Indagando su se stessi.

[free gdr + iniziazione alla competenza fabbro]

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    Il passato recente: Livon




    Era un passo lesto e nervoso quello che spingeva il cane di Konoha per le strade di Oto.

    Niente più sigillo, Tekuro è indubbiamente un maledetto luminare della medicina di qualsiasi razza animale, mi lascia ogni volta totalmente basito, è un peccato che sia così contrario alle guerre, darebbe un supporto medico che non si potrebbe nemmeno paragonare a quello di un normale shinobi.

    Accelerò il passo iniziando ad ansimare, più che per l’affaticamento per la lieve dose di stress che iniziava a stringergli il petto. Doveva accertarsi del fatto che Livon non gli avesse dato una spada maledetta, e in cuor suo sperava di non sbagliarsi, anzi, a dire il vero lo sfortunato shinobi ne era sicuro, il suo cuore era saldo, solamente un piccolo pensiero, una piccola idea aleggiava nel suo profondo, nel suo inconscio, ma fortunatamente ancora la sua parte vigile del cervello non ne era stata informata.

    Non mi resta che andare al monte Rufy a far visita a Livon.

    Il grande fabbro. Era quella l’immagine di Livon che Raizen si era impresso nella mente, un uomo anziano ma forte, spinto dalla passione per il suo lavoro, forse l’unica cosa che gli permetteva di mantenersi così vitale, il tutto veniva condito dalla sua prima apparizione: dentro un inferno, avrebbe scoperto più tardi che non era reale, ma quell’esperienza gli rimase impressa a lungo.

    Il fabbro infernale, mh!

    Già, il fabbro infernale, un aggettivo che l’uomo non si era mai preoccupato di farsi togliere, sempre vicino ad una fucina, sempre circondato da brillanti scintille di metalli incandescenti che piegavano la schiena sotto alle sue martellate.
    Si diresse al south gate, l’unica entrata in cui non avrebbero fatto storie se il ninja fosse uscito, probabilmente grazie al piccolo foglio che Diogene gli aveva autografato, in caso contrario era probabile che quel gate fosse il meglio sorvegliato di tutta Oto.
    Attese qualche attimo prima di compiere il primo passo al di fuori della linea che separava Oto dall’esterno, come se avesse timore che tutti quei casini potessero nuovamente farsi vivi.


    Ma che stracazzo vado a pensare!

    Con quella soave e fiorita incitazione riprese il suo passo spedito e si fiondò all’esterno della porta, lo attendeva un lungo cammino, schifosamente lungo, e per terminare il riscaldamento avrebbe dovuto scalare il monte in modo da arrivare al piccolo villaggio dove risiedeva il fabbro.

    Che due coglioni, dimmi te se sto vecchio di merda doveva andare a ficcarsi proprio sulla punta di una montagna in un paesino abitato da quattro sorci e due gatti.

    Dopo un profondo respiro per smaltire la rabbia dovuta alla fatica che lo avrebbe atteso flesse le gambe per compiere il primo lungo balzo che l’avrebbe portato alle pendici del monte, a dir la verità non ricordava bene la zona, tuttavia la direzione non l’aveva dimenticata, e muoversi in linea d’aria non gli veniva troppo difficile grazie alle sue abilità.
    Certo. Per niente difficile.
    Il monte non era troppo vicino ad Oto e spesso non ricordarsi la strada voleva dire battere sentieri impervi e selvaggi, di fatto “non sentieri”, di fatto vie mai percorse ne tantomeno battute, di fatto niente strade o passaggi.
    Si era tuffato con tutto il suo equipaggiamento dentro una foresta che pareva risucchiarlo, come se volesse tenerselo al suo interno: una selva oscura la cui via era… introvabile.
    Solo dopo qualche ora gli venne in mente che poteva benissimo ovviare a quel problema con un po’ di chakra e un po’ di sangue.


    Sono un totale idiota.

    Fortunatamente era bravo a discolparsi e si dimenticò presto di non aver evocato immediatamente Kaze, era sempre uno spettacolo veder apparire un drago, le loro dimensioni, le lucide scaglie appuntite grandi quanto una mano di Raizen che si muovevano ordinatamente erano quasi ipnotiche.
    Il konohaniano lo accolse quasi come un amico andandogli a battee sulla spalla.


    Hey ragazzone!

    Il drago si voltò placidamente e accennando un sorriso rispose con voce profonda e antica.

    Salve piccolo Raizen!

    Lo shinobi parve indispettirsi a quel saluto, tuttavia replicò mantenendo senza difficoltà quell’aria scherzosa che Kaze gli permetteva di creare, aveva un animo estremamente tranquillo, non noioso, ma semplicemente placido e difficilmente irritabile.

    Via, ora non fare il gradasso perché madre natura ti ha dato quattro scaglie e una vita decisamente lunga.
    Comunque!
    Ti va di fare un piccolo viaggio?


    L’attenzione del rettile venne improvvisamente destata.

    Mh, e dimmi un po’ dove è che si andrebbe?

    Raizen sapeva di aver pronunciato le giuste parole per scuotere il grande drago.

    Beh, caro mio, sicuramente non ci sei mai stato, è un piccolo paese ninja, devo concluderci degli affari, purtroppo ricordo solamente la direzione, ma non il sentiero, dovrai portarmi in volo se non ti scoccia.

    Il drago serpeggiò per qualche istante come se riflettesse sul da farsi.

    Oh, via, dopotutto che problemi dovrebbe farsi un essere centenario?

    Così dicendo il drago porse una mano a Raizen per aiutarlo a salirgli sulla groppa, tuttavia lo shinobi rifiutò con garbo preferendo saltargli addosso, tuttavia atterrando con delicatezza.

    Sognavo di farlo da tanto.

    Kaze, ridendo sommessamente, si levo dal terreno facendo un po’ di difficoltà ad attraversare le fronde degli alberi che li sovrastavano, una volta emerso Raizen gli indicò un punto verso l’orizzonte senza dare troppe spiegazioni.

    Perdonami, ma mi sono recato in questo posto un'unica volta ed era un po’ di tempo fa, non so darti indicazioni migliori di questa, tuttavia stiamo cercando un villaggio in cima ad un monte piuttosto alto, non dovrebbe essere difficile.

    Purtroppo per il drago i mezzi di trasporto, soprattutto se sicuri come lo era il suo fidato compagno, avevano un effetto a dir poco soporifero sullo shinobi, infatti dopo qualche minuto il ninja si accasciò lentamente tra le scaglie del rettile.

    Stai pure tranquillo giovane shinobi, Tekuro mi ha raccontato tutto, meriti un altro po’ di riposo.

    Il viaggio proseguì senza intoppi, il ninja venne lasciato a poche centinaia di metri dall’ingresso principale del villaggio.

    Raizen-san temo sia giunto il momento di destarti.

    Lo shinobi si agitò lievemente destandosi quasi di soprassalto.

    Oh! Si! Sono sveglio, siamo arrivati?!?

    Si rispose da solo guardandosi attorno: quel luogo gli era familiare, l’entrata al villaggio di Livon era abbastanza desertica, probabilmente il monte Rufy era un tacco calcareo ed in quella zona li non era riuscita a depositarsi abbastanza terra se non quella necessaria a due arbusti sparuti e qualche ciuffo d’erba, niente di troppo eclatante.

    Scusami Kaze, avrei voluto tenerti compagnia, purtroppo gli ultimi giorni non sono stati un piacere.

    Stai tranquillo, Tekuro mi ha informato, è tutto apposto, e poi è stato un bel viaggio, l’ultima volta che sono stato qui questo villaggio non era nient’altro che un ammasso di pietre a ridosso della montagna.

    Raizen sorrise e il drago, ricambiando, scomparve in una nuvola di fumo.

    Era probabile che Kaze avesse osservato il villaggio dall’alto prima di posarsi, da dove aveva lasciato Raizen infatti si vedeva ben poco, forse merito dell’estrema mimetizzazione di case e mura. Il tutto era costruito con le pietre che il monte stesso offriva, le mura del villaggio, non alte più di sette metri chiudevano l’accesso che la montagna non proteggeva con i suoi scoscesi pendii, ed erano costruite a secco con grossi conci difficilmente trasportabili anche per degli shinobi.

    Sono un ninja amico.

    Interloquì Raizen col primo guardiano che si presentò.

    Dovrebbe bastare questa come biglietto da visita, inoltre sono già passato da queste mura.

    Mostrò la nodachi al guardiano sfoderandone solamente dieci centimetri di lama per permettergli di osservarne la fattura, un capolavoro degno di pochi: un capolavoro di Livon.
    L’uomo, o meglio, il giovincello, ancora insicuro fece un cenno ad una guardia più anziana che senza esitazione diede al konohaniano il permesso di passare.
    Sapeva dove trovare l'abitazione di Livon, dall'ultima volta il piccolo villaggio non era cambiato di un soffio, data la sua piccolezza impiegò ben poco tempo a terminare lo slalom necessario tra le case per giungere sino a quella del fabbro, bussò, annunciandosi senza troppi complimenti.
     
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    L'acciaio salutò la guardia che, per quanto sospettosa di fronte a qualcuno che sfoderava una lama in sua presenza, non ebbe difficoltà a riconoscere lo stile del fabbro che viveva da tanti anni nel piccolo villaggio. Sembra una delle sue spade, quello si. Ma potresti anche averla rubata...io non ricordo di averti mai visto. Fortunatamente poco lontano si trovava la stessa guardia che, qualche anno prima, aveva fatto entrare Raizen assieme a Diogenes...e dimenticarsi di un armadio di due metri come il foglioso era decisamente difficile.

    Ottenuto l'ingresso, il ninja si stava dirigendo verso la casa di Livon, ma venne interrotto da una strana figura in avvicinamento. Aveva un che di somigliante col vecchio, ma si trattava di una ragazza giovane e dal viso poco inespressivo. La cosa più particolare era il suo modo di camminare: molto incerto, quasi come se avesse due protesi al posto delle gambe. Cercate il maestro Livon, vero? Le notizie qui girano molto in fretta. Non è in casa, sta lavorando sul retro, se volete seguirmi. Non avrebbe risposto a domande di nessun tipo, e affacciandosi all'interno, in effetti avrebbero notato che la casa era vuota.La camminata era lenta ma non tanto da dare fastidio, e la giovane fece strada senza problemi, almeno fino a che non voltarono l'angolo.

    Livon non era in vista, e lei si fermò di scatto. Con un sinistro rumore meccanico la sua testa si voltò di centottanta gradi, guardando il foglioso senza voltare il torso. Sorpresa. Disse lei, senza espressione, mentre al terreno, in un'area di quasi tre metri di raggio si sollevava rapidissima una rete, celata con estrema perizia e praticamente invisibile, ma dannatamente rapida nel cercare di catturare sia l'inumana ragazza che il ninja. AH! AH! AH! AH! Rise meccanicamente lei prima di fermarsi completamente, sia che Raizen venisse catturato assieme a lei o meno...probabilmente aveva delle frasi e dei movimenti preregistrati che usava con un ordine predefinito. Di certo non era umana.

    Ah ah ah ah! Una lenta e sentita risata proveniva da dietro un angolo, e dopo qualche istante un uomo con un braccio decisamente sproporzionato rispetto al resto del corpo si avvicinava, liberando eventualmente lo shinobi dalla trappola con un colpo netto alla corda che sosteneva la rete (facendolo schiantare a terra). Ultimamente mi sto dedicando un pò alla meccanica come hobby, ma non sono ancora granchè. Col sangue posso dare volti e voci credibili, ma la camminata è decisamente migliorabile..mi ci vorrà un pò di tempo. Spiegò con leggerezza, anche se ci fu una brevissima e quasi impercettibile nota amara nel pronunciare la parola "tempo". Allora, come mai sei di nuovo da queste parti?

