La Dimora sulla Montagna

Ex Villa Kinzo, ora di Proprietà di Jyazu Yama

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  1. Jyazu
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    tetto


    La Dimora sulla montagna è situata nei territori del paese del riso, poco fuori da OTO.
    Per raggiungerla è necessario uscire dal villaggio percorrendo una delle strade secondarie attorno al quartiere dei piaceri, la strada del Serpente che uccise la bestia. A circa metà di quella strada si riesce ad intravedere l'abitazione, incassata a metà nel crinale dell'altura e ornata dai suoi colori predominanti: il rosso, il nero ed il viola scuro. Un sentiero in salita di circa 50 metri, modellato nella pietra grezza porta davanti all'ingresso, e al giardino dell'abitazione.

    L'esterno, cioè il cortile, è ornato con due grosse statue poste ricavate da un abile lavoro artigianale, raffigurano due grossi serpenti alti circa cinque metri l'uno, essi si stendono davanti all'avventore osservandolo con le fauci aperte in aria di sfida. Il giardino invece è abbandonato a sé stesso; da quando il clan Kinzo è stato eliminato Jyazu non si è mai preoccupato di prestare attenzione alla minuziosa cura con cui il clan teneva a bada le erbacce, ora, il verde ha lasciato spazio ad una tonalità cupa dando a quel luogo un aria abbastanza lugubre.
    L'ingresso è costituito da un portone abbastanza massiccio di legno e ferro di colore nerastro. Una volta, sopra di esso sorgeva il simbolo del clan Kinzo, intagliato nel legno e decorato da mani esperte, oggi, il simbolo è stato cancellato.

    Superato il portone vi è uno stanzone piuttosto grande e spazioso. Sulle pareti sono esposti diversi rotoli e dipinti di modesto valore, tutti raffiguranti scene di battaglia o espressioni d'arte che, prima di appartenere a Jyazu Yama, erano di proprietà del clan Kinzo. Vi è poi un corridoio più stretto sulla destra e uno sulla sinistra, mentre la parete adiacente all'ingresso è costituita da un separé tipico giapponese, di tela e legno. Superandolo, tramite un meccanismo della porta a scorrimento, ci si addentra in un salotto non molto differente dal precedente, piacevolmente ornato e costituito da un grosso tavolone con 12 posti a sedere, di cui vi è solo un capo tavola.
    Da questa stanza si accade, da ogni lato, al corridoio intorno alla stanza.

    Il corridoio a sinistra ha una porta che da su una modesta cucina. Sul retro del separé vi è invece una parete solida, una parete con una doppia porta a scomparsa che da in un ufficio privato. Si tratta di uno stanzone modesto, dall'aria cupa e negativa. E' costituito da una grossa scrivania posta al centro della stanza dietro la quale è situata una grossa sedia di pelle trattata. Vi sono due sedie per gli ospiti, diverse rastrelliere alle pareti con armi poste e qualche dipinto di dubbio gusto. Nella parete dietro la scrivania, nascosto da uno scaffale vi è un meccanismo a scomparsa che porta in una sorta di stanza segreta, una stanza dentro la quale sono nascosti diversi documenti della famiglia Kinzo, rotoli riguardanti gli affari sporchi e diversi tomi su svariati argomenti, insomma, una sorta di piccola biblioteca privata.

    Le stanze private, invece si raggiungono tramite una scala posta al lato dell'ingresso; al secondo piano vi è un lungo corridoio e 4 camere da letto.

    ingresso





    Edited by Jyazu - 21/3/2012, 18:11
     
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  2. Jyazu
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    Yakuza Rising
    Il Sole di Domani si Riflette negli Occhi del Folle

    太陽は狂ったの目に反映されています



    mezzafaccia

    Tumpf. Tumpf. Tumpf.

    Il ritmico battito cardiaco di Jyazu era accelerato e rimodellato da quel momento. Gli occhi puntavano nel buio della stanza, erano le 22.13, lo sapeva con certezza. Scomposto, ma comodo Jyazu Yama se ne stava sulla poltrona di Kinzo, nell'ufficio di Kinzo. Vestiva come di suo solito, e teneva i gomiti appoggiati sopra il tavolo, le mani congiunte a gli occhi ad osservare l'ingresso di quell'ufficio in attesa dei suoi ospiti; alle sue spalle, adornato in un epico telo di vecchia c'era il simbolo del suo clan, il simbolo del Clan Yakuza, il clan di suo padre.
    L'assenza di luci in quella stanza nascondeva quella che era la sua nuova natura, la sua carne. Rimase in silenzio, un rigoroso silenzio privo di qualsiasi strofa. Era stabile in quel buio. Jyazu Yakuza, Jyazu Yakuza.. Questo era l'unico pensiero che gli contorceva l'anima. Digrignò i denti e tutto d'un tratto la furia lo prese alla sprovvista, schiacciandolo. Con forza batté forte il palmo della mano sulla scrivania, s'alzò infuriato.. E poi si calmò d'improvviso. Del tutto folle, era tormentato. Mentre meditava sull'arrivo di quei duce fece scivolare il dito indice sul legno laccato, abbandonandosi in una sinistra e contorta risata. E poi il silenzio.

    yakuza%20symbol

    Tumpf. Tumpf. Tumpf. ... Tumpf. .. Tumpf.


    Prese a camminare intorno alla scrivania senza rimuovere la mano da essa, percorse gli incavi, le scavature. Chiuse gli occhi e tornò a sedere. Gli ci volle un attimo, ma un suono gli fece drizzare le orecchie e spalancare di nuovo gli occhi: erano arrivati. Oniji e Rinnen, erano arrivati.


    Appena arrivati il duo avrebbe trovato la porta d'ingresso e quella dell'ufficio spalancata; non c'era molta luce all'interno della casa, ma fortunatamente qualche candela ardeva illuminando le stanze principali, ad eccezione di quella in cui c'era lo Yakuza. Ad attirarli verso l'ufficio sarebbe stato un basso sibilare serpentino, un verso malvagio in grado di far vibrare l'anima. Un richiamo, in un certo senso.
    Arrivati all'ufficio avrebbero trovato Jyazu seduto sulla poltrona di Kinzo, il volto mezzo mascherato dalle tenebre di quella stanza, le mano congiunte in una posizione statuaria. Benché quel comportamento avrebbe potuto far sorgere qualche dubbio, c'era qualcosa di ben più evidente: la pelle, per quel poco che potevano vedere era semplicemente differente. Un colore smeraldino gli invadeva il lato destro del corpo, si mischiava ai tatuaggi in un motivo del tutto ben poco naturale. Ma ad attirare ancor di più la loro attenzione sarebbe stato di certo l'occhio destro di Jyazu Yama. Quel giallo intenso che gli era caratteristico, dopo tanto tempo era sparito, il bulbo s'era fatto smeraldino, un verde spento, acido. L'iride verticale ed innaturale serpentiforme. Lì fisso ed alzò di poco il mento, puntando entrambi gli occhi verso di loro. Erano diversi.

