The Dream's Illness

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Sconcertanti verita'


    Rimasi dietro la porta ad aspettare che Etsuko facesse qualcosa per qualche minuto poi, impaziente, iniziai a camminare. Sentivo l'adrenalina scorremi a fiumi nelle vene, i sensi pronti a captare ogni minimo pericolo: se fosse stato necessario avrei dovuto affrontare di nuovo il Sanbi e per quanto non mi piacesse se necessario sarebbe stata la cosa che andava fatta. Sojobo del resto restò a guardarmi per qualche minuto poi si voltò, incamminandosi senza dir nulla verso l'uscita dell'ospedale, attirandosi la sguardo di parecchie persone.
    Dove vai?
    A chiamare Ayame rispose il re senza troppi giri di parole. Sorrisi appena, evidentemente aveva capito che in quel momento rivederla era la cosa che più volevo al mondo. Ma non volevo metterla in ansia e sopratutto non volevo che fosse proprio al centro di un eventuale pericolo.



    Come se ci potessero essere zone sicure, poi.



    Mi sedetti sulla prima sedia libera che trovai, passandomi una mano tra i capelli. Attesi circa mezz'ora prima che i passi veloci di una persoa si dirigessero verso di me. Ayame mi buttò le braccia al collo ed io l'abbraccia, sollevvandola. Dinanzi alla bestia la mia più grande paura era non rivedere più lei e le bambine. Eppure eravamo lì e nutrivo grosse speranze in Etsuko.
    Sojobo mi ha raccontato, brutto idiota disse a bassa voce, prima di darmi un lungo bacio sulle labbra al quale risposi con trasporto. Avevo temuto di perderla poche ore prima, non volevo che accadesse di nuovo.
    Bé, io andrei disse Sojobo con voce pacata, sparendo subito dopo.
    Scusami Ayame dissi piano Non avrei dovuto imbarcarmi in questa follia strinsi le mie dita attorno al tessuto del suo cappotto E le bambine?
    Sono a casa, ho chiamato Hana Hana era la baby sitter che ogni tanto si occupava delle due pesti quando io e Ayame eravamo entrambi impegnati. Una brava ragazza della quale avevamo fiducia Come ti senti? mi disse Ayame sfiorandomi i capelli.
    Bene, io bene ma quel povero ragazzo... diavolo amore, è stato mangiato dal Sanbi



    Ayame non disse nulla. Sorrise mestamente e si sedette sulla sedia di fianco alla mia. Io mi sedetti affianco a lei, stringendole le mani delicatamente. Quanto tempo avrebbe resistito Hana con quelle due pesti? Speravo il più a lungo possibile, ma nel peggiore dei casi avrei mandato una copia ad occuparmi di Jukyu e Nana: non volevo andare via e non volevo che Ayame mi lasciasse solo più a lungo del necessario.



    Per fortuna che non fu così. Rimanemmo lì in attesa, parlando e le raccontai nei minimi dettagli cos'era accaduto nell'oceano. Lei mi schiaffeggiò debolmente e tirò un pugno delicato sulla pancia, quasi a volersela prendere con Kaku.
    Brutto idiota se metti un'altra volta Itai in pericolo in questo modo... mi sussurrò all'orecchio, con l'intento di dirigere verso Kaku quelle parole. Risi appena e le diedi un bacio sulla fronte.



    Dopo un numero imprecisato di ore Etsuko uscì di gran carriera. Sembrava scosso e aveva le mani fasciate. Ayame lasciò le mie mani e si alzò quasi prima di me. Mi diressi verso il primario di Kiri che non appena iniziammo a parlare quasi si meritò un cazzotto. In compenso, alzai una mano a "come ti è venuto in mente..." per bloccare sul nascere eventuali rimostranze sulla presenza di Takuma lì.
    Lui è l'unico ninja di Kiri che sa usare una barca e di mercanti che volessero fare quella rotta non ce n'erano. Le mie evocazioni volanti mi servivano per combattere, non volevo rischiare di farle stancare e lui doveva rimanere distante dalla battaglia sospirai appena possandomi le mani sul volto al ricordo Il Sanbi era concentrato su di me quando lo scontro tra i nostri jutsu ha creato una fittissima nebbia. Allora si è voltato, forse confuso e ha attaccato la prima cosa che c'era ancora viva. Takuma era distante, lui non doveva venire a conttato con il Sanbi invece era andato tutto a rotoli nel momento in cui l'enorme demone si era voltato, inghiottendolo.



    Adesso il Sanbi era dentro Takuma per un motivo inspiegabile e lui sembrava soffrirne particolarmente. Le parole che però Etsuko pronunciò dopo mi scossero nel profondo. Ayame parve notarlo nell'aria e strinse un mio braccio con la sua mano, ma l'altra andò a coprire la bocca in un gesto di sorpresa e estrema tristezza. Ma conoscevo già la risposta.
    Vieni Etsuko dissi al primario, conducendolo - seguiti da Ayame - nella stanza di Takuma. Chiusi la porta e lì scoprii il paziente, alzando la sua maglia quando bastava per mostrare il ventre perfettamente... pulito. Allora usai una minima quantità di chakra per mostrare il sigillo che in quel momento teneva già confinato il demone. Tendevano a sbadirsi, ma ricomparivano se si utilizzava chakra. Allora alzai la mia di maglia, mostrando lo stesso identico sigillo su di me. Un sigillo indetico al mio voleva dire un sigillo perfettamente funzionale.
    Lui il sigillo ce l'ha già, Etsuko. Credo anche di sapere come sia successo ma non ha importanza mi passai una mano tra i capelli Dopo la fusione con un Jinchuuriki si è sempre abbastanza insabili nei primi tempi. Questa è avvenuta in maniera particolarmente traumatica, forse richiede semplicemente un periodo di calma più lungo. Mi dispiace per le tue mani, non credevo che la situazione fosse così pericolosa... ma non rifare più cose del genere finché lui è in cura. Ogni giorno, io e tu, proveremo a vedere se migliora. Lo bloccherò io, così nessuno si farà del male, forse un po' di riposo basterà a farlo rimettere. Il sigillo è completo, non c'è modo di tornare indietro. speravo di avere ragione. Persino io ero stato facile all'ira in quei primi momento con Kaku, ma poi, grazie all'esperienza e al tempo, quell'impulso si era calmato. Per Takuma non c'era modo di fare esperienza, ma c'era modo di riposare e di riposare molto.



    Un'infermiera entrò nella stanza dopo aver bussato e aggrottò le sopracciglia nel vedere i due visitatori nella stanza. Ignorò la cosa e si rivolse ad Etsuko.
    Etsuko-sama ci sono i genitori del ragazzo... ci mancò poco che a quelle parole un'imprecazione scivolasse dalle mie labbra. Avrei preferito qualsiasi cosa piuttosto che dover spiegare loro che nella sua prima missione ufficiale Takuma era quasi morto e in quel momento era una bomba ad orologeria pronta a esplodere. I genitori erano le persone più adatte a emozionare Takuma: non andava affatto bene.





     
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