    Avrebbe atteso una risposta prima di commentare. Questo però non spiega come mai ti sei portato dietro un accompagnatore...

    Di chi stava parlando? In effetti poco lontano, vicino all'ingresso, si sentivano delle voci agitate, come nei primi momenti di una lite.
     
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    Rissosi segugi.





    Passò oltre la porta lievemente scocciato, i guardiani erano un po’ come le scartoffie da firmare prima di una missioni: inutili, o quasi, perché un utilità l’avevano, quella di darti noia costantemente.
    Pensandoci il colosso non trovò mai il caso di un guardiano che fosse stato utile al suo villaggio.


    Se sono presenti muoiono, oppure gli passano sotto il naso e se non si fanno fregare è perché sono assenti.

    Appena giunto alla casa non venne accolto ne da Livon ne da qualcuno che potesse minimamente somigliare ad un suo aiutante, bensì da una strana ragazza, soprattutto per la sua camminata, un po’ sghemba, magari aveva qualche problema.

    Chissà che è successo a sta poveretta.

    Pensò ad uno stupro di quelli potenti che ti segnano a vita.

    Magari oltre le movenze da normale ragazza gli hanno “rubato” anche le espressioni.

    La seguì a moderata distanza, fondamentalmente perché camminava troppo lentamente e nel mentre che la ragazza girava mezza casa Raizen avrebbe fatto in tempo a farsi un caffè, per cui, nel momento in cui mise in atto il macabro spettacolino, il konohaniano distava da lei più di tre metri, tuttavia, colto alla sprovvista non potè evitare di scattare all’indietro.

    Ohhhhh Livon, non perderai mai l’abitudine di accogliermi in maniera così particolare eh?

    Cercò con gli occhi il vecchio fabbro trovandolo alle sue spalle con la solita risata compiaciuta.
    Appena trovato commentò il lavoro del fabbro.


    Io fossi in te rimarrei sulle lame, meglio non perderci la mano, se si è bravi in qualcosa perché cambiare?
    Tantopiù che questa sembra essere uscita da un violento stupro di gruppo da parte dell’associazione calcistica del paese della nuvola.


    Sospirò.

    Passando a cose più serie.
    I motivi che mi spingono qui sono tutt’altro che piacevoli, per entrambi, ma prima di fare mosse avventate volevo accertarmi di una cosa, ti spiegherò una volta entrati in casa.


    Decise di non rivelargli immediatamente che il problema che l’aveva spinto sino a li era la spada nera che Livon aveva forgiato per lui, forse sarebbe riuscito a farsi dare risposte più sincere.
    Voltandosi, sinceramente sorpreso dall’affermazione del fabbro sentì delle voci provenire dalle mura, dai toni concitati parevano le prime avvisaglie di una rissa, giuda ballerino se una di quelle voci non appartenevano a Febh!
    Già, a Febh. Il simpatico otese che qualche volta gli aveva fatto da sensei, tutte “volte” che non ricordava con piacere. Chissà, forse quella volta si sarebbe potuto prendere una piccola vendetta, magari, una volta che fossero stati pari avrebbero pure potuto ricominciare.


    Ahahahah, si come no.

    Si rivolse a Livon.

    Quell’impiastro con me? Ahahahah!
    Non so se hai notato ma qualche minuto prima del mio arrivo un drago di una ventina di metri ha sorvolato il villaggio, io stavo sopra di quello.
    Pare che io sia stato pedinato, piuttosto, credevo che volare con la mia evocazione sarebbe stato sufficiente, ma evidentemente abbiamo a che fare con un segugio abbastanza in gamba.
    Tuttavia non è pericoloso, è un buon otese, bastardo nel profondo, ma buono.
    Sta di fatto che la voleva fare in barba alle tue guardie.


    Si prese un momento di pausa per vedere un eventuale reazione di Livon.

    Io, prima di fare delle domande colpirei, non so te.
    Mi ha seguito sin qua su come una piccola piattola e non so con quali intenzioni.
    Non ho mai capito troppo delle sue abilità, fondamentalmente non ne ho avuto l’occasione, ma di cognome fa Yakushi, se può aiutare.


    Si appoggiò al muro della casa a braccia conserte attendendo le reazioni del fabbro. Non conosceva troppo Livon, ma dalle poche volte che ci aveva avuto a che fare aveva qualche buon elemento solido su cui far leva: un tipo all’antica che prediligeva le manate alle parole, un po’ come se non uscisse mai dalla fucina e fosse sempre alle prese con i metalli, tuttavia era probabile che il suo animo da bambino troppo cresciuto gli avrebbe fatto mettere su chissà quale ritorsione strana verso Febh, sarebbe stato interessante, o almeno così sperava. Tantopiù che l’esposizione del titolo di “amministratore” di fronte a Livon avrebbe avuto la stessa valenza della scorreggia di Kubomi, quel villaggio apparteneva al grande fabbro.
    E il konohaniano sperava che la cosa potesse avere risvolti negativi verso Febh, non roba troppo grossa, si sarebbe accontentato di vederlo penzolare qualche mezz’oretta a testa in giù e poi lui stesso l’avrebbe fatto scendere.

     
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    Stammi a sentire razza di cretino, mi ci vogliono trenta secondi e uno starnuto per radere al suolo questa montagna, ti pare che un soldatino come te possa anche solo pensare di impensierirmi? La diplomazia grondava all'ingresso del piccolo villaggio mentre le guardie si raccoglievano all'ingresso con le lance puntate in avanti, le mani sulle armi e anche un pò di facce disperate. Allora, sto solo cercando un tizio grosso e dall'aria tonta, e sono SICURO che è venuto da queste parti! Aveva scorto per puro caso il grosso ninja di Konoha che si allontava dal South Gate, e non essendo nemmeno al corrente della sua presenza ad oto (si appuntò mentalmente di chiedere lumi a Diogenes) si era deciso a seguirl per indagare sulla faccenda.

    Incidentalmente per farlo dovette rinunciare a riordinare tutte delle pratiche di attribuzione degli immobili del Villaggio, un incarico che aveva in sospeso da circa tre mesi e a cui si ritrovò malincuore a rinunciare...ma proprio con le lacrime agli occhi. (Febh non lo sapeva, ma oco dopo la sua partenza un impiegato amministrativo avrebbe iniziato a compiere strani rituali, purtroppo inconcludenti, con una bambolina che ricordava vagamente l'amministratore, ma questa è una vicenda slegata). Seguire il fesso non fu particolarmente difficile, nonostante il grosso drago volante, perchè tra Ssalshard il cacciatore e la velocità della lucertola Ssalswift era riuscito a tenergli dietro facilmente, senza nemmeno farsi notare, grazie alle fitte foreste e, verosimilmente, all'arroganza tipica dei draghi che raramente considerano anche solo la vaga possibilità che qualcuno possa volerli seguire.

    Comunque era arrivato al villaggio giusto in tempo per vedere Raizen che varcava l'ingresso, quindi una volta rimandati a casa i due rettili, si era avvicinato a sua volta, solo per trovarsi la strada sbarrata da un dannato burocrate che fingeva di essere un soldatino. Un soldatino anche piuttosto ottuso, dato che aveva frainteso le cordiali e precise parole dello Yakushi per terribili minacce di morte e distruzione. Ma chi mai cometterebbe un simile stupido errore? Certo, forse qualche "sterminio" e "non arriverai a stanotte" era innocentemente scivolato tra le argomentazioni dotte dell'amministratore, ma chi mai era così gretto da appigliarvici per negare un ingresso?

    Mentre Febh cominciava a meditare di evocare un Juggernaut rettile e schiacciare tutti i presenti (diplomaticamente, si intende), Livon il fabbro dal braccio smisurato discuteva della cosa col ragazzo a cui tempo addietro aveva consegnato una delle sue rare spade. Yakushi? Tempo fa ebbi a che fare con un tizio di quel clan che girava in groppa a una lucertola, ma mi dava più l'impressione di un Ronin. Poi scoccò uno sguardo della serie "io la so lunga" al giovane. Non è che vuoi usarmi per liberarti di uno che ti ha dato grane, eh? Non amo molto i giochetti quando non sono io a organizzarli. Tono gioviale. Parole non gioviali. E ancora non mi hai risposto su come mai sei qui però...beh, andiamo a dare un'occhiata a questo Yakushi, però tu vieni con me. aggiunse con un tono che non ammetteva repliche.

    [Poco Dopo]

    AH-HA! Visto che era qui? Ve lo avevo detto ma non volevate credermi! Lo Yakushi sedeva in cima a un mucchietto di guardie semisvenute e raccolte a terra, mentre altre tre lo guardavano con estrema apprensione e puntandogli le loro lance contro. Non mi sembra un buon modo di presentarsi questo, giovane Yakushi. Livon parlò col sorriso sulle labbra, ma da un breve lampo dei suoi occhi fu subito evidente che non apprezzava chi riduceva a quel modo le sue guardie. Era da notare però che nessuno degli sconfitti aveva subito ferite serie o permanenti: avevano poco più che i segni di una rissa da strada. Verosimilmente Febh non si era nemmeno impegnato.

    Allora, posso sapere l'esatto motivo della tua presenza qui? Chiese il fabbro, che in effetti era ancora in attesa di una risposta a una domanda simile da parte di Raizen. Io? Beh è semplice...ehm... Improvvisamente "mi stavo annoiando e ho seguito la cosa più interessante che ho trovato pur di non lavorare" non gli sembrava più la migliore delle motivazioni. Febh per un attimo guardò i due senza fissarli, per poi puntare lo sguardo sul Foglioso, come se cercasse suggerimenti. Io...ehm. Ebbene? Incrociando le braccia (strano effetto visto il diverso diametro) Livon socchiuse gli occhi, con la pazienza che cominciava a scarseggiare. Raicoso mi ha invitato a seguirlo! Sbottò infine l'amministratore di Oto, cercando di mettere su la sua "faccia convinta e credibile" più convincente, nonostante le possibili reazioni dell'altro accademico. Non direttamente, ovvio, ma mi ha lanciato dei segnali! E annuì, incrociando le braccia proprio come il fabbro, mostrando così un minuscolo scorcio della sua arma, avvolta intorno all'avambraccio.

    Fu solo un momento, ma quel piccolo frammento di metallo appena visibile oltre la manica attirò l'attenzione del Fabbro Mikawa. Improvvisamente lo Yakushi non era solo un piccolo seccatore. Era un piccolo seccatore con qualcosa di estremamente interessante intorno al braccio. Comunque si voltò verso Raizen. Confermi? il cambio di atteggiamento del Mikawa era palese a chiunque lo conoscesse anche solo superficialmente. Se ne sarebbe accorto il foglioso?

     
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    Patetici teatrini.





    Guardò Livon abbastanza amichevolmente per poi fare un cenno verso le mura del villaggio.

    Non sei mai stato impaziente, e ho premura di liberarmi di eventuali seccature prima di dovermi ritrovare ad averne di più grosse per via di parole dette con troppa fretta.
    Ho imparato a misurare bene i miei passi, ed è probabile che tu abbia messo del tuo in quelle lezioni.


    Mentre camminava per il breve tratto ebbe il tempo di rivolgersi al fabbro nuovamente.

    Non è che mi serva qualcuno per liberarmi delle mie grane, non sono un mica un bambino che si aggrappa alla gonnella della madre, semplicemente mi sarei volentieri fatto quattro risate a vederlo penzolare al contrario, niente di che.