    « Vi avevo comunicato di fare in fretta. » disse, con tono severo. La voce era di Jyazu, eppure, eppure.. Beh, c'era qualcosa che l'aveva resa differente.


     
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    La casa di Jyazu.
    Capitolo I: Una Storia Appena Iniziata.


    Jyazu mi aveva mandata a chiamare alla fine del salmo. Non credevo di aver fatto abbastanza colpo sulla sua persona da considerarmi parte importante del suo gruppo.. ammesso che ne avesse uno. Magari voleva solo uccidermi o violentarmi e la cosa non mi sarebbe neppure apparsa troppo strana visto il tizio con cui avevo a che fare.. ma infondo perché rinunciare ad una opportunità del genere? Mi aveva fatto promettere e giurare fedeltà quasi a scatola chiusa ma era giusto che rispettassi parte del mio patto se volevo che lui facesse altrettanto. Mi preparai ad uscire dovendo convincere i miei genitori che in realtà mi stavo recando ad un locale li vicino per passare la nottata con alcuni amici di "studio" La cosa non sembrava averli convinti particolarmente ma dopo la mia iscrizioni all'accademia si erano ammorbiditi molto sia per le uscite sia per aver smesso di rare domande sceme sul dove fossi stata o sul perché le mie armi fossero ricoperte di sangue.

    La strada che portava alla casa che mi era stata indicata non preannunciava nulla di buono, era particolarmente oscura e il caseggiato in questione pareva trascurato nella sua interezza, specialmente per quanto riguardava il giardino. Passai inquietata sotto le statue delle Hebi che fissavano chiunque entrasse verso l'ingresso principale dal giardino e, d'un tratto, mi sentì davvero male per essermi recata in quel luogo senza aver detto nulla a nessuno. Se mi avesse fatto qualcosa di male che cosa avrei potuto fare per difendermi? Unghie e denti non potevano essere considerati armi in quella circostanza, nossignore, ma decisi di farmi forza e dimostrare a Jyazu quanto coraggio potessero avere quei cuccioli disprezzati e derisi da lui pochi giorni addietro. Non ero la tipa a cui si può fare un torto e passarla liscia e Jyazu doveva saperlo: Un patto con me era un qualcosa di indissolubile che avrebbe dovuto mantenere fino alla fine, oppure uccidermi nel tentativo di infrangerlo.

    Arrivai davanti alla porta, spalancata, fissando l'interno. Sembrava una bella casa per un barbone che viveva in bermuda e mangiava Ramen nel quartiere dei piaceri lanciando ciotole alle ragazze, ma infondo ognuno ha i suo segreti e non spettava a me tirare fuori da Jyazu qualcosa che non voleva che sapessi, non ancora almeno, nei suoi confronti. Assieme a me arrivò un'altro ragazzo, una persona particolare e distinta, dall'aria abbastanza pacata, quasi come se stesse in un mondo tutto suo. Quando si avvicinò all'ingresso lo salutai con la mano restando in silenzio per qualche secondo non sapendo bene come atteggiarmi. - Salve.. anche tu sei qua per parlare con Jyazu? - Gli domandai alla fine, incerta sul da farsi. - Io non sono mai stata qua .. ma credo sia casa sua, mi chiamo Rinnen, lieta di fare la tua conoscenza. - Feci un piccolo inchino con la testa, ero quasi certa che quello fosse uno dei seguaci dello Yama o comunque un suo scagnozzo venuto per evitare che avvenissero problemi di sorta.. Ma non per me, se avesse voluto, Jyazu, mi avrebbe cancellata dagli annali di Oto con un calcio in bocca e quindi c'era qualcosa di strano e losco che iniziava a farmi presagire pensieri e azioni molto negative. Il Sibilo d'un serpente, roba da gelare il sangue nelle vene, attirò la mia attenzione da una delle ultime stanze della casa, in penombra e con pochissima luce. - Lo hai sentito?.. Credo sia un modo per invitarci a entrare.. o andarcene.. - Arricciai il naso in preda all'indecisione, per poi farmi coraggio ed entrare nella stanza designata.

    Il mio Sensei era li dentro, in penombra, ma era una persona completamente diversa da quella di solo pochi giorni prima. Sembrava essere mutato, non solo a livello fisico ma anche psicologico.. mi bastò guardarlo negli occhi per capire che qualcosa aveva preso una piega inaspettata e che, probabilmente, quella sera sarebbe stata fondamentale per il mio futuro.. con o senza Jyazu. Non riuscivo a capire se si fosse fatto impiantare qualcosa sulla pelle, se avesse usato una Genjutsu o qualcosa di simile ma trattenni la mia spudorata (e puerile) curiosità dedicandomi a rispondere alle parole che ci aveva rivolto. - Scusa Yama-Sensei, ma i miei genitori non sono facili da convincere ancora, finché non mi daranno quel fottuto pezzo di carta in accademia avranno qualche perplessità a farmi sgattaiolare via la notte. Comunque adesso sono qui.. che ti è successo alla faccia? ..- Mi lasciai sfuggire con un filo di voce. - .. Non sembri stare molto bene. -

     
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    Due vecchi Amici e un nuovo Orizzonte



    La Dimora sulla Montagna


    Essere nuovamente contattati da Jyazu Yama voleva dire finire nuovamente nei guai. Come le volte passate. Come dimenticarle...
    Stavolta però la situazione sembrava diversa, l'importanza che aveva trasmesso tramite quella lettera era inusuale per un tipo come lui. Lo aveva letteralmente convocato in una dimora, situata in un posto ben preciso. E non un immobile qualunque come la Bisca di Oto o cose simili, una vera e propria abitazione e, da quello che vi era scritto sulla lettera, di proprietà dell'Otese. Cosa bolliva in pentola?

