Prigioni di Konoha[Gestionale]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    La giusta fine (?)

    V



    Ed io pensavo che saresti cambiato, santa Amaterasu, se avessi voluto sbarazzarmi di te l'avrei fatto senza chiedere all'Hokage di fare il lavoro sporco per me... vuoi la prova? Sono qui, non basta?, dissi con evidente delusione nella mia voce. Mi sono fidato di te. Ti ho affidato un nuovo volto ed una missiva, tu ora mi dici questo... Raizen non sa riconoscere il chakra, ti ha riconosciuto dalla voce. Riconosco i deliri senza senso di Seinji Akuma. Sai che pensava? Se non ricordo male, che Konoha mi avesse mandato a Kiri a rubare un Bijuu e conquistarla!, la mia voce era carica di risentimento. Ed anche cordoglio. Perché non avrei potuto permettere che lui tornasse libero nel mondo.
    Shiltar Kaguya è stato persino troppo clemente con te, aggiunsi dopo una pausa. Ed io anche. Avrei dovuto prendere il tuo corpo esanime e gettarlo nel vulcano di Kurohai, Seinji, ancora però la rabbia stentava a manifestarsi. Poteva vederlo nei miei occhi: la delusione di rivedere quel vecchio nemico riaffiorare senza motivo. Missione suicida? Di cosa parlava. Non ho messo in dubbio la tua fedeltà, ho messo in dubbio la tua furbizia, sono due concetti assai differenti. Uno stolto fedele rimane pur sempre uno stolto e tu ora hai scelto di smettere persino di essere fedele, tuttavia il discorso di Raizen fermò momentaneamente le mie intenzioni tutt'altro che pacifiche verso Seinji Akuma. Fissai il Nukenin con una tristezza carica di amaro risentimento mentre lui suggeriva di mostrargli i miei ricordi al fine di convincerlo che non c'era alcun complotto.
    Una cortesia che sfiorava l'irreale. Incrociai le braccia al petto, scuro in volto e nell'animo.
    Questa sarebbe la sua terza o quarta occasione, dissi lentamente, senza urlare. Ogni volta è ricaduto sempre negli stessi errori, Raizen. Mi tradirà ancora, e non perché non sia fedele, aggiunsi con un sospiro carico di tensione. Ma perché è stupidamente convinto di essere un perseguitato, perché quando sbaglia non ammette il suo errore e dichiara guerra e minaccia a coloro i quali glie lo fanno notare. Dimmi, Seinji, se ora ti mostrassi i miei ricordi, ciò che speravo di ottenere dalla semplicissima missione che ti ho assegnato, ci sarebbe la benché minima possibilità che tu cambi idea?, la risposta era semplice: no. Perché se lui aveva inventato una tale serie di imporbabili idiozie per giustificare il suo fallimento avrebbe senza dubbio dedotto che i ricordi che mostravano il suo errore fossero manipolati. Così, se mi avesse risposto "no", avrei mosso un passo verso di lui.
    Mi dispiace, il mio tono era sincero, lo era per davvero. Hai scelto tu il tuo destino, non io, io ho provato a salvarti, Raizen ha provato a salvarti, feci un sospiro. Seinji Akuma, pronunciai il suo nome con immensa gravità, conscio del peso delle mie prossime parole e delle mie prossime azioni.
    Ti condanno a morte, dissi allora, funereo. Mi odiai. Non volevo farlo. Avrei voluto picchiarlo abbastanza a lungo da ficcare nella sua testa il buonsenso che meritava, ma un Kage doveva fare ciò che doveva, non ciò che voleva. Così, lasciatogli qualche secondo per raccogliere i pensieri e le sue ultime parole (e gli ultimi improperi verso di me, Kiri, Raizen) avrei composto rapidamente tre sigilli, ed un sibilo acuto e disturbante avrebbe riempito la stanza. La mia mano destra fu avvolta da un vento così tagliente che nessuna protezione o tecnica poteva arrestare.
    Spero che tu possa comprendere, ovunque andrai, perché l'ho fatto, alzai la mano destra, avvolta dalla tecnica e la feci calare verso il basso sul suo collo. Se tutto fosse andato bene, per sua sfortuna, la sua testa sarebbe rotolata dalle sue spalle finendo al suolo con un secco ed alquanto macabro rimbalzo.


    Se invece avesse deciso che vi era possibilità di ricredersi, di appurare che Itai Nara non voleva sbarazzarsi di lui ma che anzi, voleva che fosse lo scudo di Kiri verso gli attacchi esterni, giacché era uno Shinobi dalle qualità rimarcabili, avrei acconsentito, non senza lasciare un mezzo sguardo di gratitudine verso Raizen.


    La scelta è tutta tua Leo :zxc:


    Fuuton - Fūryūga
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Gallo, Capra, Drago (3)
    L'utilizzatore può ricoprire un proprio arto di chakra di vento, che gli permetterà una maggiore capacità di taglio. La potenza dell'attacco è pari a 80 e taglia qualsiasi difesa con valore di durezza inferiore a 5. È richiesta una rincorsa di almeno 6 metri, che avrà una velocità incrementata di 3 tacche; richiede slot azione. L'utilizzatore, rinunciano al bonus di taglio, può non effettuare la rincorsa. L'utilizzatore può subire AdO se ha i Riflessi inferiori di 3 tacche la Velocità avversaria.
    Tipo: Ninjutsu
    (Livello: 2 / Consumo: Elevato )
    [Da jonin in su]

     
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    Traditore





    Intollerabile.Quello era l'unico termine che mi compariva nella mente dopo come Senji si era rivolto al suo Kage.
    Un comportamento del genere non solo non era tollerabile ma, per uno come me, era persino impensabile, come può qualcuno rinnegare così il proprio villaggio? Come si può sputare in faccia in quel modo a chi ti ha riportato in vita e si è offerto di darti una possibilità?
    In quel momento l'uomo legato davanti a me rappresentava la negazione di tutto quello in cui io credevo.

    "Questa è la fine che si meritano i traditori come te."

    Pensai mentre Itai finiva di parlare ed il mio volto assumeva un'espressione tremendamente seria.
    Una personalità il Kage di Kiri, era la prima volta che lo vedevo e, senza neppure battere ciglio, aveva capito che in me risiedeva il demone dalle cinque code, cosa che sembrò non essere troppo gradita da Raizen.
    Non potevo certo biasimarlo, non era una cosa che uno spiffera ai quattro venti, un motivo in più per eliminare quello dei tre di cui sapevo di non potermi fidare.
    Guardai stranito il decimo Kage della foglia quando tentò di difendere il reietto che si trovava nella stanza, perché mai avrebbe dovuto farlo?
    Non capivo cosa potesse trarre Raizen dal salvarlo, poi qualcosa mi venne in mente, una sensazione derivata dal fatto che oramai conoscevo il decimo da molto: Sarcasmo.
    Come un gatto col topo sembrava voler lasciare vedere alla sua preda una speranza farlocca di libertà, un divertimento crudele, ma che gradii in particolar modo vista la situazione.
    Tutte le mie opinioni le tenni per me, non ero il tipo da non dire come la pensava, tuttavia la situazione richiedeva non solo la massima serietà, ma anche il massimo rispetto.
    Il compito di decidere il fato di Senji spettava solo al suo Kage e se Raizen rispettava questa scelta, io avrei seguito il suo giudizio.

    "Questo è il motivo per ci troviamo dai lati opposti di questa situazione mister simpatia..."

    Pensai osservando il volto dell'Akuma.
    Non lo avevo conosciuto molto affondo, e certo non era nel mio interesse farlo, ma mi era parso di capire, dal suo modo estremamente presuntuoso e folle, che non fosse il tipo da accettare la proposta di Raizen ed Itai.
    Un sorriso si disegnò sulle mie labbra mentre un poderoso vortice dall'aspetto di una lama avvolse la mano del Kage del paese della nebbia, era la fine del traditore? Speravo di sì.

    "Buonanotte stronzetto."
     