    Fece spallucce con aria innocente, probabilmente, viste le capacità curative di Febh sarebbe anche stato in grado di “somministrargli” qualche taglietto qua e la, ma roba da poco, non era un tipo che spargeva dolore per nulla.
    Vicini alle mura quanto bastava per vederne l’apertura in corrispondenza della porta Raizen notò che le sue deduzioni erano corrette e che il suo udito non l’aveva ingannato. Era abbastanza certo di ciò che aveva detto prima a Livon ma un minimo di dubbio permaneva. Non sapeva se essere felice o meno di quella scoperta.
    Ben presto si sarebbe potuto rispondere da solo, guardando l’otese che cercava di mettere su una bislacca quanto incerta scusa per la sua presenza in quel luogo. Raizen da canto suo non poteva che esserne quasi impietosito, ma non solo, al suo interno si muovevano più emozioni: una era la solita che lo avrebbe spinto a far attraversare le mura a Febh senza utilizzare la porta, ma con la rustica potenza di una pedata portentosa sulle natiche, l’altra era quel filo di pietà che muove l’animo di colui che guarda un conoscente, seppur odiato, ficcarsi in un vicolo cieco e inguaiarsi sempre di più. Era certo che mai avrebbe immaginato che Livon potesse dargli sufficiente fiducia da pronunciare quel “confermi”.
    Si rivolse a Febh, così come avrebbe fatto con un suo sottoposto.


    Non c’è che dire, sei proprio un ottimo infiltrato!

    Interloquì ponendosi tra i due. Dopo, voltandosi verso l’asimmetrico fabbro indicò Febh col pollice.

    Livon, non pormi domande inutili! Questo scavezzacollo non ricorda nemmeno il mio nome!
    Come potrei portarmi dietro uno che nemmeno si ricorda come mi chiamo? E non che il mio nome sia difficile, eh!


    Eppure, lo sguardo di Livon era strano, più che interessato al lucertolaio e alla sua persona o a qualsiasi motivo l’avesse spinto sino a li pareva essere attirato da ciò che portava avvolto al braccio e che ogni tanto emetteva qualche piccolo bagliore riflettendo il sole, conosceva il fabbro superficialmente, ma bastava quello per carpire lo sguardo di smodato interesse che nutriva per quella roba, scelse quindi di seguire un’altra via, incuriosito dallo strano evento, dopotutto era una buona occasione per sapere qualcosa in più su un altro shinobi.

    Insomma, mi hai seguito di nascosto sino a qui?

    Sbuffò lievemente, doveva riorganizzare e ricollegare tutte le parole dette sino a quel momento in una storiella efficiente che permettesse a Febh di varcare la soglia del villaggio senza troppi intoppi, dopotutto il tempo che stavano spendendo con quel siparietto iniziava ad essere troppo.

    E certamente non l’hai fatto da solo, quella foresta era un intrico di rami abbastanza fastidioso, i miei complimenti, mozzo.

    Probabilmente l’otese era stato aiutato nella foresta dalle sue agili evocazioni, ma farlo apparire più in gamba di quanto aveva dimostrato atterrando le guardie non sarebbe stato propedeutico al suo intento.

    Sono anche piacevolmente colpito dell’interesse che dimostri verso la mia persona.

    Fece finta di frugare tra le tasche del mantello.

    Aspetta, se trovo una penna ti faccio un autografo!

    Smise in qualche istante di frugare tra le tasche tornando serio.

    Comunque, scherzavo, come ti ho detto non è pericoloso, puoi anche lasciarlo entrare, intenzionalmente non farebbe nulla di male, ma è probabile che inciampando su quel sassolino…

    Disse, indicando una pietra grande poco più di un tappo di bottiglia.

    …Causi un effetto domino che vedrebbe il tuo villaggio accartocciarsi come una busta di pane.
    Scherzi a parte, e ti chiedo perdono Livon per queste parentesi infelici, ma è uno dei peggiori servitori in cui sono incappato nella mia vita, riesce sempre a farmi dare il peggio di me.
    L’ho portato qui da Oto per avere una mano in caso di bisogno, solo che a metà della scalata del monte ha avuto un ripensamento, forse dovuto alla sua scarsa voglia di compicciare qualcosa, e ha gettato la spugna.
    Al che ho evocato uno dei miei draghi per completare la scalata. Volevo finisse in qualche tuo scherzetto solo per ripagarlo del torto, nulla più.
    Evidentemente è stato colto da curiosità e non volendo ammettere il suo grado di inutile mozzo si è inventato sta marea di cazzate, è sua abitudine farlo.
    Se vuoi fallo entrare, dopotutto non è nient’altro che uno scudiero, e mi serve ancora per le mansioni che avevo pensato di assegnarli all’inizio del viaggio.


    Una perfetta recitazione, si sarebbe complimentato con se stesso più tardi, il meglio era che se Febh voleva entrare nel villaggio, così ardentemente come aveva dimostrato atterrando le guardie, avrebbe dovuto stare al gioco, quanto a lui concluse il discorso con un aria di sufficienza dedicando a Febh la più trasparente apatia. Apatia che nascondeva ovviamente la speranza di mettere nel sacco l’otese.

    Comunque, mastro Livon, quando riterrà di aver terminato qui io sarei disposto ad esporgli il mio caso, ma come detto poco prima vorrei essere al coperto e lontano da orecchie indiscrete.

    Ritrovata la perduta serietà il konohaniano attese una risposta di Livon, cercando di mettergli un pò di fretta con la sua ultima frase in modo da fargli prendere una decisione rapida e possibilmente in linea con i suoi desideri, sperando di poter concludere li quel siparietto assurdo e poter esporre il suo problema al fabbro, dopotutto non era andato li ne per giocare, ne per trovare occasioni per farlo.
     
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    Ehi! Vedi di non darti troppe arie Raicoso, sei tu quello abbastanza pollo da fart s...ehm, cioè, sei tu quello che mi ha fatto capire che volevi a tutti i costi essere seguito, sicuramente perchè hai bisogno di aiuto da parte di un ninja più esperto! Replicò lo Yakushi, puntando un dito ammonitore nella direzione del foglioso, che sembrava avere un qualche rapporto privilegiato col grosso tizio dalle braccia asimettriche. Quest'ultimo d'altro canto sembrava improvvisamente molto interessato a Febh, nello specifico al suo braccio sinistro e, verosimilmente, alla sua arma.

    Le successive affermazioni di Raizen gli fecero salire la pressione a mille, con un filo di fumo che fuoriusciva dalle orecchie.. Ehi! io non ho mai causato cose di quel tipo! Tranne quella volta in cui aveva travolto l'amministrazione di oto con una enorme ruota infuocata...o quando la aveva fatta inavvertitamente esplodere, e al suo attivo aveva anche un paio di grotte crollate e una volta aveva raso al suolo un'ala del palazzo Yakushi semplicemente inciampando su un vaso. Cioè, non spesso, insomma e poi...SERVITORE? SERVITORE A CHI RAZZA DI ARMADIO COL CERVELLO DI GALLINA!! RICORDATI UN PO' CHI HA SALVATO CHI IN QUEL DANNATO TEMPIO DOVE HAI DATO DI MAT...Ehm.. Si tappò la bocca all'istante, come se avesse detto qualcosa di troppo. Cioè, quel tempio pieno di mostri! aggiunse, ma era evidente la minor convinzione.

    Anche Livon sembrò accigliarsi a quelle paroe, distogliendo la sua attenzione dal metallo e rispondendo a Raizen. Si, penso che lo farò entrare. Ebbene Yakushi, ora che i Mikawa sono alleati di Oto, non vedo perchè negarti ospitalità. Se ora gentilmente smettessi di schiacciare la faccia del capo delle guardie ti sarei grato. Mikawa? Si, io sono Livon Mikawa, noto come Fabbro Infernale, più un'altra mezza dozzina di epiteti. Notavo una vaga somiglianza con Diogenes...la stazza perlopiù. Hai detto fabbro? Forza, andiamo a casa mia. Replicò ignorando volutamente l'utlima domanda dello Yakushi. Quanto a Raizen, gli avrebbe detto soltanto una cosa: Daccordo, ora mettiamo a suo agio il tuo...servitore.

    NON SONO IL SUO SERVITORE!!! Sbottò ancora una volta lo Yakushi, mentre i tre si incamminavano verso la casa dell'artigiano Febh avrebbe guardato Raizen in cagnesco per tutto il tempo...voleva solo scoprire che faceva per pura noia, ma non si imaginava di collezionare una figuraccia nel farlo, e gliela avrebbe fatta pagare cara. Molto cara.

    Ma mai quanto la avrebbe pagata cara quel Livon, dato che Febh venne catturato e insaccato da una rete poco dopo essere entrato nella casa, finendo appeso a dimenarsi come un salame! DANNATO BASTARDO IO LO RADO A SUOLO QUESTO DANNATO BUCO!!! Oh, sono estremamente spiacente, le trappole sono un mio piccolo passatempo... ridacchiò il grosso fabbro, facendo nel mentre cenno a Raizen di accomodarsi su una sedia nella stanza accanto, per poi raggiungerlo. ASPETTA SOLO CHE MI LIBERI E TI FACCIO A BRANDELLI!! Pochi istanti e Febh sarebbe stato libero, grazie al controllo del suo chakra adesivo, reso tagliente, ma la trappola avrebbe dato ai due il tempo necessario a fare una piccola chiacchierata.
     
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    L'esca




    Trasse un lungo respiro di sollievo nell'udire le corde di Livon tendersi e fare il loro dovere, al suo orecchio risultava una divina melodia, una marcia trionfale in cui lui galoppava in prima fila con lo sconfitto Yakushi ale spalle.
    Ascoltò per un po' Febh dimenarsi come un piccolo cinghiale e, non visto, sorrise compiaciuto della sistemazione dell'ospite arrivato all'ultimo momento.


    Eh già Livon, la SERVITU' deve imparare a stare al proprio posto!

    Disse, avendo cura di sottolineare con estrema limpidezza la parola “servitù” per poi accantonare il pensiero “Febh” per qualche minuto.

    Tornando a noi, Livon.
    Scusami se non ho risposto subito, sai che non è mia abitudine essere misterioso, anzi, preferisco risolvere i miei problemi il più presto possibile, e se fosse stato possibile avrei anche evitato di entrare in casa.


    Interloquì mentre prendeva posto in una piccola poltrona dirimpettaia a quella di Livon.

    Tuttavia ben presto capirai che, per un motivo o per l'altro, non era il caso di permettere a orecchie estranee di sentire ciò che mi porta qui da te.

    Con un gesto lento e calibrato posò la mano sull'elsa della nodachi e, slegato il laccetto rosso che la assicurava alla cinta la posò sulle proprie gambe.

    Recentemente la tua creazione mi ha dato non poche grane, e non si parla di roba banale come la perdita del filo, diciamo che il problema è proporzionale alla maestria con cui è stata creata.

    Un piccolo scatto annunciò l'estrazione della spada dal fodero, altro gesto che venne eseguito lentamente e con estrema cura, nonostante tutto il konohaniano teneva a quella spada e la rispettava più come una pericolosa compagna di battaglia che come banale pezzo di ferro affilato.
    Forse era da quello che derivava il rispetto che nutriva per Livon, per il creatore della sua compagna, un eccellente artigiano che riusciva a dare vita ad un qualcosa che giaceva nelle profondità del terreno da secoli, in attesa di una mano rude ed esperta, una delle poche in grado di scuoterlo dal torpore che lo attanagliava.
    Terminato il sottile sibilo Raizen posò la spada dinnanzi a se, riponendo il fodero alla propria destra.


