo era passato? Parecchie ore. Sentivo le mani intorpidite del freddo - nonostante fossi ben coperto - anche se per fortuna aveva smesso di nevicare.
    Avevo evocato Ika, per dare una mano a Takuma in caso di necessità e lo scontroso Tengu accettò, tremando sotto il freddo e bevendo sakè per riscaldarsi - diceva lui -.
    Il mare non era in tempesta ma c'erano onde abbastanza movimentate che non avevano fatto bene al mio stomaco, sebbene con una resistenza a tratti stoica non avessi rimesso. Di tanto in tanto mi ritrovavo a superare la nave facendo due passi sull'acqua però cercare di capire se il Sanbi era da quelle parti, ma nulla. Alla fine, era rimasto nell'area in cui aveva distrutto tante navi.
    Non ci volle molto a capire di essere giunti nella rotta maledetta. A confermarcelo fu un'asse di legno galleggiante, squarciata dal resto della nave, seguita nemmeno cinque minuti dopo da quello che rimaneva di un albero maestro, con la vela che ancora galleggiava sull'acqua.
    Fermati qui Takuma dissi al giovane Marumasa Da ora in poi procederò da so...
    Non terminai di dire quella frase.



    L'acqua gorgogliò per qualche istante e Ika mise mani alle armi, io mi voltai di scatto pronunciando le uniche parole adatte all'orrore che ci si parava dinanzi.
    E qui!
    Ci fu un'onda anomala, alta molti metri, che travolse la nave. La prua s'impennò pericolosamente e sentii chiaramente che la Umibozu era perfettamente verticale.
    Non persi tempo e con la mano destra afferrai la nave tenendola saldamente mentre mi gettavo fuori dallo scafo. L'onda anomala stava per far rivoltare la nave: non l'avrei permesso.
    L'aria attorno a me iniziò a roteare e subito dopo, esplose. Il drago di vento fece poca strada lungo l'enorme onda, esplodendo con tutta la sua forza. L'onda d'urtò distusse l'onda e l'Umbibozu si ritrovò sospesa in verticale nel vuoto. Ruggii rabbioso e in quel momento, richiamai il demone. Kaku rise divertito dalla situazione e il suo potere straordinario mi diede la forza di fare ciò che feci. Spingere l'intera piccola imbarcazione verso il basso. Ika era volato via, sotto la naave, ammortizzando la caduta spingendo verso l'alto. Ben presto il Tengu si ritrovò immerso in acqua ma grazia alla sua spinta, aveva evitato alla nave di sfracellarsi malamente. Risalì sputacciando acqua e imprecando.
    Bwhaha, questa è l'ultima volta che mi frega così quello! disse sputacchiante il Tengu, rimettendosi sullo scafo.
    Io ero volato via. Letteralmente.
    Avevo evocato la mia più fidata evocazione, la mia più grande amica, la mia compagna di battaglia. Un enorme drago rosso comparve sotto di me portandomi in volo lontano dalla Umibozu. E Takuma avrebbe potuto guardarlo in faccia, un enorme belva dai colori verdi e rossi, una tartaruga minacciosa e folle, pronto a distruggerlo. I suoi enormi occhi fissarono il ragazzo per un istante e parve la fine, finché il drago, grande la metà della bestia, non discese in una rapida picchiata, colpendo con le zampe posteriori la belva, ruggendo furiosamente.
    Va via! urlai dal dorso del drago, mentre la mia pelle veniva ricoperta dalla stessa sostanza di cui sono fatti i demonei. Un traslucido manto rosso di chakra ricoprì il mio corpo dandomi le sembianze di una lince e a quel punto Takuma avrebbe compreso che io, in realtà, ero l'altra bestia della collezione kiriana di mostri. Io ero il primo Jinchuuriki della nebbia. Avrebbe avuto quella visione per un istante, poi sparii dal dorso di Yogan.
    Il Sanbi avvertì il potere del suo grande rivale e con un ruggito mi seguì. Io, in compenso, correvo sull'acqua attirando a me l'enorme bestia, tenendola distanziata una trentina di metri grazie alla mia incredibile velocità.
    Yogan! urlai alla dragonessa che mi avvertì tranquillamente. Lei sapeva cosa fare. Discese rapidamente ad affiancarmi, restando una decina di metri dal suolo, fissando l'enorme bestia la quale ignorava Takuma oramai. Eravamo distanti cinquanta metri, ed io distavo dal Sanbi altri trenta. Takuma avrebbe dovuto fare quanto gli avevo detto, quando quel segnale stabilito precedentemente sarebbe giunto: una fiammata nel cielo, lontana dal nemico.
    Ci rivediamo, Sanbi dissi, sapendo che la bestia poteva capirmi nonostante la sua furia Sono qui per fartela pagare dissi stringendo la spada in mano, mentre le quattro code evocate fremevano Per Ishimaru e per Ryo, sono qui per riportati a Kiri e farai bene a impegnarti sul serio, Sanbi, perché non ci andrò leggero
    E in quel momento pregai che Takuma fosse davvero molto lontano.




     
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  8. Akashi
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    Il Segno del Destino




    Itai Nara, il Jounin della Nebbia, tirò fuori dalla tasca una carta nautica sulla quale era indicata la rotta da seguire per raggiungere la zona che era di nostro interesse. Da un rapido sguardo capii che ne avremmo avuto per molto, la zona in questione era molto lontana dalla costa: una distanza che già altre volte avevo toccato, anche se non alla ricerca di demoni feroci.

    Poco dopo Itai prese a spiegarmi sommariamente quanto sarebbe successo una volta raggiunto il posto: quando il demone si sarebbe accorto della nostra presenza ci avrebbe attaccato, ma Itai avrebbe pensato a distogliere la sua attenzione da me. Nello stesso istante in cui ciò fosse accaduto, io avrei dovuto compiere le manovre necessarie per spostarmi alle spalle della belva e una volta lì avrei dovuto attendere un segnale da parte del Jounin. Quel segnale avrebbe indicato che era giunto il momento di sigillare la belva ed io avrei dovuto compiere dei semplici gesti che Itai stesso mi avrebbe insegnato.

    Detta così sembrava un gioco da ragazzi, ma se il demone fosse impazzito ed avesse iniziato a menar botte a destra e a manca? Sforzai di non crederci, autoconvincendomi del fatto che per Itai sarebbe stato un gioco da ragazzi attirare l'attenzione su di se. Dopotutto Itai mi aveva anche detto che se qualcosa fosse andato storto avrei potuto scappare. Qualcosa mi fece credere che la semplice volontà di farlo sarebbe stata sufficiente a salvarmi la pelle.

    ...

    Quando andavo per mare il tempo sembrava scorrere molto più velocemente: ero fatto per il mare, e quelle ore passate ad infrangere la superficie dell'acqua parvero passar via come fossero minuti. Qualcuno ci vedeva solo monotonia e pericolo, io no, io ci vedevo brivido e passione. La temperatura era molto molto bassa, ma io ci ero abbastanza abituato e vi avrei resistito senza problema alcuno. Durante il viaggio Itai aveva dato saggio di alcune delle cose che i Jounin erano in grado di fare: ogni tanto Itai scendeva dalla nave e si metteva a camminare sulla superficie dell'acqua come se fosse solida, per di più evocò dal nulla una strana creatura, una creatura che mai prima di allora avevo visto: il nome della sua specie era Tengu, e quello che era stato richiamato per fornirmi assistenza in caso di pericolo si chiamava Ika. Ika era un'omaccione dalla pelle rossiccia ed il naso lungo, aveva ali da corvo ed una voce gracchiante: era un ibrido tra un corvo ed un ubriacone visto quanto beveva! Non rivolsi parola al Tengu, era una figura piuttosto inquietante alla vista e sino a quando non mi avesse parlato lui non mi sarei azzardato a fare il primo passo. Era...strano: non si può, in un sol colpo, inserire nella mente di un giovane studente così tante...così tante cose! Il bijuu, la giara, i tengu e la camminata sull'acqua...cos'altro avrei imparato quel giorno?