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    "Sei un traditore" - gli risuonò nella mente.
    Non stette nemmeno ad ascoltare le parole dell'Hokage: erano veleno che veniva sputato ovunque. Certo, era il re li. Era lui che comandava. Offrire la possibilità di vedere le reali intenzioni di Itai Nara sarebbe servito a poco e a nulla. Avrebbe potuto manipolarli a piacere suo, e tornare a usare Seinji Akuma come una pedina e poi conficcargli nella schiena un pugnale proprio come faceva con i suoi alleati, o con le persone alle quali gettava la sabbia negli occhi. Inoltre non voleva nessun tipo di aiuto da quel tizio, né da Konoha in generale. La sola idea di dover chiedere aiuto a un tizio che gli aveva tagliato un braccio gli faceva un ribrezzo incredibile, facendogli pensare che sì. Sarebbe stato meglio se fosse per sempre rimasto ad Ame, o col Mikawa.
    «Come ho già detto, scelgo la morte. Qui e ora. Non voglio tornare a Kiri per sottostare a una persona che mi ha tradito, e non voglio nemmeno tornare dal Mikawa per allearmi contro Kiri. Non sono un traditore; casomai è Itai Nara l'unico a essere traditore qui. Io invece sono il tradito.» - Il suo sguardo allora si posò sul Kage kiriano.
    "Forse dice la verità Seinji. A che pro chiedere all'Hokage di finirti?.. Avebbe potuto ficcarti una katana nel collo mentre dormivi."
    "E il fatto che mi abbia mandato a portare una lettera verso qualcuno che conosceva il mio odore di nukenin? E il fatto che, pur cambiandomi il volto, non mi ha comunque cambiato l'odore? Quando poi? Quando ho ormai svolto diverse missioni per il bene del villaggio... E' triste."
    "Sì, lo è"
    «No, non basta Itai. Il fatto che tu sia qui conferma quanto penso: non sei venuto per salvarmi, né per farmi capire colpe che non ho. Sei venuto per uccidermi. Per sbarazzarti di me dopo avermi usato. Beh, questo sì: è una colpa mia l'aver creduto alle tue belle parole. Avrei dovuto immaginare che un giorno mi avresti comunque incastrato. E tutte le buone cose che ho fatto per Kiri, Itai? E tutte le volte che sono stato ferito per Kiri, Itai? Io sono morto da Seinji Akuma e sono resuscitato da Seinji Akuma per il bene di Kiri, e cosa ho in cambio? Dopo aver svolto diverse missioni al tuo fianco, come tuo supporto e come tua spalla, mi vieni a dire che ho sbagliato per aver portato a termine, a costo quasi della mia stessa vita, la missione che mi hai assegnato. No. Non ho fallito. La missione è stata conclusa positivamente: se non sbaglio Raizen ha ricevuto la tua missiva. Se invece mi accusi di non aver nascosto meglio la mia identità, beh... lo sapevi da chi vado, e lo sapevi con quali mezzi ci vado. E no, non ci credo che Raizen non sappia riconoscere il chakra: del resto Atasuke Uchiha non mi ha riconosciuto, nonostante avessi svolto una missione anche con lui.» - Tutta quella faccenda stava prendendo una piega troppo lenta, e ovviamente si stava piano avviando verso la fine.
    «Hai messo in dubbio la mia furbizia, dici. D'accordo. Allora uccidi qualcuno che tutti questi mesi ti ha aiutato soltanto perché ha peccato di... furbizia. » - Si fermò un attimo, quasi cercando di pensare quanto assurdo fosse tutto quello. - «Furbizia.» - Ribatté, per poi cambiare il volto. - «NON HO MAI SMESSO DI ESSERE FEDELE A KIRI. IO TI AVREI SEGUITO, ITAI, ANCHE NELLA MORTE. IO AVREI DATO LA VITA PER PROTEGGERTI, COME HO FATTO ANCHE CON RAIZEN. IO SAREI MORTO PER PORTARE A TERMINE IL TUO ORDINE - Gli urlò in faccia, tra le lacrime che gli scorrevano lungo le guance. Sì, non avrebbe mai dovuto credergli. Non avrebbe mai dovuto seguirlo. Era quella la moneta con cui ripagava i propri compagni di missione. Eliminandoli quando diventavano scomodi. Le sue idee primarie erano quelle giuste; il resto erano solo bugie di convenienza.
    «E come posso capire, Itai, se quei ricordi non sono manipolati?.. E, d'altro canto, cosa vuoi? Che ritorni a Kiri dopo tutti gli insulti che ho ricevuto? A fare il "bravo bambino"? Perché tu mi hai mandato da qualcuno che sapeva chi sono sin dal principio solo... annusandomi? No.»
    La risposta era dunque chiara, e non rimaneva altro che ricevere il proprio verdetto. Questo Seinji lo fece in silenzio (quasi) totale. Aveva ormai detto tutto quello che aveva da dire, aveva commesso l'errore di fidarsi dell'uomo sbagliato e di seguire i suoi ordini, e ora avrebbe pagato quell'errore. Non avrebbe mai potuto sapere che Raizen conosceva il suo odore, o aveva sentito il tono della sua voce. Non avrebbe potuto saperlo.
    «Balle. Io non ho scelto niente. Io ho seguito i tuoi ordini fino alla fine.» - Sussurrò soltanto, per poi ricevere il suo verdetto. Lo avrebbe ricevuto col viso sereno, e la voce calma. Troppo era stato detto ormai, e poco avrebbe potuto permettergli di cambiare idea. Forse sì. Forse si sbagliava. Forse Itai non lo aveva mandato da Raizen in malafede. Forse era stato un grosso equivoco, ma al più dopo tutte le cose dette non aveva voglia di essere un ninja.
    Non aveva voglia di essere un ninja di Kiri.


    [Dichiaro il PG Deceduto?]
     
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    VI



    Il sibilo si arrestò poco prima che la mano colpisse il viso di Seinji. Il vento scomparve, ma quella che fino a poco tempo prima era solo tristezza si riaccese in un accesso di rabbia tale da far allarmare persino Chomei, che dovette impedirmi di rubare il suo chakra forzatamente. I miei occhi dardeggiarono fuoco e fiamme mentre la mano destra veniva ritratta e la sinistra si mosse in un perfetto arco orizzontale a sinistra a destra con lo scopo di colpire l'Akuma in viso. Uno schiaffo.
    Non uno schiaffo violento. Non voleva arrecargli danni. Non mi interessava fargli saltare i denti, umiliarlo e percuoterlo al solo scopo di sfogare la mia frustrazione. Il rumore secco della mia mano che impattava contro la sua pelle fu ben altra cosa rispetto a ciò che sarebbe dovuto essere il suo destino che, per il momento, era solo rimandato.
    Perdonatemi per ciò a cui assisterete, immagino che un Kage non dovrebbe comportarsi così, dissi rivolto - senza guardarli - a Raizen e Sho. A quel punto la mia mano destra fu avvolta da fiamme dorate e lì Raizen avrebbe capito: ero arrivato il punto di eliminare la rabbia da Seinji. Era arrivato il momento di calmarlo per aiutarlo a riflettere. E la mano destra fu posata sul suo collo, ardente di fiamme innocue, dove si sarebbe dovuta poggiare la lama di vento che avrebbe dovuto prendere la sua vita. [Abilità]Kinen 金炎 - Fiamme Dorate
    Arte: L'utilizzatore è in grado di creare le Fiamme Dorate sulla sua mano. Chiunque entri in contatto con le fiamme, se arrabbiato, si calmerà. Non calma rabbia dovuta all'attivazione di tecniche avanzate o tecniche speciali. Non modifica i pensieri o i sentimenti della vittima, né le sue azioni se non mosse dalla rabbia.
    (Consumo: Basso)
    [Da Chunin in su]



    Sì, perché quello schiaffo non era violento. Ero un ceffone assai simile a quelli che i genitori danni ai loro figli quando ne combinano una sufficientemente grossa da meritarsi la più classica delle cinquine che lasciava il segno per metà della giornata a seguire. Un gesto che feriva nell'orgoglio più che nel fisico.
    Come puoi dirmi questo?, dissi a denti stretti. Ti ho riaccolto al villaggio, ho fatto in modo che tu avessi una nuova identità e così potessi essere libero, mi sono fidato al punto da farti entrare in casa mia dove vive mia moglie e le mie bambine. Come puoi anche solo pensare che io volessi farti del male? Sì, sono arrivato qui e ti ho urlato dietro perché sei un idiota, e solo i Kami sanno grande quanto, ma perché stai buttando la tua maledetta vita ora, piegai le ginocchia fino a guardarlo in viso. Comprendi? Non ti ucciderei mai perché hai fallito una missione, perché non hai consegnato una lettera, ma perché hai deciso di andare via e tornare ad essere un mio nemico ed un nemico di Kiri, e non posso davvero permettermelo, misi entrambe le mani sulle sue spalle. Ti ho affidato le mura del Villaggio, io ti chiesto di proteggerlo, non comprendi? Come puoi immaginare che io possa volere che tu muoia, dopo che ho accettato di risvegliarti? Io non ti ho imposto sigilli per assicurarmi la tua fedeltà, ed oggi hai sbagliato a mantenere nascosta la tua identità e sei stato scoperto, eppure io non sono qui a prendere la tua vita, io sono qui per farti vivere, Seinji e darti un futuro migliore dentro Kiri lontano da chi voleva sfruttarti per danneggiare il villaggio che ami. Cogli l'occasione, ingoia l'orgoglio che l'Hokage ti ha ferito e cresci per il bene di Kiri migliorando la tua maschera al punto da essere irriconoscibile. E non cercare mai, mai più, di gettare la tua vita così, ecco cosa non dovevano guardare. Un Kage che fermava una condanna a morte già emessa e che finiva per parlare con tono paterno al ninja che lo aveva minacciato e che aveva minacciato il villaggio. Non ero certo di essere nel giusto, ma quell'infinita rabbia immotivata, quel complotti inesistenti e quello scambio di accuse senza fondamento sarebbero dovute finire lì. Se Seinji avesse desiderato ardentemente morire a malincuore avrei allora preso la sua vita. Laddove nemmeno le Fiamme Dorate arrivavano a calmare la rabbia c'era solo un'insolubile testardaggine e cecità che non potevo correggere.