    Stringeva ancora quella lettera fra le mani. La rileggeva più volte per vedere di aver capito dove era situata la dimora; segno chiaro per dimostrarsi che si sarebbe legato nel luogo, anche se non se lo era ancora detto fra se e se. Il Nibi non si era ancora fatto vedere. Il che era un fatto strano, dato che non perdeva l'occasione per comparire e dare una suo opinione più "solida". Comunque stava già leggendo quella lettera con il ragazzo, anche se non stava manifestando un suo parere.
    Un piccolo sorriso confermò l'intenzione di recarsi sul posto. Accettò l'invito a quello che probabilmente era un altro gesto folle del suo "amico". Non stava più nella pelle.

    Partì così, su due piedi. Senza mettere in conto quando, e se, sarebbe ritornato. Passando quindi dal quartiere dei piacere si ritrovò sulla strada indicata; a circa metà strada poteva già ammirare una costruzione di tutto rispetto. Sicuramente un ambiente prestigioso, un'abitazione degna di qualcuno di importante. Come poteva Jyazu essere entrato in possesso di un qualcosa di così ricercato?
    Giunse davanti a due statue immense, lavorate in maniera tale da assumere la forma di due grossi serpenti. Si soffermò davanti, osservando in particolare in che stato erano rappresentati. Sembrava che avessero attaccato da un momento all'altro. Non erano, di certo, qualcosa di invogliante per i visitatori.

    In quel momento il Nekomata decise di comparire nella sua solita forma. Anche lui sembrava osservare le due statue, ma, giudicando come le stava guardando, si poteva intendere che era pensieroso, turbato. Qualcosa in quella visione lo aveva scosso e sembrava non volerne parlare con il ragazzo. Fantastico! Ora faceva pure il prezioso!

    Rispose alle domande del ragazzo con un ringhio spettrale, distogliendolo dall'idea di indagare oltre. Fino a quel momento stavano condividendo ogni stato d'animo, ogni emozione, ogni idea; strano che il suo coinquilino si stesse comportando così.
    Comunque non osò proseguire con le richieste e si avviò verso l'entrata della dimora, vedendo che, dopo aver compiuto qualche passo, anche il Biju lo stava seguendo.

    Intanto, dopo poco, si accorse di non essere solo. Davanti a se vi era una ragazza. Non l'aveva mai vista eppure lei lo stava salutando, poi addirittura si presentò. Non ci mise molto ad ignorarla, sopratutto perché l'altra ragazza, il Nibi, si mise a correre verso la porta d'ingresso, facendo cenno con una mano di seguirlo.
    Così si mise a correre pure lui, seguendo la sua guida ed arrivando poco dietro la ragazza. Il Demone era lì, fermo. Stava scrutando, verso gli occhi del giovane, l'interno dell'abitazione, intanto dalle movenze della sua proiezione, si poteva interpretare che in quel luogo vi aleggiava uno strano sentore.

    AHAHAHAHAHA! Non è possibile. Qualunque cosa avesse visto, sembrava contento, incredulo. Quella fragorosa risata interruppe un silenzio religioso nella mente del ragazzo, facendogli, però, sorgere molte domande. Cosa c'era di così divertente per far ridere un Biju? Seguimi, ragazzo. Veloce.

    Trovò in se stesso le forze per seguire quel "qualcosa" che aveva affascinato così tanto il Demone. Cercò, quindi, di spingere via dalla sua strada la ragazza, con una mano con un gesto come per allontanarla, ritrovandosi nuovamente a rincorrere uno spirito. A far aumentare le domande ci fu, inoltre, uno strano verso, proveniente non molto lontano. I tre, contando anche il Nibi che ormai aveva assunto una forma più fisica che mentale, si diressero subito verso l'ufficio dove ad attenderli vi era Jyazu Yama. Quest'ultimo era fortemente cambiato. Il suo aspetto fisico, adesso, si avvicinava a quello di un serpente. Gli occhi e persino la pelle avevano assunto le classico proprietà dell'animale. Uno spettacolo raccapricciante. Anche la sua voce era leggermente mutata, si era aggiunta una tonalità diversa dal solito. Qualcosa di terribilmente raccapricciante.
    Lasciò parlare la ragazza. Lo aveva chiamato Sensei, erano successe davvero molte cose durante il suo viaggio di ritorno verso Oto.

    Qualunque cosa tu abbia fatto non sembra che te la sia passata bene, vero Jyaz... Le sue parole si fermarono sul nascere. Un immenso dolore alla testa lo aveva costretto a mettersi la mano destra sulla fronte. La proiezione del Nibi sparì, incrementando il suo dolore. Qualcosa, fisicamente, cambiò anche in Oniji, anche se in maniera meno evidente di quella di Jyazu. L'occhio destro divenne felino, le unghie della mano destra crebbero per poi assumere una forma ad uncino, la dentatura mutò nell'aspetto del Nibi. Stava intervenendo senza che il ragazzo glielo avesse chiesto. Ma perché?
    Il Demone lasciò la parte sinistra del ragazzo invariata, forse perché non voleva assumere troppo il controllo della situazione. Forse perché voleva semplicemente manifestarsi pure lui. Invece te la stai passando molto bene, vero Serpente ad Otto Teste? Cosa diamine intendeva con quel nome? Perché era intervenuto? Nel frattempo il dolore alla testa stava crescendo, lasciando il ragazzo incapace di agire.


     
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  5. Jyazu
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    Yakuza Rising
    Demoni



    Non ebbe il tempo di rispondere a Rinnen, non ebbe il tempo di rompere il cazzo di suo solito. Se Jyazu Yama aveva qualcosa di diverso, quella diversità era per certi versi condivisa anche da Oniji Zenko, forse in modo meno vistoso ma a suo modo la rivelò anche lui. Lo puntò dritto negli occhi mentre il corpo s'alzava dalla sedia; posò le mani sulla scrivania ed il volto, lentamente fuoriuscì dall'oscurità rivelando in tutto e per tutto l'assoluta presenza di quella forza, forza che forse Rinnen non sarebbe nemmeno riuscita a comprendere. Fissò l'uomo ed il suo gatto, e lo fece con uno sguardo assoluto.

    Si scatenò un silenzio tombale.

