Quartiere - Aburame

[Ambientazione]

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    VIII ~ Hajimemashite: Il Dono


    I

    ndirettamente aveva deciso di confessare i suoi tormenti all’Hokage. L’uomo dietro alla scrivania aveva richiesto una prova di fedeltà e la Fuyutsuki aveva deciso di rivelare parte dei suoi segreti. Perché questi inevitabilmente erano legati ai suoi sentimenti più profondi ed inconfessabili. Ammettere di essere ancora “legata” ad una Nukenin non metteva in buona luce né la Genin e né la sua Famiglia. Ryuhei-sama, suo padre, le aveva espressamente vietato di parlare della sorella maggiore ed aveva cancellato nella Tenuta Fuyutsuki ogni foto o traccia della Traditrice. Per lui era un capitolo chiuso, ormai scivolato nel baratro del dimenticatoio. Invece Natsumi-san, la madre delle sorelle Fuyutsuki, era sprofondata in un baratro di muta disperazione. Si aggirava per i corridoi della Villa bianca come un fantasma e con un viso affranto dal dolore. Aveva smesso di sorridere da quella terribile notte di tradimenti.
    Ciò appesantiva il carico di responsabilità sulla schiena della ragazza. Era tanto giovane, eppure dalla sua carriera Ninja dipendevano molte cose. Il Capo Clan sperava di poter riportare all’antico splendore il simbolo della Famiglia. Invece la Genin desiderava solo riportare a casa la sua Oneesan e provare a ricomporre la sua felicità. Era una situazione delicata, che decise di confessare solo e solamente alle persone presenti in quell’Ufficio.
    La riposta di Raizen-sama la prese alla sprovvista. A quanto pare il colosso di Konoha non la considerava come la secondogenita, il nuovo bocciolo dei Fuyutsuki, ma semplicemente come Ayuuki, Genin del Villaggio. Aveva una sua individualità, personalità e desideri agli occhi dell’Hokage. Abbassò lo sguardo non appena l’uomo sottolineò con Ai-chan non era più al Villaggio. Forse era vissuta tutto questo tempo nella speranza di un suo ritorno, di un suo pentimento, che continuava a non arrivare. - Lo so. - Sussurrò tra sé, senza essere certa di aver proferito quelle parole con abbastanza forza.
    Mantenne lo sguardo basso e continuò ad ascoltare le sincere e cristalline parole del Colosso di Konoha. Riuscì a tirare un sospiro di sollievo quando precisò che quella che aveva appena descritto era una “guerra” interna ai Fuyutsuki, e probabilmente il Villaggio non aveva nessun interesse ad intervenire. - Provvederò io stessa a risolvere questa faccenda. Quando sarò pronta. È una mia responsabilità! - Era troppo inesperta e debole per poter anche solo sfiorare il talento di Ai-chan. Era stata la studentessa più brillante del suo anno. E con celerità aveva scalato la gerarchia di Konoha, fino a diventare una Jonin ed entrare nei reparti speciali. Nessuna Fuyutsuki era stata così talentuosa e capace prima di lei. Eppure era bastato il suo tradimento per gettare ombra e disonore su una famiglia che prima era ammirata da tutti.
    L’Hokage fu molto chiaro in merito all’eventuale ritorno di Ai-chan al Villaggio. E ciò riaccese la speranza nel cuore della ragazza. Era contenta, molto contenta. Anche se cercò di mantenere un certo contegno. Le sembrò quasi di essersi tolta un peso dalle spalle, un macigno che gravava sulla sua esistenza. A quanto pare disponeva di molto più tempo per poter prepararsi al recupero della sorella maggiore. - In ogni caso i miei sentimenti, la mia forza e la motivazione che mi spinge ad agire per il bene della mia famiglia e del Villaggio.. sono legati a mia sorella. - Precisò con un mezzo sorriso. - Ho motivazioni molto valide per non fallire, per non arrendermi! - Puntò a quanto punto lo sguardo su Oboro.
