The Dream's Illness

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Una nuova vita



    Non seppi quanto tempo rimasi ad attendere lì, in attesa che Etsuko completasse qualche esame. Una mia copia andò a casa e seppi che le bambine stavano bene, dormivano e che Hana si stava prendendo cura di loro. Così Ayame rimase con me, rassicurandomi sul fatto che tutto ciò che era successo non avrei potuto prevederlo. Era un mantra che ripetesa da quasi un'ora ormai, ma sapevo bene che non era proprio così. Avevo trascinato un Genin in una missione da Jonin, seppure con tutte le cautele del caso. Era fortunato ad avere dinanzi la vita di un Jinchuuriki: l'alternativa sarebbe stata la morte.



    Ad un tratto avvertii un rumore di passi affrettato. C'erano due persone, un uomo e una donna, che si dirigevano di gran carriera verso la stanza di Takuma (e quindi verso di me). Notai qualche vaga somiglianza con il ragazzo e dedussi che dovevano essere i suoi genitori. M'ignorarono, perché non ero un medico e fecero per entrar enella stanza da Takuma, ma bloccai loro l'ingresso posando una mano sulla porta quando già Ikkaku aveva la mano sulla maniglia. L'uomo mi fissò stranito e sorpreso e si rivolse a me più confuso che arrabbiato.
    Prego?
    Non è il momento di entrare da Takuma guardai il volto della madre Prima devo parlarvi
    Mi perdoni ma... mi guardò Chi cazzo sei tu?



    Quella del resto era un reazione comprensibile. Lui non mi conosceva direttamente del resto. Ayame strinse una mano attorno al mio braccio, per bloccare qualsiasi mio tentativo di reazione che non sarebbe comunque arrivato. Comprendevo benisso lo stato d'animo dei genitori di Takuma, del resto, avevo due figlie anche io.
    Sono Itai Nara, il ninja che è andato in missione con Takuma e attualmente, l'unico che può dirvi chiaramente come sono andate le cose e sopratutto dirvi qualcosa di essenziale per la sicurezza di Takuma ma sopratutto la vostra
    La... la nostra? Non capisco
    Allontaniamoci di qui. Lei è Ayame, mia moglie Ayame chinò il capo in segno di saluto ma restò in silenzio. I due mi seguirono lungo il corridoio e mentre camminavamo iniziai a parlare di quanto era accaduto.



    Raccontai della missione, del viaggio, della giara e dell'incontro con il Sanbi. Ikkaku a quel punto avrebbe voluto strozzarmi e gli occhi della madre di Takuma erano pieni di lacrime. Ignorai quelle reazioni quasi fisiologiche e mi apprestai a raccontare la parte più dura.
    Takuma è stato mangiato dal Sanbi dissi senza preamboli E poi, non so come, è riuscito a sigillarlo dentro di se. Vostro figlio... sentii la mano di Ayame scivolare nella mia, infondendomi il coraggio di dare quella notizia Vostro figlio è il Jinchuuriki del Sanbi.



    Quelle parole aleggiarono tra noi in un silenzio assordante. I rumori dell'ospedale, il vociare dei medici e dei pazienti, il suono degli strumenti, qualsiasi minimo suono o rumore divenne incosistente. Non era facile da accettare una cosa del genere. Fu così che Hinata scoppiò in un pianto sommosso ma carico di dolore e Ikkaku picchiò un pugno contro il muro.
    Com'è... com'è potuto succedere! Non sarebbe mai dovuto essere lì il tono di voce dell'uomo si era inevitabilmente alzato. Era furioso, ma con se stesso.
    E' successo. E questa furia non servirà a nulla io ero un Jinchuuriki. Ero felice. Avevo una famiglia ed ero riuscito a sopravvivere a tutto. E di speciale avevo fin troppo poco per essere considerato avvantaggiato nel tentativo di controllare i poteri del Bijuu. Sapevi a priori che Takuma aveva la possibilità di avere una vita normale, ma nell'immaginario comune per Takuma i giorni felici erano finiti. Il dolore dei genitori non serviva a nulla.
    Che ne sai... mi sibilò contro Ikkaku Cosa ne puoi sapere... possibile che non sapesse chi ero? Lanciai uno sguardo alla moglie dell'uomo poi mi voltai verso Ayame. Lei sapeva cosa dirle.
    Ayame dissi con voce sommessa Va con Hinata-san, io devo parlare con Ikkaku-san