    Lentamente gli occhi di Jyazu divennero entrambi uguali, le pupille mutarono facendosi entrambe verticali.. Le squame s'allungarono su tutto il volto intrecciandosi in modo spettacolare e allo stesso tempo assurdo, in un attimo, quello che era Jyazu si trasformò in un mostro. L'incarnazione di un demone, l'incarnazione del serpente ad Otto teste. Eppure, Jyazu Yama non s'era opposto, nemmeno minimamente a quella forza.
    L'aveva semplicemente accolta.

    demone

    Sorrise, lasciando fuoriuscire dalle labbra del Jinchuurichi una bassa risata, quattro soli colpi. Quattro suoni distinti, diabolici.
    Poi sparì, ed il volto di Jyazu tornò periodicamente normale, fatta eccezione per il lato destro che continuò a persistere in quella sua differenza cronica, in quella sua mutazione.


    « A cuccia, gatto. »

    Tuonò alla fine

    Non era chiaro se la voce fosse quella di Jyazu Yama o quella del Demone, eppure, quelle parole avevano un che di imperativo. Era un ordine.



    Nel frattempo, senza nemmeno distogliere lo sguardo da Oniji, Jyazu distese il braccio destro rivolgendolo all'indirizzo di Rinnen; le rivelò la carne mutata ed il colorito mentre la invitava ad avvicinarlo. Era un invito silenzioso, un gesto semplice e allo stesso tempo assoluto, in un certo senso un ordine. Un po come aveva appena fatto con Oniji ed il suo Gattone a due code, ma quella era di certo un altra storia.


     
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  6. S h a y
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    Stranezze a Casa Yama.

    Onestamente non sapevo nemmeno perché c'era anche quell'altro tizio. Non mi piaceva troppo perché mi aveva dato l'impressione di ignorarmi brutalmente, complice il fatto che non s'era ancora presentato. Jyazu dal canto suo, o stava malissimo oppure stava dando uno spettacolo di Henge no Jutsu tutt'altro che ordinario. Tra squame e occhi da serpente sembrava che in quella stanza ci fosse qualcosa di realmente surreale e complesso, molto oltre la mia portata. - Micio?.. E' questo il tuo nome, Micio? .. - Guardai Oniji con aria un pochino turbata. Ero frastornata da quel loro modo di comportarsi e, sebbene palese che ci fosse un'amicizia o una conoscenza precedente tra i due, non riuscivo a capacitarmi del perchè stessero facendo quel teatrino ma la cosa mi inquietava ed iniziavo a stizzirmi della situazione.

    Mi avvicinai a Jyazu evitando di toccare gli oggetti della stanza nemmeno fossero appestati dal vaiolo, avvicinandomi quanto possibile senza turbare lo spazio vitale attorno alla sua sedia. - Mi hai mandato a chiamare, Yama-Sensei, sono arrivata.. lui è un tuo amico? - Dissi rivolgendomi alla figura ancora priva di nome che mi aveva accompagnato all'interno della casa. - .. Comunque dimmi, sto ascoltando. -

     
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    Arriva al punto



    La Dimora sulla Montagna


    In poco tempo era non era successo nulla, ma era successo tutto. Il Demone di Jyazu prese parola, manifestandosi occupando, in primo luogo, in vasta scala i lineamenti dell'Otese, per poi ridursi in uno specifico lato. Sembrò voler zittire il Nibi. Doveva essere veramente potente, poiché per qualche secondo ci riuscì. Oniji poté sentire lo stupore del Nekomata, poté provare quella sensazione di gioia e di riflessione. Era contento di aver "visto" un suo simile, ma rifletteva su come comportarsi, quasi dovesse calibrare le sue azioni in segno di rispetto.

    Quello che hai davanti a te è il portatore dell'Hachibi. Il serpente ad Otto Teste. È un Biju, proprio come me ma possiede più code, nel suo caso teste. Avevo deciso di rispondere a qualche domanda del ragazzo, uno strano fatto. Proprio come me fu legato a questo villaggio, tantissimo tempo fa. Sbuffò, forse ricordava quegli anni passati, dove gli venne tolta la sua totale indipendenza. Poi le sue parole uscirono dalla mente del ragazzo e il Nibi si rivolse ancora al suo simile. Si era aperto uno spettacolo di voci tetre e potenti. È da quando il tuo portatore è sparito che non parliamo. Cosa ti ha portato a sceglierne un altro? Parlava come se fossero loro le menti dietro tutto questo. Nel caso di Oniji era effettivamente così.

    Si calmò, allentando il dolore alla testa del ragazzo e lasciando la ragazza parlare, attendendo una risposta dall'Hachibi. Nel frattempo il ragazzo, la parte sinistra del ragazzo, sembrò cogliere al volo le parole di Rinnen. Lo aveva chiamato Micio. In un'altra occasione l'avrebbe ignorata, ma il Biju forzò in lui una risposta, ovviamente con la sua voce.

    Lui si chiama Oniji, Oniji Zenko. Ed è mio.Presentazione ancora più inquietante della situazione precedente. Dove voleva andare a parare?

    Ad Oniji non restava che ascoltare, fermo, ogni parola detta dai tre, lui escluso. Lo Yama li aveva convocati lì per un motivo, stava a lui arrivare al punto ma, a giudicare dai due Biju, forse si sarebbe instaurata una lunga conversazione. Si parla circa di secoli e secoli di fatti che potrebbero raccontarsi...

     
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  8. Jyazu
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    Yakuza Rising
    Il Potere del Male



    Inizialmente Jyazu ed il suo Demone sembrarono ignorare le parole di Oniji e del Due code, si spiegò verso la scrivania in un movimento lento e allo stesso tempo maestoso, mentre l'altro braccio sfilava da sotto il tavolo un grosso rotolo di carta. Era un rotolo molto antico, eppure dava l'aria di essere stato consultato di recente; alzò un po di polvere mentre si librava nell'aria. Rivelò al proprio interno una lunga serie di figure in un foglio della lunghezza di circa 30 metri. Eppure quel movimento era stato tanto aggraziato da concedere alle pagine di scivolare l'una con l'altra tramite un moto lento, in grado di far visualizzare l'intero contenuto del rotolo in una sola estrazione. Non c'era scritto nulla, c'era solo un interminabile serie di disegni fatti da mano esperta:

    Il rotolo iniziava con due serpenti che s'intrecciavano tra di loro, essi sembravano in conflitto. Uno dei due, quello dagli occhi verdi s'allungò verso l'apice dell'immagine, intrecciandosi a propria volta intorno ad una nuova scena: un salotto nel quale erano seduti 8 uomini, essi sembravano discutere. Il seguito era una serie interminabile di battaglie che vedeva quegli uomini soccombere uno ad uno per mano del capotavola della scena precedente. Alla fine delle battaglie esso reggeva nella mano destra uno stendardo con il simbolo dei due serpenti. Dallo stendardo s'allungava a propria volta un sigillo dalle dimensioni enormi che prendeva circa 3 metri di foglio; quel sigillo era corrotto dalla presenza di diversi serpenti. Poi una porzione di foglio completamente nera, una porzione dalla quale spuntavano 8 teste di serpente. Dall'ultima testa fino al fondo del rotolo non vi era nessun disegno, il rotolo finiva con due Kanji sovrapposti: quello della vita e quello della morte, l'uno rovesciato rispetto l'altro.