    Fissò per la prima volta con maggior intensità i lineamenti della donna che l’aveva accompagnata durante tutto il suo addestramento. I tratti femminili della Kunoichi erano completamente mutati. Alcuni sarebbero fuggiti a gambe levate per quell’aspetto quasi inumano. Aveva rinunciato alla sua bellezza, alla “normalità” per poter stare al fianco dell’Hokage. E nel suo sguardo scuro come la notte non c’era segno di cedimento o ripensamento. Forse ora comprendeva meglio le parole del Colosso di Konoha. Doveva preservare la sua vita e diventare un valido alleato per il Capo del Villaggio.
    Era comunque difficile sorprenderlo. Per prima cosa decise di riaccomodarsi sulla poltrona e cercò dentro di sé le parole più adatte per esprimere se stessa, il suo “vero” essere. Cosa poteva realmente offrire all’uomo più potente del Villaggio? Quale ruolo poteva realmente ricoprire al suo fianco? Quali erano le sue capacità? - Probabilmente non ho molto da offrire. Non possiedo particolari capacità Innate, rari stili di combattimento od armi leggendarie utili per difendere il Villaggio e i cittadini del Paese del Fuoco. Sono impulsiva, irascibile, sbadata, lunatica ed inesperta. - Sembrava più una lista dei suoi innumerevoli difetti per ora. Non si era mai impegnata a stupire qualcuno. Ma desiderava solo essere se stessa, senza filtri o paure di essere giudicata. - Ma sono unica. Semplicemente me! Giuro di essere me stessa quando entrò in questo Ufficio e difenderò il vostro onore come Hokage sul campo di battaglia. Non sarò più la secondogenita di Ryuhei Fuyutsuki. Non sarà più la sorella della Nukenin Ai Fuyutsuki. Non sarò più quello che gli altri vorrebbero che fossi. Ma sarò semplicemente me stessa, senza maschere o filtri. - Alzò lo sguardo al soffitto, quasi per trovare le parole adatte per continuare. - Metterò al vostro servizio le mie capacità, con la stessa semplicità del mio essere. Molti Shinobi impiegano anni per manipolare particolari elementi o sviluppare i loro geni nelle Kekkei Genkai, io invece m’impegnerò a manipolare con estrema perfezione una energia propria di ogni essere vivente, fin troppo sottovalutata, il Chakra. - A quanto pare aveva trovato una sua via, una strada da percorrere insieme all’Hokage. Probabilmente qualcuno estremamente esperto nel controllo del Chakra tra le fila della Foglia poteva essere una risorsa molto importante, anche più del Byakugan o dello Sharingan.
    - Mi prenderò cura di voi con i miei Ninjutsu Medici, e della squadra segreta che avete intenzione di formare. Approfondirò le mie conoscenze sugli Antidoti e sui Veleni per rendere Konoha il miglior produttore di sostanze e rimedi della Cinque Terre Ninja. Fornirò gli strumenti adatti ai Ninja della Foglia per avvelenare i nemici del Villaggio, o scongiurare pericoli di avvelenamento. - Si concesse una breve pausa. - Mi prenderò cura del vostro corpo.. - Ovviamente era seria, tanto seria da non accorgersi di rischiare di essere fraintesa. Probabilmente sarebbe arrossita come una sciocca in caso contrario. - E della vostra anima. Sarò il vostro medico personale, se lo riterrete necessario. Sarò una preziosa alleata per voi ed i cittadini del Villaggio. - Stavolta portò le mani verso la chioma intrecciata e staccò un anello in ottone. E lo porse all’uomo. - Questo è un regalo appartenente al mio passato. Ma oggi assumerà un altro significato… un regalo che testimonierà questo momento, il Presente, e sarà d’ispirazione per il Futuro. - Questo era ciò che la Fuyutsuki poteva offrire, oltre che alla sua completa fedeltà.