    Sorpresa :guru:
     
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    Alla fine il verdetto non era stato eseguito, e invece di ricevere una spadata sul collo, ricevette solo un forte, voluminoso, ardente schiaffo. Gli fece male immediatamente, ma non fu un male fisico, e nemmeno morale. Non fu niente. Semplicemente fu qualcosa di simile a un "click": una volta che aspetti solo la morte, e mancano pochi secondi, e capisci che è la fine, che non diventerai mai ciò che avresti voluto essere, che non aiuterai il villaggio, non vedrai i giovani Akuma crescere, non riuscirai più ad allenare la nuova generazione e ti aspetterà solo l'oblio... tutto sta diventa più... chiaro. E lucido. Le emozioni precedenti, come la rabbia, l'odio e un infinito rancore, scompaiono, dissolvendosi in quella prigione. Dopo lo schiaffo riuscì di già a vedere la situazione più facilmente: aveva fallito. Aveva fallito a farsi scoprire dall'Hokage. Poi la situazione era degenerata: prima era stato colpito da quel Genjutsu, quindi aveva, ancora ad animo calmo, sfidato quel bestione alla morte (sarebbe morto sicuro, ma tant'è...), poi, quando gli fu tagliato il braccio, sentì solamente odio, rancore glaciale, risentimento, voglia di vendetta, e quando fu costretto a mangiare la sua stessa carne non ebbe che una vista completamente perduta, coperta dalle mille emozioni che era stato costretto a trascinarsi. Ma la colpa iniziale era sua. E pensare che sarebbe stato sufficiente semplicemente cambiare la voce! Se Raizen non poteva riconoscere né il chakra, né l'odore, cambiare la propria tonalità di voce avrebbe salvato la missione.
    "Diamine!" - pensò. Poi la miriade di insulti che aveva ricevuto, non avevano fatto che annebbiargli la vista ancor di più, creando un risentimento profondo, con le radici persino nell'anima. Portandolo sul baratro della more e li facendogli inventare una storia che, se vista dall'esterno, era assurda davvero. Perché mai il Mizukage avrebbe dovuto sbarazzarsi di un qualcuno che gli sarebbe stato sempre fedele?
    Immediatamente dopo lo schiaffò arrossi, più per la vergogna di aver insultato tutti i presenti li dentro, che per altro. Quando poi gli ultimi elementi di rabbia, e rancore, e tristezza, e odio, e risentimenti sparirono, si scoprì che non era arrabbiato. Che ora sì, era sereno. Che riusciva a vedere il suo fallimento in maniera più lucida, diretta. Che avrebbe tratto una lezione da tutto quello.
    «Perdonami Itai.» - sospirò sincero. - «Non volevo dirti questo. Ma quanto ho passato nelle ultime ore mi hanno offuscato la mente e l'animo. Sono stato colpito da un jutsu, mi è stato reciso un braccio, mi hanno costretto a mangiarlo, e sono svenuto in preda alla follia. Quando invece ho riaperto gli occhi, ho visto te che mi sbraitavi contro e e mi condannavi a morte. Non volevo dirti questo,» - ripeté. - «E me ne vergogno. Hai fatto molto per me, e ti stimo come leader, come Mizukage e come capo. Tutto ciò che ho detto è stato detto in preda ai continui insulti dell'Hokage, alla rabbia del momento e a tutto ciò che ho dovuto sopportare nelle ultime ora. Mettiti nei miei panni: entro nel suo ufficio, rispetto tutte le regole etiche, e lui mi accusa di aver già sentito la mia voce. Io nego, dicendo che gli Akuma hanno spesso voci molto simili. Lui mi accusa di nuovo. Io mi invento un albero genealogico fino alla quarta generazione per rispondere che nel mio stesso albero ci sono persone che hanno voci uguali. Lui inizia a usare qualche jutsu su di me. Mi sento attaccato e... beh... non era proprio la mia mossa migliore, ma lo sfido a morte. Poi lui mi taglia un braccio, io gli propongo di tagliare anche l'altro, lui mi costringe a mangiare il braccio tagliato, io la mangio di buon grado e gli sputo contro.... hahahahahahhaha Che situazione idiota!» - si mise a ridere sincero per la situazione che era venuta a crearsi. Un misto di fraintendimenti, di rabbia accesa, di risentimento, di scherzi e di quant'altro. E pensare che voleva davvero morire poco prima, tutto pieno di risentimento per quei 2.
    «Io non diventerei mai un nemico di Kiri, Itai. MAI. Quella è la mia patria, è la terra che mi ha allevato e mi ha fatto crescere come shinobi e come individualità. Provo più rispetto verso il singolo abitante di Kiri, di quanto ne immagini. E non voglio essere nemmeno un tuo nemico. Ho compreso di aver sbagliato, ma credimi: non voglio essere un tuo nemico. Non più. Ho capito quanto fosse assurda la cosa che mi sono messo a dire su di te e sul complotto contro di me, ma... nel momento di rabbia e frustrazione la trovavo... ehm... intelligente e precisa. Ora che è svanita la rabbia, vedo quanto fosse idiota la storia che ho raccontato. E vedo quanto abbia mancato di rispetto verso l'Hokage, il Mizukage, il torturatore qui dentro e verso anche me stesso.» - Disse sincero. Ora che la rabbia era andata, si sentiva diverso. Un povero idiota. Come un povero frustrato che si vergognava di quante ne aveva detto contro gli uomini li presenti. Come aveva potuto? Specialmente ad accanirsi contro il torturatore che non ci c'entrava nemmeno niente?
    «D'accordo. Accetto la proposta di migliorare la mia maschera, Itai. Ma non posso tornare al villaggio. Non ancora. Devo prendermi una pausa. Devo viaggiare e riflettere. Mi sento... morto. Come se qualcosa in me fosse morto davvero. Come se... uhm... Devo cambiare. Migliorare. Non mi sento più degno di essere un kiriano, né di essere un Akuma. » - sospirò, lasciando dunque la parola a Itai.
     
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    Troppo Gentile






    Il colosso ad osservare quella scena ci rimase così di sasso che probabilmente Iwa l’avrebbe presto voluto tra le sue fila come nuovo kage.
    Niente di nuovo sul volto di Seiji se non patetiche lacrime, tutto regolare quindi fino a quando Itai non gli rispose, iniziando col chiedere perdono a loro.

    Eh?
    Per cosa?


    La risposta lo lasciò basito, ogni azione di Itai da quel momento in avanti contribuì prima ad abbassargli le braccia poi le spalle con una fluidità tale che ad osservare in maniera continuativa il movimento sarebbe stato difficile potersi accorgere che accadeva. Ma alla fine stava quasi per toccare terra, bonus finale: la risposta di Seiji che gli fece spalancare la bocca.
    Incredulità. La più totale incredulità.
    Quel kiriano svitato che l’aveva sfidato a morte, pronto a morire per restare fedele alla sua idiozia, ora stava ridendo e scherzando proprio davanti al suo naso, come se non avesse giurato di compiere il più alto dei crimini che un ninja potesse fare, come se non fosse appena scampato alla sua morte.
    Aveva accanto a se un deficiente ed un pazzo schizofrenico.
    Si perché secondo Raizen Ikigami non potevi che essere scemo a graziare uno che ti ha appena giurato tradimento e nemmeno potevi esser sano di mente a ribaltare così rapidamente la tua condotta in una situazione di quel tipo, non stavi mica scegliendo che mutante metterti al mattino!
    Riuscì a parlare solamente quando Seiji chiuse la bocca.

    TU.

    Disse rivolto a Itai.

    Sei inconfutabilmente cretino.

    Poi si girò verso Seiji.

    TU invece sei soltanto il pazzo più scemo che io abbia mai visto.

    Riconfermò per poi guardarlo..

    Il tuo uomo viene con me, ci vieni anche tu se vuoi, ma non gli lascerò dentro alla testa nemmeno il nome del mio animale domestico, e io non ho animali domestici.
    Dopo questo evento Seiji Akuma, Asmodai, o qualsiasi altro nome tu vorrai dargli non potrà mettere nemmeno un unghia dentro il mio villaggio.
    Pena la morte, e probabilmente una rivisitazione dell’alleanza che ora ci lega, Itai.
    Dopotutto è un tuo sottoposto.


    Era estremamente serio, come la situazione richiedeva dopotutto.

    Non mi faccio infinocchiare da quattro gocce.
    Non accetto alcun tipo di contrattazione.


    Tornò su Itai.

    Questo è quanto ho deciso, non posso sindacare sulle tue scelte, sta a te metterti dentro le mura un traditore intenzionato a tradire incapace di rinunciare al suo codice genetico da traditore che accaparra scuse l’una sull’altra per giustificare tradimenti ed errori che si possono pagare solo con la vita.
    Ma questo non obbliga me a farlo.
    Soddisfatto questa piccola richiesta amici come prima.


    Avrebbe poi parlato a Sho.

    Te lo lascio qui fino a che non gli cancelleremo la memoria riguardante le informazioni, seppur stupide, che ha osservato mentre stava a Konoha.
    Dopodiché sarà tuo compito scortarlo fuori dalle mura, i guardiani sapranno presto che li dovrà restare fino a che non cambierò idea per qualche motivo.
    E no, non temere, non ti sarà fatto nulla, sarai solo un po’ scomodo, ma è il minimo.


    Poi, il continuo rimbalzare tra un ordine e l’altro lo portò da Itai.

    Se ci stai, potremmo allontanarci, avrei da scambiare due chiacchiere con te.

    Seguito da Itai se ne sarebbe quindi andato via, lasciando Seiji al torturatore.
     
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    VII



    Ascoltai con una calma quasi serafica i commenti acidi di Raizen. Sapevo che sarebbero arrivati sin da prima la mia decisione di tentare di salvare con un ultimo disperato tentativo Keiji. Tuo il tetto, tue le regole, ma non voglio che gli sia cancellato più di quanto ha appreso a Konoha, dissi al termine delle flippica, incrociando semplicemente le braccia al petto. Ma lascia che ti dica due cose, Raizen, dissi allora. Non ero irritato, o infastidito, o offeso. Sapevo che dall'esterno ciò che avevo fatto era considerabile estremamente stupido, ma a quel punto non potevo tornare indietro.
    La prima, è non prendermi per cretino, direi un pugno sulla spalla di Seinji, che sembrava essere più un modo di indicarlo abbastanza violento piuttosto che un atto di violenza gratuito. Conosco questo babbeo da molto tempo prima di te, ed è la persona più testarda che esista sulla terra. Nel bene e nel male. La sua fedeltà a Kiri è indomita, ha solo il difetto di credere che la sua via è l'unica giusta, ma a quello dovrei averci già pensato un po' di tempo fa. Proprio perché lo conosco, seppur con POCHISSIME speranze, ho voluto provare a cancellare la rabbia che TU gli hai provocato.