    Srotolato l'intero rotolo, Jyazu lo lasciò cadere sulla scrivania, producendo un sordo rumore di legno contro legno. « Questo è il motivo. » rispose, rivolgendo lo sguardo verso Oniji. Non era chiaro cosa significassero quei disegni, eppure era tutto collegato: di certo Jyazu poteva averne intuito il senso, ma per ora non riusciva ancora a comprenderne il piano completo.

    « Il Nostro destino deve compiersi, il clan Yakuza deve risorgere. Io, sono colui che è stato scelto, Noi siamo. » La voce di Jyazu era chiara e lo sguardo scivolava tra l'uno e l'altra. Parlava al plurale, ma si riferiva veramente ad Oniji e Rinnen quando definiva "Noi"? Non era chiaro, ma una cosa era certa: quella notte il clan Yakuza sarebbe risorto. « Ogni centimetro di questo rotolo racconta le imprese del capostipite del Clan Yakuza, Kichisaburo Yakuza. Da lui, sino a me. Siamo incondizionatamente legati dallo stesso sangue e lo stesso destino. Anni fa lui ha trovato la fine nel tentativo di sottomettere il potere del serpente ad otto code, Yamata No Orochi, ma nel morire ha stipulato un patto d'onore con esso. » spiegò, mentre faceva scivolare le dita al centro del rotolo. La carne corrotta rivelò sulla carta un iscrizione di circa 10 righe, un iscrizione rivelata grazie al Chakra. Non vi era scritto nulla di nuovo rispetto a quello che stava dicendo Jyazu, poiché il succo era quello. « ..Un giorno, il potere del serpente ad otto code si sarebbe sigillato all'interno ad uno Yakuza, un degno erede del suo nome. » riprese le parole del rotolo, e le fece vibrare forte nella propria gola.
    Era sotto inteso che quell'uomo fosse lui.


    mint


    Venne così una meditata pausa di totale silenzio, un silenzio che si sprecò nel tempo divenendo presto vittima della voce di Jyazu. Prese parola, e lo fece appoggiando il dito all'inizio del rotolo, dove figurava l'emblema del clan « ..Eppure nessuna leggenda si fonda con le parole, o con la carta. » ringhiò appena, spingendo via il rotolo dal tavolo. Cadde per terra, trascinando dietro i vari oggetti posti sulla scrivania. « .. Ma con il sangue. » spiegò, rivolgendosi a Rinnen, per poi tornare verso Oniji e Rinnen. « ..Insieme SCHIACCEREMO I NOSTRI NEMICI.. » gli occhi s'infiammarono di un riflesso strano, la carne mutata iniziò a contrarsi, e la voce.. La voce era cambiata. « ..DISTRUGGEREMO..Tutto .. i. » .. Ma poi, si rese conto di quello che stava dicendo. S'appoggiò di peso sul tavolo, le dita graffiarono forte il legno.. « Grrhh.. » sussurrò a bassa voce. Cercando di trattenere l'Hachibi dal fargli perdere completamente il senno.


    « Sei pronto ad essere Mio fratello, Oniji? »

    Non sapeva esattamente il motivo per il quale aveva scelto proprio lui, loro. Le otto teste però avevano suggerito quel nome.
    Forse ora tutto iniziava ad avere forma, il karma.
    Il fato.
    Il destino che lì aveva resi così vicini, tutto si riduceva a quel momento.

    E poi Jyazu emise un suono strano, il suono di un serpente. Si rivolse a Rinnen, e la fissò negli occhi: « ..E tu, sei pronta per questo? » Orochi gli aveva suggerito di ucciderla, in quanto era troppo debole.
    Ma non sempre Jyazu Yama ascoltava il serpente.
    Non sempre, solo quale volta.

    In ogni caso, il destino del clan Yakuza e quello di Jyazu Yama si riduceva a quelle due risposte: stava rischiando tutto. Si era esposto e non avrebbe accettato facilmente un rifiuto come risposta.


    png






     
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    Il Senno dei Folli.

    Non sapevo cosa pensare di Jyazu in quel preciso momento. Se fossi stata un pochino più sicura di me probabilmente gli avrei riso in faccia, specialmente tirando fuori rotoli vecchi di centinaia di anni e adducendo a strani riti di sangue e menate simili. Non ci credevo, non ci avrei creduto in nessun caso, forse anche perché la mia famiglia non era mai stata realmente unita e quello che ero riuscita a diventare lo dovevo a tutto meno che a legami di sangue. Rimasi un pò stordita da quel genere di monologo, sembrava sul serio sull'orlo della pazzia, quando qualcuno non riesce più a distinguere se stesso dagli altri e ritiene che il dominio incondizionato possa essere fonte di potere inesauribile.

