Del Fuoco e Della Nebbia

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  1. Montross
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    Un sogno e un dilemma







    Quella notte Heizo fece un sogno.
    Si agitava nel sonno, rigirandosi tra le umide frasche sopra il suo giaciglio di tela, senza riuscire a darsi pace;
    la sua anima era sconquassata dalle immagini che, imperanti, prendevano spazio nella sua testa, tormentandolo con la loro presenza inquietante in un nero crescendo, finché il giovane si ritrovò ad ansimare con voce strozzata fissando il disco della luna, enorme, sopra di lui.
    Era sveglio e, febbrilmente, provava a ricomporsi al mondo reale cercando disperatamente di ricostruire quelle visioni, carpire il senso di tali immagini, così angoscianti da farlo destare di soprassalto, in mezzo al freddo della notte.
    Erano anni che non sognava...Lo ricordava distintamente.
    Il mondo dei sogni apparteneva ormai al suo passato, alla sua infanzia di bambino privilegiato prima, e di orfano abbandonato poi..
    Dopo di ché, il sonno era stato semplicemente accettato come un sollievo naturale per le molte fatiche delle ore di allenamento all'Accademia, o per gli sforzi fatti per sopravvivere alla giornata in mezzo alla polvere e alla solitudine di una strada, nei molti giorni passati a errare per le terre dei Ninja in cerca di sé stesso, perfezionando la sua arte preferita.
    Il giovane crollava come un sasso, e dormiva quanto poteva senza ricordare nulla.
    Ma quella notte aveva sognato...
    ..E ora un caleidoscopio di inquietudini si affollava nel suo cervello, mentre cercava di trovare un filo che districasse l'intricato gomitolo di quel caos doloroso, che sempre di più abbandonava il suo cervello per fare nuovamente posto alla realtà e ai suoi costrutti:
    l'erba, la terra, la boscaglia, la luna,il cielo stellato.
    Doveva fare in fretta se voleva ricordare.

    Aveva visto morte...Distruzione...
    Sentito una moltitudini di voci rotte dal pianto e dal terrore prima di zittirsi per sempre..
    Aveva visto un luogo a lui tristemente familiare: la piazza centrale del suo Villaggio natale, da cui aveva deciso di andarsene ormai da molto tempo.
    Kiri stava grandemente soffrendo...Era forse giunto il momento di farvi ritorno?
    Impossibile.
    C'era un giuramento..Un giuramento di mezzo: sarebbe tornato solo quando ne sarebbe stato degno..
    Quando avrebbe riguadagnato l'onore che aveva perduto.
    Fece una smorfia di dolore mentre, in ginocchio, si massaggiava le tempie.
    Fu inondato dall'agrodolce sensazione della nostalgia e del dolore delle vecchie ferite emotive; dell'umiliazione, a lungo ricacciata giù, nel profondo dell'animo, per dare un senso nuovo alla vita..
    Adesso era tornata in tutta la sua grandezza rigettandolo nello sconforto, solo, in quel paesaggio lunare, in un lembo di campagna deserta dove stava giocando a fare l'eremita spadaccino.
    Strinse i pugni.
    No...C'era qualcos'altro...
    Un volto...
    Un mantello...
    Un fantasma perso in mezzo alle nebbie..
    C'era QUALCUNO disperso nella foschia a Kiri...
    Heizo lo aveva a lungo spiato, con occhi vitrei e spaventati: percepiva una grande minaccia venire da quell'uomo incappucciato mentre i suoi passi rimbombavano sul lastrico umido della città delle nebbie.
    Lo aveva seguito in silenzio, ma l'uomo continuava ad andare per vie sconosciute, facendosi strada trai corpi senza vita che, probabilmente, egli stesso aveva massacrato..
    L'inseguimento continuava in un crescendo tesissimo e surreale...
    Poi, l'uomo si fermava di colpo: un bambino stava avanzando a grandi passi verso di lui, ma la distanza e la densa nebbia erano tali che Heizo non poteva distinguerne i tratti del volto.
    L'uomo dal nero mantello estraeva allora un coltello, oscuro come la pece e cosparso di macchie scarlatte...
    Heizo sentì una fitta di gelo, mentre inginocchiato tra l'erba, riviveva il momento di assoluto terrore in cui, nel sogno, aveva compreso come il misterioso uomo volesse uccidere il bambino a sangue freddo, tagliandogli la gola lì, davanti ai suoi occhi..
    Ma, mentre si alzava in modo meccanico, ripiegando il suo giaciglio e preparandosi per il lungo viaggio che lo attendeva, Heizo non ripensò tanto all'orribile gesto dell'uomo del suo incubo, quanto all'ultimo particolare che aveva notato prima di svegliarsi ansimante in mezzo all'erba:
    mentre spezzava quella giovane vita, il cappuccio dell'uomo era scivolato da parte così che Heizo aveva potuto finalmente vedere i suoi occhi;
    gli occhi dell'uomo erano quelli di Masashi Hiroji, suo padre.