    Certo, mio padre e mia sorella erano anche loro dei jounin, ma nella quotidianità casalinga non avevano certo mostrato conoscenze simili...che non ne fossero in possesso?

    In balia di questi pensieri la mia mente, cullata dal dolce rollio delle onde, vagò lontana, così lontana che mi persi il primo relitto di nave che ci ritrovammo a superare. Furono la vista di una vela galleggiante sull'acqua e la voce di Itai ad interrompere il flusso di coscienza ed a ricondurmi alla realtà: ebbi l'ordine di fermare la nave, ed il jounin accennò al voler proseguire da solo, ma proprio mentre si accingeva a completare la frase succedde l'inaspettato.

    Uno strano gorgogliare della superficie azzurra del mare preannunciò l'incombere di qualcosa di spiacevole: il tengu mise mani alle armi, Itai ebbe solo il tempo di annunciare che avevamo trovato il demone. O forse, per meglio dire, il demone aveva trovato noi.

    Non ho ricordi nitidi di quanto accadde, solo frammenti: sentii il pavimento della Umibouzu scomparire letteralmente da sotto i miei piedi e per pochi istanti avvertii il senso del vuoto. Avevo perso il controllo della nave, la quale oramai sottostava al volere dell'immensa onda anomala che s'era sollevata, ma nonostante tutto tenni il timone ben stretto con entrambe le mani: non perché cercassi di raddrizzare la nave, ma per puro il istinto di sopravvivenza che mi spingeva a cercare un appiglio, uno qualunque.

    C'era acqua dappertutto ed il vento sferzava il mio viso: a capo chino non vidi nulla di quel che successe, seppi solo che dopo un'immenso fragore le cose parvero normalizzarsi per qualche istante. Già, qualche istante, giusto il tempo necessario alla massa della nave per ricordare che esisteva qualcosa chiamata gravità e che era meglio non contraddire le sue leggi: sentii un morso allo stomaco, chiaro segnale di un'incipiente caduta nel vuoto. Avvertii che era giunto il mio momento e, ad occhi chiusi, mi preparai alla rovinosa caduta nell'acqua che avrebbe decretato la mia prematura dipartita.

    Ma tutto questo non accadde: quando aprii gli occhi di nuovo, la nave era perfettamente in orizzontale e non aveva subito alcun danno. Poco dopo vidi il tengu emergere dalle acque, risalire sullo scafo imprecando e subito mi fu chiaro il motivo per il quale non ero morto. Itai tuttavia, non era con noi.

    Per un motivo pensai al peggio, e fu il panico: possibile che il jounin fosse morto? No, non era così: cercando nel cielo lo vidi a cavalcioni di quello che pareva essere un enorme Drago Rosso: ma chi diavolo era quel tizio? Iniziavo davvero a rimpiangere il non essermi mosso prima per diventare ninja!

    Il rimpianto, tuttavia, lasciò subito il posto al terrore ed allo sgomento: voltando il capo dal lato opposto, la vidi. L'enorme belva caudata torreggiava di fronte a me, tutt'altro che pronta ad ignorarmi: un occhio carnoso e dalla pupilla piccola e gialla era era fisso sulla Umibouzu, su di me. Fu il panico, quel panico che ti lascia paralizzato ed inerte di fronte ad un nemico con una grossa spada. Non seppi più cosa fare, e il semplice consiglio di Itai, "scappa", sembrava riecheggiare nel profondo della mia mente.

    Poi vidi Itai piombare sulla belva a dorso del suo drago. Ma non era lo stesso Itai di prima: rivestito di qualcosa, un traslucido manto di chakra rosso si stava scagliando sulla belva, che effettivamente distolse il suo sguardo da me.

    Itai era un Jinchuuriki, ero andato alla ricerca di una belva caudata trasportandone una sulla Umibouzu: molte cose si spiegavano, ma l'ammirazione per quel ragazzo poco più grande di me andava via via sempre più crescendo col passare del tempo.

    Infine, vidi il segnale, la fiammata. Era giunto il momento di entrare in scena: un'occhio alla giara per controllare che fosse al suo posto e poi via, spinto da un'enorme carica adrenalinica, valutai la direzione del vento per poi spiegare la vela in maniera tale da avviare la manovra per portarmi alle spalle della belva. Anche se il mio era solo un ruolo secondario, in quella faccenda anche il mio contributo era di vitale importanza: volevo vivere il mio momento da protagonista, volevo provare a me stesso che ne ero in grado.

    Quel giorno, oltre che un buon compenso in danaro, avevo trovato buone motivazioni per diventare un ninja e recuperare il tempo perso
     
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  9. Ratty
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    La Bestia



    Per Ishimaru e per Ryo, sono qui per riportati a Kiri e farai bene a impegnarti sul serio, Sanbi, perché non ci andrò leggero

    Isobu ascoltò un pazzo che a 50 metri di distanza sbraitava il suo inconsistente grido di guerra. Poi si mosse.



    Una delle sue tre code schiantò contro l'infinito specchio d'acqua sul quale dominava, creando alle sue spalle uno tsunami, un'onda alta circa 12 metri, cavalcandola per schiantarsi contro il folle che urlava vendetta sfruttando solo la forza del mare per avvicinarsi [Slot Azione]. Eppure l'enorme demone che si avvicinava quella non sarebbe stata la sua maggiore preoccupazione. L'acqua sulla quale poggiava si agitò improvvisamente, formando in un istante un terribile Vortice Esplosivo Vortice Esplosivo - Daibakuryuu
    Villaggio: -
    Posizioni Magiche: (Veloce+)
    Previo un bacino acquatico, l'utilizzatore può manipolare il flusso dello stesso, creando grandi vortici che risucchieranno chiunque presente, dentro o sopra il liquido, entro 9 metri. Il centro del vortice dovrà essere presente entro 15 metri l'utilizzatore. La vittima del vortice verrà risucchiata fino a 10 metri di profondità; causa un danno di potenza 40: una volta subito l'attacco, si tornerà in superficie, disattivando la tecnica. Tramite il controllo del chakra IV è possibile resistere al risucchio, impastando un quantitativo mediobasso di chakra ogni round, dimezzando gli slot azione e difesa e non utilizzando gli arti inferiori.
    È possibile usarla in combinazione con la tecnica "Esplosione Acquatica", sfruttando uno slot tecnica base, oltre che il relativo consumo.

    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 3 / Consumo: Alto - Mantenimento: Basso)
    [Da jonin in su]

    Tecnica Focalizzata (+3 concentrazione)

    Risonanza Acquatica (gittata x5, dimensioni x3)

    Tecnica Rapida
    [Slot Tecnica], lo stesso che aveva utilizzato per distruggere le sventurate navi delle quali, ora, pochi pezzi galleggiavano a stento.


    Immediatamente il demone avrebbe sfruttato l'occasione per incalzare l'attacco, emettendo dall'inquietante muso un'Imponente Cascata Tecnica dell'Imponente Cascata - Daibakufu no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Tigre, Bue, Cane, Bue, Tigre (Veloce+)
    L'utilizzatore può emettere un cono d'acqua che si scaglierà contro l'avversario con velocità pari ad un energia superiore ed avrà potenza pari ad 80; richiede almeno 20 slot dimensionali d'acqua.
    L'estensione massima è pari a 15 metri, raggiungendo all'estremità i 9 metri di diametro. Tutti coloro presenti all'interno della stessa tecnica verranno travolti e limitando enormemente la mobilità.