    Yamata No Orochi.. il demone a otto code, qualcosa che avevo sentito solamente nella favole che mi raccontava mamma prima di andare a letto, nessuno a Oto mi aveva mai narrato le vicende degli Yakuza, forse perché si erano estinti come clan molto prima che io venissi al mondo, o qualcosa di vagamente simile e altrettanto brutto era accaduto a tutti gli eredi. Tutti, tranne Jyazu. Sebbene avesse preso il cognome Yama, era palese che non fosse quella la sua discendenza diretta, ci capivo sempre meno di quella confusionaria situazione in cui due persone apparentemente diverse e incompatibili stavano cercando di fraternizzare. Mi Sentivo fuori posto, come se quello che stavo facendo non fosse per niente parte del "grande piano di libertà" che avevo in mente da sempre. Se mi fossi decisa a unirmi a Jyazu in quella specie di triplice alleanza con Oniji, cosa ne sarebbe stato delle mie possibilità di essere indipendente? Di Andare via da Oto un bel giorno? Non riuscivo però a concepire una risposta negativa per quella domanda, non era tanto una imposizione quanto un moto spontaneo che mi era venuto per salvaguardarmi da qualsiasi ripicca di quei due. - Jyazu.. non per fare la guastafeste.. Ma siamo tre persone in questa stanza e non so quanto possiamo fare per ripristinare il tuo Clan. Io sono una Yotsuki, ho sangue di Kumo nelle vene, posso essere tua sorella in questa crociata se lo desideri, ma non riesco a capire per cosa stiamo combattendo esattamente. - Presi una pausa osservando la parte serpentesca del mio Sensei. - Per cosa stiamo combattendo, Sensei? Chi vogliamo distruggere? Yamata No Orochi? il Kokage.. L'Accademia.. Otogakure?.. - Non volevo imbarcarmi in una guerra totale senza sapere perché ed in che modo affrontarla.

    - Non mi hai fatto la domanda più importante di tutte, alla fine del salmo, non mi hai chiesto "Perchè" sto facendo tutto questo. Lo faccio perché il mio scopo finale è tornare a Kumo, tornare a Kumo dai miei genitori e dalla mia famiglia e restarci per sempre. Se io aiuto te a fare quello che devi fare, se ti aiuto con la tua famiglia, tu devi aiutarmi ad andarmene da Oto quando sarà il momento, voglio essere Libera da tutti.. incluso te. - Forse mi sarei pentita di quelle parole, anzi, già iniziavo a sudare freddo per aver esposto in modo tanto palese i miei desideri di libertà, ma non importava, se dovevo scendere a patti con qualcuno volevo che sapesse ogni cosa perché a tempo debito non avrei sopportato alcuna rivendicazione sulla mia persona, ne alcun bastardo a inseguirmi per mezzo mondo. Eravamo io e Kopì gli unici due ad avere una famiglia in quella stanza? Solo noi potevamo davvero capire cosa significava vivere in mezzo a gente che non condivide null'altro che il coprifronte?.. Probabilmente si.

    Appoggiai le mani sulla scrivania, osservando il rotolo da più vicino, non avevo mai visto niente del genere e, per quanto mi poteva interessare, avrei vissuto benissimo anche senza vederlo mai.

     
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    Il Passato, il Presente e il Futuro di Tre Fratelli



    La Dimora sulla Montagna


    Le parole del Nibi vennero ignorate dall'Hachibi e il suo Jinchuuriki. Fu quello il momento per spiegare ad Oniji che tra i due Demoni non avevano un buon rapporto. Durante l'Antica guerra dei Nove Dei non si erano affrontati, ma non avevano comunque stretto un'alleanza.

    Se lo avessi incontrato, lo avrei sicuramente attaccato. Le parole del Nekomata tuonarono nella mente del suo Jinchuuriki. E lui avrebbe fatto lo stesso con me. Adesso tutto era chiaro. L'Hachibi stava respingendo ogni genere di interazione con il Nibi proprio per questa "falsa" tregua. Se tu e il tuo amico perderete il controllo, molto probabilmente tentereste di uccidervi a vicenda. Le sue parole terminarono con una risata soddisfatta. Era forse questo che voleva?

    Nel frattempo, Jyazu aveva tirato fuori un antico e gigantesco rotolo. All'interno vi erano scena, per Oniji, senza senso. Serpenti, un uomo che sembrava adorne un tipo particolare, un tipo con otto teste, proprio come l'Hachibi. Il motivo per il quale si trovavano lì era celato in quel rotolo, ma diamine, era ben nascosto.
    Jyazu cominciò quindi a spiegare cosa era contenuto in quel antico manufatto, che sembrava riguardarlo in maniera diretta. Quella era una breve storia dell'ormai estinto clan Yakuza e del suo rapporto con Yamata No Orochi, il Demone a otto code.
    Lo Yama cadde a terra, ma le sue parole si fecero più taglienti di una spada. Distruggere i nostri nemici. Mai parola fu più azzeccata su chi era disposto anche a vendere la propria anima per soddisfare la sua collera, per alimentarla. Mai parola fu più azzeccata per chi era diventato schiavo del suo obiettivo, della sua ricerca, del suo nuovo potere. Fu però il Nekomata a reagire male. Diventare "fratello" di Jyazu significava sottostare nuovamente all'Hachibi. Ricostruire una gerarchia che si era quasi del tutto persa quando i Demoni vennero divisi.
    Anche l'occhio sinistro assunse un aspetto felino. L'iride si fece gialla, la pupilla si restrinse. Ma qualcosa sembrò interrompere la "trasformazione". Quel qualcosa era il ragazzo. Non voleva perdere quest'occasione. Gli occhi tornarono al suo naturale grigio, la dentatura umana e le unghie alla normale lunghezza e fattezza.

    Tu pretendi che io venga qui a giurarti fedeltà per ripristinare l'onore di un clan estinto? Tu pretendi che io venga qui per rispettare il patto d'onore che un tuo antenato ha stretto con un Demone? ... Puoi scordartelo. Fece una breve pausa, giusto per intervallare le due correnti di pensiero. Ed è per questo che io diventerò tuo fratello. Poiché i miei nemici saranno i nostri nemici.

    Il Demone andò su tutte le furie. Poteva percepire la sua rabbia che tentava di mescolarsi a quella del ragazzo. Voleva prendere il controllo, voleva intervenire ma in qualche modo il ragazzo glielo impedì, dato che riprese parola.

    Anch'io ho qualcosa da richiedere... Rivolse lo sguardo verso Rinnen, dato che era stata lei la prima a intervenire, per poi spostarlo nuovamente sullo Yama. Quello che avete visto qui, quello che ero fino a poco fa. Se qualcuno venisse a saperlo, so chi cercare e potrei infischiarmene di questi tipi di legame... lui potrebbe infischiarsene, molto volentieri. Guardò i presenti. Non voleva che andassero a dire il suo segreto ai quattro venti. Voglio una completa libertà d'azione. Se un giorno vorrò andare da solo ad affrontare un nemico o altro, mi devi lasciare andare... sta tranquillo, tornerò. Prese fiato e strinse i pugni. Quello che aveva chiesto lo toccava in maniera diretta e sapeva che non era una cosa da poco. Voleva che Jyazu accettasse le sue richieste, non pretendeva altro. In cambio avrebbe avuto un Jinchuuriki al suo fianco. Il Demone sembrò rassegnarsi e calmarsi, visto che il ragazzo non era del tutto uno sprovveduto. Avrebbe mantenuto un tasso di libertà.

