[Team 23] Più strani non si può

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  1. Shibuya-kun
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    Senza offesa... Ma se questo fosse stato realmente un test, tu lo avresti banalmente fallito. La mia era semplicemente una normale richiesta di presentazioni, per gentilezza. Certo, è ovvio notare il tuo sangue Hyuga... Inoltre è estremamente scortese non presentarsi... Anche tra nemici, non credi?

    Rimase impassibile a fissarlo. Gli occhi immobili puntati su quell'uomo che avrebbe dovuto chiamare per forza di cose "sensei". Anche se lui si ostinava a cadere sempre più in basso di fronte alla giovane. Estremamente scortese non presentarsi? Anche tra nemici? Cazzate! Conoscere l'identità di un nemico è un vantaggio rilevante rispetto al non conoscerla. Solo il nome può rivelare alcuni punti di forza o debolezze in una persona, e nel caso di Misaka ciò era particolarmente in evidenza.

    Visto che la signorina Misaka Hyuga ci priva dell'interessantissimo racconto della sua vita, mi presento io. Sono Morinagi Kobayashi, ma chiamatemi pure Mori. Vengo da Oto, e sono qua perché mi ci ha chiamato lei, Uchiha-sensei. Nella vita faccio il cuoco a tempo pieno, e ho diciotto anni. Per ora non svelo altro, però sono disponibile per eventuali domande. Ah, un ultima cosa, un piccolo consiglio per te, Hyuga-san: non fare così la sbruffoncella con chi è indubbiamente superiore a te per capacità. Il rango non conta molto nella vita. E soprattutto pensavo che la principessa fosse Aizawa-san.

    Alle parole del ragazzo, la giovane di sangue Hyuga si limitò a spostare lo sguardo su di lui senza cambiare espressione o rispondere. Lo trattò come aria che parla. Lei, Misaka, una principessa? Beh, evidentemente aveva davvero capito molto poco, anzi, niente di lei. Il mondo era pieno di gente come quel Morinagi Kobayashi. C'erano troppi montati arroganti che si credono di sapere tutto, quando non sono nemmeno in grado di vedere il mondo per quello che è davvero. Spazzatura, agli occhi della giovane.

    Beh, un interessante presentazione, non c'è che dire... Ti ringrazio poi se quella tua nota verso la tua compagna era una sorta di complimento, tuttavia cerca di non essere così scortese con lei. Se non vuole raccontare nulla del suo passato, ha il diritto di farlo entro i limiti del possibile... Poi spiegami che cosa intendi con "Pensavo che la principessa fosse Aizawa"

    No, niente, sensi. Ho sbagliato, mi scusi, non dovevo prendere in giro Misaka. Mi sono fatto trascinare. Da...mmm...dall'entusiasmo.

    Assistette al seguito della conversazione come se stessero parlando di qualche argomento tanto noioso da non destare nemmeno il suo interesse. Il sensei che la "proteggeva", l'altro che la "attaccava", tutta roba superflua che non prese a cuore. Era fin troppo abituata a sentire la gente parlare e ormai, a meno che non prendesse direttamente parte al discorso di sua iniziativa, qualsiasi cosa veniva detta era come se non la riguardasse.

    [...]


    Comunque sia, mia cara Hime, ci hai preso, ho delle discrete abilità come cuoco. Quindi se prima di proseguire voleste favorire la colazione, prendete pure. Se invece avete già fatto colazione, pazienza, ci sarà di più da mangiare a pranzo

    La giovane accettò l'offerta mettendosi tranquillamente a sedere su una delle sedie portate dal sensei da una delle tende. Difficilmente riusciva a rifiutare del cibo, era ancora troppo abituata a vivere per la strada e certe sensazioni, certi comportamenti non si riescono ad accantonare solo perché qualche sconosciuto ti invita ad alloggiare in casa sua dandoti tutto ciò che ti serve per una vita normale. Il risultato è che non appena le venne allungato il vassoio, si appropriò di una quantità non certo elegante di cibo che iniziò a mangiare senza farsi troppi problemi. Dopotutto... come dire... "non sai mai quando sarà la prossima occasione in cui potrai mangiare". Ed ecco sfatato quel "E soprattutto pensavo che la principessa fosse Aizawa-san" nel caso ci fossero stati dubbi.

    Bene... Dato che è da tempo che l'accademia non tiene più corsi come una volta, con lezioni in aula e quant'altro, anche questo "corso" sarà leggermente diverso. In breve, apprenderete quello che c'è da sapere direttamente sul campo assistendomi, o meglio, agendo con il mio supporto ad una reale missione di basso livello. Tuttavia prima di proseguire con i dettagli tecnici, per la gioia di Misaka, debbo chiedervi ancora delle cose. Quella di prima era una normale presentazione, tuttaavia questa volta devo sapere da vi qualcosa di più... intimo, se così si può dire... Quello che voglio sapere da voi sono le vostre ambizioni, i vostri obbiettivi... Per dirla in breve: Perchè avete deciso di diventare Ninja? Quali sono el vostre caratteristiche principali per aspirare ad un tale ruolo?

    Un respiro un po' più profondo della giovane lasciò intendere, di nuovo, che non gradiva particolarmente rivelare informazioni che la riguardavano. In ogni caso, dato che non riguardavano necessariamente i suoi trascorsi passati, si arrese all'idea di parlare di sé, stando comunque attenta a non dire troppo. Comunque, prima che potesse rispondere si ritrovò anticipata dal sensei che aggiunse il suo caso personale... come se fregasse a qualcuno!