    Ayame mi lanciò una lunga occhiata poi annuì, allontanandosi insieme alla donna che non oppose resistenza a quell'allontanamento dal marito. Ayame le avrebbe mostrato che i Jinchuuriki potevano essere figli, ragazzi, uomini, mariti padri e qualsiasi altra cosa avessero desiderato essere. Ma io dovevo parlare con Ikkaku, scrollargli di dosso quell'innaturale senso di colpa.
    Tuo figlio durante il viaggio mi a parlato di te eliminai qualsiasi forma di convenienza E di come fosse oppresso dalle tue aspettative
    Come...
    Ti prego, risparmia i paroloni, con me non attaccano. So ben più di quanto tu possa anche solo lontanamente immaginare Ikkaku e stammi a sentire feci una piccola pausa Tu hai spinto Takuma a diventare un ninja lui l'è diventato. Si è ninja e quindi la morte è dietro l'angolo, sempre, ogni giorno, ogni ora di questa nostra vita. E' la sua vita e non devi biasimarti perché l'ha rischiata in una missione che avrebbe potuto rifiutare perché sì, Ikkaku, ha avuto occasione di rifiutarla non gli diedi tempo di replicare E tu mi chiedevi che cosa ne sapessi? Se sforzi la memoria ricorderai chi è l'altro Jinchuuriki di Kiri e la memoria gli tornò. Sbiancò per tutte quelle parole che gli avevo detto e si sedette su una sedia lì vicino, con le mani tra i capelli. Mi sedetti sulla sedia di fianco alla sua, posando una mano sulla sua spalla, parlando con fare più rassicurante.
    Sii orgoglioso di Takuma, è un ragazzo coraggioso e da ora in poi è anche uno dei ninja più preziosi di Kiri, ma all'inizio sarà dura, e non ha bisgno di un padre che si sentirà in colpoa ogni volta che lo vedrà. Io, del resto, non ho intenzione di abbandonarlo al suo destino. Senza falsa modestia so di essere attualmente il Jinchuuriki più esperto del continente, a meno che negli ultimi anni non sia resuscitato qualche morto, quindi aiuterò Takuma con il Sanbi. Quindi, stia tranquillo



    Un sorriso e un ringraziamento silenzioso. Forse aveva capito.





    Ayame si diresse dalla parte opposta rispetto alla mia. Hinata si pulì gli occhi con un fazzoletto e crollò su una sedia. Ayame si sedette di fianco a lei e le prese le mani nelle sue.
    Perdonami, non dovrei reagire così sospirai Questo è il lavoro di Takuma i rischi ci sono sempre... dovrei essere più forte, con tre figli ninja
    Invece credo che sia normale stare così disse Ayame con tono rassicurante Ma Takuma sta bene Hinata. E' un Jinchuuriki ma sta bene. Sopravvivrà a tutto questo... ha solo subito un trauma di una certa entità ma Itai è sicuro che si rimetterà presto altre lacrime riempirono gli occhi della donna Non sarà mai più come prima... mai più
    Senza dubbio Hinata, non sarà mai più come prima
    La sua vita... è rovinata... Ayame scosse il capo con decisione, quasi con rabbia a quelle parole. Lei era una madre e poteva capire cosa spingesse Hinata a piangere così disperatamente in quel momento: l'incondizionato amore materno, che creava quella simbiosi dolorosa tra madre e figlio per cui il dolore di uno era anche il dolore dell'altra.
    No, non lo è... La sua vita è cambiata, ma cambiata è diverso da rovinata
    Com'è possibile... un bijuu...



    Le storie che giaravano sui bijuu del resto erano poco rassicuranti. Ma Ayame aveva una ragione in più rispetto a tutti gli altri per essere sicura delle sue parole.
    Lui vivrà e vivrà una vita normale, lui farà tutto quello che vuole fare e non sarà il bijuu a impedirglielo rispose decisa Ayame con una tale convinzione che Hinata la guardò con rinata speranza.
    Come... come fai ad esserne così sicura?



    Ayame allora cercò nella sua piccola borsa una foto. Ritraeva due bambine di poco più di un anno, identiche in ogni particolare se non nei vestiti. Hinata le prese e un sorriso nacque sulle sue labbra umide di lacrime.
    Sono bellissime...
    Sono le mie bambine, e sono le bambine di Itai. E sono la prova vivente che Takuma può farcela sorrise appena Perché anche Itai è un Jinchuuriki e fidati di quello che dico, se Takuma decide di farcela, ce la farà.



    Ayame sapeva bene che il destino di un Jinchuuriki era solo nelle sue mani.






    Da quella discussione passò una settimana.



    Dopo una settimana, Takuma riaprì gli occhi. E accanto a lui c'era tutta la sua famiglia.






    Edited by -Max - 26/4/2012, 00:25
     
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