     
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    Il Primo dono







    Questa volta le parole di Ay gli furono più congeniali, forse lievemente più mature, o consapevoli, ma non riuscì a fare a meno di fraintendere dove voleva, anche per alleggerire la situazione… forse.
    Intrecciò le dita sotto al mento e posando quest’ultimo sul dorso delle stesse guardò Ay con un unico intento.

    Oh, anima e corpo quindi?
    Come siamo frettolose.
    EH?!? Hai visto Oboro?!?
    Mica tutte zitelle, qui si danno da fare!


    Sorrise sornione per osservare la sua reazione prima di tornare serio.

    Ma comunque, pochi scherzi.
    Cosa è questo anello?


    Chiese mentre si rigirava l’oggetto tra le mani, osservandolo incuriosito.

    Sei sicura di volermelo dare anche se è un ricordo così importante?

    In realtà non aveva mai ricevuto un regalo, di qualunque natura esso fosse, ed era palese che la sua domanda fosse più retorica che non altro, un tentativo di impreziosire il dono con una risposta positiva in quanto già lo considerava suo.



    CITAZIONE
    piccolo ma necessario interpost, a dopo le spiegazioni interventi più proficui >_<
     
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  3. **Kat**
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    IX ~ Vivere in gabbia: Il Dono II


    G

    li occhi cristallini della Fuyutsuki si soffermarono con insistenza ed intensità sulla figura dell’Hokage. Non lo stava sfidando e nemmeno implorando. Stava semplicemente esternando se stessa, emozioni mai espresse ad alta voce, almeno fino ad ora. Voleva essere solo se stessa e non rendere conto a nessuno. Né all’intransigente Padre e né al complesso d’inferiorità che negli anni si era costruita nei confronti della sorella Maggiore. Ogni sua azione, ogni suo allenamento, ogni suo successo nella carriera Ninja era finalizzato a compiacere Ryuhei-sama, Capo-Clan dei Fuyutsuki, ed accorciare le distanza con Ai-chan.
    Solo ora se ne rendeva conto. A quanto pare Natsumi-san, sua madre, non era l’unica ad aver smesso di vivere dopo il tradimento della “Rosa dei Fuyutsuki”, così chiamavano la Kunoichi più promettente e talentuosa della famiglia. Tutto era cambiato quando Ai-chan aveva scelto di abbandonare il villaggio nelle vesti di Nukenin, rigando il suo coprifronte e voltando le spalle alla Volontà del Fuoco.
    Ed ora era giunto il momento di riprendere in mano le redini della sua vita. Coadiuvare i suoi sforzi verso un unico obbiettivo, che non sia la famiglia o la sua amata sorella. Abbozzò un lieto sorriso verso l’Hokage, l’uomo che le stava offrendo tale libertà. Solo ora si rendeva conto di aver vissuto in gabbia per tutto questo tempo.
    Ma la serietà del momento venne alleggerita dalla battuta di Raizen-sama, alludendo alla disponibilità del Bocciolo dei Fuyutsuki di concedersi a lui anima e corpo. Una frase assolutamente fraintesa. O semplicemente un lapsus profetico? Che fosse cotta dell’Hokage, lo sapevano anche i muri di Konohagakure no Sato, lo aveva più volte confidato a Miyo-chan e alle sue amiche. Ma non avrebbe mai e poi mai utilizzato un metodo così diretto e privo di filtri per confessare i suoi sentimenti al colosso della Foglia. - Ehm.. cioè.. - iniziò a tossire nervosamente ed a guardarsi intorno imbarazzata. Le sue guance acquistarono colore, fino a diventare rosse come un peperone. Di certo Raizen-sama aveva centrato perfettamente il punto, ma la Fuyutsuki preferiva non svelare le sue carte. L’uomo che aveva di fronte era lo stesso che l’aveva avvelenata e fatta soffrire per intere settimane. Lo stesso di cui si era invaghita in Accademia. E lo stesso che le aveva dato l’opportunità di essere se stessa, Ayuuki Fuyutsuki di Konoha.
    Probabilmente lo adorava. Non lo amava. Doveva schiarirsi un po’ le idee. - Avete frainteso. - Iniziò a scuotere la testa e nascondere le sfumature di rosso che dipingevano il suo volto. Forse i Kami le stavano suggerendo il momento adatto per dichiararsi? Era la sua occasione per convolare a nozze con il colosso della Foglia? Trattenne un urletto eccitato ed infantile. Cercò di mantenere un contegno. - Non volevo alludere a nulla di sconveniente! - Insistette, seppellendo definitivamente i suoi “cattivi” propositi nei confronti dell’Hokage.
    Fortunatamente l’attenzione si spostò verso l’anello in ottone che aveva appena regalato a Raizen-sama. Era per caso un pegno del loro eterno amore? Assolutamente no. Aveva giurato a se stessa di servire la Foglia e restare fedelmente al fianco del Colosso. E quello ne era la prova. - Un regalo di Ai-chan, di mia sorella. - Rispose brevemente, senza giri di parola. - Mi ha regalato questi anelli per raccogliere i miei capelli in occasione del mio primo giorno di Accademia. - E in quell’occasione era stata fulminata dal fascino selvaggio dell’uomo dietro alla scrivania. - Un regalo appartenente al mio passato, che ho deciso di donare a voi come prova del mio cambiamento. Non sarò più troppo impegnata a rimpiangere il passato, per vivermi il presente. Non sarò più solo l’ultima discendente dei Fuyutsuki, ma anche una Kunoichi della Foglia che gode della vostra fiducia! - Ovviamente sperava che l’Hokage accettasse quel dono. Abbozzò un lieve sorriso. - Sono sicura. - Confermò la sua scelta.