    Può sembrarti sempre la stessa, invariata da quando me la consegnasti, lucida, affilata e letale come la prima volta che l'hai riposta nel fodero, l'ho sempre trattata col massimo dei riguardi dopotutto.
    Tuttavia non credevo che le tue armi avessero un debole, o meglio, non credevo si potessero corrompere così facilmente.


    Con una serietà del tutto inusuale per il suo volto Raizen fissò Livon, scrutandone attentamente anche la ruga più sottile nell'ancora incerta ragnatela che gli segnava il volto, cercando qualche movimento involontario che avrebbe dato valore alla sua personale tesi che legava il fabbro a Diogene in un attentato ben studiato e calibrato alla sua vita.

    La lama non è venuta a contatto con niente di troppo strano, o quantomeno, nulla che potesse impensierire un oggetto di così raffinata fattura.
    Per dirla tutta al suo interno vi ho sigillato due essenze chakriche, ma il sigillo è roba che tiene abbastanza bene, ad essere precisi è doppio, dall'esterno verso l'interno e dall'interno verso l'esterno, praticamente sono dentro un piccolo guscio, la spada è solamente l'unico supporto che mi permetteva un qualcosa di così complesso nel breve tempo in cui mi sono ritrovato a doverlo fare.
    È praticamente l'ancora di un piccolo guscio.


    Aveva montato quella storia per vedere se in base alla risposta di Livon ad un problema inventato potesse ricavare qualche informazione utile, non era vero infatti che i problemi dati dalla spada potessero attribuirsi alle due creature all'interno della spada, era soltanto vero che dal giorno stesso in cui vi aveva stretto le mani attorno i problemi che aveva avuto con le due creature al suo interno si erano amplificati, e una volta estirpato quel problema aveva agito direttamente sul suo corpo portandolo quasi alla morte.

    Dimmi, è possibile che la spada si stia trasformando in un tramite tra me e ciò che ho rinchiuso al suo interno?

    Gettò l'esca, senza mascherare il suo interesse per la risposta del fabbro, dopotutto fingere non serviva, se tutto ciò che aveva pronunciato fosse stato vero la curiosità e l'attesa per una simile risposta era del tutto lecita.

    Edited by F e n i x - 28/4/2012, 17:56
     
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    Livon sedette sulla poltrona con un sorrisetto che ben esprimeva la sua soddisfazione nel vedere il ninja Yakushi appeso come un salame, ma sapeva che ben presto si sarebbe liberato e allora avrebbe avuto un pò di grane, ma averlo messo letteralmente nel sacco era qualcosa di impagabile. Portò comunque la sua attenzione su Raizen e sulle sue domande legate alla spada, che si fece consegnare. Non è raro che le mie armi causino qualche problema a chi non le sa usare ma...ci hai sigillato...due entità composte di chakra? Il fabbro aggrottò le sopracciglia, andando a guardare meglio la sua creazione, osservandone con cura i dettagli ed il filo, da molto vicino, per poi riportare lo sguardo su Raizen.

    Tu hai una elevata quantità di chakra, forse persino troppa per sopravvivere, e per questo hai un sigillo di contenimento. Ho forgiato quest'arma in modo che potesse fare da canale per il tuo chakra bypassando il sigillo...dovrebbe consentire di emettere il chakra condensato, se usate le tecniche appropriate, ma non è stata certo pensata per essere un'ancora o un guscio di contenimento...nè tantomeno era adatta ad accogliere un sigillo di qualsivoglia natura... Le sue parole erano lente, caute e misurate, ed era palese che non stesse dicendo tutto, mentre fissava con estrema intensità il ninja che gli sedeva davanti. Non sapeva bene cosa Raizen si fosse trovato a combattere, ma in quella spada non era passato altro chakra a parte il suo. Non c'era alcuna traccia di alcuna "essenza di chakra" esterna e certamente non riteneva possibile che la spada potesse essere usata per imprigionarle. Ma come spiegarlo al foglioso senza allarmarlo?

    Spiegami meglio come è avvenuto questo "assorbimento". Forse potrei capire qualcosa di più. Forse. Livon restituì la spada, sedendosi con le mani incrociate sul petto. Si aspettava una storia lunga, e per un uomo della sua età solo le storie lunghe erano meritevoli di essere ascoltate. Comunque diciamo che, in linea di massima, non dovrebbe esserci alcun contatto tra il...contenuto...della spada e il tuo sistema circolatorio del chakra...a meno che tu non lo abbia, uhm...diciamo sigillato male. Forse Raizen avrebbe fatto in tempo a narrare metà della storia quando infine nella stanza avrebbe fatto irruzione un demone. Era un demone apparentemente molto umano, ma la sua espressione palesava una furia e una malvagità che sono un essere soprannaturale poteva trasmettere! Con le mani avvolte da brucianti scariche elettriche, Febh Yakushi sembrava pronto a distruggere ogni cosa!

    febh11



    TUUUUU!!!! NON VEDRAI IL MATTINO DI DOMANI!!! Ruggì, inondando l'ambiente di istinto omicida, ma Livon gli fu affianco in una frazione di secondo, dandogli una amichevole pacca sulla spalla. Oh, ti sei liberato! Molto bene, molto bene, sei promosso! Ora, se volessi attendere qualche... Con un grido bestiale lo Yakushi cercò di conficcargli la sfera elettrica che aveva in mano nella gola, ma il Fabbro fu abbastanza rapido da intercettare il pugno in arrivo, e lo fece col braccio magro. Febh era stato accecato dall'ira, o difficilmente avrebbe messo in atto una simile strategia, comunque il vedersi bloccato fu registrato, in una parte remota del suo cervello, come un avvertimento sulle effettive doti del gigante dalle braccia asimmetriche. Oh, suvvia, uno scherzo tra amici non dovrebbe degenerare, non pensi anche tu Raizen?

    I due si separarono, mentre lo Yakushi, non del tutto calmo, mollò una testata colossale all'uomo che gli tratteneva il braccio, riuscendo a fargli piegare le gambe per un istante, ma non lo stordì a sufficienza per impedirgli di bloccare l'attacco successivo di Febh con la mano attaccata al braccio massiccio. Pugno contro palmo, l'amministratore vide un secondo attacco bloccato, e immediatamente dopo ricevette a sua volta una testata che aveva un che di epico. E CALMATI UNA BUONA VOLTA!! persino il placido Livon era stato mosso a un breve scoppio d'ira. L'urto fece male a entrambi (in quanto Yakushi, Febh aveva la capoccia particolarmente dura) e si separarono, barcollando un poco entrambi. Ahia! Mi hai fatto male!! Si lamentò l'aministratore, tenendosi la fronte arrossata (una persona normale probabilmente sarebbe stata conficcata nel terreno come un chiodo) Non volevi calmarti!! replicò il grosso frabbro, un pò incerto sulle gambe. E ora siediti un attimo, come finisco di parlare con Raizen ti devo fare una domanda sul tuo bracciale...è l'unico motivo per cui ti ho fatto entrare. Un lampo nei suoi occhi mentre fissava lo Yakushi.

    Febh sostenne lo sguardo per qualche secondo, con la perfetta espressione di un bambino offeso, anche se ci fu un istante di sorpresa carico di intelligenza (ben nascosto sotto i vari strati infantili), quindi sedette, mantenendo il broncio e sbuffando. Comunque vi ho sentito, e sinceramente non ascolterei più di tanto i vaneggi di Raicoso... Lanciò un'occhiata carica di ostilità al foglioso. Il modo in cui aveva calcato la parola "vaneggi" non sarebbe passato inosservato, e anche se aveva promesso...
    Livon si sedette a sua volta, lentamente, con l'aria di un vecchio che si ripete "non ho più l'età per fare queste cose" e quindi disse a Raizen. Qualcosa mi dice che anche il tuo amico sappia qualcosa della faccenda...te la senti di parlarne comunque davanti a lui?
     
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    Quando Livon prese a parlare Raizen era ancora immobile ad osservarlo, pareva avesse posto per bene le sue domande, in effetti il fabbro non pareva troppo convinto di ciò che diceva e vedeva nella spada, pareva montare il tutto sul momento, non frettolosamente, ma il suo volto lo tradiva, quantomeno agli occhi di Raizen, un esperto attore costretto ad usare spesso le sue abilità per cavarsela al meglio.
    Mentre analizzava la spada Raizen prese la parola, cercando di sfruttare l’intermezzo per dare ulteriori spiegazioni


    Si, ci ho sigillato le due entità che…

    Ma Livon calcolò male le sue parole, le uniche volte che Raizen l’aveva visto era sicuro di non avergli mai parlato del suo chakra in esubero, e tantomeno del sigillo dei quattro draghi, segreto che custodiva gelosamente in quanto sua arte personale e di modesta potenza che in battaglia poteva rilevarsi decisamente utile e nonostante tutto non aveva mai visto di buon occhio il fabbro, forse per via del primo approccio avuto con lui.
    Non gli avrebbe mai rivelato qualcosa di simile.


    Troppo chakra eh…?

    Sottolineò Raizen pacatamente, velando i suoi veri sentimenti, gli serviva una buona occasione e doveva restare freddo, mandare avanti la sua copertura sarebbe stato indispensabile per essere sicuro di uscire vivo e vegeto da quella casa. E certamente sarebbe stato l’unico a farlo, insieme a Febh forse. Dopotutto allo Yakushi cosa importava se un fabbro incline all’uccisione di uno shinobi accademico moriva in quel posto?
    Prese la sua spada e, come se dovesse ancora essere oggetto di analisi, la lasciò dinnanzi a se, a portata di mano per un rapido attacco, fece il tutto con estrema naturalezza, mentre cominciava a parlare.


    Sinceramente mi aspettavo un parere differente, Livon, mi spiego.

    Interloquì, curioso di sapere se l’esperienza di Livon potesse essergli utile prima di dargli ciò che si meritava.
    Invero, ciò che non si aspettava era che così tante persone agognassero la sua anima, iniziava a domandarsi cosa avesse di speciale per un simile accanimento: Diogene, suo maestro, con cui avrebbe dovuto avere un legame se non speciale almeno di reciproco rispetto, e poi il suo fabbro personale, una persona indipendente. Ormai iniziava a conoscere il carattere dei menbri del clan mikawa, somigliavano tutti a Diogene, da quello che durante il corso chunin l’aveva attirato in un genjutsu, a Diogene stesso, e ora Livon.
    Una cosa era certa: qualsiasi favore andasse avanti doveva tornare indietro, quale era il tornaconto di Livon? Cosa poteva desiderare il fabbro da lui?
    Rapidi pensieri, forse lievemente adrenalinici per via della situazione in cui era, lo portarono ad un'unica conclusione: il suo stesso corpo e la capacità di sopportare elevate quantità di chakra, era probabile che simili abilità servissero all’otese per qualche suo piano di cui il cane bianco non era a conoscenza. La cosa puzzava sempre di più e tra l’altro a bruciare era qualcosa di estremamente grosso, se era un corpo come il suo a servire vuol dire che qualcosa di estremamente “voluminoso” doveva esserci messo dentro per poi essere controllato.
    Ma cosa? Doveva saperne di più, e visto il precedente errore di Livon sarebbe bastato dargli corda.
    Solo una goccia nell’oceano di pensieri che in quel momento gli si agitavano in testa disse “potrebbe essere sincero” ma pur volendo ascoltarla nulla andava a favore delle parole del fabbro, sapeva comunque troppo, ciò voleva dire che qualcuno per una ragione o per l’altra troppo aveva parlato.
    A questo punto si aggiungevano altre domande, se era sincero, perché qualcuno aveva parlato più del necessario? E chi l’aveva fatto? Diogene aveva saputo da poco possibile che avesse sparso, per qualche motivo sconosciuto, la voce così rapidamente?
    Perché farlo? E perché quel qualcuno, tempo prima, doveva parlare del suo sigillo?
    Già, il suo sigillo. In quanti sapevano del sigillo?
    Pareva che due persone fossero li, Livon che aveva appreso da terzi, Febh e basta probabilmente, le altre persone a conoscenza dello stesso sapevano troppo poco per poterne parlare, visto che dei draghi non poteva certamente dubitare.
    Tre persone erano in gioco, due delle quali nelle vicinanze, poteva essere, dopo l’incidente al gate, così casuale la presenza di Febh in quel posto in QUEL momento?
    Se qualcuno complottava per la sua morte la domanda era: perché volerlo morto?
    Se qualcuno lo osservava, stendendo tra i suoi conoscenti una rete di informazioni generali sul suo conto: perché farlo?


