Quartiere - Aburame

[Ambientazione]

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  1. Jotaro Jaku
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    La casa del Capoclan





    Quando Oboro entrò nell'ufficio di Raizen, prima dell'arrivo degli altri ninja, avrebbe voluto buttare giù la porta e prenderlo a bastonate su quella sua testaccia strabiliante, ma quando aprì la porta, lo notò in quella che doveva essere la sua versione dell'abito cerimoniale, e un piccolo sbuffo sotto la maschera le fece cambiare idea sui suoi piani. Non era abituata a vederlo in abiti ufficiali, e temeva che non sarebbe capitato nuovamente entro breve tempo, quindi preferì godersi la scena. Raizen la prese subito in giro per via del bastone che la kunoichi stava usando per darsi supporto, e lei dopo aver tolto la maschera, si irrigidì in una smorfia a denti stretti confiando le guance. Non aveva scelto lei di perdere un piede mentre ripulivano un covo vecchio e puzzolente.

    - Costei non è vecchia, e c'è una protesi come vedi, ma devo ancora abituarmi all'idea. -

    Disse sollevando un piede di materiale tra il legno e la plastica, abbastanza neutro, picchiettandoci sopra la punta del bastone, rivelandone la natura fasulla. Quindi rilassò la gamba poggiandosi nuovamente su di essa con tutto il suo peso, ma non accettò la sedia, avrebbe avuto tutto il giorno per stare seduta in mezzo ai suoi parenti.
    - Stiamo bene così, davvero. -
    Subito dopo accadde qualcosa che fece breccia nel petto di quella che un tempo era una ninja estremamente ligia al dovere. Raizen fece tutto un discorso articolato, molto insolito da parte sua, non tanto per il fatto di essere articolato, ma più che altro per il fatto che l'Hokage non era tipo da esprimersi a parole o sentimenti, era più tipo da pacca sulla spalla in grado di frantumare la spina dorsale; per questo fece ancora più presa sulla ninja, la quale, dimenticandosi per un istante di essere un agglomerato di insetti, si lasciò andare sulle ginocchia, poggiando le mani a terra in riverenza, e la fronte sul pavimento dopo di essa.
    Già, si era proprio inchinata.

    - Sono onorata. Mi dispiace aver dubitato. -

    Raizen le spiegò il significato delle sue parole, mentre lei si rialzava. Aveva in mente di riformare quello che un tempo era stata la radice, un gruppo di ninja estremamente fedeli all'ideale stesso del villaggio, capaci di usare i loro corpi e i loro spiriti come combustibile per creare la cenere sufficiente a tenere calde le radici della foglia, un gruppo dedito al sacrificio, che fosse capace di fare il necessario perchè la Foglia continuasse a poggiare su un albero possente. Poichè tutto questo discorso si fondava sulla necessità, non avrebbe potuto trovare kunoichi più sicura e convinta di lei, in questo. L'Hokage aggiunse le ultime direttive e gli ultimi dettagli, nominando anche il vecchio covo della radice, cosa che, avrebbe facilmente potuto notare, avrebbe generato una nuova smorfia sul volto della Vespa.

    - Si, riguardo..quel posto infernale. Mi trovavo lì quando mi avete convocata, stavo ripulendo. Ci vorrà in po' a sistemare tutto e a disinfettare, e ancora di più a catalogare ciò che è rimasto degli esperimenti prima di avere un'idea di chi ci sia dietro, ma ci sto lavorando. Saremo ligie come api operaie, e mi assicurerò personalmente che il nuovo gruppo, apprenda dagli errori della vecchia Radice, che secondo le storie, aveva troppo di personale, mischiato con gli affari della Foglia...e da quello che abbiamo visto, non stento a crederlo. -

    Raizen quindi comunicò il permesso ai due genin di entrare, e Oboro si rimise la maschera ocra, assicurandosi di essere nuovamente ben nascosta sotto la sua tunica nera. I due ninja erano dei ragazzini, sembravano essersi appena diplomati all'accademia; erano così pieni di vita agli occhi della Vespa; la quale non potè fare a meno di chiedersi se almeno uno di loro avesse già tolto la vita ad un altro uomo; ma a giudicare dai loro sguardi, così non sembrava.
    Oboro non parlò durante il discorso iniziale di Raizen, lasciandolo terminare fin quando lo ritenesse necessario; ma una cosa le era chiara, l'uomo che aveva davanti era diverso da Shika, aveva un legame più particolare con i suoi ninja, non li vedeva solo come dati in una tabella, ma come compagni, o almeno così pensava. Che fosse un bene o un male per il kage, solo il tempo avrebbe potuto dirlo. Nessuno aveva mai fatto a lei un discorso del genere, il più simile lo aveva sentito dalla bocca di suo padre molti anni prima, ai tempi dell'accademia, ma non era un discorso di fiducia, o un tentativo di investire su di lei, quanto più un "come Aburame non vai bene, ma puoi sempre fare la spia, tanto nessuno ti noterebbe". Lei non la prese ai tempi come un'offesa, infatti si occupò di missioni di quel genere per anni, ma ovviamente avrebbe strozzato suo padre con le sue stesse mani se avesse potuto.