     
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    Sorrise al disagio della ragazza, soddisfatto di aver ottenuto la reazione prevista.

    Le conserverò con cura, il passato non va dimenticato, dopotutto.

    Disse mentre stringeva i due anelli.

    Comunque tutto quello che hai fatto non è stato inutile.
    Mi dispiace se hai sofferto, ma purtroppo alcune cose sono necessarie, se può rincuorarti saperlo a me hanno fatto di molto, molto peggio.
    Ed è molto, molto meglio quando succede ed hai qualcuno affianco pronto a salvarti la pelle.


    Sospirò

    Purtroppo certe cose non si possono evitare, forse avrei dovuto avvisarti, ma poi che sfida sarebbe stata?

    Era possibile che avesse fiducia in lei?
    Difficile dirlo, ma dalle sue parole così sembrava.

    Presto sarà solo un ricordo lontano.
    Comunque.


    Prese un respiro, era combattuto da una decisione che pareva essere tutt’altro che leggera. La guardò qualche secondo negli occhi prima di riprendere a parlare.

    Immagino tu abbia sentito parlare delle squadre speciali, dicevo che tu ed Hiro avreste dovuto far parte di una loro fazione in particolare e ora ti sto rifacendo l’offerta.
    Non ti nasconderò che è pericoloso, ed una volta entrata a farne parte la tua vita cambierà, non radicalmente, ma mentirei se dicessi che non lo farebbe.
    Ci saranno due Ayuuki, una sarai tu, ciò che sei ora.
    L’altra sarà una delle mie ombre, saprà tante cose, ma estremamente pericolose.
    L’altra avrà come dimora la radice, un luogo che Oboro ti mostrerà.
    Un luogo in cui potrai crescere rapidamente.
    L’altra sopravvivrà fino a quando le informazioni in suo possesso resteranno esclusivamente sue.
    Se le informazioni verranno sottratte…


    Scosse la testa, in un chiaro segno di ciò che sarebbe accaduto in quel caso.

    Tornerai ad essere soltanto Ayuuki se hai fatto bene il tuo lavoro, in caso contrario si vedrà.
    Il tuo compito non è complesso, fino a che non ci saranno missioni particolarmente adatte alle tue abilità il tuo unico avversario sarà il villaggio stesso.


    Lasciò qualche secondo alla ragazza per prendere coscienza del suo compito.

    Tosto eh?

    Disse con un mezzo sorriso.

    Ho dovuto ripulire il villaggio dalla peggiore feccia del pianeta al mio arrivo, ma purtroppo è un problema che tende ad essere recidivo, per questo cercherai senza sosta le serpi che il villaggio si porta in seno.
    Senza diventarci pazza ovviamente, quella che facciamo noi è prevenzione, diciamo che ti farai insospettire rapidamente.


    Gli indicò la porta.