    A dire il vero è una storia decisamente lunga, e il caso vuole che quando l’ho vissuta quell’elemento li dietro...

    Disse indicando Febh che si agitava nella rete, non potendo far a meno di assimilarlo ad una mosca impigliata in una ragnatela.

    ...Fosse insieme a me, che modo particolare di intrecciare i fili ha il destino, eh?
    Comunque! Meglio che inizi a raccontare, altrimenti presto dovrai offrirmi un letto per dormire, non è una storia breve.


    Si accomodò al meglio sulla poltrona e prese a raccontare come si era svolto l’intera missione di recupero dell’archeologo e non prima di aver raccontato il bislacco metodo di allenamento di Febh.
    Quasi giunto a raccontare di come aveva messo KO (grazie alla spada di Livon) la massa di cocci che lo colsero dentro la stanza sigillata Febh irruppe nella stanza, furente col volto mutato in una maschera di pura furia. Il siparietto fu abbastanza veloce a concludersi, quel tanto che bastava a dare uno sfogo alla pentola a pressione in cui l’amministratore si era mutato.
    La parte interessante di quel siparietto tuttavia giunse quando Febh, smaltita la furia omicida che lo animava, riprese a parlare definendo quelli di Raizen vaneggi.


    I miei vaneggi? Dovresti quantomeno usare il plurale visto che eravamo insieme.

    Disse con una faccia che lasciava intendere ben poco di diverso da “babbeo”.

    Comunque si, anche lui ne sa, precisamente ne sa quanto me, quando le due creature sono state sigillate qui dentro...

    Disse battendo sulla lama della spada.

    ...Eravamo stati convocati insieme per compiere la missione che consisteva appunto nel salvataggio degli archeologi.
    Anche se l’aiuto maggiore l’ha fornito facendo la guardia durante la notte al gruppo visto che del resto me ne sono occupato io.
    Mi domando come Oto possa porre ai suoi vertici uno shinobi simile, ma non è mio dovere indagare su di questo, è mio interesse continuare a raccontare la mia storia per farti comprendere, sempre che mister sapienza qui non voglia intervenire per contraddire i “vaneggi” che lui stesso ha vissuto.


    Avrebbe atteso delle reazioni da parte dei due, ed in caso avesse potuto farlo, avrebbe continuato a raccontare la propria storia, sicuro ormai che il culmine di quella breve scampagnata sarebbe giunto presto.
    Pensando a quello tuttavia non potè che rendersi conto dell’errore compiuto entrando a cassa di Livon, era probabile che pure la poltrona in cui era seduto fosse una trappola, non potè far altro che acuire i sensi cercando di tenersi pronto allo scattare di qualsiasi meccanismo, sperando di non diventare una preda troppo semplice.

     
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    Era con te? Avrebbe mormorato Livon, voltandosi appena per cogliere con la coda dell'occhio lo Yakushi poco prima che questi si liberasse e desse inizio al breve scontro tra i due. Mmm... aggiunse poi, socchiudendo gli occhi. Nella sua testa il fabbro aveva appena trovato un secondo motivo per tollerare la presenza di Febh in quel luogo. Ora doveva solo decidere se dare la precedenza alla sua curiosità sulla strana arma dell'otese o su quella vicenda senza senso che Raizen stava portando alla sua attenzione.

    Un tempio...un essere malvagio che prende possesso del tuo amico qua dietro per cercare di ucciderti...statue di argilla simili a te animate da fumo nero....ha dell'incredibile. Commentava man mano, prima di essere interrotto dal siparietto tragicomico che portò lo Yakushi a sedere su una poltroncina davanti a loro, con Raizen che gli dava velatamente del babbeo. Febh avrebbe sbuffato. Pff...si..."assieme" Ripetè, ben poco convinto o convincente, prima di sentire il resto della storia da parte del foglioso. Chiunque, anche il più ritardato tra gli osservatori avrebbe capito che ascoltava il racconto con l'aria di uno a cui non tornavano parecchie cose, o che comunque stava sentendo determinate cose per la prima volta in vita sua.

    Mamma mia non pensavo fossi messo tanto male... Avrebbe commentato poi con gli occhi sgranati quando il foglioso gli chiese se aveva qualcosa da ridire. Quella parte del te stesso dall'aspetto più perfetto che hai assorbito per poi ottenere quell'aspetto poi era degna di un trip da funghi... Comunque vai avanti, sono curioso di sapere come finisce. Al diavolo la sua promessa, quel tizio era completamente fuori di testa! Se interrogato al riguardo, Febh avrebbe prima preteso che la storia venisse portata a termine, per poi commentare. Ok...beh, se posso dire la mia, tu sei andato. Ma proprio andato a male! Non so bene quale parte della tua testa abbia tirato fuori questa marea di scemenze...finchè ti limitavi a dire che io mi facevo manovrare da un Dio per ucciderti poteva anche starci, in fondo le prendevi, ma qui si esagera!

    Esattamente cosa intendi? Chiese Livon, con un'ombra di preoccupazione nell sguardo, ma anche di illuminazione, come se improvvisamente qualcosa gli fosse del tutto chiaro. Beh, dovresti dircelo tu, Raicoso, non pensi? No, sul serio tu sei convinto della storia di Fuujin e delle due creature? Al diavolo i tuoi serpentelli, qua si esagera! Febh fissò per un istante la lama del foglioso...non gli piaceva il modo in cui la teneva. Certo, sarebbe anche potuto sopravvivere a qualunque attacco da parte sua, ma non amava rovinarsi i vestiti. Il fabbro gli diede manforte. Ammetto che sono confuso...e forse non sono il solo.

    Solo se Raizen avesse espresso anche solo un minimo dubbio sui fatti del tempio Livon avrebbe poi dato la sua valutazione. Non so se potrà confonderti maggiormente o meno ma... Indicò la spada con la mano del braccio possente. La mia arma non è fatta per contenere esseri senzienti di qualunque natura. E' solo un canale, nulla di più. E anche ora, l'unico chakra che c'è all'interno è il tuo.
     
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    Il crollo della realtà





    Non dovendo misurarsi con opposizioni di nessun genere Raizen continuò la storia, erano ricordi abbastanza sfocati, non tanto per la loro distanza quanto per quel senso di torpore che li avvolgeva, era come se attorno ad essi fosse stata messa dell’ovatta soffice e quasi trasparente, abbastanza strano contando che tutte quelle cose erano successe a mala pena qualche mesetto prima, eppure, nel rimembrarle aveva una strana sensazione, non sapeva descriverla ottimamente nemmeno a se stesso.
    Tuttavia mentre raccontava, quasi meccanicamente, il cervello seguiva un filo parallelo come se un se stesso andasse dietro ai ricordi e un altro analizzasse i movimenti del primo, notando qualche piccola incongruenza qua e la, roba di poco conto che non suscitò in lui nulla più che qualche particolare sensazione.
    Il tutto andò disfacendosi all’udire Febh che lentamente si trasformava in una piccola caffettiera pronta all’esplosione.


    E va bene, va bene, sentiamo, sentiamo cosa hai da dire ora. È mezz’ora che i tuoi sbuffi mi gelano il lobo dell’orecchio, puoi dire al mondo cosa non ti torna di preciso?

    Forse però avrebbe fatto meglio a non domandare, le parole dell’otese aprirono come una piccola crepa nell’uovo perfetto che Raizen descriveva, eppure non era stato preso alla sprovvista, quel “se stesso” che lo seguiva mentre ricordava aveva notato quell’incongruenza, aveva notato che c’era un errore, un grande errore ed era proprio in quel punto del suo piccolo trattato, l’ultimo che aveva raccontato: il momento in cui aveva assorbito la parte bianca.
    Era veramente bianca? Allora perché, così insistentemente, il Correttore diceva che era verdastra? Perché continuava a sottolineare con così tanta foga? Perché con altrettanta foga lui continuava a dire che era bianca?
    Perché sapeva che era reale. Si. Quella bianca era reale, dopotutto null’altro avrebbe potuto curare il suo volto sfigurato.


    SMETTILA DI FARE L’IDIOTA.

    Quel tono di voce così alto gli sfuggì letteralmente di bocca, trasportato da quel sottile stato di angoscia che gli si stringeva alla gola, cercò di recuperare la compostezza velocemente, lasciando calare, senza rendersene conto, l’attenzione verso ciò che lo circondava, verso quelle che poco prima aveva catalogato minacce.

    Vuoi per caso continuare? O vuoi che ti cucia per sempre quel buco affetto da dissenteria che sputacchia sentenze poco sotto il tuo naso?
    Se nessuna delle due ti aggrada taci.


    Zittì l’otese in poche parole, complice il fatto che forse era l’otese a volere che il konohaniano continuasse la sua storia. Storia che venne conclusa frettolosamente, quasi ansiosamente, come se la meta non fosse tanto la fine di quei ricordi quanto una domanda.

    Allora, grande critico dei miei stivali, quale sarebbe il tuo parere?

    Di nuovo porse una domanda a cui realmente non desiderava risposta, che tuttavia giunse, pesante come un martello, poco sopra le spalle, quasi un colpo da K.O.
    Era complesso continuare a mantenere la calma come avrebbe voluto, era estremamente complesso continuare il suo gioco, ormai era palese che tutto gli fosse sfuggito di mano, forse anche più del dovuto e non andava bene, non andava bene per niente.
    Con uno scatto portò una mano al collo che aveva iniziato a dolergli, probabilmente il sigillo apposto da Tekuro stava facendo il suo dovere tenendo a bada il suo chakra, la ritrasse poco dopo, come se in realtà volesse solamente scacciare qualche insetto fastidioso.
    Già, il suo chakra. Perché proprio in quella situazione, simile a tante altre in passato, stava rendendo quel sigillo utile, cosa c’era di simile in quella volta rispetto alle altre?
    La paura. Quella paura sottile e meschina in grado di passare tra le fessure più piccole della mente di un ninja ottimamente addestrato. Quella paura così infida e sinuosa che completata la sua fastidiosa azione penetrativa nella mente di Raizen, si avvinghiava come un polipo ad uno scoglio, per poi mutare e mimetizzarsi in esso, cambiandolo, se pur di poco, da come era poc’anzi.


    E dimmi allora, quale altro modo avrebbe avuto la mia faccia di tornare alla normalità se non per effetto di quella fusione?