    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 2 / Consumo: Elevato )
    [Da jonin in su]

    Tecnica Focalizzata (+3 concentrazione)

    Impronta Acqua V (+25 potenza)

    Chakra Demoniaco (-25 potenza alle ninjutsu opposte)

    Risonanza Acquatica (gittata x5, dimensioni x3)

    Tecnica Rapida
    [Slot Tecnica] dal diametro di quasi trenta metri e una velocità e potenza sconcertanti anche per colui che dagli altri veniva visto come inarrivabile. Avrebbe puntato verso lo stolto ninja, se questo fosse riuscito a resistere al vortice o lo avesse affrontato in altro modo, coinvolgendo però l'evocazione che l'accompagnava a pochi metri di distanza. Altrimenti avrebbe puntato direttamente al rosso alleato.

      Se avesse colpito anche solo parzialmente il drago, avrebbe evocato una seconda volta un Vortice Esplosivo Vortice Esplosivo - Daibakuryuu
      Villaggio: -
      Posizioni Magiche: (Veloce+)
      Previo un bacino acquatico, l'utilizzatore può manipolare il flusso dello stesso, creando grandi vortici che risucchieranno chiunque presente, dentro o sopra il liquido, entro 9 metri. Il centro del vortice dovrà essere presente entro 15 metri l'utilizzatore. La vittima del vortice verrà risucchiata fino a 10 metri di profondità; causa un danno di potenza 40: una volta subito l'attacco, si tornerà in superficie, disattivando la tecnica. Tramite il controllo del chakra IV è possibile resistere al risucchio, impastando un quantitativo mediobasso di chakra ogni round, dimezzando gli slot azione e difesa e non utilizzando gli arti inferiori.
      È possibile usarla in combinazione con la tecnica "Esplosione Acquatica", sfruttando uno slot tecnica base, oltre che il relativo consumo.

      Tipo: Ninjutsu - Suiton
      (Livello: 3 / Consumo: Alto - Mantenimento: Basso)
      [Da jonin in su]

      Tecnica Focalizzata (+3 concentrazione)

      Risonanza Acquatica (gittata x5, dimensioni x3)

      Tecnica Rapida
      [Slot Tecnica], intenzionato a farlo sprofondare nell'oceano. Se l'azione fosse si fosse conclusa con successo, la Bestia si sarebbe inabissata in un'istante e l'avrebbe raggiunta [Slot Gratuito] senza alcuna difficoltà, approfittando dell'impedimento del mare per tentare di morderla ripetutamente alla testa, sfruttando tutta la sua demoniaca potenza [Slot Azione x5] (A).


    La Bestia sarebbe giunta davanti ai propri obiettivi mentre l'onda alle sue spalle minacciava di schiantarsi rovinosamente contro loro. Sfruttando la velocità dell'onda avrebbe effettuato un salto [Slot Azione] per andare ad impattare sopra il drago con una carica travolgente [Slot Azione]. Se questo avesse schivato l'attacco, si sarebbe innalzato tutt'attorno una seconda onda anomala, alta quasi 8 metri che si sarebbe propagata dal centro dell'impatto tutt'attorno. Successivamente si sarebbe mosso rapido in direzione del drago, attento che non fuggisse dalle sue grinfie [Slot Azione] per poi andare ad aggredirlo con un paio di potenti morsi [Slot Azione x2], preferibilmente in parti delicate quali le ali o la testa (B).


    In qualsiasi caso, se avessero tentato di allontanarsi volando, allora il Demone avrebbe replicato creando dall'acqua circostante, nell'area più vasta possibile per andare a colpire dalle più svariate angolazioni senza essere troppo distanti da risultare non tempestive, ben venti devastanti Fruste del Drago d'AcquaFruste del Drago d'acqua - Suiton: Suiryuuben
    Villaggio: -
    Posizioni Magiche: Nessuna (Veloce+)
    L'utilizzatore può creare fino a 4 fruste d'acqua a partire dall'acqua che le ha generate; richiedono almeno 4 slot dimensionali d'acqua. Le fruste possono raggiungere i 20 metri. Muovere le fruste con traiettoria simile occupa uno slot azione; attaccare con più fruste è considerabile "azione offensiva doppia".
    Potranno muoversi esclusivamente con traiettoria lineare e ogni cambiamento necessiterà di un nuovo slot azione. Ogni frusta avrà potenza di penetrazione pari a 20; avranno velocità pari l'energia dell'utilizzatore, incrementata di 2 tacche.

    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 4 / Consumo: Mediobasso ogni frusta - Mantenimento: ½ Basso ogni frusta)
    [Da chunin in su]

    Tecnica Focalizzata (+3 concentrazione)

    Chakra Demoniaco (-25 potenza alle ninjutsu opposte)

    Risonanza Acquatica (gittata x5, dimensioni x3)

    Tecnica Rapida
    [Slot Tecnica] che avrebbero inseguito e mirato ad abbattere, colpendo le ali, qualsiasi animale volante che tentasse di ostacolare la volontà distruttiva demoniaca e delle sue emissioni.
    Se Itai fosse sprofondato nelle profondità dell'oceano a causa di un Vortice Esplosivo, l'avrebbe mantenuto nell'abisso per non essere intralciato dallo scontro con quell'enorme creatura dal manto rosso.


    Non aveva mostrato che un briciolo del suo potere.



    Status




    Vitalità


    Chakra

    Forza: 1000
    Velocità: 1000
    Riflessi: 1000
    Resistenza: 1000

    Agilità: 1000
    Precisione: 1000
    Senjutsu: 1000
    Concentrazione: 1000

    Caso A


    Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    1° Slot Azione: AdR Tsunami
    2° Slot Azione: AdR Morso
    3° Slot Azione: AdR Morso
    4° Slot Azione: AdR Morso
    5° Slot Azione: AdR Morso
    6° Slot Azione: AdR Morso

    1° Slot Tecnica: Vortice Esplosivo
    2° Slot Tecnica: Imponente Cascata
    3° Slot Tecnica: Vortice Esplosivo
    4° Slot Tecnica: Fruste del Drago d'Acqua

    Slot Gratuito: Immersione

    Caso B


    Slot Azione | Slot Tecnica


    1° Slot Azione: AdR Tsunami
    2° Slot Azione: Salto
    3° Slot Azione: AdR Carica
    4° Slot Azione: Inseguimento
    5° Slot Azione: AdR Morso
    6° Slot Azione: AdR Morso

    1° Slot Tecnica: Vortice Esplosivo
    2° Slot Tecnica: Imponente Cascata
    3° Slot Tecnica: Vortice Esplosivo (?)
    4° Slot Tecnica: Fruste del Drago d'Acqua

    Conoscenze


    Risonanza Acquatica
    Se l'utilizzatore presente in un ambiente acquatico, tutte le tecnica avanzate avranno un miglioramento (x5) della gittata massima e (x3) del dimensionamento.

    Chakra Demoniaco
    Le ninjutsu d'emissione dell'utilizzatore ridurranno la potenza delle ninjutsu, offensive o difensive, che si oppongono di un valore pare il potenziamento dato dall'impronta di chakra Acqua dell'utilizzatore.