    Se non hai altro da dirmi puoi andare, Ikuuya.

    Suonava bene il nome della ragazza al contrario, decise di pronunciarlo intanto che la mano indicava la porta.

    Sempre che Ayuuki non debba chiedermi qualcosa.

    Aggiunse con un sorriso sincero.
    Una volta uscita si sarebbe voltato verso Oboro, nuovamente dubbioso.

    Ho voluto metterla alla prova, mi sembrava… affidabile.
    Vedremo se saprà portarmi qualcosa.
    In realtà sono abbastanza sereno per quanto riguarda le tensioni interne, ma mai dire mai, no?


    Oboro si strinse nelle spalle annuendo prima di lasciare Raizen a se stesso, uscendo dalla stanza a sua volta.
    Non avrebbe mai creduto di dover mai vagliare la possibilità di doversi difendere in casa propria, guardando dalla finestra del suo ufficio verso il villaggio, per un momento, si sentì incredibilmente solo, come mai lo era stato.
     
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  5. **Kat**
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    X ~ La nuova recluta della Radice: Ikuuya


    T

    irò un sospiro di sollievo non appena Raizen-sama accettò il suo regalo, come segno della sua fedeltà e dedizione verso il villaggio di Konohagakure no Sato. Era pronta a pensare al futuro e viversi il presente, senza guardare indietro, rimpiangendo il Passato. Fino ad ora aveva vissuto nell’ossessione di riportare a Casa Ai-chan, ora poteva fare qualcosa per se stessa e per la volontà del Fuoco. Osservò attentamente gli anelli in ottone tra le grosse mani del Colosso di Konoha. Probabilmente le sue parole erano riuscite a convincerlo.
    Le sue guance s’imporporarono non appena l’Hokage si dimostrò comprensivo e preoccupato per le sue sofferenze. Nelle ultime settimane aveva provato un’indicibile dolore, non solo fisico. E il suo pensiero volò verso Hiro-kun, ancora fermo a letto sotto le cure di Yoko Aburame. Si sentì improvvisamente accaldata, molto più leggera. Aveva quasi voglia di urlare come una matta. Finalmente il Colosso della Foglia si era accorta di lei, della Fuyutsuki. Avrebbe voluto saltare di gioia. Ora aveva motivo di vanto con Miyo-chan, la sua migliore amica che l’aveva sempre invitata a perdere ogni speranza con l’uomo più importante del Paese del Fuoco. Aveva vinto la scommessa.
    E poi aveva scoperto di adorare Raizen-sama. La sua non era futile infatuazione. Ma qualcosa di molto più profondo. E sentirsi legata ai segreti della Radice l’avrebbe sicuramente avvicinata maggiormente all’uomo dietro alla scrivania. Cercò di ricomporsi ed ascoltare con un barlume di serietà il discorso dell’Hokage. - Quest’esperienza non ha fatto altro che fortificarmi. Ho imparato molto e ho capito alcune cose che prima ignoravo. -
    Intanto ascolta con attenzione il discorso dell’uomo sui Reparti Speciali del Villaggio di Konoha, precisamente di un ordine di Shinobi e Kunoichi molto antico, ovvero la Radice. Come ogni albero con rigogliose foglie, c’era bisogno di forti e profondi radici per sostenere il secolare fusto. E la Fuyutsuki era pronta a germogliare per diventare una colonna portante dell’Hokage. Non era un compito da sottovalutare. Apprendere informazioni Top Secret poteva esporla a pericoli mortali. Molto spesso “non sapere” poteva essere il modo più semplice per sfuggire ad una morte sicura. Segreti, complotti e Nukenin. Questo era la vita che l’aspettava. - Accetto! - Proferì senza esitare. Non aveva nessuna intenzione di rimangiarsi la parola data. - Servirò Konoha. Sarò la vostra ombra. Sarò Ikuuya! - Concluse chiudendo il colloquio con un inchino della testa. Non aveva altre domande, quindi preferì chiedere congedo ed allontanarsi dal Palazzo Amministrativo. Per ora desiderava solo tornare a Casa, ormai mancava da quasi due settimane.


     
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