    Lo indicai, anche se ancora il tono usato era tutt'altro che stizzito. In realtà era più supponente che altro. Te l'ho detto prima, tagliare le braccia alla gente le indispone, e le predispone ottimamente per comportamenti idioti che a lui, altro pugno su Seinji. Escono estremamente bene quando si vede minacciato. Sai, hai mai provato queste?, una vampata di fiamme dorate ricomparve sulla mia mano. Erano le stesse di Kurohai, lui le avrebbe riconosciute e probabilmente si stava domandando come mai potessi usarle io, che non ero un Drago dell'Ovest.
    Sono estremamente rilassanti, ti aiutano a pensare lucidamente, come è successo a lui, altro pugno sulla spalla a Seinji. Detto ciò ripuliscilo pure, non mi interessa che mantenga informazioni su Konoha. E non lo giustificherò del fatto che ha tentato di sfidarti alla morte: quella, Seinji, è stata una idiozia tremenda, sottolineai voltandomi verso l'Akuma. Perché se il perdere le braccia fa impazzire, anche essere presi in giro non è il massimo, e sopratutto vedersi sfidati alla morte nel proprio ufficio da uno che dovrebbe essere proprio alleato. Se non vuoi che gli altri ti trattino male, inizia a mostrar loro il rispetto che meritano, che non si misura solo in quanti "-sama" metti alla fine dei loro nomi, a quel punto ero certo di potergli parlare senza scatenare chissà quali cataclismi. E dove vorresti andare? In genere quando scampi la morte per una questione di centimetri dicono che tu ti senta vivissimo. Non dire cazzate, Kiri ha bisogno anche della tua forza, se vuoi dimostrarti degna di essa difendila come ti ho ordinato di fare, dopo potrai prenderti una vacanza, e quel tono non ammetteva alcuna replica. Dunque mi rivolsi a Raizen. Andiamo pure, dissi all'Hokage.


     
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    Assurdità





    Nel corso della mia vita ne avevo viste di follie, dio solo sa quante.
    Ero persino stato vittima della tremenda pazzia del cinque code e del miasma che lo affliggeva, ma quella situazione le batteva tutte: Itai stava scegliendo deliberatamente di tenersi una serpe in seno, di graziare un traditore che certo non lo meritava.
    Perché si stava comportando così? Non aveva forse la forza morale di eliminare qualcuno che una volta era suo sottoposto? Era forse un debole?
    Per me la risposta era sì. Tuttavia il mio giudizio era chiaramente offuscato dal mio esempio di Kage, Raizen.
    Con la sua guida severa ero abituato a dare il massimo , sapevo che il tradimento non sarebbe stato perdonato, quello per me voleva dire essere un Kage: mettere il proprio villaggio davanti alla salvezza di una singola vita.
    In quel momento il Kage di Kiri non lo stava facendo, aveva preferito risparmiare un traditore , una possibile, se non sicura, minaccia futura, piuttosto che eliminarlo e fare così il bene del proprio popolo, una decisione veramente pessima.
    Anche Razien stesso sembrava contrariato, non potevo certo biasimarlo, tuttavia decise di non opporsi alla decisione di Itai ed impose a sua volta delle sue condizioni, a mio dire più che legittime.

    -Certo.-

    Risposi breve e seccato dopo le parole dell'Hokage, non ce l'avevo con lui, ma la situazione non poteva non avvelenarmi il sangue e farmi ribollire di rabbia.I Kage uscirono così come erano entrati, lasciandomi solo con il nostro ospite, ancora una volta impossibilitato ad esercitare le mie abilità.
    Se il mio interlocutore avesse provato ad aprire bocca avrei tentato di colpirlo con un gancio destro sul naso, un colpo che sarebbe probabilmente stato portato a termine visto che il kiriano era legato come un salame.

    -Non ti è concesso di parlare.-


    Avrei detto legandogli quindi vari stracci attorno alla testa per impedire che aprisse ancora quella quella sua lurida bocca.
    Avrei quindi atteso che arrivassero i ninja deputati alla cancellazione della memoria del detenuto, lui poteva anche dimenticarsi di me, ma certo era che io non mi sarei scordato di lui.
     
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    I ~ Prigioni: Doppio Report


    S

    ho Saitama varcò la porta dell’ufficio dell’Hokage con un po’ di ritardo, forse vittima di un contrattempo o un pessimo risveglio per il Ninja. Dopo essere stati congedati da Raizen-sama, i due Ninja della Foglia si diressero verso le Prigioni del Villaggio. Un posto che la ragazza non aveva mai frequentato o visto prima. Si mormorava che fosse un posto di massima sicurezza, da cui era impossibile evadere e dove operavano i miglior Torturatori della Foglia.
    Lo sguardo cristallino di Ikuuya, membro della Squadra Speciale di Konoha, si alternava tra le umide pareti del corridoio e la figura di Sho-san che la precedeva, indicandole la retta via per non perdersi in quel labirinto di cunicoli e celle. L’atmosfera era piuttosto cupa e lugubre, infondo era una prigione di massima sicurezza. La struttura si estendeva verso il basso ed il prigioniero che stavano cercando non era stato classificato come un soggetto molto pericoloso, nonostante custodisse informazioni molto importanti. Quindi la discesa verso gli inferi della Prigione non dovrebbe essere particolarmente lunga, ma la Fuyutsuki si affidò completamente alla guida del Torturatore.
    Poteva davvero fidarsi di lui? La reazione di Saitama al quesito dell’Hokage l’aveva sorpresa. Aveva reagito con spropositata rabbia alle “provocazioni” di Raizen-sama. Anche lei aveva superato una prova, ma con risultati ed un atteggiamento completamente differente. Forse per questo erano stati assegnati a due reparti completamente differenti nella scala gerarchica Ninja. Dietro alla maschera marmorea Ikuuya cercava di leggere l’animo dell’irritabile Torturatore. L’Hokage aveva scelto di fidarsi di lui, e lei avrebbe fatto lo stesso.
    - Ikuuya, Membro della Squadra Speciale ed Avvelenatore di Konoha! - Si presentò all’uomo che la precedeva. Anche se il suo volto o la sua identità non erano rilevanti ai fini dell’incarico che le era stato assegnato. Dovevano estrapolare quante più informazioni possibili dal prigioniero e questa era la sua unica preoccupazione. Ma le sembrò adeguato rivelare almeno la sua identità nei Reparti Speciali. La sua voce mascherata già dalla pesante maschera aveva al volto e la divisa che indossava le garantiva l’anonimato. Approfittò del tragitto per poter fornire a Sho-san tutti i dettagli dell’incarico. - Alcuni mesi fa, durante una missione umanitaria in un Villaggio di Artigiani a Sud di Otafuku, mi sono imbattuta nel prigioniero, Gaho Nakashi, che aveva preso le sembianze del Sommo Sacerdote della comunità senza destare alcun sospetto. - Si assicurò di avere la piena attenzione del Torturatore prima di continuare con il suo resoconto. - Nel Villaggio, alcune settimane prima della Missione umanitaria organizzata da Konoha, si era scatenata una epidemia. I Ninja-medici dell’Ospedale sono riusciti a sviluppare un vaccino in poco tempo, individuando l’agente patogeno in un pozzo a 200 metri dal Villaggio. Ho personalmente guidato la missione umanitaria e Gaho, insieme ad alcuni complici, ha cercato di diffondere il fanatismo religioso infondendo il panico nei cittadini e ostacolando la distribuzione della cura. Era a capo di un piccolo culto in cui predicava l’ira Divina con l’avvento dell’epidemia per punire i peccatori. Ha cercato di accentrare i poteri amministrativi e religiosi nelle sue mani e screditare l’immagine dei Ninja di Konoha, rendendola colpevole dei guai che affliggeva il Villaggio. - Breve pausa. - Oltre alle accuse di diffamazione e disordini pubblici, ha cercato di uccidere un Ninja della mia unità medica e distruggere il vaccino. Inoltre dell’anziano uomo di cui ha assunto le sembianze non è stato ritrovato né il cadavere o indizi sul suo stato di salute. È scomparso! - Concluse con un sospiro. Date le accuse sicuramente il Torturatore conosceva la perfetta ubicazione della cella di Gaho Nakashi.
    Iniziò a sfogliare alcuni documenti che aveva tra le mani, quelli che Raizen-sama le aveva consegnato. - Non è la prima volta che Konoha viene presa di mira da una setta di religiosi! L’Hokage mi ha consegnato un resoconto di una sua missione al Villaggio di Kuchi, un Paesino sui Confini a Nord di Konoha. All’epoca partecipò anche Kiri alla spedizione. Questo gruppo di sacerdoti sembrava dedito esclusivamente ad un’antica divinità del Sole, ma la loro ambizione non si fermava ad adorare il loro Dio. Infatti hanno cercato di ribaltare gli equilibri delle Cinque Terre Ninja con un cannone a lunga gittata di Chakra.. un’arma di distruzione di massa. Sembravano più scienziati che fanatici religiosi! - La Fuyutsuki espose le sue perplessità, ma come aveva riferito a Raizen-sama non voleva escludere nessuna opzione. Quindi tutto dipendeva dalle capacità di Sho-san. - Personalmente, rileggendo entrambi i Report delle missioni, ho trovato ben poche similitudini tra i due culti. Ma siamo qui per scoprire eventuali legami e venire a capo di questa situazione. - Prima di organizzare una spedizione contro i misteriosi sacerdoti bisognava quantificare il pericolo e contestualizzarlo. Nonostante i fiumi e fiumi di parole presenti nei Report, Konoha sapeva ben poco di questi uomini incappucciati.
    - Confido nelle tue capacità da Torturatore. Se può esserti utile.. conosco le Arti Mediche- Nel caso Sho-san esagerasse con le maniere forti. - L’unica limitazione che sono costretta ad importi.. è la salvaguardia della vita di Gaho Nakashi. Deve sopravvivere all’interrogatorio. È più prezioso da vivo, che da morto, essendo l’unico membro di questa nuova setta di sacerdoti che siamo riusciti a catturare. - Precisò con serietà. Non conosceva i metodi di Sho-san , ma in nessun modo doveva essere compromessa la sua integrità psichica ed era lì per curare eventualmente le sue ferite.