     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    L'inganno dello Shichibi
    Disastro Imminente



    Una bassa risata giunse da dentro i più oscuri recessi della mia anima. La, nella radice del mios tesso essere, dove la fusione con il demone era completa, Kaku rideva. E il perché, potevamo saperlo solo io e lui. La sua risata a dirla tutta, mi rese quasi furioso, perché voleva dire solo una cosa: Kaku mi aveva ingannato e probabilmente, l'aveva fatto solo per farsi una risata e per rivalersi delle continue umiliazioni al suo smisurato ego di quegli anni. Probabilmente così sperava di mettere a tacere il mio di ego. Ebbene, quel maledetto, ci era riuscito.




    Oh, me lo ricordavo più scarso

    Oh, me lo ricordavo più scarso




    Fui tentato dal chiudere quel canale di comunicazione e ignorare totalmente le che Kaku mi avrebbe rivolto. Sarebbero solo servite a farmi infuriare di più. Kaku mi aveva ingannato. Mi aveva detto che avrei potuto sistemare il Sanbi in forma libera con il suo aiuto e invece non era così. Probabilmente anche cercando uno scontro sanguinoso avrei potuto tentare di intrappolare la bestia, eppure non avevo previsto la presenza di Takuma. Non era il momento di giocare a fare l'eroe non era il momento di provarci.



    Ahahahah

    Ahahahah




    Quel pensiero fecee sbellicare Kaku. Uno scontro che non avrebbe portato a nulla e pertanto, l'unica reale soluzione era la fuga. La fuga verso Kiri. Stavo per saltare su Yogan e ordinarle di scappare verso l'alto più velocemente che poteva quando il Sanbi compì la sua prima, terribile mossa. Lo vidi agitare un'enorme coda e creare un'ondata di incredibili proporzoni, ma fu ciò che stava sotto di me a preoccuparmi in maggior misura, saltai, prima che il vortice potesse colpirmi [Slot Difesa] e saltai molto a lungo, grazie al chakra repulsivo che mi scangliò in aria per ben diciotto metri. Un salto enorme con una caduta forse più lenta o meglio, lenta abbastanza per permettermi di vedere ciò che sopraggiungeva: un getto d'acqua abnorme e infinito e probabilmente, letale.



    Allora eseguii rapido dei sigilli donando il chakra a Yogan [Slot Tecnica] e contemporaneamente la dragonessa sputò fuoco [Slot Tecnica Yogan]. Proprio dalla dragonessa parì un flusso portentoso di vento che, unito al suo fuoco riuscirono a impattare violentemente contro il ninjutsu nemico. Pare strana, ma il fuoco, per una volta riuscì a vincere contro l'acqua. Sostenuto dalla potenza del mio vento le fiamme di Yogan si amplificarono producendo all'impatto con il ninjutsu del Sanbi un'esplosione devastante.





    Non vidi l'effetto della tecnica ma approfittai del momento per evocare, utilizzando ancora altro chakra, Sojobo [Slot Tecnica]. L'anziano tengu apparve sotto di me evidandomi la caduta nel baratro e non potè far altro che volare in alto, più in alto possibile. La situazione in cui l'avevo rivolto, del resto, era decisamente eloquente [Slot Azione Sojobo]. L'onda era sì veloce ma partì da molto lontano, Yogan utilzzando le sue poderose ali, ancor prima che il vortice sotto di me e lei si formasse, si innalzò in volo, lasciando che lo tsunami di immensa pericolosità rimanesse perso nel vuoto.




    A quel punto sia io che Yogan ne approfittammi per fuggire, allontanandoci volando. Sojobo, del resto, si era trasformato [Slot Tecnica] in una cavalcatura più comoda della sua forma umanoide. Era divenuto un corvo delle stesse dimensioni di un umano e in sostanza, un vero e proprio moscerino per quell'enorme belva che era Isode. Sojobo, a piena velocità iniziò a volare verso l'alto. Non era l'aria il dominio del demone. Contemporaneamente Yogan avrebbe fatto lo stesso eppure non era qualcosa che il demone avrebbe gradito. Sfogò la sua furia attraverso portentose fruste di acqua che sferzarono l'aria. Per fortuna che il chakra del demone mi aveva resto in grado di essere almeno veloce quanto quelle fruste. Due di queste si avvicinarono verso di me, altre due si avvicinarono a Yogan, ad una velocità terrificante. Difatti la dragonessa potè solo ripiegare le ali al corpo e incassare i colpi, evitando che le spezzassero le ali [Slot Difesa]. Ciò le fece perdere quota ma non perse tempo, aveva notato la mia fuga e per questo con un poderoso battito d'ali si lanciò su Isode, coraggiosamente, in una picchiata spaventosa [Slot Azione], incalzando poi con morsi delle sue poderose mascelle, così inutili al cospetto del Dio del Mare [Slot Azione x2]. In quel modo Isode avrebbe dovuto difendersi dagli attacchi di Yogan, che per rendere il tutto più efficace avrebbe cercato lo scontro direttamente sul muso del mostro.



    Nel frattempo, vidi le fruste avvicinarsi a una velocità terrificante. Ricoprii la mia spada del chakra del vento [Slot Tecnica] e contemporaneamente cercai di colpire le fruste d'acqua che si dirigevano verso Sojobo, bloccandole con due rapidissimi fendentni [Slot Azione x2]. Sojobo a quel punto continuò a velocare verso l'alto a piena velocità, cercando di mettere centinaia di metri di distanza nel cielo tra il demone, se e Itai [Slot Azione x3], cercado di spostarsi quanto allontanandosi sia dallo specchio d'acqua sia mettendo metri tra se e il demone in avanti. Così, se tutto fosse andato per il meglio, Sojobo sarebbe stato lontano da Isode, in linea d'aria, circa duecento metri e dallo specco d'acqua circa centotrenta metri. A quella distanza persino il Sanbi sembrava piccolo.








    Note



    Troppi calcoli, troppo casino. Rimane una giocata Free GdR in cui ho ancora un pozzo di chakra e comunque tentato di scappare. Giuro in giurello che se per caso la fuga va male posto la situazione psicofisica completa XD.
    In qualsiasi caso ho dato +12 tacche in Riflessi (+4 di base +4 controllata +4 bonus) +0 in Resistenza (+4 Base -4 Malus)e +8 in Velocità (+4 Base +4 Bonus) +0 In Forza (leggi Resistenza).





     
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  11. Akashi
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    Il Segno del Destino




    Le cose non andarono esattamente come Itai si era augurato andassero: mentre manovravo il timone per compiere i movimenti necessari a portarmi oltre la bestia, questa reagì violentemente gettando il Mare nello scompiglio. Sfruttando l'enorme potere a sua disposizione diede luogo alla formazione di onde dalle dimensioni titaniche che si increspavano sulla superficie acquatica così tanto facilmente da far credere a chi le guardava che chiunque era in grado di produrre quello spettacolo. Alle onde seguirono ben presto vortici e mulinelli, ed io ormai sentivo di non poter essere più in grado di governare la Umibouzu, o perlomeno sentivo di non essere più in grado di farlo assicurando la mia incolumità e quella del Tengu al mio fianco: dovevo ripiegare tornando indietro, altrimenti avvicinandomi ulteriormente sarei finito alla portata della Bestia e del suo scompiglio acquatico.

    Piegai il timone in maniera tale da sfruttare le correnti per invertire la rotta: la manovra fu ampia, lenta nonché molto graduale perché col mare in quelle condizioni compiere quella manovra frettolosamente mi avrebbe portato a rollare, finendo a fondo assieme alla Giara.