    Domanda arrogante, sicura del suo essere retorica, pessimamente supportata dai gesti e dall’espressione del ninja. A rispondere però non fu Febh, bensì Livon e questa volta fu ancora più pesante il maglio che gli calò tra capo e collo, abbastanza pesante da ridurlo carponi, madido di sudori freddi.
    I suoi occhi iniziarono ad esitare raminghi per tutta la stanza, come se cercassero un appoggio sicuro su cui focalizzare l’attenzione, qualcosa iniziava a stringergli il cervello in una morsa tutt’altro che piacevole, però era troppo agitato per accorgersene, sentiva solo la stanza allontanarsi di poco per poi appannarsi lievemente: era in preda ad una smodata paura, terrore puro.
    Uno scatto rapace verso la spada lo portò ad impugnarla saldamente per poi gettarsi sul vicinissimo Livon, grazie alla lama gli sarebbe stato sul collo in pochi istanti.


    TU! MALEDETTO!
    Hai cercato di mettermi nel sacco insieme a Diogene, ma non vi andava bene che morissi poco fuori dal suo gate vero? Luridi bastardi! È dal corso chunin che mi avete fatto il lavaggio del cervello!
    Ti dico io perché non c’è alcun chakra! È perché dentro non ci sta un fico secco! Era solo una scusa per avvicinarmi a te!


    Tuttavia, complice la troppa furia e il suo raggio visivo drasticamente ridotto da quello sfogo animalesco l’attacco fallì, Livon schivò lateralmente il suo affondo per poi rifilargli un pugno all’altezza della mascella, prendendo con la mano anche una piccola parte della tempia, un colpo da K.O., vero questa volta, tuttavia il colosso non cedette, si piegò sul fianco come se quel duro colpo gli avesse rimesso in linea tutti i pensieri.
    Una linea del tutto assurda.
    Lui sapeva in realtà sapeva che Livon non c’entrava nulla in tutto quello, era cosciente del fatto che nemmeno Diogene, per quanto capace di consegnarlo alla morte senza troppi rimpianti, quella volta non anelava a strappargli di mano la sua vita. Tuttavia doveva esserne certo, doveva essere sicuro cosa del suo mondo fosse falso e cosa vero.
    Quell’uovo che aveva esposto a Livon e Febh gli si era rotto tra le mani senza che se ne accorgesse, e ora il feto immaturo che vi stava all’interno soffriva quell’aria così pesante, così irreale.
    I suoi occhi si voltarono lenti verso Livon mentre ancora stava accovacciato con la nodachi infilzata sulla poltrona.
    La realtà era il problema maggiore, aveva sempre creduto che il passato, la storia e le esperienze di un uomo lo rendessero tale, ora tutto il suo passato veniva messo in dubbio da una manciata di affermazioni, cosa avrebbe dovuto fare? Come si sarebbe dovuto comportare?
    La sua testa iniziò a galoppare veloce come un fulmine, facendo trascorrere i giorni di un’ ipotetica esistenza vuota come quella che sarebbe potuta essere la sua: quella di un uomo senza passato. L’esistenza di un quasi bambino imprigionato in un mondo di adulti. Era terribile. Desiderò perdere in quello stesso istante la facoltà di parlare, di pensare di esprimersi, di diventare una larva totale e vivere in un bozzolo viscido per il resto della sua miserabile esistenza.
    Messe a fuoco il fabbro dopo qualche secondo, oltre che con gli occhi con i pensieri, e se fosse in realtà nei piani dell’uomo quella sua reazione? Se fossero nei loro piani tutte quelle reazioni? Diogene era un astuto e millimetrico calcolatore, Livon un altrettanto sveglio Mikawa e Febh invece? Possibile che per puro caso l’avesse pedinato da Oto sino a quella montagna sperduta? Possibile che fosse capitato per caso insieme a lui in quell’addestramento e che per caso in quel momento fosse li?
    No, troppi casi, non poteva essere possibile. Aveva sicuramente notato qualcosa durante il primo addestramento di Raizen quando gli insegnava a controllare il chakra, probabile che da allora vi fosse immischiato in mezzo pure lui.
    No, tutto quel tempo? No no, era impossibile, magari dopo? Magari era stato intercettato da Diogene una volta terminata la missione al tempio ed era stato aggiunto al gruppo come importante fonte di informazioni.
    Dopotutto per tanti shinobi le informazioni erano migliori della forza bruta, e Diogene era tra di loro, ancora gli mancava un particolare, una ragione per unire tutte e tre quelle persona in un'unica causa: farlo ammattire, portarlo all’infermità mentale totale, non si sarebbero sporcati le mani e tantomeno avrebbero dovuto trovarsi degli alibi, da un matto non ci si deve difendere dopotutto.
    Tuttavia per quanto ci si impegnava non riusciva ad essere così lineare nei suoi ragionamenti, i suoi pensieri erano un continuo sciamare, come se un codice binario gli fosse impazzito in testa, i pensieri gli si muovevano in testa come una massa informe che ogni tanto tentava di levarsi e assumere una forma definita, ma nonostante gli sforzi tutta la struttura cedeva a causa dell’ennesima contraddizione, a causa dell’ennesima insicurezza, come poteva un uomo che perdeva il contatto col proprio passato, insicuro delle proprie esperienze, ricostruire gli intenti delle altre persone cercando di ragionare come esse se non aveva alcuna base da cui partire? Come poteva immedesimarsi in qualcuno se in quel momento non riusciva ad immedesimarsi nemmeno in se stesso? Aveva sempre creduto dopotutto che per conoscere il mondo bisognava conoscere prima se stessi, partire sempre dall’elemento più semplice per poi evolversi e passare ad altri piani, questo era il suo modo di agire e riflettere, lui, con la sua vita, era il tramite di ogni scambio tra la sua coscienza e il mondo esterno.
    Cosa fare quindi a quel punto? Quale strada scegliere?


    Avanti allora, dimmi cosa è successo.

    Il tono era arrendevole, sconfitto, placido, era la voce del vecchio capobranco scacciato dall’ultimo giovincello appena arrivato, la voce di chi ancora non sapeva che strada intraprendere una volta viste le proprie certezze crollargli davanti agli occhi. Si arrese al pavimento pregando che Livon non volesse vendicarsi più di quanto già fatto per quell’attacco, sentiva la mascella pulsare e ogni volta che apriva la bocca produceva uno schiocco fastidioso all’udito.
     
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    Ed ecco che Raizen si mise a urlare o quasi, passando poi agli insulti fantasiosi. Uuuh, ora comincia la parte isterica... Sussurrò lo Yakushi fingendo quella stessa intonazione di chi vede un brutto film per l'ennesima volta. Le sue parole successive resero il foglioso particolarmente agitato: si toccava il collo, cambiara rapidamente espressione ed era palesemente angosciato. Dopotutto gli psicotici vivono sempre sull'orlo di un labile compenso...una volta data una piccola spintarella dalla parte sbagliata crollano con una velocità impressionante. Tutto questo non sfuggì a Febh, che pure continuava a tenere d'occhio l'arma dell'altro Shinobi. Non gli piaceva affatto il modo in cui la impugnava. E la reazione alle parole del grosso fabbro, pochi istanti dopo, diedero ragione dei suoi presentimenti!

    Diogene? Fece in tempo a ripetere, prima che Raizen venisse travolto da un pugno con le stesse caratteristiche di un autocarro, rimettendoci quasi del tutto la mandibola. Che centra Diogene? Febh socchiuse gli occhi, puntandoli sul fabbro. Certo, ricordava che fosse un Mikawa che stava in proprio, ma non capiva cosa significasse la faccenda del Gate...non era stato informato di alcun moribondo fuori dalle mura, ed era strano che il Mikawa facesse entrare un ninja di Konoha di relativa potenza (anche se scemo, grazie al cielo) senza farli sapere niente. Si ripromise di parlargliene, ma al momento aveva qualcos'altro a cui pensare.

    Raizen non stramazzò a terra ma si calmò molto rapidamente, come se cercasse di riodinare i suoi pensieri, e Febh non perse l'occasione di insinuarsi nella sua linea di ragionamento. Quindi sei stato allievo di Diogene per un corso Chunin? Questo spiega parecchie cose...soprattutto il tuo essere completamente fuso nel cervello. Non che lo Yakushi avesse molta dimestichezza coi corsi chunin...tutti i suoi allievi erano morti. E alcuni persino durante il corso. Questa la tengo io per adesso. Livon impugnò la spada, parlando con tono duro. Non si aspettava un simile attacco, ed era solo grazie a riflessi affinati in anni di esercizio che era riuscito a contrattaccare in maniera efficace, nondimeno era turbato da quell'improvvisa perdita di compostezza da parte del massiccio ninja di Konoha. Non mi sembravi tanto instabile l'ultima volta che ci siamo visti...e comincio a pensare che la storia che ci hai raccontato nasconda qualche verità più profonda...

    Pfff.. Febh si trattenne dal ridere. Verità più profonda? L'unica verità è che questo qui è completamente matto! Ma ecco che finalmente il foglioso si arrese, e ricadendo a sedere chiese allo Yakushi di raccontare cosa era accaduto realmente. Tecnicamente la storia che lui si apprestava a narrare era una versione Febh-approved, con lievissime alterazioni degli eventi a scopi puramente narrativi, che rendevano più interessante la narrazione, senza modificare in maniera sostanziale gli eventi. Più o meno.

    Alloooora. Da dove comincio? Febh si sfregò le mani tra loro, con un grosso e poco rassicurante sorriso. Ah, giusto, dall'inizio! Io e scemotto ci siamo incontrati poco fuori da Konoha per andare verso un antico tempio. Per puro caso era un tempio che era stato scoperto di recente, sulla base di informazioni che avevamo raccolto prorpio noi due, assieme a un terzo tizio, ma sono dettagli.
    Lui arriva e mi fa < Oh, immenso Sensei Yakushi, ti prego perdona questo umile ed indegno individuo per essersi nuovamente presentato davanti a te. Ma sarei immensamente felice e grato se volessi concedermi la benevolenza di accompagnarmi in questa pericolosa missione. La tua sola presenza ne garantirà il successo> Al che io gli rispondo "No, mio allievo, no. Non tenere il capo chino nella polvere e sollevati, guardami negli occhi, per quanto ti risulti difficile, ed accetta la tua inferiorità, così come io stesso la accetto. Sei debole, e ti aiuterò". E quindi siamo partiti.
    Con una sana Henge aveva mimato perfettamente la scena, mettendosi al centro della stanza come un attore consumato.

    Dopo qualche ora di viaggio, improvvisamente sento un tonfo, e vedo che lo scemotto qua ha iniziato a scaraventarsi addosso agli alberi, prendendoli a testate e blaterando il nome Fuujin. Lo ho gentilmente sedato e quando ha ripreso i sensi non si era accorto di nulla. Nemmeno di essere stato stordito...e dato che lui ha fatto finta di niente, ho fatto finta di niente anche io, attribuendo la cosa a qualche fungo che si era mangiato o roba simile. Arriviamo al tempio, e vedo che Raicoso si fa sempre più agitato. Incontriamo gli archeologi e cominciamo la missione: una sempicissima missione di scorta all'interno per tenerli al sicuro da eventuali trappole. Non so ancora come mai lui fosse tanto disperato da chiedermi aiuto in un modo tanto prostrante, ma vabbè, dopotutto è un pivellino. Gli archeologi però mi informano che quel tempio è, secondo loro, un tramite per un qualche luogo mistico, tipo quelli dove vivono le evocazioni, e a giudicare dai disegni, si tratta di serpenti, draghi o roba del genere.