     
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  11. Jyazu
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    Yakuza Rising
    Giuramenti


    D’un tratto la lama sinistra di Jyazu fuoriuscì nel buio di quella stanza, il fruscio metallico accarezzò e raschiò i binari, rivelando, nel buio il filo dell’arma. Sembrò riflettere il filo di luce che filtrava dalle finestre.. E la voce dello Yama s’alzò di nuovo, rispondendo. « Distruggeremo chiunque si opporrà a noi. Il tempo dell’accademia, di oto, del mondo è tramontato. Quella che conta ORA è la nostra ascesa, la rinascita di qualcosa che è rimasto imprigionato da troppo tempo, la nostra vera forza. » Spiegò, ringhiando appena. « TU non tornerai a Kumo, tu potrai dominarla. Ed i tuoi nemici, Oniji, urleranno di terrore quando sentiranno il tuo nome, perché conosceranno la tua vera forza. » la lama scivolò nella mano destra, aprendo un taglio nella carne. Il sangue prese a scivolare nelle pieghe della carne sino alle dita e lentamente, l’arto si sollevò verso l'alto rivolgendosi ad entrambi. « Il Clan Yakuza è per sempre, è un giuramento indissolubile dal quale nemmeno la morte vi libererà, se decidete di accettare sarete insieme a me fino alla fine. Le nostre famiglie saranno unite in un solo stendardo, aumenteranno il prestigio del Clan Yakuza ed i nostri eredi lo renderanno più forte. » un paio di gocce di sangue bagnarono la scrivania. Jyazu aprì lentamente la mano rivolgendola a loro, in attesa della scelta. « Sigillate questo patto con il vostro sangue ed il Mio. Sigillate la Rinascita del Clan Yakuza. »

    Un sorriso gli abbagliò il volto.

    png

    « La nostra unione è destino. Al destino non si scappa. »




     
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  12. S h a y
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    Legami di Sangue.

    Era strano come Jyazu fosse così ligio a qualcosa di tanto effimero come la famiglia. Effimero per uno che credevo vivere in mezzo alla strada, un bastardo senza famiglia che si era tirato su da solo ed era cresciuto anzitempo solo per vedere la sua vita tirare avanti di qualche ora in più. Effettivamente mi ero sbagliata, anzi, Evidentemente mi ero sbagliata a giudicare da quel rotolo e da quello che comportava fare parte di un Clan così importante.. Io non sapevo praticamente niente della mia famiglia, ne delle mie origini.. i miei Genitori non mi avevano detto nulla riguardo alla mia adozione ed io avevo finito per desistere e concludere in modo abbastanza realistico che il problema fosse stato troppo grande per loro e ..forse.. non sapevano nemmeno perchè mi avevano scaricata sulla soglia di casa dopo essere arrivata Oto. - .. A me va bene. - Conclusi senza dare troppe inutili parole a quella discussione. Non c'era nulla da aggiungere che non avessimo già detto o espresso, li eravamo tre persone del tutto determinate a perseguire i propri scopi, poco importavano modo e modalità con cui ci saremmo riusciti.

    - Per quanto mi riguarda sono solita fare mille domande come Jyazu saprà bene, ma non mi esce detto nulla senza un motivo.. e se la tua richiesta è questa.. beh potrei persino riuscire a dimenticare il tuo nome se fosse necessario.. - Allungai una mano sotto la giacchetta di pelle, frugando alla ricerca di un Kunai con cui aprire una piccola feritina sul palmo della mano. Poi riposi l'arma avvicinando la mano a quella dello Yama, in attesa che anche Oniji compiesse la sua scelta. Eravamo tre persone accomunate da obiettivi troppo diversi per crederci davvero.. eppure che speranze avevo di emergere da sola in quel mondo? Sarei dovuta andare a testa bassa e seguire ogni protocollo del mondo, così forse, da riuscire ad ottenere qualcosa prima dei cinquant'anni di vita? No grazie, volevo tornarmene a Kumo il prima possibile, di tutto il resto mi sarebbe importato relativamente.. Anche se Jyazu ed il suo amico mi davano l'impressione di essere persone che è meglio avere come amici che come nemici.. il che mi riportava alla mia scelta nell'immediato. - Oniji.. ? -
     
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    Una nuova Famiglia, un nuovo Impero



    La Dimora sulla Montagna



    Era giunto il momento di confermare ogni promessa fatta. Chiarire per sempre ogni dubbio. Entrare nel vivo dell'azione. Sigillare un patto che non avrebbe permesso nessuna marcia indietro. Adesso doveva guardare soltanto verso il futuro. Il futuro che avrebbe interessato altre due persone, Jyazu e Rinnen.
    Per quanto riguardava i suoi nemici ad Oniji non interessava il terrore, non interessava la sottomissione, voleva soltanto che quella collera che lo controllava si potesse ancora alimentare, potesse aumentare. Ormai conosceva solo questo sentimento, ormai non desiderava altro. Chiaramente in tre, guadagnare potere si sarebbe rivelato più facile del previsto e quindi un più rapido raggiungimento del suo obiettivo. Dei loro obiettivi, doveva già cominciare a pensare al collettivo.
    Fu rassicurato dalle parole di Rinnen. Il Nibi si era rilevato e aveva corso un bel rischio, non poteva correrne altri.
    Seguì le parole e i movimenti di Jyazu, annuendo quando fu il loro turno di intervenire. Prese la sua Wakizashi, ormai sua da quando l'aveva presa a quel ragazzo ormai morto nel viaggio di ritorno ad Oto, si posizionò dopo Rinnen, con la mano sinistra e la punta della lama rivolta verso il palmo, vicino a quella di Jyazu. Una risatina tanto soddisfatta quanto folle riempì il silenzio che si era creato in quel momento. Non stava più nella pelle.

    Ruggiti dagli abissi, richiamo di mille. Eppure un senso ce l'avevano quelle parole. Non avrebbe dato nessuna spiegazione. Lasciò quindi scorrere la lama nella carne della sua mano senza nessuna moderazione. L'euforia del momento lo aveva lasciato senza controllo, il sangue che cadeva lo riempiva di gioia e di speranza. Già poteva sentire l'odore della Morte.