    Ecco le due missioni di cui Ayuu parla. Ti viene fornita una documentazione completa di entrambe le missioni :3
    1 e 2
     
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    Continua da Qui.

    Prigioniero





    Fraintendimento? Raizen proprio non sembrava saperci fare con le parole in quell'occasione, ma certo non avevo intenzione di continuare una discussione che non sembrava sussistere.

    -Se mi vuoi conoscere fuori da situazioni quasi sempre potenzialmente mortali per me certo non mi opporrò, magari con tutti i soldi che prendi come Hokage ce la fai anche ad offrirmi una cena, tuttavia il tempo stringe a quanto pare, avremmo modo di riparlarne, Raizen.-

    Un breve inchino prima di congedarmi dal decimo ed avviarmi alle prigioni in compagnia della kunoichi mascherata.
    Il viaggio fino alle prigioni fu estremamente silenzioso, che la ragazza in mia comagnia pensasse a cosa dire? O magari il suo ruolo le impediva di perdersi in inutili chiacchiere, poco importava alla fine, avevamo un compito da svolgere assieme, tanto bastava.
    Giungemmo infine sul luogo, non potevo non rimanere soddisfatto ogni volta che me lo trovavo davanti, tutto era nato da un mio progetto, lo sentivo quasi come un figlio, certo, in esso avvenivano cose terribili, ma solo per il bene del villaggio.
    Le porte furono aperte e feci strada alla mia compagna di missione mentre le guardie mi salutavano con rispetto.

    -Il prigionieri portato da poco, all'ultimo piano.-

    Il tono era fermo e gelido, quando mi trovavo a ricoprire il mio ruolo all'interno di quell'edificio non vi era umanità in me, solo l'obiettivo di compiere il mio dovere, senza inutili scuse o obiezioni di coscienza.
    Mi diressi verso l'ascensore centrale, l'unico modo per spostarsi all'interno di quel luogo estremamente sorvegliato, fu allora che la mia accompagnatrice cominciò a parlare.
    Accennai un sorriso mentre mi preparavo a rispondere tenendo un tono di voce tale da essere udibile nonostante il rumore dei marchingegni che ci portavano verso il basso.

    -Piacere, Sho Saitama, Torturatore di Konoha, capisco la situazione, se hai domande precise da porre al prigioniero dimmelo e le riferirò per te.
    Riguardo alle tue "imposizioni"...-


    il tono divenne più serio.

    -Pensi che sia uno sciocco? Secondo te metterebbero un ninja senza conoscenze mediche come torturatore ufficiale? O magari uno che si fa morire un prigioniero tra le mani? Non so con chi tu sia abituata a lavorare, ma io seguo il mio ruolo e quello è l'agonia, non la morte. Io ottengo informazioni in modi che nessun altro vorrebbe dover utilizzare, un uomo morto non parla , non mi da informazioni, inoltre non sono io che decide chi vive o chi muore, non pensare che mi permetterei di fungere da giudice e giuria.-


    L'ascensore si fermò nel più profondo dei piani, il mio laboratorio, le porte si aprirono permettendo così a me ed a Ikuuya di scendere, una volta che fummo usciti da esso le porte si richiusero ed il marchingegno cominciò a risalire.

    -Tra pochi istanti il nostro uomo sarà qui, quello che accadrà non sarà piacevole da vedere, da ascoltare, da odorare, non ci sarà niente di bello, tuttavia ti devo chiedere di non interferire per alcun motivo, intesi? Inoltre, quello che avverrà qui deve rimanere qui, ma sei delle squadre speciali in fin dei conti, non penso nemmeno di dovertelo dire...-

    La ragazza avrebbe avuto giusto il tempo di rispondere prima che tornasse l'ascensore con sopra due guardie che trascinavano il prigioniero incatenato.

    -Benvenuto nella stanza dei giochi.-

    Avrei esordito, accogliendo il mio nuovo ospite con un enorme sorriso.
     
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    II ~ Un Torturatore suscettibile: L'arrivo del prigioniero


    P

    er la Kunoichi di Konoha era la prima volta che si addentrava nelle profondità delle prigioni del Villaggio. Aveva sentito varie dicerie sull’inespugnabilità delle sue mura ma soprattutto sui metodi poco ortodossi che venivano utilizzati per estorcere informazioni. La luce che illuminava le Foglie del grande Albero, celava sempre oscure e solide radici. L’arte della Tortura era una pratica tanto antica, forse anche più antica di Konohagakure no Sato. Le abilità dei Ninja erano preziose, molto preziose, ma ciò che poteva sovvertire le sorti di una Guerra o fare da ago della bilancia in una disputa tra Paesi confinanti erano le informazioni. La vita di uno Shinobi in missione dipendeva dalla precisione ed il buon uso delle informazioni che possedeva. Era la reale merce di scambio, che quantificava il Potere. Quindi era assolutamente necessaria la figura di Sho Saitama alla Foglia, e dei suoi sottoposti.
    Anche se il suo temperamento lasciava molto a desiderare. La Fuyutsuki si accorse subito dei modi poco cortesi e sbrigativi dell’uomo. Il suo Nindo da Kunoichi si fondava sul rispetto e l’estrema fedeltà che nutriva per l’Hokage, ed le risposte date dal Torturatore non furono adeguate ai suoi canoni. Doveva fidarsi di un uomo tanto rude e suscettibile. Raizen-sama aveva chiesto una “prova” della sua fedeltà e lo Shinobi della Foglia era andato in escandescenza.
    In rispettoso silenzio Ikuuya seguì il Torturatore fin all’ultimo piano, dove Gaho Nakashi, seguace di una nuova tendenza religiosa, era stato imprigionato. Avanzò lungo i corridoi bui e umidi della struttura. Non era affatto accogliente. Anzi lo sguardo della ragazza si soffermò per alcuni secondi sulle fredde sbarre di metallo che separavano i prigionieri dalla libertà. Alcuni erano raggomitolati in un angolo, altri riposavano, altri allungavano le mani in cerca di attenzioni, supplicando una libertà che avevano ormai perduto.
    Il Membro della Radice si preoccupò d’informare Sho-san sui Reports che l’Hokage le aveva consegnato durante la sua momentanea assenza. Non proferì alcuna parola sul suo ritardo, che aveva creato disagio ed una situazione decisamente imbarazzante. L’uomo non fece una piega alle sue parole, anzi invitò la Fuyutsuki ad esporre tutte le domande da porre al prigioniero. - Le domande prioritarie sono alquanto ovvie. Il nome del culto che segue, la sede che ospita questi fanatici religiosi, le motivazioni che li hanno spinti a minare la stabilità di un villaggio d’artigiani, dove è tenuto prigioniero la Guida spirituale del villaggio, ammesso che sia ancora viva. - Proferì con estrema calma e precisione. Solite domande di un interrogatorio. - I nomi e numero dei seguaci di questo culto, identità del loro leader ed eventuali piani segreti ai danni della Foglia. - Lasciò il resto al Torturatore. Infondo era lui l’esperto, sicuramente avrebbe posto le domande adeguate nel modo più consono possibile. Ikuuya non aveva mai torturato nessuno.
    Si trovavano nell’ascensore diretto verso l’ultimo piano delle Prigioni quando Sho-san ritenne necessario fare alcune precisazioni, forse ferito nell’orgoglio involontariamente dalla donna mascherata. Stranita la Fuyutsuki alzò un sopracciglio. Una reazione sicuramente spropositata, ma infondo l’aveva avuta pochi minuti prima anche con la massima autorità di Konoha. Forse il suo caratteraccio era la motivazione per cui se ne restava relegato nelle Prigioni come Torturatore ufficiale. - … - La Genin della Foglia dovette far ricorso a tutti gli insegnamenti di Atasuke-sama sull’equilibrio e la serenità d’animo per non saltare addosso a Sho-san e riempirlo di pugni. Le mano iniziavano a fremere. Anche lei era una testa calda, mitigata solo dagli insegnamenti del Karyuuken, e le risposte poco gentili del Torturatore misero a dura prova la sua pazienza. Dovette reprimere l’istinto di avvolgere le sue mani al collo dell’uomo ed imprimere quanta più pressione possibile. Desiderava strangolarlo. Ma per il bene della missione doveva superare questa piccola divergenza personale. Si morse il labbro inferiore e proferì con un sorriso. - Saitama-san le porgo le mie più sincere scuse per aver messo in dubbio involontariamente le vostre eccelse capacità nell’arte della Tortura. Non era mia intenzione! - Scosse la testa. - Ma sono abituata a donare ben poca fiducia ai Ninja di cui non ho conosciuto direttamente le proprie abilità. Mi fido comunque del buon giudizio dell’Hokage. Spero che non deludiate la mia fiducia e la ripiagate con preziose informazioni. Infondo siamo qui per questo no? - Non riuscì a trattenere una provocazione all’uomo. Non era riuscita a mordersi la lingua prima che il suo cervello elaborasse il celato risentimento che provava per quell’intervento poco galante del Torturatore.
    Arrivati nel laboratorio di Sho-san la Fuyutsuki annuì alle sue parole. Conosceva i limiti della sua figura nelle Prigioni del Villaggio. E sicuramente non aveva nessuna intenzione d’interferire con il lavoro di altre figure. Annuì con la testa per poi andare a posizionarsi in un angolo della stanza. - Ora siete voi a dubitare delle mie capacità? Del mio silenzio? Della mia disciplina? - Proferì con un tono divertito, mentre si appoggiava alla fredda pietra delle segrete. Le spalle aderirono alla parete e le braccia s’intrecciarono sotto al seno. - Sono certa che mi darete le informazioni che desidero… Saitama-san! - Non proferì altra parola, anche perché dopo alcuni minuti un duo di guardie trascinarono il prigioniero.
    Gaho Nakashi era un uomoprisoner_by_yukipon molto alto con una capigliatura disordinata e liscia fino alle spalle. Occhi neri come la pece e barba incolta sulle guance. Il volto era segnato da alcune tumefazioni risalenti a quasi un mese prima. L’occhio destro era leggermente scuro e qualche graffio segnava ancora il viso. Ferite non provocate dai suoi carcerieri ma riportate durante la Missione in cui era stato catturato. Il suo fisico slanciato era piuttosto esile e non particolarmente muscoloso, anzi sotto ai pettorali s’intravedevano le impronte costali, segno di un lieve stato di denutrizione, probabilmente pre-esistente già prima della prigionia a Konohagakure no Sato. Le sue mani, con le unghie un po’ sporche per la scarsa igiene, erano legate da catene. Anche il collo portava i segni di un collare di ferro piuttosto scomodo, che ad ogni movimento o strattone lasciava intravedere la cute sottostante completamente arrossata e lesionata. Il torso era nudo, mostrando il suo progressivo deperimento, coperto da uno straccio ed un mantello che lo proteggeva appena dall’umidità delle prigioni. Al centro del petto, in prossimità dello sterno, c’era un marchio. Probabilmente un tatuaggio con una valenza simbolica. Ma ciò che attirava maggiormente l’attenzione e la curiosità anche dei suoi carcerieri, era l’aria serena e tranquilla che traspirava dai suoi occhi. Mai un richiamo aveva ricevuto dalle guardie. Mangiava quello che gli veniva servito, meditava in un angolo della cella e dormiva poche ore al giorno. Non c’era paura, timore o risentimento. I suoi occhi neri trasmettevano serenità, una sinistra e misteriosa serenità.
    - … - L’uomo non rispose alla provocazione del Torturatore. Anzi iniziò a mormorare tra sé alcune parole incomprensibili, forse proferite in una lingua che non apparteneva al Paese del Fuoco e nemmeno all’epoca storica in cui vivevano. Recitava alcune parole. Sembravano preghiere o invocazioni divine. Albergavano ombre e misteri nella slanciata figura del prigioniero, stava al Torturatore svelarli.


