"Those who go beneath the surface do so at their peril"

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  1. Boreanz
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    Le raffiche continuarono ad imperversare, dando vita ad un piccolo tornado di vento nero. Vorticando sempre più velocemente, questo si strinse attorno al corpo del giovane Hyuga, facendolo scomparire dalla visuale di qualsiasi creatura tanto folle da essere rimasta ad osservare.



    Non ci volle molto.
    Il vento nero, contrario ad ogni principio naturale, cancellò il tempo atmosferico circostante, la collina, e persino la terra che al di sotto di essa riposava. Uno spettacolo sovrannaturale. E ogni fibra di quel potere così demoniaco e sbagliato ruotava ora attorno ad una figura nascosta. Una figura immobile. L'ululato di quel vento era qualcosa di terribile, di dissennante. Eppure la figura lì rimaneva, immobile nel centro di quell'inferno di raffiche oscure.

    Poi, da una altezza cui l'uomo non è dato accesso, un fulmine cadde. Un fulmine del colore delle tenebre. Cadde con sicurezza e precisione, colpendo senza fallo il centro di quelle raffiche nere e rilucendo di maligna luce violastro-purpurea. Durò un istante. Il lampo scomparve, portando con sé ogni traccia di quel vento oscuro. In cambio, lasciò dietro di sé una leggera coltre di polvere e detriti, sollevati dall'esplosione dovuta all'enorme calore ed all'impatto. Quella leggera nube che nascondeva la zona d'impatto, ora, era l'unico punto dell'intera zona che risaltava in qualche modo dal suolo. La collina era scomparsa, erosa dalla forza del vento oscuro. Gli alberi, gli animali, la terra stessa. Tutto era stato corroso e distrutto da quell'influsso malefico che in quella notte maledetta si era intromesso nella trama della natura stessa.

    Ci fu come un movimento all'interno della coltre, e immediatamente tutta la polvere ed i detriti si dispersero, consumati da una qualche energia. Al centro di una zona circolare, dove la terra era nera e fumante, si ergeva una figura. Era un ragazzo. Aveva lunghi capelli ramati, un sigillo nero incandescente ad incorniciare l'occhio destro, ed indossava i rimasugli di una tunica stracciata. Il fisico, longilineo e scolpito, era circondato da un'aura inquietante. L'aria stessa, attorno a quella figura, pareva distorta in qualche modo. Ai suoi piedi, il luccichio di una lama ravvivava quella zona desolata per molti chilometri.
    Una divinità era scesa in terra.

     
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