     
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  14. Jyazu
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    Yakuza Rising
    La Nuova Rinascita



    Il sorriso corrotto di Jyazu s'estese lungo il volto, gli occhi gialli e neri sembrarono risplendere nell'oscurità dando prova della sua follia. Sorrise, e lo fece con una sincerità impressionante. La mano sanguinante cercò il contatto con quelle degli altri due, toccando il sangue di Rinnen e Oniji con il proprio, in un contatto che sarebbe durato per un paio di minuti. Nel farlo mosse le loro braccia imponendo la propria forza in un movimento che avrebbe portato tutti e tre ad alzare la mano sopra quel rotolo che fino ad un secondo prima aveva mostrato la loro storia. Tre gocce di sangue bagnarono la carta antica, l'inchiostro si mosse.
    Tre figure sedevano in circolo, il capo tavola era avvolto dal serpente ad otto teste, minaccioso. Alla sua destra, l'uomo che gli sedeva affianco era avvolto dalla forma di un Gatto a due code. Alla sua sinistra vi era invece una donna, una ragazza libera da quel potere demoniaco che corrompeva Jyazu e Oniji. Quel disegno rispecchiava l'inizio della nuova Rinascita del Clan Yakuza, la loro resurrezione.



    « Ricordatevi questa notte, ricordatevi questo momento. »


    Ritirò lentamente il braccio dalla morsa dei tre, chiuse il pugno e con un gesto della propria mano fece scivolare il sangue del Trio su quel disegno, sigillando quell'immagine. Il sangue s'assorbì. E finì per risollevare lo sguardo su Rinnen ed Oniji, fissandoli negli occhi con uno sguardo severo. « Risorgete questa notte, risorgete come Yakuza. » finì per guardare Oniji. « Oniji Yakuza e.. » scivolò su Rinnen. « Rinnen Yakuza. » s'abbandonò ad una breve pausa « Il potere ci aspetta. ». Concluse, mentre appoggiava la mano su uno strano simbolo, posto a metà del rotolo. Era un sigillo fatto nella carta, simile ad una bruciatura che ne solcava la forma, un segno. Vi appoggiò il palmo sopra, invitando gli altri due a fare lo stesso.



    Quando tutte e tre le mani s'allinearono sul rotolo successe qualcosa, come una scossa d'energia qualcosa venne liberato dal rotolo, era.. Una forza strana. Si distese un potere arcano all'interno del loro corpo, era come se d'improvviso fossero stati percorsi da una scossa elettrica, un brivido che li avrebbe scossi nell'anima. Jyazu ringhiò appena, contrariato da quell'emozione.. Hachimata glielo aveva detto. E poi avrebbe bruciato, avrebbe bruciato la dove quel Sigillo aveva deciso d'essere.

    yakuza%20symbol



    Il Sigillo del Clan Yakuza, un qualcosa di indissolubile.
    Un qualcosa che nemmeno Jyazu Yakuza conosceva.

    Gli bruciava come un marchio a fuoco, un marchio al centro del petto.


     
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  15. S h a y
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    Once upon a time..
    .. Two Demons and a little girl..

    Quel patto di sangue che stavamo facendo.. mi risultava difficile vedere oltre l'apparenza, oltre la pomposa cerimonia che stavamo creando in modo quasi involontario, la vedevo come una cosa che non avrebbe portato a niente. Se ci fossimo detti semplicemente "Pace&Bene" con una stretta di mano ed una tartina al riso soffiato le cose non sarebbero forse state uguali? Eppure i Segreti della Yakuza erano più di quelli che avrei potuto desiderare di sapere: Il nostro sangue sembrò reagire assieme alla pergamena del rotolo della famiglia, creando una specie di immagine a me incomprensibile, avrei voluto aprire la mia maledetta boccaccia e chiedere che cosa fosse ma decisi per il mio bene che non era il caso di tirare troppo la corda e restai in religioso silenzio facendo si che lo Yama proseguisse a fare quello strano rituale.

    - Yakuza.. -
    Mi uscì detto dopo che Jyazu ebbe fatto nuovamente il mio nome. Un'altra famiglia? Questa era la terza dopo i miei genitori adottivi ad avermi accolta.. mi venne in mente il fatto che il maggior numero degli abitanti di Oto che conoscevo era orfano o aveva i genitori divisi da molteplici problemi. In quel preciso momento mi sentivo davvero come se non avessi mai più potuto restare da sola e, per qualche ragione, nonostante la mia indole solitaria e cinica.. mi sentivo felice. Avere qualcuno su cui si può contare è una bella sensazione, specialmente se si è stretto un patto di quella portata, Jyazu mi avrebbe sempre tenuta al sicuro finché ne avrei avuto bisogno.. certo, aveva i suoi metodi di merda per compiere tale azione e me li aveva anticipati volutamente per farmi scegliere in assoluta libertà. Sorrisi involontariamente a quel mio pensiero, guardando Jyazu poggiare la mano sul sigillo e accogliendo il suo invito a fare altrettanto. Che cosa significasse non lo sapevo.. ma il mio scopo non era il potere ma la conoscenza. Era quello di arrivare dove non potevo e andare sempre più avanti.. che la mia destinazione fosse Kumo era vero, ma non sarebbe finita li. Non sarebbe finita mai!

    Sentivo qualcosa scorrere dalla mia mano verso il cuore, diffondendosi a macchia d'olio senza un motivo apparente, senza una logica. Ne rimasi stupita perchè non mi aspettavo nulla del genere, non credevo nemmeno che fosse possibile, ma l'arte dei sigilli non era la mia specialità e mi lasciai guidare da quell'emozione senza opporre alcuna resistenza. D'improvviso si fermò, localizzandosi alla base del collo, sulla sinistra, iniziando a bruciare quasi come se stesse ustionando la pelle. Vi portai la mano libera sopra, gemendo per il fastidio, incredula. - Cosa.. è stato?.. - Ed alla fine anche io, sul collo, avevo ricevuto il simbolo degli Yakuza. Quella era la mia nuova identità e la mia reale assicurazione per il futuro. Rinnen, cioè me medesima, era nata per la terza volta.

    expyi



    - Rinnen.. Yotsuki.. Raikawa.. Yakuza.. -


     
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14 replies since 20/3/2012, 14:58   164 views
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