    Ad esempio... Io sono diventato shinobi a causa di una spiacevole serie di eventi legati alla mia famiglia che tuttavia non voglio raccontarvi. Comunque sia il mio obbiettivo non è come si potrebbe pensare, un obbiettivo di vendetta, quanto piuttosto un obbiettivo di scoperta. Voglio infatti scoprire molte cose del mio passato, oltre che poter guardare in faccia il futuro, ma soprattutto voglio impedire che capitino ancora cose come quelle che mi sono capitate e voglio rendermi utile verso coloro che hanno un torbido passato come il mio senza che ne abbiano colpa alcuna... ma ora basta parlare di me. Io sono già un ninja... Ora tocca a voi raccontarmi qualcosa

    Per alcuni secondi crollò il silenzio. Lei immobile che lo fissava senza fare una piega. Ciò che aveva detto le era entrato da un orecchio e uscito dall'altro. Per un istante, tuttavia, ebbe la sensazione che quell'Uchiha si stesse riferendo proprio a lei, e non in un discorso generale. Cosa che le impedì di accantonare completamente il discorso dell'Uchiha mentre iniziò a formulare il proprio di discorso.
    In ogni caso, prima che potesse rispondere, venne nuovamente anticipata, stavolta da Kobayashi.

    Allora, Uchiha-sensei, la faccenda è un po' complicata. Partiamo dal presupposto che non so bene nemmeno io perché mi sono iscritto all'Accademia. Diciamo che sul momento mi è sembrata una buona idea. Lo è? Non lo è? Non so, forse alla fine di questo corso mi sarò fatto un'idea più precisa. Comunque, la motivazione di fondo credo che sia la mia passione per la cucina. Che c'entra? Tutto e niente. Tutto, perché nel mio villaggio ho sentito parlare di una tecnica che potrebbe tornarmi utile in cucina, e perché da ninja potrei mettere mano su ingredienti che adesso non riuscire a procurarmi; niente, perché mi sembra palese che il nesso tra arte culinaria e arte magica è piuttosto...come dire...labile. Caratteristiche particolari non ne ho, anche se devo dire che se mi incaponisco sulle cose di solito le porto avanti. Anche se non mi piacciono e mi annoiano a morte.

    Spostò lo sguardo sul ragazzo senza fare una piega, come al solito. Vagamente irritata per essere stata interrotta prima ancora che potesse parlare, ma non lo diede a vedere. In ogni caso ascoltò il discorso trovando certi particolari piuttosto... ridicoli. Già, ridicoli. Non c'era nulla che destasse un vago interesse in lei, anzi, se qualcosa la incuriosì era proprio il non esserci nulla di interessante! Si chiedeva come un tipo come quello sarebbe potuto diventare davvero un ninja disposto a mettere in gioco la sua vita, il suo corpo, i suoi sogni e la sua passione. Non sembrava avere nulla per cui combattere e nemmeno le sembrava possibile rischiare la vita per apprendere un qualcosa per migliorare la sua cucina. Insomma, c'erano più rischi che vantaggi.
    Lei era diversa, a riguardo. Sapeva cos'era il dolore e aveva la determinazione necessaria per abbattere qualsiasi ostacolo. Non aveva nulla da perdere e nulla da sacrificare. Era quel tipo di persona che vorrebbero avere nell'esercito. Una recluta che se ben addestrata sarebbe potuta diventare un asso nella manica. Incapace di mostrare sentimenti, incapace di provare pietà.
    Comunque, non appena si figurò mentalmente il discorso da fare -di nuovo- e tentò di parlare venne interrotta nuovamente... da una cazzata, inutile stavolta.

    Ah, e vorrei la pace nel mondo e la fine di tutte le guerre.

    Si stava davvero irritando. Sapeva che nessuno lo stava facendo apposta, ma era comunque irritante. In ogni caso, nascose quella sgradevole sensazione e iniziò ad esporre le sue ragioni con un tono stranamente disinteressato tanto da apparire innaturale. Come se stesse leggendo una pagina di un libro a voce alta, quasi come se stesse recitando una sorta di giuramento, cosa che infondo fece davvero per dirsi "Non puoi più tornare indietro, non puoi più rimandare".

    Ho tutta l'intenzione di diventare una kunoichi perché è l'unica via possibile per me. Io cerco forza. Nient'altro. Solo pura forza. E la via del ninja è certamente la più semplice da seguire, se non l'unica. E per questo motivo abbatterò qualsiasi ostacolo, con qualsiasi mezzo. Eseguirò gli incarichi che mi verranno assegnati con assoluta precisione, perché è la cosa più giusta da fare, la più utile per me e per tutti. Ciò che intendo fare una volta raggiunto quel traguardo è sfruttare ciò che ho appreso per realizzare i miei obiettivi.
    Riguardo alle mie caratteristiche... credo di non avere nulla di particolare...


    Si bloccò. Sapeva bene la ragione per cui i suoi occhi avevano quella tonalità perlacea. Sapeva bene cosa si nascondeva dietro la loro natura. Non era giunta a Konoha completamente ignorante. Si era informata sul suo clan, prima.
    Per un istante lo sguardo perse la sua inespressività e si caricò determinazione.

    ...per il momento.

    Dopo aver concluso il suo discorso tutta la determinazione mostrata svanì e tornò ad essere una specie di automa impassibile.



     
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