     
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    Tortura





    Si cominciava male, il prigioniero non sembrava nemmeno voler rispondere ai saluti. Certo, era evidente che fosse a conoscenza della situazione in cui si trovava e di quello che di lì a poco sarebbe accaduto, eppure non sembrava importargli, che avesse semplicemente accettato il suo destino? O magari la sua fede per il culto era talmente forte da sostenere la sua forza di volontà, povero sciocco, tutti cedono prima o poi.
    Dato che il prigioniero non sembrava intenzionato a parlare non lo avrei importunato oltre con discorsi vuoti e mi sarei limitato a fare il mio lavoro in silenzio.
    Invitaii con un gesto della mano le guardie a posizionare il soggetto sul tavolo al centro della stanza ed a fermare ad esso i suoi arti con delle cinghie strette a metà dell'omero e poco sotto il ginocchio. Dopodiché utilizzai un'ulteriore cinghia per fissare la testa del prigioniero in modo che stesse ben ferma e direzionata verso l'alto, il tocco sarebbe stato estremamente gentile, non certo quello che ci si aspetterebbe da un torturatore.
    Sul soffitto sopra di lui vi era uno specchio su cui si rifletteva l'immagine del suo corpo legato ed impotente. Più di una volta da piccoli capita di farsi male e di non mettersi a piangere fino a che non si vede effettivamente la ferita che ci si è procurati, è la presa di coscienza del danno che aumenta esponenzialmente il dolore e che, sommata a quella della completa impotenza di quel momento, speravo convincesse il poveraccio a parlare assai più in fretta.
    Lentamente e con delicatezza tagliai gli stracci che coprivano il suo corpo e li rimossi in modo da lasciarlo completamente nudo; il suo corpo, assai magro, mi permetteva di vedere bene l'inserzione dei vari muscoli sulle ossa e le articolazioni, anche l'epitelio sembrava estremamente anemico e sottile e lasciava intravedere i vasi più superficiali che assumevano una tipica colorazione bluastra.
    Mi scostai quindi dal tavolo e cercai nell'armadietto lì a fianco uno strumento che mi sarebbe servito.
    Aveva un aspetto assai peculiare, aveva l'aspetto di un binocolo legato ad un microscopio, ma la sua funzione era assai più simile a quella di una clessidra: era infatti un'oggetto progettato per rilasciare, dopo un tempo regolabile, delle gocce di soluzione fisiologia.
    Posizionai quindi l'oggetto poco al di sopra della testa del prigioniero in modo che le gocce di liquido cadessero esattamente sugli occhi, quindi impostai il tempo, quindici secondi.
    Lo strumento non serviva per dar fastidio, anzi, sarebbe stato assai utile al prigioniero di lì a poco: il bulbo oculare necessita infatti di una costante idratazione che normalmente viene eseguita tramite la chiusura delle palpebre, ma se gli avessi permesso di farlo avrebbe potuto non guardare lo specchio e quindi quello che gli stavo facendo e questo certo non lo avrei permesso.
    Rapido ed impassibile, senza proferire parola, tagliai all'uomo entrambe le palpebre superiori con l'utilizzo di un bisturi ad induzione in modo da cauterizzare al contempo la ferita.
    Il puzzo di carne bruciata cominciò ad invadere la stanza e la tortura ancora doveva cominciare, sul mio volto intanto non sarebbe comparsa alcuna espressione e dalla mia bocca non sarebbe ancora stata proferita parola.
    Presi quindi delle grosse forbici simili a trinciapollo e cominciai a tagliare le falangi distali della mano sinistra in direzione lateromediale.
    Concluso con essa sarei passato all'altra mano e quindi ad entrambi i piedi.
    Finito il primo giro sarei tornato sulla mano sinistra ed avrei cominciato a rimuovere le falangi intermedie per poi passare anche alla mano destra ed eseguire la stessa operazione, ancora nessuna parola sarebbe uscita dalla mia bocca, qualunque fossero state le reazioni dell'uomo.
    Finito quel procedimento avrei quindi atteso qualche minuti, sempre in silenzio, volevo che prendesse visione del mio lavoro e che vedesse cosa era il suo corpo adesso.
    Presi quindi dei chiudi lunghi circa dieci centimetri ed un martelletto che utilizzai per inchiodare entrambi i testicoli dell'uomo al tavolo su cui si trovava, due chiodi per ognuno di essi.
    Attesi un'altra volta in silenzio che prendesse visione di quello che avevo fatto e poi cauterizzai le ferite utilizzando un ferro incandescente, non volevo certo che morisse dissanguato, ancora una volta la stanza fu invasa dall'odore di carne bruciata.
    Posai quindi per un attimo gli strumenti e, finalmente, parlai.

    -Se adesso pensi di aver ritrovato l'educazione ed il senno ti pregherei di rispondere alle domande della signorina, altrimenti continueremo con la procedura... ah, a proposito,bel tatuaggio, starebbe bene su una lampada.-

    Dopo la frase, espressa con un tono quasi del tutti atonale e freddo, mi sarei quindi rivolto alla kunoichi e le avrei fatto cenno con la mano destra di avvicinarsi, esattamente come le avevo chiesto era rimasta in silenzio fino ad allora, si era quindi guadagnata il diritto di far lei le domande al prigioniero, alla fine era la sua missione.
     
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    Questioni delicate


    Post Terzo




    Appena prima di varcare la soglia del villaggio avrei suggerito ai ninja di Oto di utilizzare la tecnica della trasformazione in modo da attirare il meno possibile l'attenzione del popolo. Per quanto riguardava la mia scorta, invece, confidavo che ci avrebbe seguito.
    Senza fretta giungemmo alle prigioni, non volevo che un movimento troppo rapido verso tale edificio potesse allarmare il villaggio, ma forse non era solo per quello, stavo infatti andando incontro ad un procedimento che avrebbe mascherato la mia identità e probabilmente il mio subconscio cercava di assaporare gli ultimi momenti in cui sarei stato me stesso per chissà quanto tempo. Non è un addio. Lo avevo specificato a Raizen, Sho Saitama non sarebbe morto, ma non sapevo certo per quanto tempo il mondo lo avrebbe creduto.
    L'edificio si presentava umile all'esterno, decisamente troppo piccolo per contenere i prigionieri. Non lasciatevi ingannare dal primo impatto. Dissi rivolto ai ninja di Oto. Puoi venire fuori adesso. Intimai quindi al foglioso per riprendere il discorso con gli shinobi del suono una volta che questo fosse apparso. Perdonatemi, non intendevo tenervi segreta la sua presenza. La sua presenza è stata richiesta è stata da me richiesta come tutela non solo mia,
    ma anche vostra. Pensavo infatti che si sarebbe presentato solo uno di voi e,
    beh, siamo comunque in una prigione, l'intervento ci terrà occupati, quindi un po' di aiuto è salutare. Vi sarà più chiaro tra un attimo, adesso seguitemi.