    Un giuramento, quella notte, sarebbe stato infranto.

    ~

    Era giunto a Kiri.
    Le molte ore di viaggio e fatica non le aveva quasi sentite;
    un'unica ossessione riempiva il suo cervello, permeandolo come una spugna...
    Quegli occhi...Quegli occhi!
    Gli avrebbe rivisti quel giorno?
    Heizo stava perdendo il senno, ponendosi in continuazione le stesse domande, senza trovare uno straccio di risposta.
    Era tornato in un luogo in cui aveva giurato di non tornare...E per cosa poi?
    Sogni...Visioni...Presagi...
    Si sentiva alienato, assente, perso, mentre un conflitto di intenzioni e sentimenti lo stava letteralmente divorando all'interno.
    Il suo ritorno a Kiri non assumeva certo i connotati trionfali che per tanto tempo aveva immaginato!
    Il suo animo era come sporco mentre, a testa bassa, imboccava la strada per il portone principale.
    Arrivato nei pressi della bellissima porta della sua patria, fu perentoriamente fermato da molte guardie che in tono poco amichevole gli chiesero di presentarsi.
    Erano tutti in allerta...Qualcosa di grosso doveva essere realmente successo per richiedere un tale dispiegamento di forze alle impenetrabili mura.

    << Mi chiamo... >>

    Esitò...trasalendo...
    Poi mentì, ricacciando una lacrima mentre il suo volto si impietriva.

    << ...Aki Atsumichi...
    Sono un Genin in istanza all'accademia...
    I miei genitori sono morti, ma erano di Kiri.
    Sono tornato a vedere il Villaggio dove sono nato dopo tanto tempo. >>


    Le guardie, inizialmente intimorite dal Wakizashi del ragazzo, lo fecero passare senza tante storie.
    La sua storia falsa era commovente e, dopo tutto, credibile.
    Ma non sapevano il vero motivo celato dietro quelle lacrime, che per un attimo, avevano creduto di scorgere sul suo volto.

    ~

    Si trovava nella piazza centrale.
    La saggezza della notte, gli aveva sussurrato bene: Heizo rimirava incredulo il profilo deserto della piazza.
    Tutta la foschia del mondo non poteva celare i resti che morte e distruzione avevano portato in quel luogo.
    La piazza era irriconoscibile: macchie di sangue, lavate ma ancora visibili, rovinavano la lucentezza delle sue bianche mattonelle..
    Il silenzio era surreale e rafforzava l'impressione che aveva già avuto davanti al portone:
    qualcosa di molto brutto era davvero accaduto in quel luogo.
    A un certo punto, dei passi.
    Il giovane si affrettò a nascondersi, muovendosi fulmineo come un lampo e silenzioso come il vento verso il primo riparo disponibile:
    la maestosa fontana che adornava in modo pomposo il vasto spiazzo urbano.
    [Abilità: Furtivo Migliorato]

    Una strana inquietudine lo stava divorando, man mano che il suono di quei passi si avvicinava..
    Spiando di tanto in tanto, affacciandosi al di là del suo riparo, vide una sagoma avvicinarsi attraverso la silenziosa superficie cittadina:
    come in un assurdo flashback onirico, vide un uomo incappucciato, dal lungo mantello nero avanzare placidamente in mezzo alla Via del Villaggio.
    Impallidì e cominciò a sudare freddo, mentre cercava di buttare giù la poca saliva rimastagli in gola..

