[Team 23] Più strani non si può

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  1. Shibuya-kun
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    E' lodevole la tua determinazione Misaka... Tuttavia debbo contraddirti. Tra tutte la via del ninja non è di certo la più facile, soprattutto per acquisire la forza di cui tanto vai in cerca. Spero solo che questa tua ricerca di potere non ti porti ad avere "troppo" potere. Talmente tanto da non essere più in grado di controllarlo. Inoltre dopo vorrei parlarti in privato...

    Che ne sapeva lui? Che ne sapeva lui della forza di cui la giovane Hyuga era in cerca. Parlava come se la forza fosse un concetto universale, cosa per lei sbagliatissima. La forza non è solo fisica, è anche spirituale, emotiva. E la via del ninja era sicuramente la strada più facile per conseguire quella forza di cui lei era in cerca. Ecco perché scelse proprio quella via... perché l'avrebbe fatta crescere. Fisicamente, spiritualmente, emotivamente. L'avrebbe semplicemente resa una persona più forte, più difficile da "rompere". Ed era ciò che le serviva, ciò che desiderava.
    Comunque, pur trovandosi in completo disaccordo, o quasi, col suo insegnante, decise di non rispondere. C'era tempo dopo, eventualmente. Rimase immobile a fissarlo negli occhi con aria impassibile. Era come una statua. Sguardo freddo che non rifletteva nessuna emozione.

    Bene... Se questo quindi è tutto quello che avete da dirmi sul vostro conto, direi che possiamo iniziare con la missione. Per prima cosa la missione è una missione di grado D, quindi sarà una cosa facile facile. Il committente è un certo Jin-Lo, un tizio abbastanza strano, ma visto che ha pagato in anticipo e con una grossa somma, l'accademia ha deciso di prendere comunque in carico la missione. La missione è una breve missione di recupero. In pratica dovremmo recuperare una persona il cui nome ci è sconosciuto, o almeno credo che l'identificativo che ci hanno dato sia solo una specie di soprannome... Comunque sia, dovremo trovare e recuperare un certo Dovahkiin

    Per un attimo nella sua testa girarono solo insulti. Insulti che morirono nella mente senza mai uscire dalla bocca. Tempo perso. Ecco cosa significava per lei quel discorso. Se il committente sarebbe giunto solo di sera, perché incontrarsi di mattina e sprecare il resto della giornata? Certo, dato che c'era un sensei c'erano molte cose che avrebbe potuto imparare dal lato pratico, ma questo insisteva con un approccio più diplomatico al team assegnatogli. Interagire, socializzare. E' così simile ad un gioco essere un ninja?

    Per quanto possiate o meno avere domande, per ora non so dirvi altro. Gli altri dettagli sull'obbiettivo li scopriremo parlando con il committente questa sera quando ci raggiungerà in questo accampamento. Fino ad allora avrete tempo per socializzare con me, ma soprattutto fra voi. In particolare, mio caro Morinagi, TU ti sei guadagnato il compito di preparare il pranzo. Ci sono altre domande?

    Infine era tempo perso. Sul serio. Morinagi si sarebbe occupato del pranzo... e lei? Nulla. Non aveva nulla da fare! Non poteva negare di sentirsi vagamente irritata dalla situazione in cui era finita, dalle persone con cui aveva a che fare. Eppure doveva sopportare. Non aveva altra scelta se voleva davvero diventare una kunoichi.

    [...]


    Misaka, potresti venire con me un istante? è giunto il momento di parlare in privato.

    Si alzò in silenzio dalla sedia e si limitò con estrema calma a seguire quell'uomo che si atteggiava da so-tutto-io solo perché aveva già ottenuto un grado ninja. Lo seguì da tre o quattro metri di distanza. Si addentrarono nella foresta e la ragazza iniziava ad agitarsi. In ogni caso doveva rimanere a mente lucida, non poteva permettersi di farsi cogliere impreparata. Era pronta a prendere le armi, in caso di necessità.
    Passo dopo passo era sempre più nervosa. Eppure il suo volto rimaneva freddo ed impassibile. Tensione.

    Bene... Direi che qui dovrebbe andar bene... Possiamo fermarci.

    L'uomo si voltò ed iniziò a fissarla negli occhi con aria calma di chi vuole mettere a suo agio una persona. Ma lei non era così semplice da ingannare. Non si sarebbe lasciata fregare da un po' di gentilezza. No, sarebbe rimasta in allerta, pronta a tutto.

    Allora... Io non so molto di te e da quello che mi pare di capire tu stessa non vuoi che gli altri sappiano praticamente nulla di te e del tuo passato. Più che giusto, come ho detto in precedenza, neppure io voglio che la gente sappia i fattacci miei. Tuttavia vorrei capire perchè ti ostini ad avere un ateggiamento così chiaramente aggressivo verso gli altri.