    Così dicendo entrai dalla porta d'ingresso per posizionarmi sulla piattaforma che ci avrebbe accompagnato fino al più profondo dei piani delle prigioni: il mio laboratorio. Scendendo i presenti avrebbero potuto modo di vedere l'assetto a piramide inversa che l'edificio assumeva nel sottosuolo assieme alle punizioni che venivano inflitte ai suoi residenti. Una volta che la piattaforma di ferro raggiunse la sua destinazione scesi da essa, intimando agli altri di fare lo stesso; non appena tutti loro avessero abbandonato l'ascensore questo avrebbe ripreso il suo cammino verso l'alto, fermandosi in corrispondenza del soffitto della stanza così da obliterarne il passaggio e la visione si piani superiori lasciando la stanza nella più completa oscurità.
    Quella condizione durò solo pochi istanti, premendo infatti l'interruttore, di cui conoscevo assai bene la posizione, di accesero due luci bianche al neon che rivelarono la natura della stanza stessa. Il pavimento e le pareti erano piastrellate di bianco, al centro un tavolo operatorio in metallo in perfette condizioni, tutti attorno ai presenti vi erano gli oggetti di uso chirurgico ed alcuni altri, usati per il mio precedente lavoro. Ora arrivano le risposte, grazie per la pazienza. Dissi con tono estremamente calmo portando la mano destra alla maschera della tigre e togliendomela per poi appoggiarla sul tavolino di metallo che avevo a fianco. Non so se riconosciate il mio volto o la mia storia, ma di certo saprete degli avvenimenti della notte della luna rossa qui a Konoha, quando Shiro ha portato via l'onore del decimo. Quella notte l'orgoglio di Raizen non è stata l'unica che Cantha si è portata via, si è presa anche me. Feci una piccola pausa mentre la mente si affollava di ricordi che avrei preferito non avere. Dopo che avevo sconfitto il serraglio il mio corpo era ridotto male, non ci hanno messo molto a prendermi, non che altrimenti ci avrei potuto fare qualcosa. L'uomo che mi ha catturato, il maestro di Shiro, possiede un potere che non ha eguali, capace di scuotere di terrore persino le montagne. Vi chiederete perché hanno preso proprio me, beh, semplice, il mio nome è Sho Saitama e sono l'attuale portatore del demone dalle cinque code. Piacere di fare la vostra conoscenza. Un'altra pausa prima di proseguire. Per un mese sono stato torturato nel tentativo di estirpare i cercoterio dal mio corpo, ma non ce l'hanno fatta. Sono riuscito a fuggire e a tornare a casa,
    ma non penso che questo faccia piacere a Cantha, qui entrate in gioco voi.

    Dissi indicando i ninja del suono. Ho bisogno che cambiate il mio volto per nascondere la mia identità... Penso sia arrivato il momento in cui passare da stupido. Dissi all'uomo, accennando un sorriso, riferendomi alla sua precedente affermazione alle mura. Ma fatemi concludere. Non era necessario chiamare un villaggio esterno per eseguire questo lavoro, così come non era necessario che vi riferissi tutte queste informazioni, e allora perché l'ho fatto?
    Semplice, voglio fidarmi di voi. Non nego che questa idea non sia piaciuta a Raizen, ha fatto di tutto per farmi cambiare idea, ma io ho altri progetti. Quello che stiamo per fronteggiare non è un pericolo per la foglia, il suono o un singolo villaggio: è un problema di tutti noi come ninja. Una volta tornato potevo scegliere di vivere nel terrore, nella furia cieca della vendetta, ma ho deciso di vivere nella speranza. Questo nemico, Cantha, può unirci, come un'unica arma potremo fronteggiarlo, per questo voglio fidarmi di voi, voglio che sappiate il mio segreto. Che oggi sia il primo passo verso l'alleanza più potente della storia, un'alleanza per cui non ho paura di metter in gioco la mia stessa vita!
    Conclusi attendendo eventuali domande o affermazioni da parte dei miei interlocutori.


    Edited by S h o ! - 9/2/2018, 18:07
     
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    Sembrava che la misteriosa missione si sarebbe tenuta all'interno delle prigioni di Konoha (luogo che Kunihiro aveva sempre voluto visitare, non riuscendoci mai, bloccato sempre dalle guardie quando ancora non possedeva doti furtive troppo sviluppate). Il gruppo era qualche metro davanti a lui e l'uomo mascherato gli intimò di venire fuori.

    Poco prima...



    Alle mura di Konoha si erano presentati ben due esponenti del villaggio del suono e... Raizen Ikigami. Kunihiro non fu sorpreso di vedere lì l'Hokage: già un paio di volte gli era capitato di sentirlo parlare degli Otesi e l'omone non aveva mai avuto parole lusinghevoli per loro. Quindi era comprensibile che volesse tenerli a bada, anche se non ce ne sarebbe stato bisogno: sapeva bene che il valoroso Kunihiro sarebbe stato lì a fare da guardia, quindi non si sarebbe dovuto preoccupare!

    L'uomo dalla maschera di Tigre, tuttavia, sembrava pensarla diversamente: lui si fidava dei due stranieri e anzi, gli aveva invitati ad entrare nel villaggio!
    Scrollò le spalle: non era affar suo e immaginò che se avessero sgarrato ne avrebbero subito le conseguenze.
    Durante il tragitto all'interno del Villaggio, tenne d'occhio da lontano i tre, facendosi strada fra i tetti, sempre nascosto dalla sua tecnica. Nel frattempo però aveva ideato un piccolo motivetto che però non riusciva più a togliersi dalla testa e che di tanto intanto bisbigliava, canticchiando: -è l'uomo ti...nannaninanannaninaaaa, combate solo, nannaninanaaaaa...
    Si era reso però conto che in tutto quello non aveva idea di chi stesse seguendo: nessuno infatti si era presentato agli altri, Kunihiro compreso...

    Adesso...



    Fece un passo in avanti e sciolse la tecnica dell'Occultamento, il che lo fece palesare agli occhi di tutti. Si inchinò lievemente con un sorriso senza distogliere lo sguardo e disse: -Un piacere immenso fare la vostra conoscenza, sono il Signor X, o X-san, se preferite. Spero che le prigioni siano di vostro gradimento, le decoriamo apposta così per farle sembrare il più spartane possibile!

    Fu così che, finiti i convenevoli, l'uomo-tigre li condusse nelle profondità delle prigioni, nel vero senso della parola!
    Una sorta di marchingegno infernale sotto forma di piattaforma semovente li condusse, appunto, molto più in basso, e facendo percepire loro sempre più la natura claustrofobica del luogo man mano che scendeva. Kunihiro attese comunque prima di attivare una qualche tecnica o meccanismo di mimesi, preso com'era dal calcolare chi dei suoi "compagni" sarebbero mortio sfracellato al suolo, se qualcosa non avesse funzionato in quella macchina. Lui poteva dislocarsi, tornando nel suo comodo letto a casa Horikawa, dove teneva sempre uno dei suoi sigilli di dislocazione remota (o su quello che aveva appiccicato di nascosto in una delle celle vuote che avevano passato poco prima della discesa). Ma loro?
    Scacciò il pensiero quando, d'improvviso, la piattaforma si fermò, comunicando a tutti che il viaggio era terminato, anche se il buio non li aiutò a capire dove fossero. Non percepì nulla, ma ne approfittò per attivare il meccanismo mimetico all'interno della sua maglia protettiva per sparire.

    Quando le luci si accesero, il misterioso uomo mascherato si levò finalmente la maschera, palesando il proprio volto a tutti. Molto di quello che disse non ebbe alcun senso alle orecchie del ragazzino, che ascoltò, sebbene perplesso. Qualcosa a proposito di qualcuno che cercava "Terio". Strano nome. L'unica informazione interessante del discorso di quello che si era presentato come Sho Saitama, fu la spiegazione di cosa si sarebbe consumato in quella stanza, cosa per la quale Kunihiro era stato fino a quel punto abbastanza curioso ma che adesso invece gli sembrò piuttosto noioso. Aveva sperato in qualcosa di più... esplosivo.

    Si mosse silenziosamente durante il monologo del suo obbiettivo per raggiungere la parete a est, dove decise che avrebbe stazionato per il resto del tempo.

    Era curioso come, all'interno dello stesso villaggio, all'interno della stessa amministrazione, potessero esserci pareri così discordanti su un popolo. Da una parte Raizen Ikigami, la cui diffidenza per il Suono traspariva ad ogni sua parola; dall'altra Sho Saitama, che affidava loro la vita.
    Kunihiro pensò che in realtà l'unico motivo per cui l'uomo-tigre si sentisse sicuro ad affidarsi a quelli là non fosse realmente perché voleva rafforzare le alleanze, ma perché c'era Kunihiro lì a proteggerlo. Questo era ovvio.