    Già la Giara. Doveva essere molto importante, probabilmente un oggetto unico nel suo genere. Non potevo assolutamente permettere che andasse perduta, dovevo pensare a lei come ad una persona da trarre in salvo. Indipendentemente da quanto ciò fosse difficile.

    A manovra compiuta mi ritrovavo con la Bestia alle spalle, cosa che normalmente non dovrebbe entusiasmare nessuno ma che in quel frangente risultava l'opzione più sicura: volsi il pensiero ad Itai, il quale si era prima avvicinato alla bestia. Era solo grazie a lui che la bestia ancora non mi aveva fatto a pezzi dirigendo verso di me i suoi attacchi, così mi voltai per tentare di scorgere qualcosa.

    Troppo lontano, Itai per me non era che un piccolo puntino al dorso del Dragone rosso, il quale non sembrava cavarsela egregiamente. Io, dal canto mio, non potevo fare un bel niente se non allontanarmi e trarre in salvo la Giara in attesa che i tempi fossero migliori ed il Sigillo fosse applicabile: col vento in poppa presi ad allontanarmi il più possibile mentre rivolgendomi al Tengu dissi gridando per tentare di rompere il rumore delle onde che si infrangevano su loro stesse:

    Ehi! Ehi Ika! Ti chiami Ika, non è vero? Oh lascia perdere ora! Io mi devo allontanare con la barca per portare lontano questa Giara, o non avremo più speranze di sigillare il demone la prossima volta! Ma non possiamo lasciare li Itai! Assolutamente...quindi ascoltami bene: probabilmente il demone non riesce a vedere ne me ne te, oppure non è interessato a nessuno di noi due perché...bhò perché magari Itai gli sta dando fastidio e se la prende con lui. In ogni caso, lasciami solo e va a dare man forte da Itai, aiutalo a fuggire se serve. Io tirerò dritto seguendo la rotta al contrario, quindi quando finite raggiungetemi e vedremo che fare. Per ora andiamocene cazzo!

    Potevo fare ben poco: persino Itai, uno dei Jonin di Kiri, era una nullità in confronto alla bestia, figuriamoci che cosa ero io in grado di smuovere. Cosa sapevo fare? Navigare. Quindi, navigavo portando in salvo la pellaccia e la Giara. Probabilmente però, ancora ed ancora avrei accettato quell'incarico se me lo avessero riproposto.


    Edited by Akashi - 29/3/2012, 13:43
     
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  12. Ratty
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    La Bestia



    L’enorme esplosione tra fuoco e acqua nullificò l’attacco del gigantesco demone. Il vortice d’acqua si scontrò contro le fiamme del drago che misteriosamente riuscirono a vincere il loro elemento opposto. Il vapore riempì il mare, accrescendo la rabbia e la volontà di distruzione del demone. Spaventato dalla sua forza, la bestia cremisi si alzò in volo, schivando la selva di fruste d’acqua che s’inerpicavano dal tempestoso mare, se non per un fortuito danno alle ali.


    Scomparso il nemico principale dagli occhi della bestia rimaneva solamente la piccola nave che a fatica si spostava nel mare in tempesta. Era riuscito a far allontanare il dragone, l’unica bestia che lo preoccupava, interessandolo allo stesso tempo: i diversi danni inflitti non furono sufficienti a impedirgli la fuga. Avrebbe incalzato, tentando ulteriori attacchi per vincere quel confronto se quello stupido insetto non lo avesse infastidito con un paio d’infimi attacchi. La sua preda era scappata nel cielo, irraggiungibile. Era rimasta solo una cosa su cui sfogare la sua rabbia e non si sarebbe limitato né gli avrebbe permesso di fuggire.


    Il guscio di noce solcava a fatica il mare, ondeggiando tentando di allontanarsi. Il demone s’inabissò [Slot Azione], scomparendo completamente alla vista di tutti i presenti. Il mare improvvisamente si placò, calmo, con solo le piccole incrinature che la neve provocava.


    La pace prima della tempesta.


    La sua caccia iniziò come tutte le altre: un Vortice Esplosivo Vortice Esplosivo - Daibakuryuu
    Villaggio: -
    Posizioni Magiche: (Veloce+)
    Previo un bacino acquatico, l'utilizzatore può manipolare il flusso dello stesso, creando grandi vortici che risucchieranno chiunque presente, dentro o sopra il liquido, entro 9 metri. Il centro del vortice dovrà essere presente entro 15 metri l'utilizzatore. La vittima del vortice verrà risucchiata fino a 10 metri di profondità; causa un danno di potenza 40: una volta subito l'attacco, si tornerà in superficie, disattivando la tecnica. Tramite il controllo del chakra IV è possibile resistere al risucchio, impastando un quantitativo mediobasso di chakra ogni round, dimezzando gli slot azione e difesa e non utilizzando gli arti inferiori.
    È possibile usarla in combinazione con la tecnica "Esplosione Acquatica", sfruttando uno slot tecnica base, oltre che il relativo consumo.

    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 3 / Consumo: Alto - Mantenimento: Basso)
    [Da jonin in su]

    Tecnica Focalizzata (+3 concentrazione)

    Risonanza Acquatica (gittata x5, dimensioni x3)

    Tecnica Rapida
    [Slot Tecnica] comparve sotto la chiglia della nave, immobilizzandola e trascinandola lentamente sott’acqua. Nessuna imbarcazione era mai riuscita a resistere alla potenza di quel vortice, sprofondando inesorabilmente negli abissi, completamente alla sua mercé. Mentre la nave e i passeggeri avrebbe tentato qualsiasi manovra per sfuggire dalle grinfie demoniache, la bestia sarebbe emersa con le fauci spalancate, ingoiando il suo obiettivo, togliendo la vita a chiunque fosse stato al suo interno.


    E la pace sarebbe tornata in quel torbido mare.






    Intervento di Ratty


    L'amministrazione ha decretato la morte del PG Takuma Muramasa di Akashi in quanto le risposte alla discussione sono antisportive e tendono al metagame. La fuga del PG Itai Nara di -Max è considerata un successo, ma i danni subiti dall'evocazione saranno permanenti.
     
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    La Bestia



    A volte si crede che la morte sia al fine di tutto. Il buio assoluto, la fine di tutte le gioie e sopratutto di tutte le sofferenze. Nessuna calda sensazione di pace, nessun sollievo, nessuna rabbia o rammarcio. Semplicemente il nulla.



    Allora perché provava dolore?



    Takuma provava dolore. Nemmeno lui sapeva che cosa dire o cosa pensare. Dov'era? Era forse l'aldilà? Se era l'altro mondo allora quello doveva essere l'inferno. Era bagnato. Era tutto bagnato lì eppure non sembrava esserci acqua da nessuna parte. Ma il blu c'era, il blu era ovunque.Era persino nella sua testa.



    E se era all'inferno doveva essere nel girone più profondo perché era fottutamente freddo. Però aveva ancora delle gambe per muoversi e delle braccia da usare. Persino la sua barca era lì, gallegiante in quel madido mare blu fluorescente. Era per caso Chakra? Si, sembrava essere Chakra? Quindi il paradiso era fatto di chakra? O l'inferno. Insomma, per i ninja, non c'era proprio modo di staccare dal lavoro?



    Certo che l'interno di un demone era un posto orribile.



    Un posto però dove si poteva sopravvivere, evidentemente. Perché Takuma Marumasa era ancora vivo. Forse non avrebbe rivisto mai più la luce, ma era vivo.



    Sei vivo

    Sei vivo




    Una voce bassa, una risata gutturale accompagnata da una constatazione così semplice eppure così meravigliosa. Eppure essere vivi cosa voleva dire in una situazione del genere? Essere vivi che cosa voleva dire poter fare cosa si preferiva. Ma Takuma era bloccato all'interno del corpo di un demone, senza la minima possibilità di uscirne.