    Aggressivo? Atteggiamento aggressivo? Così definiva il suo "stare-zitta-per-evitare-scontri" come un atteggiamento aggressivo? Un atteggiamento aggressivo sarebbe stato rispondere dicendo esattamente ciò che pensava o lanciargli uno shuriken in mezzo alla fronte. Non fare finta di nulla!
    Quella breve definizione, però, permise a Misaka di inquadrare un pochino meglio il suo sensei. Ai suoi occhi era solo un pacifista, o qualcosa di simile. Uno la cui anima non era mai "morta" e tornata indietro solo grazie al dolore. Ne era convinta, più o meno. Qualsiasi fossero gli "eventi spiacevoli" non erano capitati a lui, al suo corpo, almeno.

    Non credere che non mi sia accorto dei tuoi sguardi di sfida o di come ti sei innervosita verso l'otese... Ammetto che non piace molto neppure a me, soprattutto per i suoi modi di fare, tuttavia in un team è fondamentale potersi fidare degli altri... Che cosa ne pensi al riguardo?

    Rimase in silenzio a fissarlo come se non avesse capito una parola di ciò che aveva detto. Come se non lo avesse nemmeno sentito. Per quanto la riguardava, l'otese Morinagi, non le faceva ne caldo ne freddo. Non poteva dire di apprezzarlo, ma nemmeno di detestarlo. Gli era completamente indifferente. Quasi non esistesse. E per quanto riguardava il discorso della fiducia, lasciò scorrere qualche altro secondo, forse una decina, prima di rispondere.

    Non penso niente. Semplicemente non credo che la fiducia centri qualcosa. In un Team ognuno è tenuto a svolgere con precisione il suo compito, qualunque esso sia. Tutto qui. Non è necessario fidarsi degli altri, è sufficiente fare ciò che si deve fare senza lasciarsi condizionare da altro. Se un mio compagno di squadra deve guardarmi le spalle, semplicemente lascerò che si occupi lui della mia protezione. Non è necessario fidarsi, perché quello è il suo compito ed è ciò che deve fare. Anche a costo della vita.

    Disse tutto con estrema calma, con estrema lentezza e chiarezza mentre il suo sguardo si fece, se possibile, ancora più freddo.

    Poi vorrei parlare della tua ricerca di forza... Sai, un discorso simile l'ho già sentito dire da un Kiriano. Ricordo bene come era attaccato a questo suo obbiettivo e alle sue convinzioni e... come dire... nelle tue parole mi sembra di risentire la sua voce ed il suo passato.è chiaro che questo tuo obbiettivo sia guidato da qualche avvenimento triste del tuo passato di cui probabilmente non vuoi parlare. Rispetto il tuo silenzio a riguardo, tuttavia ti do un consiglio, dato che anche io ci son passato di mezzo... Non lasciarti dominare dalle tue emozioni, ricorda chi sei e chi eri, ma soprattutto non agire solo per vendetta. Credimi, lo so per esperienza... Bramare la vendetta non porta assolutamente a nulla, eccetto forse ad altro dolore. Poi fai come credi...

    Rimase in silenzio e non replicò. Perché non avrebbe avuto senso. Un idiota che crede di sapere tutto, non accetterebbe mai lezioni da qualcuno a cui sta tentando di darne una. Per certe persone... il dolore è l'unica cosa che le permette loro di dire: "sono vivo". Ma non si stava facendo dominare dalle emozioni, solamente si stava aggrappando alla vendetta per sopravvivere. Perché senza quella sarebbe già morta.
    In ogni caso, non appena vide la mano del sensei avanzare verso di lei, per un istante ebbe l'impulso di indietreggiare ed estrarre un kunai o un qualcosa con cui difendersi, ma prima di cedere alla sua tentazione di autodifesa realizzò l'intento non offensivo dell'Uchiha. Semplicemente voleva darle la mano. In un certo senso percepì tale gesto come una sfida. Tirarsi indietro e mostrare le sue paure dandogliela vinta? O accettare la stretta di mano e fare un primo passo verso la forza che lei cercava? Scelse la seconda. Fece un passo in avanti e con la mano destra afferrò quella del sensei in una stretta che non lasciava spazio ad insicurezze.

    [...]


    Dopo che fu congedata con l'ordine di spedirgli Morinagi, la giovane si diresse alla "base". Individuato l'otese, gli si avvicinò con calma e lentezza con il suo solito modo di fare sicuro. Come se non avesse mai sentito quelle parole pungenti che le aveva rivolto poco prima.

    L'Uchiha ti sta cercando. Vai da lui, è nella foresta.

    Si rivolse a lui con estrema freddezza e non si degnò nemmeno di ascoltare un'eventuale risposta. Si voltò e se ne andò per i fattacci suoi, così come era venuta. Infondo il suo dovere l'aveva fatto, che lui avesse eseguito l'ordine del sensei o meno, non era più affar suo. Si sedette su una roccia vicino alle tende, e lì attese quello che poi sarebbe successo.
     
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