    Ma non esternò il suo parere...

    Chakra: 60/60
    Vitalità: 16/16
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 500
    Velocità:  575
    Resistenza: 500
    Riflessi: 500
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 500
    Agilità: 500
    Intuito: 500
    Precisione: 500
    Slot Difesa
    1:
    2:
    3:
    Slot Azione
    1:
    2:
    3:
    Slot Tecnica
    1:
    2:
    EQUIPAGGIAMENTO
    • Katana × 1
    • Kunai × 12
    • Sigilli di Dislocamento × 30
    • Cartabomba II × 1
    • Bomba Abbagliante × 1
    • Veleno Debilitante B1 (5 dosi) × 1 [Riflessi]
    • Cotta di Maglia Inferiore × 1
    • Gambali in Ferro × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    SCORRI PER VEDERE LE NOTE!
    Dettagli equipaggiamento Kunihiro:
    Katana: un sigillo di dislocazione già applicato. 5 Dosi di veleno già applicate.
    Kunai (12/12): tutti presentano un sigillo di dislocazione. Uno presenta una Cartabomba II già applicata.
    Sigilli di dislocazione liberi: 16/17

    Abilità utilizzate: Furtività, Recitazione
     
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    Co / op IV



    Non che a Tsukai importasse veramente, ma sul volto della ragazza di Oto si palesò un espressione di disappunto quando gli venne chiesto di travestirsi di nuovo. Ed infatti, negli istanti successivi alla domanda, gli occhi di Sango cercarono quelli del suo superiore, nella speranza che la voce del Fedaikin potesse assicurare i ninja di Konoha sulla sicurezza dell'operazione, ma in risposta ebbe solo un cenno del capo che non voleva dire altro che avrebbe dovuto eseguire gli ordini, senza lamentarsi.

    Travestiti come due semplici civili, il duo di Oto venne quindi scortato fino alla struttura delle prigioni, un modesto edificio rosso, dalla forma assai particolare. Tsukai, per conoscenza diretta di Shinken, aveva ben presente dove fossero collocate le prigioni della Foglia; non che negli anni l'ingresso fosse rimasto lo stesso, ovviamente, ma spostare una struttura così imponente non era economicamente e fisicamente sostenibile ed era quindi probabile che fosse rimasta lì, esattamente dove il suo padrino l'aveva voluta tanti anni prima. Fu però una questione di educazione, tant'é che il Jonin ebbe l'accortezza di risparmiarsi nel commentare la frase del ninja mascherato, muovendo solo il capo in segno di approvazione.

    La nostra scorta ha i piedi fin troppo pesanti...


    Sentenziò in risposta alle parole dell'uomo con la maschera. Come aveva fatto a capire che erano stati seguiti non era importante. Infondo non c'era da meravigliarsi di fronte alle abilità di un membro della squadra speciale del Suono, era invece un ottimo spunto per il giovane ninja al fine di comprendere dove dover migliorare. Sciolta la tecnica ambientale, fu Sango a rompere il ghiaccio, rispondendo alle prime parole del ragazzo. I due avrebbero anche potuto colloquiare (la ragazza era effettivamente una chiacchierona) ed infondo quella missione sembrava aver preso anche una piega diplomatica indubbiamente curiosa. Forse era stato furbo Febh ad associare a Shinken quella kunoichi; lei era una chiacchierona, lui invece era assolutamente un tipo meno divertente.

    BHé, piacere Signor X! Io sono Hebi no Sango, il Serpente Corallo e... lui è Hebi no Tsukai, l'Incantatore di Serpenti!


    Se devo essere totalmente sincero con voi due, non mi piace l'idea di infilarci all'interno delle prigioni di Konoha. Spero non vi dispiaccia se mi riservo il diritto di informare il nostro villaggio con un messaggio.



    Disse pacato il Fedaikin. Gli bastò impastare una modesta quantità di chakra e allungare il braccio destro verso il cielo, che subito un corvo privo di occhi uscì dalla sua manica, spiccando veloce il volo verso i territori del Paese delle Risaie [Volatili speciali]Volatili Speciali
    Speciale: L?utilizzatore può evocare un Volatile per comunicare rapidamente con il proprio villaggio. Il Volatile è considerato un?evocazione parienergia l?utilizzatore con intelletto animale. Non è aggressivo e se attaccato si limiterà a scappare senza attaccare. Le dimensioni massime del Volatile sono pari a 2 Unità, possono trasportare rotoli di dimensioni massime a Mediopiccoli.
    [Da jonin in su]
    . Con se avrebbe portato un messaggio cifrato, direttamente al guardiano delle mura di Oto, con sopra specificata i loro ultimi spostamenti e la futura posizione. Era assai improbabile che i due ninja di Konoha gli impedissero di inviare quel messaggio, ma se così fosse stato, purtroppo per tutti, nessun ninja di Oto si sarebbe infilato nelle prigioni volontariamente.

    [...]

    Il Fedele riuscì finalmente a guardare il volto del suo interlocutore. Non aveva idea di chi esso fosse, ma se aveva tenuto nascosto il suo volto fino a quel momento - pensò - era probabile che stesse nascondendo la sua identità, persino all'interno del suo stesso villaggio. In un certo senso anche lui aveva dovuto fare lo stesso nei primi mesi del suo ritorno ad Oto, per ragioni diverse, ed ora si stava interrogando su quale potessero essere i motivi che lo avevano spinto a tanto. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi il perché, che subito lo shinobi spiegò il motivo di quella scelta. Parlò di un recente attacco di una potenza militare sconosciuta, di nome Cantha, che sembrava esser riuscita a colpire Konoha diritta al cuore, tanto da riuscire a portare via l'onore del Decimo Hokage insieme alla sua persona.

    Altre spiegazioni si susseguirono, con Sango e Tsukai in rigoroso silenzio, entrambi in ascolto delle parole del ninja della foglia. Non furono tanto i nomi degli esponenti degli invasori ad interessare al Jonin di Oto, fu piuttosto la scoperta di avere difronte proprio lo shinobi di Konoha che Febh gli aveva chiesto, non molto tempo prima, di contattare per suo conto. All'improvviso gli obiettivi della squadra di Oto dovevano essere riconsiderati: l'amministrazione di Oto aveva esplicitamente richiesto al Jonin di richiedere un pagamento adeguato per i loro servizi (anche se non erano stati chiariti in prima sede), ma quella scoperta inaspettata aveva cambiato le carte in tavola. E di molto.

    Sho Saitama... Mi continui a sorprendere.

    Se in un primo momento sono stati i tuoi propositi a cogliermi impreparato, ora che sono venuto a conoscenza del tuo vero nome, devo confessarti, la sorpresa è addirittura più grande. Non molto tempo fa l'amministratore del Villaggio del Suono - Febh Yakushi - a chiesto ai Fedaikin di recarsi a Konoha alla ricerca di una persona, che abbiamo scoperto solamente in seguito fosse scomparsa senza lasciare alcuna traccia. Ne negli archivi dell'Accademia, ne negli archivi della Foglia era più presente quel nome; le ricerche sono state infruttuose, tanto da far desistere la squadra speciale nelle ricerche. Poi, all'improvviso, mi ritrovo davanti lo stesso ninja che stavamo cercando.

    Avremo modo di parlare di questo più tardi...



    Mi sembra invece chiaro come l'alleanza ninja abbia subito nel tempo un forte indebbolimento, fino al punto da rendere tutti e quattro i grandi Villaggi ninja vulnerabili agli attacchi esterni. Prima Kirigakure, poi Konohagakure e persino Otogakure é stata attaccata, non da questa Cantha di cui tu stai parlando, ma da parte degli shinobi di Kumogakure, Cremisi, per essere precisi. Pare che solo il Paese del Vento sia stato risparmiato, ma non sappiamo se verrà attaccato a breve o se i nostri comuni nemici abbiano riservato piani diversi per Sunagakure...

    Lo guardò intensamente negli occhi, che lentamente mutarono nella tipica forma cruceiforme che li caratterizzava. La richiesta dello shinobi di Konoha andava oltre al semplice intervento chirurgico che aveva richiesto, stava effettivamente portando avanti un operazione diplomatica assai complessa. Tsuakai sapeva che non poteva prendere quella decisione da solo, prima di consultare lo Yakushi e probabilmente il Mikawa, ma oramai era lì, tirarsi indietro a quel punto sarebbe stato sicuramente inconveniente. Si riservò qualche secondo per pensare, potandosi una mano sul mento. Sengo però non riuscì a trattenersi.

    mentoshinky



    Ma i nostri Villaggi sono sempre stati alleati! Certo, ci sono state alcune divergenza negli ultimi anni passati, ma l'alleanza non vale solo per via di una manciata di firme su di un pezzo di carta, vale perché sono gli shinobi e le kunoichi dei villaggi a renderla tale. Tsukai-sama...

    Sango, frena la lingua.


    Non possiamo parlare a nome del Villaggio di Oto; non posso stringere nuove alleanze o patti con gli shinobi di Konohagakure senza il consenso del Kokage o dell'Amministratore... una mia risposta alle tue parole non avrebbe alcun valore. Posso però prendere atto della tua richiesta più impellente, e comunicare in seguito le tue nobili intenzioni ai vertici del mio Villaggio.

    Avrai il mio aiuto, Sho Saitama. E se tutto andrà come da te previsto, anche Konoha ed Oto si stringeranno nuovamente insieme.



    Da dove vogliamo cominciare?



     
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46 replies since 31/12/2005, 18:09   1323 views
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