    Ti piacerebbe, vero?

    Ti piacerebbe vero?




    E la testa di Takuma fu inondata da una marea di immagini estremamente appetitose. Lo stesso uomo che fino a quel momento lui aveva ammirato poco prima sottomesso al suo schiacciante potere. Una visione appetibile, ma per un uomo forse le remore morali l'avrebbero bloccato. Ma non era quello il caso: per Takuma quelle visioni sarbebero state appetibili. Per Takuma sarebbe stato il massimo massacrare l'uomo che aveva ammirato lì fuori.




    Unisciti a me

    Unisciti a me




    Quello sarebbe stato facile. Ma non perdere se stessi in quel mare immenso di chakra sarebbe stato possibile? Stava a Takuma scoprirlo. Cosa sarebbe rimasto di lui alla fine di tutto ciò?






    OT
    Ma credevi davvero che ti avrebbe ammazzato il PG così? Questo è il tuo primo post di addestramento al Demone I XD

     
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  14. Akashi
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    Il Segno Del Destino




    Non finii mai di impartire direttive al Tengu che comodamente se ne stava sul ponte della Umibouzu: d'un tratto lo vidi levarsi in volo, spaventato, con gli occhi impietriti e rivolti verso il basso, verso il mare. L'acqua sulla quale la Umibouzu lesta scivolava d'un tratto prese ad incresparsi notevolmente sino a formare un enorme mulinello. Inesorabile la mia fine sopraggiungeva, ed io come paralizzato non potetti far altro che restare a guardare proprio mentre avvertivo che sotto di me c'era il vuoto.

    Non il vuoto comune, quello che tutti avvertiamo quando nel bel mezzo di un sogno immaginiamo di cadere. No. Quel vuoto lo puoi avvertire solo in una occasione, solo quando ti ritrovi tra le Fauci di un Cercoterio.

    Morire non era come me l'ero immaginato, non che avessi speranze di poter effettuare una constatazione del genere mentre ero in vita: pensavo fosse semplicemente staccare la spina, che pian piano si annerisse tutto quanto e che tu cessasi di essere.

    Il primo particolare che invece notai, da morto, era che la morte non era nera, ma blu: scosso da un terribile dolore del quale non fui in grado di identificare ne localizzare la causa aprii gli occhi rendendomi subito conto di trovarmi in uno sconfinato oceano blu. Non se ne vedeva il fondo, non se ne vedeva il pelo libero: ovunque mi voltassi pareva essere tutto così uguale da non poter distinguere il sopra dal sotto, la destra dalla sinistra.

    Privo di ogni riferimento, piegato dal dolore, constatai che non era acqua quella in cui mi trovavo: non poteva esserlo. Mano a mano che prendevo coscienza di me stesso andavo rendendomi conto di particolari che il dolore forse tendeva ad offuscare: ero fradicio, completamente bagnato da capo a piedi nonostante avessi appena constatato di non essere in acqua. Che diamine mi stava succedendo? Era la sorte che toccava ai morti per mare?

    L'altra stranezza era il fatto che non mi preoccupavo affatto di essere morto. Pareva quasi che fossi nel più totale disinteresse per i miei Cari, per Itai, per la Giara che doveva inevitabilmente essere andata distrutta. Ero in uno stato di totale apatia, e non me ne fregava un cazzo del mondo intero. Se quella era la morte, era una gran figata evidentemente, niente rimorso, niente contrappasso, niente di niente.

    Eccetto il dolore. Diamine, a trovare un sol punto del corpo che non mi facesse male! Pareva quasi che persino i capelli, uno per uno, urlassero il loro dolore, condividendolo con me.

    E poi faceva freddo. Dannatamente freddo.

    Solo la vista di una cosa parve distogliere la mia attenzione dall'attenta esplorazione della mia condizione di...morto: quello che da lontano pareva essere solo un ciocco di legno galleggiante nel nulla andava delineando progressivamente i suoi contorni mentre io pian piano levitavo verso il basso. Quando ormai i miei piedi giunsero su quello che pareva essere l'unico punto in cui quel qualcosa in cui mi trovavo assumeva consistenza solida, la riconobbi: era la Umibouzu, compagna di viaggio e di mille avventure. Ma se ero morto, che diavolo ci faceva qui? O forse dovevo dire "che diavolo ci faceva Lei qui?"? Che io sapessi, gli oggetti non morivano mai: che fossero vere quelle storie sugli spiriti che abitavano le imbarcazioni?

    Mi approssimai all'imbarcazione a vela, piegato in due dal dolore ed accasciandomi su di essa non appena fui abbastanza vicino: pareva che la dove Lei galleggiava, io potevo invece camminare.

    Abbandonato sulla Umibouzu trascorsi non so quanti minuti a combattere il dolore ed una domanda ricorrente: che diavolo era quel blu? Pian piano però avvertivo che quel blu diveniva sempre più vivo: se in un primo momento ero io stesso a porre la domanda, riuscendo anche a fermarmi a riflettere per dar qualche abbozzo di risposta distorta dal dolore, in un secondo momento nella mia testa pareva esserci qualcuno a porre quel quesito, qualcuno che non mi lasciava poi il tempo di riflettere sulla risposta. Cominciai a rotolarmi dal dolore sul ponte della Umibouzu mentre un'altra domanda si insenava nella mia mente: ma ero davvero morto?

    Una voce grave e gutturale, quasi come potesse entrarmi nella testa per udire i miei pensieri parve rispondere a quest'ultima domanda. La sentii. La sentii con le orecchie, e non con la mente. Qualcuno aveva davvero parlato, e mi aveva confermato che ero vivo. Vivo. Era quindi dolore fisico quello che provavo.

    Istintivamente tentai di individuare la fonte della voce mettendomi ritto sul ponte della Umibouzu: attorno a me era ancora il blu però.

    Dove diavolo sono! Chi diavolo sei tu, porca puttana!

    Per qualche istante nessuna risposta. Poi qualche parola sconnessa, prima che al dolore si aggiungesse altro: immagini. Immagini strane, immagini evidentemente non partorite dalla mia mente, dalla mia indole dalla mia morale; non partorite da me.

    Il Blu scomparve, e rimase solo la mia mente. Tenevo Itai per la collottola della casacca che indossava quando eravamo fuori, e ripetutamente stavo infierendo su quello che di li a poco sarebbe diventato il suo cadavere con un kunai. Pieno di sangue grondante un po' da ogni parte del corpo, Itai abbandonava questo mondo, sotto i miei colpi. Ed io ne ero compiaciuto. Molto compiaciuto. Provavo gusto e soddisfazione nel trucidarlo.

    Ma perché? Quell'uomo era una persona che, malgrado il breve tempo trascorso insieme, avevo imparato a stimare: un uomo al seguito del quale volentieri mi sarei messo in veste di studente alle prime armi, un uomo, un jonin del quale avevo riconosciuto il valore! Perché l'avevo ridotto così, e soprattutto perché era così semplice?

    Non volevo. Volevo. Non volevo. Volevo. Non volevo.

    Tornai al blu, attorno a me ancora il nulla. Ansimando mi resi conto di aver solo immaginato quella scena. Ero per terra, poggiato sulle ginocchia e con le unghie avevo segnato il pavimento del ponte. Poco prima che potessi rialzarmi però la mente si annebbiò nuovamente, portandomi lontano da quell'abisso.