    Mentre andiamo ci accorgiamo anche che in qualche modo ci sentiamo sempre più riposati e allegri, nonostante alcune trappole. Dopo un pò capiamo che basta stare nel tempio perchè la riserva di Chakra si rigeneri a una velocità notevole, e anche lo scorrere nel sistema circolatorio è mostruosamente accelerato. Una sensazione niente male, la ricordo con piacere...ma scemotto inizia a tremare sempre di più e ad un certo punto cade a terra come se avesse le convulsioni
    Fece una pausa, lasciando che gli altri assimilassero le informazioni, e magari commentasse. Eccesso di Chakra...lui ha una riserva basale enorme, lo notai al tempo del suo esame Chunin, ed era solo grazie a un sigillo che era ancora vivo, anche se limitava le quantità utilizzabili, rendendolo di fatto un persona nella media...probabilmente gli effetti di quel tempio hanno accelerato i flussi al punto da spezzarlo e mandarti fuori controllo. Sarà...io so solo che abbiamo finito per soccorrerlo, mentre dal suo corpo cominciava a sgorgare un sacco di chakra grezzo...sembrava sul punto di esplodere, quando dal muro è comparso improvvisamente un enorme drago, di quelli serpentini. Inizialmente pensavamo volesse attaccarci, ma poi abbiamo capito che era là per difendere il tempio. Si è avvolto intorno a Raicoso e ha bloccato lo scorrere del chakra. Ci ha detto che il suo cervello stava letteralmente bollendo, e si è offerto di aiutarci, in cambio di due promesse: avremmo dovuto abbandonare il tempio e distruggere tutti i documenti ad esso relativi, e non avremmo mai dovuto rivelare niente allo scemotto. In cambio lui gli avrebbe impedito di esplodere ammazzandoci tutti.

    Guardò Raizen Lì per lì ci era sembrata una buona idea...poi ha detto che si sarebbe immerso nel sogno in cui eri precipitato per cercare di recuperare quello che restava della tua mente. Erano successe anche altre cose, e in effetti la promessa fatta aveva qualche altra piccola clausula (inoltre l'incontro col drago non era stato poi così pacifico come descritto) ma tutto questo poteva essere sufficiente come base. Allora, ti suona qualche campanello?
     
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    Quando Livon gli sequestrò la spada gli porse automaticamente il fodero, come se fosse cosciente dell’errore fatto, probabilmente se avesse strappato via la vita dal petto del fabbro come intendeva fare avrebbe avuto di che pentirsi. Fortunatamente, nella sfortuna, il fato gli fece incontrare un vecchio con i riflessi ancora parecchio svegli.
    Mentre Febh esordiva con la prima frase Raizen lo interruppe guardandolo in cagnesco, socchiusi gli occhi e congiunto l’indice col pollice a formare una specie di cerchio appuntò l’otese come un maestro spazientito avrebbe fatto di fronte ad un alunno particolarmente duro.


    Sai

    Prese la parola rapidamente mentre agitava lievemente la mano.

    Non ti ho mai inquadrato al meglio, ma sai di cosa sono certo?
    Che tu sia il più gran bastardo di questo mondo, ma di quelli così grossi che non si sa quale club calcistico nazionale la madre si sia sbattuto e neanche se si sia fermato ad uno solo.


    Concluse il suo appunto con la nota velenosa che discuteva qualsiasi frase rivolta a Febh e tornò nel più totale silenzio, concentrandosi sul discorso dell’otese.
    Le parole dell’otese, nel cervello di Raizen, si tramutarono in un baratro sempre più profondo la cui gravità pareva essere spropositatamente grande, non potè far altro che abbandonarsi e lasciarsi cadere, non sapeva cosa avrebbe trovato nel fondo, fortunatamente le scenette sbiadirono ai sensi di del colosso grazie a quello stato semi catatonico che ora lo attanagliava.
    Filtrare nella giusta maniera la verità dalle parole di Febh non veniva troppo complesso, inconsciamente per il konohaniano era come ricordarsi un sogno fatto tempo prima, il vantaggio era l’aiuto del pubblico, certo, era un pubblico assai assurdo, ma sapeva rendersi utile.
    Dovette nuovamente riavvolgere il nastro e con quello ricomporre quel film che ora pareva acquisire uno spessore ben più reale e meno onirico di ciò che ricordava poco prima, tuttavia era difficile credere a quella realtà, si piegò su se stesso portandosi le mani alle tempie per massaggiarle come se avesse del dolore, in realtà era solamente un gesto come un altro utile a concentrarsi ulteriormente sul contrasto che aveva ora in mente, il peggiore che potesse capitargli: realtà e realtà percepita non combaciavano.
    Non c’era modo di ricostruire i veri eventi se non andando di pari passo con i suoi ricordi e il racconto dell’otese. Ricordava quando aveva dovuto “interagire” la prima volta con Fuujin, sperava fosse stata l’ultima volta, ma mai avrebbe immaginato di doverlo rimembrare in un evenienza simile. Febh diceva che Raizen aveva preso a lanciarsi contro degli alberi senza alcuna ragione, possibile inventarsi di sanapianta TUTTO? Sforzandosi di riportare alla mente quello che pareva essere un sogno riscopriva il tutto estremamente dettagliato, estremamente reale, possibile che quelle sfere di vento le avesse immaginate lui? Possibile che la sua mente fosse così tenace? Così potente da dare quell’immane forza ad un misero sogno? Nonostante la sua eccelsa abilità nel manipolare il vento non era mai riuscito a creare delle correnti da scagliarsi contro da solo, però a ben pensarci il suo fido sensei non aveva parlato di colpi subiti, ma solamente dei suoi attacchi a degli alberi.
    E il suo volto? Quello ricordava tumefatto, quasi scarnificato per metà, chi aveva potuto curarlo? Non voleva ammettere che quella era la prova più brillante della sua follia, che in realtà era l’esperto Tekuro mediante il chakra curativo ad avergli riaggiustato il viso facendolo tornare tale e quale a prima, eppure era così, quella era la vera realtà.
    Agli effetti quelle allucinazioni potevano essere paragonate ad un genjutsu, che è risaputo, agiscono mediante un particolare reflusso del chakra, poteva quindi essere che il suo charka in esubero particolarmente agitato avesse fatto la stessa cosa, era possibile? Quella parola iniziava a presentarsi troppo spesso, e troppi dubbi verso la realtà che lui aveva sino ad ora immagazzinato denotavano solamente una cosa: quella era una realtà fittizia.
    E solo in quel momento divenne veramente recettivo e capace di apprendere la versione data dal suo compagno di sventura, versione che, andando a toccare i giusti tasti scioglieva il muro di ghiaccio che separava i veri ricordi di quell’esperienza, era una sensazione terribile, come se qualcosa di spiacevole premeva per emergere.
    Sgranò gli occhi e veloce la sua mente prese a galoppare, veloce come un treno che si preparava al decollo.
    Dentro la spada lui aveva provato a sigillare qualcosa, ci aveva veramente provato e ci era riuscito, dove stava il problema? Il problema stava nella menzogna detta a Livon riguardo le creature sigillate nella spada, queste non avevano mai dato problemi e tantomeno ne aveva dato la spada a quanto pareva: lui era l’origine di tutto.
    Aveva sigillato nell’arma solamente il suo chakra, la menzogna che aveva detto a Livon poco prima gli si era rivolta contro con una rapidità incredibile, come se il divano fosse un passaggio dimensionale in grado di ritorcergli contro il suo stesso attacco.
    I suoi ricordi, quelli reali cominciarono ad emergere, orrendi, come cadaveri dalla limpidezza idilliaca presente sino a poco tempo prima nella sua mente.
    E lo spettacolo agli occhi del konohaniano era ancora peggiore: non era vero nulla! Ne di ciò che aveva passato con Febh, ne di ciò che visse quando i suoi sogni lo portarono ad allontanarsi da Konoha per mettere fine a tutto quello.


    Oh! La bella addormentata si è svegliata!

    Riconosceva quella fastidiosa sensazione, quella specie di pensiero così tenace, così penetrante che giungeva dalla parte più remota di se stesso, tuttavia ora era come sbiadita, meno forte, meno reale.

    Qualcosa ti turba, Follia?

    Non volendo dare nessun nome particolare a quella voce le diede il nome che il mondo attribuisce a delle voci inesistenti: follia. E folle era chi conosceva Follia da troppo tempo.
    A quanto pareva i draghi, nella loro benevolenza, avevano fatto degli errori di calcolo, era probabile dopotutto che non fossero eccessivamente specializzati nella medicina complessa del corpo umano, un errore possibile. Quindi il ripresentarsi del problema quella seconda volta non fu tanto la tenacia delle creature con cui credeva di avere a che fare, semplicemente il vero problema non era stato eliminato.
    Un punto a favore del konohaniano era da assegnare alla sua tenacia nel cercare di eliminare quel problema, seppure non ne sapesse la vera origine.


    È … estremamente difficile prendere una posizione riguardo rivelazioni simili.

    Interloquì, appena dopo l’ultima domanda di Febh. Per poi tornare a tacere.
    L’inizio della missione, l’incontro con Febh, l’ingresso al tempio, trascorreva tutto come rapide diapositive, furiose, una dietro l’altra, raccontandogli una storia dimenticata, non vissuta, dopo di essa iniziò a scorrere il secondo incontro con Fuujin, luogo in cui venne portato il foglioso dai suoi incubi notturni, quasi per coerenza, come se la sua follia ci si fosse affezionata.
    Più ci pensava, più quella realtà si solidificava, ogni singolo aspetto di quella parte della sua vita era identico ai deliri di un pazzo visionario, una malattia che si trasforma nella chiamata di un dio, il dio che si scopre malvagio e lui bianco paladino che combatte per preservare il mondo da esso.
    Era patetico, neanche lui avrebbe messo in scena una cosa simile, evidentemente il suo subconscio li voleva molto più bene di quanto lui stesso non facesse. Con quello tuttavia si spiegava anche come un essere umano fosse stato in grado di rivaleggiare con un dio, non potè evitare un sorriso, come se schernisse se stesso per il cattivo gusto.
    Tuttavia, la realtà che ora iniziava ad accettare non prendeva in considerazione repliche di alcun genere, gli tornò alla mente la sua vecchia dimora, quella che distrusse perché colpevole di portargli via le persone a cui si affezionava, si domandò se, frequentandola in momenti di relativa pace interiore, la casa facesse in modo di mondare la sua testa dalle immagini fittizie che via via andava creandosi.
    Ripensare a tutte quelle persone fu come un fulmine a ciel sereno: che fine avrebbero fatto loro? Esistevano veramente? O erano solamente un parto della sua mente malata? Pareva che quella ristrutturazione valida per le esperienze oniriche riguardanti Fuujin non le intaccasse, tuttavia in quel momento era lecito dubitare persino della terra che lo manteneva, e non gli piaceva. Decise di accantonare quei pensieri e concentrarsi sul presente, pretendere di rimettere tutto apposto in quel momento era decisamente troppo, anche per lui.


    Ad essere sincero

    Continuò dopo un po’ di tempo, senza sapere quanto, e dopotutto gli importava ben poco.

    Mi sono suonati sin troppi campanelli

    Rifletté poi sullo strano filo che lo legava a Febh e rivolgendosi a lui parlò nuovamente.

    Sinceramente a questo punto non saprei come qualificarti, personalmente ti ho sempre trovato uno stronzo apocalittico, e non cercare di trovare un qualche legame tra le due parole, è solo per definire uno stronzo della tua portata, una di quelle robe che riempirebbe il mondo di merda per un altezza intorno ai due metri.
    La fortuna vuole che io sia più alto e sia riuscito a salvarmi, quindi mi sembra sia mio dovere ringraziarti, se non altro per avermi assistito.