    Non poteva...Non poteva succedere davvero!
    Il suo terribile sogno stava diventando realtà?...
    Dunque..Quello...Quell'uomo era veramente...Suo padre?

    Strinse in modo convulso le mani sul manico del suo Wakizashi.
    I suoi muscoli si stavano tendendo in attesa dell'assalto eppure...
    Eppure, dentro di sé esitava...
    Che doveva fare?
    Poteva davvero attaccare un uomo senza sapere chi in realtà egli fosse?
    Poteva il suo braccio essere ciecamente guidato da un presentimento..Dal suo istinto?
    Era pronto a scattare verso l'uomo nero, lama in pugno.

    "Dove diavolo sarà Daisetsu?"

    Una voce, rimbombò in modo cristallino nel silenzio innaturale della Piazza.
    No;
    ...Non poteva...Non poteva essere la voce di suo padre.
    Era la voce di un ragazzo.
    Heizo si sentì svuotato; rinfoderò gentilmente la sua arma, e si abbandonò, accasciandosi sulla parete della bianca fontana.
    Il suo viaggio...La sua ricerca...Era stato tutto inutile?
    Impossibile!
    Non poteva essere tutto una semplice coincidenza....
    Doveva seguire l'uomo col mantello nero...Altrimenti la sua vendetta non si sarebbe mai compiuta.

    "Non ho più niente da perdere ormai...Piangersi addosso arrivato a questo punto non serve a niente.."

    Tracciò i sigilli necessari, e in una frazione di secondo il suo profilo cominciò a farsi stranamente sfuggente e tremulo, dando l'impressione di confondersi nella foschia circostante, diventando meno visibile man mano che il ragazzo si allontanava dal suo nascondiglio.
    [1 slot T.A. - "Presenza Effimera"- Consumo&Mantenimento: 2,5 bassi – Residuo: 12,5 bassi].

    Fu così che iniziò a pedinare l'uomo nero come pochi giorni prima aveva sognato di fare.
    Stando ben attento a non avvicinarsi troppo, o compromettere il velo della sua illusione, Heizo seguì il misterioso estraneo in mezzo alle strade deserte, fino al quartiere Kakita;
    un quartiere che aveva sempre evitato in gioventù, pieno di sangue nobile che odiavano gli straccioni come lui e passavano il tempo ad affinare la loro secolare conoscenza nella lavorazione dell'acciaio, della forgiatura e del combattimento con le spade.
    Là, il suo misterioso bersaglio intrattenne una concitata conversazione con una guardia, ed Heizo iniziò subito ad origliare...

    "A quanto pare anche lui sta cercando qualcuno...Daisetsu del clan Kakita...Chi sarà mai?"

    "Allora è vero...C'è stato un attentato terroristico a Kiri!"

    "E'un accademico, chissà che tipo di "incarico ufficiale" dovrà svolgere? E che c'entra Kiri in tutto questo?"

    "Un Uchiha! Fortuna che mi sono tenuto a debita distanza...Se è vero quello che si dice in giro, nessuna illusione, per quanto potente può resistere ai loro occhi"


    Una valanga di pensieri si affollava nella testa sempre più confusa del giovane Heizo, mentre continuava a seguire quel misterioso Uchiha verso l'abitazione adorna di forgia che l'intimorita guardia gli aveva poc'anzi indicato.

    «Aprite, sono Atasuke Uchiha dal villaggio di Konoha. Sono qui per conto dell'accademia per incontrare Daisetsu kakita che mi risulta abiti in questo edificio»

    Il momento era giunto.
    Mentre scioglieva il flebile velo illusorio che fin'ora l'aveva protetto, Heizo avanzò platealmente in mezzo alla strada in modo che il misterioso ragazzo potesse percepire facilmente la sua presenza.
    Il dado era tratto...
    Forse aveva commesso il più grande errore della sua vita, inseguendo i sogni come un ragazzino sperduto, ma la fiamma della vendetta ardeva nel suo cuore e un impeto di coraggio lo pervase mentre pronunciava in tono deciso le seguenti parole:

    << Atasuke Uchiha! Mi chiamo Heizo Hiroji e devo assolutamente parlare con te! >>


     
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11 replies since 30/4/2012, 19:34   163 views
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