    Questa volta Itai era per terra, in ginocchia, mani e piedi legati. di Fronte a lui un singolo blocco prismatico. Aveva consistenza solida, ma era evidente che era fatto dello stesso blu che mi circondava poco prima. Non volevo. Non volevo per niente al mondo infierire su quella figura qualche istante prima stimata. Non volevo. Non volevo.

    Non volevo?

    SI CAZZO SE LO VOGLIO! TI SPACCO I DENTI UNO PER UNO PEZZO DI MERDA, SE NON ERA PER TE CHE NON SAI PORTARE UNA CAZZO DI NAVE A QUEST'ORA ERO AL CAZZEGGIO PER KIRI, MUORI BIONDO DEL CAZZO!

    Mi fiondai alle spalle dell'Itai legato, ed afferrandolo per i capelli senza che potesse in alcun modo ribellarsi cominciai a sbattere violentemente la sua testa sul blocco bluastro, in modo che la bocca potesse finire dritta dritta sullo spigolo del prisma. Mano a mano che i denti saltavano ed il sangue fluiva avvertivo nuovamente la vita scivolare via da quel corpo, e quando ormai il volto del jonin di Kiri era poco più che carne macinata, mollai la presa sui suoi capelli scaraventandolo ancora una volta sul blocco bluastro, che in questo modo si dissolse. Ero felice, appagato, contento. Mi sentivo come....sazio. La vista di quel corpo martoriato mi rendeva felice.

    Ma ben presto mi resi conto che in quella scena c'era qualcosa che non andava. La scena era appetitosa, ma avvertivo che provare quelle sensazioni era sbagliato. Ma un istante dopo tornava tutto tranquillo. Poi ancora la sensazione di aver sbagliato tutto. Ed ancora l'appagamento. Infine prevalse la pena, ed il rimorso per aver fatto quel che avevo fatto.

    Tornai nel blu senza che Itai fosse davvero morto. Mi misi seduto sul ponte, c'era qualcosa di innaturale in tutto ciò che mi stava accadendo: non poteva essere frutto dell'uomo.

    Mi rimisi in piedi, guardandomi attorno alla ricerca di Itai: non c'era. Ma allora perché mi tornava in testa quasi come fosse un chiodo fisso?

    Non ebbi il tempo di finire di pensare alla questione che di nuovo ero lontano dal blu, da solo con Itai. Fisso su un lettino delle torture, aveva gambe e braccia legate a dei tiranti di acciaio, e nudo era stato ricoperto da quella che pareva essere una coperta fatta di ami da pesca.

    Avvertii sin da subito che quegli ami stuzzicavano la mia curiosità: pensavo di continuo "e che succede se tiro via la coperta con tutta la forza che i Kami mi hanno dato?" Fremevo per dar risposta a quella domanda, ma proprio quando con una mano già agguantavo la coperta, mi fermai: Perché mai avevo una simile curiosità? Era giusto soddisfarla a discapito di qualcun'altro? No, non lo era, mi risposi, e così ritrassi la mano, allontanandomi di qualche metro.

    Ma le cose precipitarono nuovamente: una singola immagine si fece strada nei meandri del mio pensiero: l'ultima volta che avevo visto Itai, lo avevo visto a dorso del suo drago rosso. Da quel ricordo scaturì l'insana conclusione che proprio mentre il Sanbi banchettava con me e con la Umibouzu, lui lesto si allontanava dal luogo, portandosi al sicuro.

    La rabbia mi accecò e con un sol strappo netto tirai via la coperta di ami, lasciando Itai in un lago di sangue. Non contento mi portai poco più lontano di dove il lettino era posto: ai comandi dei tiranti d'acciaio. Si trattava di una manovella, ad ogni giro corrispondeva un allontanamento tra i due tiranti, allontanamento che si traduceva per chi era tra i tiranti in una trazione assai dolorosa.

    Non è necessario che vi racconti con che facilità metà del corpo di Itai si sdradicò dal resto, inondandomi di sangue: quel che è importante è che in quella doccia di sangue io mi sentivo il Re.

    Il Re del Rimorso. Osservando il corpo smembrato di Itai subii l'urto del vomito: fui abbastanza lucido da comprendere che non era causato dalla vista del corpo smembrato quanto dallo schifo che provai nel rendermi conto di essere stato l'artefice di quella cerneficina.

    Proprio quando vomitai mi ritrovai immerso nel blu, sulla Umibouzu, ansimante e dolorante. Questa volta non ebbi la forza di rialzarmi dal ponte, mi abbandonai a me stesso cercando di troare la calma.

    Ma ben presto Itai si ripresentò alle porte della mia mente, ancora una volta legato ed inerte. Una enorme vergine di ferro dalle sembianze di una testuggine tricaudata ne impediva il movimento ed io, con una mano già poggiata sullo sportello, ero pronto a chiuderlo carpendone ancora una volta l'anima.

    Questa volta il viaggio nella mia mente era però diverso. Fino a quell'istante non avevo portato con me il ricordo della trucidazione precedente, mentre stavolta si: tutti e tre i massacri erano nitidi e ben definiti tra i miei ricordi. Ricordavo l'indecisione iniziale, i dubbi della seconda uccisione e soprattutto lo schifo che avevo avvertito dopo averlo smembrato. Non ero io.

    Non era Takuma Muramasa che stava agendo. Un ragazzo troppo buono per poter compiere gesti del genere. Neppure di fronte a coloro che avevano attentato alla sua vita in Missione ero riuscito a dimostrare tanta veemenza e crudeltà. Non ero io a guidare la mia mano. Non ero io sino a quell'istante.

    Quasi come al risveglio da un sogno, acquisii coscienza di me, tirando fuori Itai dalla Vergine di Ferro. Sorridendogli sciolsi i nodi che cingevano le sue mani e le sue caviglie, poi la vista mi si annebbiò.

    Sarei tornato ancora al Blu? Nelle mie orecchie risuonarono le due parole "Unisciti a Me". Chi diavolo parlava?
     
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    La Bestia



    Takuma scacciò l'ombra dalla sua mente e il Sanbi, notando la notevole forza di volontà del giovane ninia di Kiri, lo lasciò stare.



    Belle le favole, vero?



    Per Takuma che aveva così stenuamente lottato per riuscire, pur rimanendo dentro il demone, ad avere un minimo di controllo forse sarebbe stato estremamente doloroso ciò che sarebbe accaduto da lì a poco. Un'enorme senso di oppressione avrebbe gravato sulla coscienza del kiriano, schiacciandolo e piegandolo al proprio distruttivo volere. Così Takuma, del clan Marumasa, divenne l'ennesima marionetta del Sanbi. Non ancora, forse.



    Difatti c'era qualcosa di atipico in quell'unione che stava avvenendo. Il Sanbi di solito possedeva le persone dal loro interno e non dal suo interno. A che scopo possedere Takuma al contrario? Forse il Sanbi aveva un pianto, ma Takuma non poteva saperlo. C'era un elemento che il Sanbi non aveva considerato e forse, quell'elemento era il motivo che impediva a Takuma di essere distrutto e dilaniato.



    Così, mentre la furia distruttiva del demone si impossessava ancora una volta di lui la sua mente parve spaccarsi un due. Una sensazione comune ai Jinchuuriki: la sensazione della propria anima in comunicazione con il proprio demone mantenendo una percezione praticamente perfetta del mondo esterno. Non era qualcosa che gli altri potevano provare, non era qualcosa di spiegabile a parole. Se si poteva dare un termine si poteva definire ubiquità, anche se non era realmente così.