    Probabilmente, dall’altra parte del mondo quell’evento stava causando una catastrofe di dimensioni incalcolabili, eppure il Colosso, come aveva detto, sentiva di dovere quelle parole all’otese, dopotutto si era dimostrato utile e a suo modo indispensabile, forse quel ringraziamento sarebbe dovuto andare più al destino che li aveva uniti per due volte consecutive che a Febh stesso, ma a questo lo shinobi non ci pensò.

    Tuttavia… beh, sono decisamente matto.

    Troncò il discorso come se la cosa non lo riguardasse minimamente e neanche lo impensierisse, tuttavia, in quelle situazioni, il suo volto tendeva a non seguire ciò che gli usciva dalla bocca, conservando l’espressione turbata e distrutta che cercava frettolosamente di riparare.

    Prenderne coscienza in una mezz’ora è difficile, non so se capiate come ci si senta, ad essere sincero vi pianterei qui come due allocchi e me ne andrei in eremitaggio nelle più alte cime di Iwa, purtroppo meritate di sapere, se non altro perché mi avete lasciato in vita nonostante tutto.

    Si riferiva all’attacco di poco prima mentre parlava così lentamente da sembrare un vecchio che sospira le sue ultime parole. Cercando di lasciare alle spalle quegli anni di troppo che non aveva mai acquisito sospirò, trattenendo qualche istante il fiato.

    E poi la mia incapacità di trovare una giusta reazione mi porta ad occupare il tempo in questa maniera.

    Ed era vero, era nell’occhio del ciclone in quel momento, e come noto li regna la calma più totale, non voleva indagare oltre, voleva rimanere in quel piccolo spazio vuoto e tranquillo, senza gettarsi nuovamente nelle correnti che lo avrebbero nuovamente sballottolato e agitato, voleva tranquillità e dopotutto la meritava.

    Basandomi su ciò che ho appreso da Febh...

    Passò qualche istante di silenzio in cui Raizen decideva se affiancare o meno al nome qualche insulto.

    E dai medici che mi hanno assistito prima di intraprendere questo viaggio, beh, ero avvelenato dal mio stesso chakra, del tutto privo di una visione sicura e reale del mondo che mi circondava, e poi…
    …poi niente, tutto qua, non c’è nulla da raccontare in quanto racconterei solo frammenti sparsi di realtà forse vere, forse partorite da un cervello fuso dal chakra.


    Tacque aspettando che la voce di Livon o Febh riempisse quel vuoto, in quel piccolo istante nacque in lui una piccola speranza, come se da un immenso mare una goccia tornasse al cielo: la spada poteva ancora nascondere qualcosa? Era possibile che qualcosa in quell’arma avesse spinto oltre limiti accettabili la sua malattia? Era possibile che qualcosa potesse giustificare tutte quelle assurdità? Che potesse discolparlo? Riscattarlo?
    Dopotutto la speranza era sempre l'ultima a morire.


    Mi domandavo, Livon, se tu fossi disposto ad insegnarmi l’arte del fabbricante d’armi.

    Pose quella domanda a bruciapelo, senza pensarci due volte, non sapeva se Livon avrebbe compreso il motivo della richiesta e non gli interessava troppo, in caso avesse chiesto il motivo si sarebbe spiegato, o ne avrebbe inventato uno, al momento non aveva pensato a quel frangente, fu una richiesta che gli attraversò il cervello rapida come un lampo e la porse senza pensare minimamente a qualsivoglia tipo di conseguenza, un po’ come fanno i deficienti. Dopo qualche istante, pensando alla sua avventatezza, si chiese se quell’avvelenamento da chakra gli potesse lasciare dei postumi.
     
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    Una storia...particolare. Senza dubbio molto strana ma c'è una certa logica di fondo. Livon sembrava soddisfatto, come dopo aver finito di leggere un buon libro. Sono contento che esista ancora qualcosa in grado di sorprendermi, e ho avuto risposta ad alcune delle domande che avevo cominciato a farmi durante il tuo corso Chunin, Raizen. E per quella storia del mio essere bastardo, beh, ci mancherebbe altro! Sono stato addestrato con questo preciso scopo, ed è la base del mio credo ninja. Aggiunse poi Febh, a cui non erano sfuggite le paroole iniziali del Foglioso, durante il suo "accurato" resoconto. Certo, il fatto che avesse detto quella frase con una certa nota di orgoglio, e che palesemente credeva ad ogni singola parola pronunciata, non lo qualificavano esattamente come sano di mente, ma ormai erano in parecchi ad essersene accorti.

    Inaspettate, tuttavia, arrivarono le parole di ringraziamento da parte del gigante di Konoha, con tanto di replica un poco imbarazzata da parte dello Yakushi, colto di sorpresa. Oh, beh, non è che io abbia fatto poi granchè... Volendo andare a rivivere la vicenda in maniera più precisa, ma in una versione che difficilmente mai sarebbe giunta alle orecchie di Raizen, la faccenda era andata in maniera un pochino diversa. Quando il foglioso aveva preso a tremare, gettandosi a terra con le convulsioni, inizialmente Febh aveva provato a svegliarlo con un caritatevole sganassone in piena faccia, ma quando poi il chakra aveva iniziato a fuoriuscire con violenza si era spaventato, scaricando la colpa su uno deglli archeologi. Intanto la situazione si faceva sempre più complessa, e per cercare di arginarla lo Yakushi aveva provato con le maniere forti, usando il compagno di missione con la stessa delicatezza di un sacco da boxe, arrivando a crepare il muro e il pavimenti in diversi punti. Quando ormai Raizen era una massa sanguinolenta che minacciava di esplodere, Febh aveva deciso di mollarlo là e darsi alla fuga assieme agli archeologi, quando era intervenuto il drago...richiamato non tanto dalla grande concentrazione di chakra, quanto piuttosto dai danni che lo Yakushi aveva provocato alla struttura, e vedendo la situazione si era visto costretto ad intervenire, chiedendosi come fosse possibile che la grande concentrazione di chakra avresse già comportato la rottura di diverse costole, degli arti e la formazione di emorragie interne in Raizen, ma senza che fosse ancora esploso...

    Ma la versione raccontata era molto più piacevole da sentire, e dopo qualche minuto persino Febh aveva completamente scordato la realtà dei fatti e credeva fermamente nella variante riveduta e corretta. Oh, matto lo sei di certo. Se non fossi anche una faccia da forca ti offrirei di stare a Oto, visto che è pieno di gente strana da quelle parti. Notare come non ci si includeva. Ma non capiterà, o finirei per ammazzarti un giorno o l'altro. Vedo che il villaggio è vitale e allegro come mi raccontava Diogenes. Oh, anche di più. Replicò lo Yakushi che in una remota parte del suo cervello cominciò a chiedersi come mai trattasse con tanta familiarità il fabbro appena conosciuto. Forse lo scontro e la testata avevano creato un qualche legame cameratesco. O forse era solo fuori di testa.

    La domanda giunse inaspettata. Eh? E la faccia di Febh fu altrettanto eloquente. Ehm, forse hai bisogno di un pò di tempo per comprendere...come mai una richiesta tanto improvvisa? Prima dice che dovremmo ammazzarlo, poi vuole mettersi a fabbricare stuzzicadenti...mi sa che devi continuare a prendere le medicine. Si può ben vedere come la risposta dell'amministratore fosse ben poco diplomatica, tanto che Livon lo guardò con una certa ostilità. La tua non è una richiesta facile, non pensare di poter lasciare indietro l'arte ninja per quella del Fabbro come ho fatto io prendendo una decisione tanto repentina. Non si cambia vita così facilmente.

    Per essere uno che non è più un ninja picchi forte però. Livon lo ignorò senza fare complimenti. E comunque non potrei insegnarti nulla. Per nessun motivo.
     
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    La reazione di Livon c’era da aspettarsela, quella dell’otese un po’ meno, dopotutto la cosa non lo riguardava troppo, ciò che lo lasciò interdetto però fu la risposta, non che si aspettasse un “si” istantaneo, ma neanche un “no” così categorico.

    Perché una richiesta così improvvisa?
    Non è tanto difficile capirlo in realtà Livon, il motivo è semplice: la speranza è l’ultima a morire.


    Non voleva dire di più però riguardo quella sua piccola speranza, non era sua intenzione alimentare ulteriormente l’idea che ancora non fosse convinto del suo status, facendosi vedere ancora come un probabile pericolo.

    Ma sarebbe errato chiamarla solo speranza, arrivati a questo punto la tua professione diventa il tramite per conoscere al meglio me stesso in quanto la mia storia recente passa attraverso quella.

    Indicò la sua Nodachi.

    A parte ciò non ho, e non avrò mai intenzione di abbandonare, la via dello shinobi, ho decisamente troppo da fare ancora.
    Detto ciò mi domando perché un opposizione così forte, posso comprendere che i segreti del mestiere vuoi che restino tali, ma non è troppo Livon?
    È un arte che dovrai pur trasmettere a qualcuno, o vuoi che muoia?


    Tentò di riorganizzare i pensieri in un discorso che filasse maggiormente per poi riprendere a parlare, non era confuso, ma quella risposta l’aveva messo alle strette.

    Comprendo che non sia una scelta facile, dopotutto è il fondamento della guerra, tuttavia ormai dovresti iniziare a conoscermi un pizzico: sono estremamente geloso e non amo dare a qualcun altro opportunità per mettermi i bastoni tra le ruote, non posso assicurare che forgerò solamente per me, sarebbe troppo riuscire a prevedere chi verrà a domandare di me se riuscirò ad apprendere almeno metà della tua abilità.
    Non sarebbe la prima volta che metto le mani su del metallo, tuttavia la mia arte è rozza, anzi, chiamarla arte è già troppo, ho a malapena saputo forgiare questi.


    Gli mostrò i kunai sovradimensionati che usava un tempo, ora messi da parte a causa della scomodità di combinarli con le altre armi, di dimensioni differenti.

    Purtroppo il rapporto dimensionale con le altre armi non è corretto per cui sono scomode da usare in combinazione, mi mancano inoltre i rudimenti di un affilatura precisa, quasi tempo sprecato fino a che non avrò un intero equipaggiamento adatto ad essi.
    Mi occorre più conoscenza.


    Già, conoscenza. Avrebbe pronunciato quell’ultima frase con una certa bramosia, non smodata, ma era palese che l’uomo fosse attratto da quell’arte.

    Vedi Livon, non è questione di semplice volere, di un vizio nato in un istante… la prima volta che ti ho visto battere sull’incudine sono rimasto affascinato. Ho sempre creduto che la mia vita fosse abbastanza semplice, un po’ vuota volendo, tuttavia, all’incrociarsi di due lame, al battere di un martello su di un incudine, quelle scintille che da essa dipartono sono in grado di illuminare con la potenza di un sole un intera esistenza. Tanti direbbero che la propria vita è illuminata da sentimenti, da rapporti sentimentali.

    Indicò Febh per aprire una piccola parentesi.

    Tranne lui, lui ama limonare con le lucertole.

    Tornò serio.

    Io per un motivo o per l’altro non posso dire che questo sia vero, io trovo la mia luce in quelle scintille, in quel loro bagliore sfuggente, in quel breve attimo di luce son sicuro di essere vivo, perchè sto creando qualcosa di unico e speciale.

    Inspirò, come a voler acquisire maggiore sicurezza.

    Ti prego Livon, non togliere a quest’uomo l’aria, insegnami!
     
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