"Those who go beneath the surface do so at their peril"

[Free GdR]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Boreanz
        Like  
     
    .
    Avatar

    « Let alone yourself. »

    Group
    Giocatori
    Posts
    8,744
    Reputation
    +473

    Status
    Anonymous
    18_Copia_2
    Notte fonda. La cerimonia era terminata da un pezzo. Una giornata memorabile sotto ogni aspetto. I cuori dei membri di spicco del clan erano colmi di orgoglio e speranze per il futuro ed i genitori dello Hyuga non avrebbero potuto essere più fieri del loro figlio prodigio. Eppure, rintanato nella sua ala privata della tenuta, Vergil non riusciva a dormire. Nè provava a farlo, a dirla tutta. Stringeva tra le mani la Shunka Shutō, una lama gloriosa che non riteneva giusto appartenergli ma che in un modo o nell'altro comunque era sua. E rifletteva. Ciò che aveva provato in quell'istante di estrema disperazione e glorificazione, di energia e di morte, di fuggevolezza e di eternità, non poteva dimenticarlo. Si era servito del linguaggio proibito. Un idioma morto da tempo, sopravvissuto in rari testi maledetti su cui gli era capitato di mettere le mani. Aveva sempre avuto un talento per apprendere le lingue, e l'idea di un linguaggio morto, semiperduto e maledetto lo aveva subito attirato. Gli ci erano voluti meno di due mesi per acquisirne completa padronanza, almeno in linea teorica. Un idioma affascinante, maneggevole, e rapido nel comunicare i concetti. Adatto a menti acute e penetranti piuttosto che a poeti e letterati.

    Non lo aveva mai parlato, però, nonostante tutto. Sia perché gli mancava di conoscere qualcuno che condividesse quella particolare conoscenza, sia perché gli era sempre stato insegnato di rispettare e non sottovalutare le indicazioni di coloro che erano venuti prima di lui. Una lezione preziosa, che aveva imparato a fare propria nel tempo. I giovani, aveva scoperto sulla sua pelle, sono spesso prigionieri di granitiche certezze, spesso infondate, che li portano a compiere gravi errori di valutazione, alcune volte fatali - specie in una professione come quella dello shinobi. Eppure. Eppure. In quel momenti di epifania, bello e terribile come una tempesta di fulmini, aveva pronunciato imperdonabili parole. E qualcosa aveva riposto. Avrebbe potuto negarlo a sé stesso, ma da tempo Vergil sapeva di poter mentire a quasi tutti, ma a sé stesso proprio no. E nell'oscurità della sua stanza, seduto sulle raffinate coperte del Paese del The, lo Hyuga cercava di comprendere con che cosa avesse in effetti stabilito un contatto quella mattina.
    18_Copia
    Stranamente, comunque, non era spaventato. La natura di ciò che aveva avvertito non era quantificabile secondo parametri umani di moralità o allineamento. No. Era qualcosa di diverso. Qualcosa di ancestrale, antico come la terra stessa e potente come l'oceano. Non poteva aspettare. La forza che aveva avvertito faceva sembrare qualsiasi altra avesse mai scorto con i suoi occhi qualcosa di ridicolo. Un potere primigenio. Un potere divino. In pochi minuti era al di fuori della tenuta e dalla mura della Foglia, sfrecciando tra i boschi del Paese del Fuoco. Doveva sapere. Doveva capire. Doveva avere quel potere.

    [...]

    Era seduto su un'alta collina, il volto verso la luna piena in cielo.
    Mancava dalla Foglia da quasi tre ore ormai. E dal momento che aveva messo piede fuori da quelle mura ora lontane, ogni singolo istante lo aveva passato nel tentare di ricordare, cogliere, respirare la sensazione che aveva provato durante quell'epifania. Non gli fu difficile riuscire non appena accettò di abbandonarsi alle terribili e devastanti emozioni che provava, rifiutando qualsiasi forma di controllo.
    Di nuovo, senza alcun preavviso, quella coscienza aliena ed infernale si ripresentò, sfiorandolo con tenebrose mani senza forma.
    Ma questa volta l'essere parlò.

    image

    Quella voce. Quella voce lo fece quasi impazzire, straniandolo da sé stesso e divorando ogni cosa . Ogni suo senso cessò di esistere e funzionare e la realtà scomparve, inghiottita dalla presenza. Si trovava in un'oscurità senza spazio e senza tempo, l'unico mondo possibile per un essere simile. Tentò di parlare, ma non aveva le corde vocali. Non aveva un corpo. Era un nulla di pensiero. E dunque pensò.

    " Vergil Hyuga, the Senka, is the name I answer to, oh You Who Dwell In Darkness Without Time. "

    L'essere quasi ignorò la risposta alla domanda da sé stessa posta, e le tenebre sembrarono contrarsi e fremere di piacere. Il linguaggio proibito era l'unico con cui potesse esprimersi in quella situazione, aveva immediatamente intuito lo Hyuga. Ciò che gli rimaneva oscuro era l'interesse di un simile essere per qualcosa di insignificante, fragile e soggetto ai capricci del tempo come sé stesso.
    Sembrò trascorrere un'eternità. Un'eternità condensata in pochi istanti, per Vergil, istanti che però durarono all'infinito. Un concetto che la sua mente si rifiutava di analizzare e comprendere e che eppure avvertiva come innegabilmente vero e necessario.
    Qualunque cosa fosse, quell'essere lo aveva nel pugno della sua mano.
    Aveva fatto una scelta. Si era gettato nell'abisso.
    E ne avrebbe pagato le conseguenze.
    image
     
    .
6 replies since 14/3/2012, 19:20   294 views
  Share  
.