    Fuori da quella dimensione Takuma acquistò nuovamente tutte le sensazioni precedenti. O quasi tutte. Mancavano le gambe, a dirla tutte e le tre propaggini dietro di lui davano fastidio. Inoltre quel corpo enorme eppure così portentoso sembrava essere così ingombrante! Ovviamente quei pensieri sarebbero stati ben lungi dal passare per la testa di Takuma o del Sanbi (visto che a dirla tutta, in quel momento erano la stessa cosa). Era la pura semplice e portentosa furia l'unico pensiero che in quel momento affollava la mente del kiriano. E la morte di Itai era l'unico pensiero che come un bisogno fisiologico martellava in Takuma.



    Allora avrebbe attaccato. Eppure, non sarebbe stato come prima. Era diventato più debole e pareva che l'influenza di Akashi, soprattutto grazie al contrasto opposto precedentemente avesse reso persino più piccolo il Sanbi. Ma del resto, la furia pareva non essere diminuita davvero. Akashi doveva lottare dentro per evitare che fuori, la furia distruttiva del Sanbi proseguisse e proseguisse in quei mari fino a Kiri, laddove nessuno sarebbe più stato al sicuro.



    Sì, Kiri era in pericolo.




    Eppure all'interno accadeva qualcosa. Takuma era da solo, sempre immerso in quel mare blu di puro chakra, senza potersi realmente muovere. A un tratto, senza il benché minimo preavviso la scena cambiò. Proprio mentre fuori infuriava la tempesta il mare di chakra si dissipò e Takuma, all'improvviso, si ritrovò in piedi su un enorme specchio d'acqua talmente piatto da rasentare l'impossibile. Dinanzi a lui c'era un enorme cancello spalancato, vuoto.



    Dietro di lui, immobile, c'era ancora la Umibozu miracolosamente intatta. Che voleva dire quel cambiamento? La risposta venne qualche istante dopo. Sull'albero della Umibozu c'era un ragazzo dai capelli scuri e un sorriso beffardo. Doveva avere circa sedici anni e portava abiti sportivi, gli stessi che aveva indossato il giorno della sua fine.
    Quindi c'è ancora qualcuno che ci prova con questo? disse il ragazzo con voce allegra eppure velata da una sorta di malcelata malinconica. Con un salto altetico calò fin sul ponte della Umibozu, avvicinandosi al parapetto della barca per posarvi le braccia, pigramente, psotando lo sguardo verso Takuma.
    Sono Ishimaru Uchiha e per qualche tempo ho portato il caro vecchio Sanbi. E' molto antipatico sai? E' in grado di farti diventare davvero scemo disse Ishimaru Sai che posto è questo? Qui dentro in genere vengono rinchiusi i demoni. Grande vero? Sai che hai qualcosa di strano tu? Ishimaru, parlando senza richiedere pause allungò un dito verso Takuma Tu sei finito dentro il demone, eppure ti ritrovi qui. In genere il demone che ne so... li digerisce quelli che fanno la tua fine lo guardò più attentamente Credo di aver capito, dopotutto



    Ishimaru sorrise a Takuma, un sorriso quasi infantile. La sua non era altro che un'ombra, un ricordo, un'impronta del chakra rimasta nel Sanbi. Quello era Ishimaru e allo stesso tempo non lo era.
    Hai una gran bella barca, sai? diede un colpetto sul legno della nave Davvero particolare, tornando a parlare seriamente, se sei qui vuol dire che fuori il Sanbi sta facendo festa. Se sei qui vuol dire che hai una possibilità e per qualche strano motivo sei qui. Puoi provare a sigillare il Sanbi ma credo che sigillandolo qui dentro ecco, lo sigilleresti dentro di te il che voleva dire, e Takuma l'avrebbe capito facilmente, diventare inevitabilmente un Jinchuuriki.



    Quello era troppo. Il Sanbi aveva mangiato Takuma. Takuma era dentro il Sanbi. Eppure Ishimaru gli stava dicendo che avrebbe potuto sigillare il Sanbi in una struttura che era apparsa dentro il Sanbi sigillandolo in realtà dentro di se. C'era qualcosa che non andava nella dimensione spaziale di quel luogo o forse, più semplicemente, Ishimaru non gli aveva detto tutto.
    Credo che tu abbia tutto ciò che ti serve su questa nave per provare a gettare il Sanbi qua dentro sai? Ishimaru saltò dalla Umibozu fin sull'acqua Vorrei poterti dire di più, ma non posso farlo. Sai com'è, credo che la bestia se ne accorgerebbe e dovrei tornare a quella noia di rabbia e altro. Mi ha fatto piacere riacquistare l'uso delle gambe per un po'.



    Detto ciò Ishimaru iniziò a camminare distrattamente, lasciando Takuma con un solo pensiero.
    Che cosa doveva fare? Lui era un Genin, un giovane senza esperienza. Che speranza aveva lui di riuscire ad attirare il demone in quella gabbia?





    Itai



    Ciò che vidi mi terrorizò ancor prima che potessi pensare che "qualcosa era andato storto". Nel naturale gesto di rivolgermi dietro durante la fuga strattonai con così tanta froza Sojobo da farlo imprecare follemente per il mio gesto affrettato. L'anziano Tengu non trattenne i rimproveri che, a dirla tutta, non ascoltai nemmeno.



    Avevo visto chiaramente il Sanbi voltarsi laddove, poco prima, c'era Takuma. Aveva raggiunto quel punto in un secondo e poi ancora una volta era comparso quel maledetto vortice. Non avevo capito che cosa fosse successo e non ero abbastanza vicino da rendermene conto. Yogan si avvicinò ansimante e dolorante e notò il mio sguardo atterrito.
    Che cosa succede Itai? disse la dragonessa con tono preoccupato.
    Yogan, vedi la barca con la quale sono arrivato? lei del resto aveva uno sguardo più acuto del mio. La dragonessa per dei lunghi istanti cercò, ma non vide nulla. Ika era scomparso ma Ika, se in pericolo, avrebbe potuto decidere semplicemente di tornare al Monte. Takuma non poteva.
    Itai...
    NO! la mia rabbia esplose e con essa nuovo chakra inondò i miei muscoli. Avevo riattivato il demone. Saltai su Yogan e mi rivolsi verso Sojobo che assunse nuovamente la sua forma originaria, così da farmi vedere meglio la sua faccia arrabbiata.
    Devi scappare Itai! ma non lasciai finire il Tengu Devo salvarlo! ringhiai furioso Devo almeno provarci. Yogan!



    La dragonessa urlò un ruggito tremendo e si fiondò addosso al Sanbi, avvicinandosi rapidamente finché non fu a dieci metri esatti proprio su di lui. Sojobo, rassegnato, mi seguiva a spada sguainata. Takuma era veramente scomparso nel nulla.
    Non puoi essere morto pensai con un filo di disperazione Non...
    Itai... disse Yogan Mi sembra come se il Sanbi sia.. più...



    GRWAAAH

    GRWAAAH



    Piccolo!



    OT
    Secondo post.
    Devi capire come sigillare il demone, ti ho dato alcuni indizi utili a tal fine. In qualsiasi caso, incontri Ishimaru, un vecchio Jinchuuriki del Sanbi che ti da una mano.
    Poi c'era una parte in cui gestisci la furia del Sanbi. Ricorda che le statistiche sono ridotte (turbospoiler sui grassetti XD) e le dimensioni diminuite ma le consocenze del Sanbi rimangono intatte. Puoi scegliere esclusivamente Suiton di lista, ma puoi sceglierli tutti quelli che preferisci. Una raccomandazione, rimane pur sempre un addestramento!


     
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22 replies since 18/1/2012, 21:47   810 views
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