    Il primo a presentarsi fu il ragazzino, Hiro Abe. Oboro lo analizzò con precisione, come era abituata a fare con ogni persona che incontrava, e da brava quasi-autistica, non si lasciò andare alcun particolare, analizzando i suoi abiti, il suo odore, e il suo timbro vocale. Sembrava felice di essere lì, onorato a dir poco, anche se aveva guardato la Vespa in modo un po' sospettoso pochi istanti prima, ma non poteva certo biasimarlo. La ragazza invece, Ayuuki, fece una buona impressione alla Vespa, per quanto una ragazza ingenua potesse fare buona impressione. Sembrava molto timida, e la donna potè giurare di averla vista arrossire quando si era rivolta all'Hokage. Ci mancava solo una cotta giovanile per quel demente. Una vena si gonfiò sotto la maschera, andando persa nei ricordi di quella giornata. Quelle erano le nuove leve. La sua era la schiena che si sarebbe spezzata per plasmarli a dovere. Da qualche parte nel profondo, Oboro per un istante, si pentì di non aver seguito quell'uomo, tanti anni prima, ad Ame, e magare finire morta ammazzata in un fosso.

    Il gruppo partì alla volta del quartiere Aburame. Raizen in cima, Oboro leggermente arretrata, accanto a lui, e i due ragazzi dietro. Ragazzi che non riuscivano a fare a meno di bisbigliare nemmeno durante una delegazione a casa di un capoclan che non avevano certamente mai visto. E che di certo sottovalutavano le orecchie di chi avevano davanti.
    Cavolo un Anbu! Mi sa che c’è qualcosa di grosso in ballo!

    - Puoi dirlo forte ragazzo. - Per la prima volta, la voce di Oboro venne udita dai due ragazzi, sotto la maschera ocra, rivelandosi giovane, ed estremamente stridula, come quella di qualcuno con dei forti dolori alla gola. La sua voce originale.

    [Al quartiere Aburame]


    Non impiegarono troppo ad arrivare alla zona degli allevatori di insetti, forse una decina di minuti a piedi con passo tranquillo. Il quartiere Aburame non era grande, una decina di case, ognuna delle quali formata da una villetta a se stante nella quale viveva una famiglia diversa, ognuna con il suo orto sul retro con molte serre per insetti, e un palazzo molto simile ad una voliera, per forma, situato al centro della zona abitativa, il cuore del clan, dove si trovavano i laboratori e le serre, ma l'incontro non si sarebbe svolto lì.
    Al contrario, avrebbero superato il palazzo del clan fino a lasciarselo alle spalle, per raggiungere una dimora molto discreta dietro di esso. La villetta era in stile orientale, con dei giardini ben curati all'esterno, molte lanterne, e tanti dipinti in giro per la struttura, si trattava della casa del capoclan. Oboro era già stata in quella casa, una sola volta in realtà, quando la sua famiglia si era recata per l'iniziazione della ragazza, e a seguito della sua incapacità, secondo il capoclan, di ospitare la colonia, si erano scusati con i presenti, ignorando la figlia.
    La cosa non l'aveva ferita, ma avrebbe certamente strozzato suo padre quel giorno, se l'avesse avuto per le mani.

    Furono accolti da un piccolo gruppo di persone, due uomini, entrambi membri di spicco del clan, di circa 40 anni, e da una donna sui 60 anni, molto bassa, molto ben curata, la quale portava degli occhiali scuri sugli occhi, leggermente calati sul naso. La signora era Yoko Aburame, la moglie del capoclan, e una dei più anziani ninja del clan, ritiratasi dalla vita in battaglia ormai da molto tempo a causa di gravi ferite che non potevano essere curate. La sua colonia era stata una delle più antiche del villaggio. Lei accolse i presenti, inchinandosi ad ognuno dei presenti, per poi condurli nella sala principale dove il marito aspettava.
    Quando Oboro varcò la soglia, i due uomini, non si scomposero, non l'avevano minimamente riconosciuta sotto alla veste da Anbu, ma la donna l'aveva riconosciuta eccome, le fece addirittura l'occhiolino, e mentre si recavano nella sala principale, restò sempre vicina alla Vespa, rivolgendole anche alcune parole.

    Yoko Aburame - Ah! Lo sapevo che avevo ragione ! -

    Oboro sapeva bene a cosa Yoko si stesse riferendo, infatti lei era stata l'unica, molti anni prima, ad opporsi alla decisione del marito, e a vedere un futuro nel clan per la piccola Oboro. Infatti fu sempre lei a passare insetti di nascosto alla ragazza per farle studiare i metodi di allevamento degli Aburame. Le era stata vicina, fino a che la kunoichi non aveva preso strade diverse da quelle del clan, diventando una spia per Shika, e frequentando il clan molto meno assiduamente.
    Il gruppo dei 4 ninja si unì al capoclan e ai due ospiti, assieme alla moglie, nella sala di ricevimento. La sala era formata da un tavolino di forma rettangolare piuttosto lungo, con alcuni cuscini posti dai lati lunghi e su un solo lato corto. Il capoclan e la moglie avrebbero seduto sul lato corto, in cima, uno accanto all'altra, i due Aburame da un lato del tavolo, e i 4 ninja dall'altro lato lungo, con Raizen più vicino al capoclan, e Oboro accanto a lui.
    Ayuuki e Hiro avrebbero potuto sedersi dove volevano, vicino alla Vespa, o anche accanto agli Aburame presenti.

    [La riunione]

    Il capoclan si sarebbe presentato, era un uomo sulla cinquantina, con un monocolo totalmente nero sull'occhio sinistro, giusto per non discostarsi dalla tradizione del clan. Aveva i capelli neri, estremamente ricci, e una fisicità ridotta; non era robusto, nè tantomeno alto, ma suscitava un grande rispetto. Il suo nome era Shin Aburame, e discendeva dai migliori del clan dai tempi della grande guerra. Era diventato capo del clan circa 27 anni prima, più o meno ai tempi della nascita di Oboro, o giù di lì.
    I due Aburame presenti invece, erano membri amministrativi del clan, due fratelli, Tomiro e Toshiro Aburame. Il primo si occupava della contabilità del clan, il secondo si occupava della gestioni legali del clan, due burocrati praticamente, che non avevano mai messo piede fuori dal villaggio, ma erano stati comunque reputati più degni di Oboro di portare una colonia.
    Lei non li aveva mai invidiati, ma avesse potuto avrebbe strozzato entrambi.

    La riunione ebbe inizio con l'arrivo del tè, assieme a una gran quantità di stuzzichini vegetali, e ad altre leccornie tipo piccoli panini e altri bocconi salati.

    Shin Aburame [Capoclan] - Nobile Hokage, questo è il nostro primo incontro dalla sua recente investitura, se non contiamo la cerimonia ufficiale. Io e mia moglie Yoko vogliamo complimentarci a nome di tutto il clan Aburame, per il suo recente ruolo come capo villaggio, e rinnoviamo la nostra lealtà a Konoha, così come è sempre stato. Siamo stati informati di tutte le iniziative che il vostro ufficio sta diramando, e abbiamo deciso di uscire allo scoperto. A causa di una nostra mancanza di fiducia, abbiamo scelto di chiuderci con i rapporti con il precedente Hokage, senza che ce ne fosse alcun motivo, e ora vorremmo tornare sui nostri passi. Sono sicuro che con accordi reciproci, sapremo essere di estremo aiuto gli uni agli altri. - E terminò il discorso introduttivo alzando a Raizen la coppetta contenente il sakè, che ogni invitato aveva davanti a sè.

    Il capoclan avrebbe osservato tutti i presenti affinchè partecipassero al brindisi in onore dell'Hokage, per non mancargli di rispetto. Non avrebbe fatto caso se Oboro avesse rifiutato, dopotutto era in servizio come guardia di Raizen, non avrebbe potuto bere in teoria, e lei era molto ligia al dovere.
    La riunione sarebbe proseguita per circa un'ora, intervallata da un brindisi in onore della foglia una volta ogni 30 minuti, cosa che forse avrebbe reso paonazze le guance dei due genin, incentivati a partecipare al brindisi dal capoclan stesso.
    Il discorso generale, semplificato anche dai due burocrati era molto semplice: il clan Aburame si offriva di incrementare le donazioni di fluidi, vaccini, veleni e medicamenti ricavati dalle colture di insetti, che ogni anno passava alle scorte del villaggio, in cambio, l'amministrazione della foglia, avrebbe finanziato un investimento per migliorare le strutture di allevamento del clan, molto semplice. Il discorso aveva certo il Daimyo come finalità, era lui che firmava assegni di quel tipo, ma il clan avrebbe comunque dovuto ottenere il favore di Raizen, se lui avesse rifiutato, niente accordo, e quindi niente investimento, ancora prima di arrivare in casa dei nobili del fuoco. Scorte per denaro quindi. Ora stava a Raizen cercare di ingrassare il suo piatto.




     
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