Del Fuoco e Della Nebbia

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  1. Montross
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    Tutto il peso delle parole






    Le parole pesavano in quell'umida foschia..
    Heizo sentì il suono della propria voce infrangersi nella strada ammantata e semi deserta, finchè ad echeggiare nel silenzio e nella nebbia non fu che il suo calmo, sibilante respiro.
    Ma non dovette attendere a lungo: quell'uomo nero, creatura dei suoi sogni, sciolse immediatamente quel pesante riserbo, rispondendo al suo ultimatum con una calma surreale, spiazzando per un attimo il giovane Kiriano.

    «E per quale motivo di grazia? Non ricordo di averti mai conosciuto prima d'ora Heizo Hiroji e l'accademia non mi ha parlato di messaggeri di kiri con cui avrei dovuto conferire, quindi spiegati meglio o sei pregato di andartene»

    I suoi modi erano posati, ma fermi.
    I suoi occhi lo scrutavano attentamente ed Heizò percepì elettricità nell'aria, mentre a sua volta riempiva quegli abissi oculari versandovi dentro il suo sguardo lentamente, come per carpirne, incuriosito e spaventato al contempo, la fonte dell'incredibile potere, mormorato nelle leggende di ogni angolo di quelle terre.
    Improvvisamente, una porta si spalancò e un'altra voce inattesa si aggiunse al coro di quelle eco, allentando la tensione di quel gioco di sguardi e facendo trasalire il giovane Heizo;
    il quale, sussultando, si voltò verso il nuovo arrivato.

    « Buongiorno Atasuke-san cosa ti porta di così buon mattino davanti a casa mia?
    E chi è il tuo compagno? Un altro sensei dell'accademia? Piacere sono Daisetsu kakita.
    Ma non state qui sulla porta, posso offrirvi una tazza di te?»


    La testa del Kiriano si era girata di scatto, quasi meccanicamente, mentre il corpo rimaneva teso in una posizione di allerta: una sagoma si stagliava ora contro la soglia dell'abitazione.
    Un ragazzo smilzo, dai capelli chiari, che sorrideva gentile con l'aria un po'sbattuta di chi si è appena svegliato...
    Un ragazzo che, addirittura lo salutava, con tutta la calma del mondo, in un surreale trionfo d'incomprensione, del tutto inconsapevole della drammaticità di quella situazione..
    Dell'elettrico silenzio che in modo così serafico aveva interrotto.
    Heizo non seppe cosa dire: aveva perso l'attimo;
    e l'uomo nero dai misteriosi occhi ne approfittò, sentenziando col suo tono pacato la sua replica.


    «Sono qui per motivi accademici. Il tuo operato al corso è stato analizzato dal resto dell'accademia e mi sei stato assegnato come apprendista per i prossimi giorni, ma ne parleremo più con calma in seguito. E no, questo tizio non è un'altro sensei accademico, è solo un ragazzino che ha deciso di seguirmi e che per qualche arcano motivo dovrebbe conferire con me, ma non mi ha ancora detto nulla»

    Heizò trasalì celatamente...
    " In che guaio mi sono cacciato " pensò, in modo istintivo.
    Parte del misterioso fascino della figura che aveva davanti andava svanendo..
    Non era poi così allarmante, così bizzarro, questo "uomo nero"..
    Forse quella sua Chimera, non era realmente che un accademico impegnato in un banale incarico di routine..
    Tutto sommato, perchè avrebbe dovuto mentire?
    Sembrava essere solo un insegnante come tanti altri già visti in seno all'Accademia...
    Un abile mentore come il "Fulmine di Oto" che aveva avuto l'incarico di istruirlo, molti mesi addietro..
    Un tipo giovane, ma sveglio e preparato quanto bastava per far mordere la polvere a tanti suoi coetanei con relativa semplicità.
    Un giovanotto prodigio, come se ne vedevano tanti all'Accademia...
    Come, magari, avrebbe potuto essere anche lui, sei la sua ambizione non lo avesse portato verso lidi diversi.
    Tuttavia, rimaneva viva l'impressione di quel sogno orribile...Di quel presagio così atipico e strano...Di quegli occhi assassini, familiari ed odiati, che ora, quasi come in un'allucinazione lucida andavano a sovrapporsi su quelli, imperscrutabili, dell'Uchiha sconosciuto.
    Riguadagnò il controllo e, ignorando la provocazione che il suo interlocutore gli aveva sottilmente lanciato, Heizo trovò le parole per rispondere in un impeto di risolutezza, cercando di scansare mentalmente quei tanti dubbi che gli si affacciavano alla mente.

    << Perdonami l'intrusione Daisetsu dei Kakita, ma il tuo amico ha ragione.
    Non sono un Maestro, anche se sono fedele all'Accademia...
    E invero, non sono qui per istruirti..>>


    Poi, voltandosi, continuò.

    << I tuoi modi e le tue parole mi dicono che sei persona controllata e scaltra, Atasuke Uchiha..
    Ma non sottovalutarmi, giovane Sensei.
    Io viaggio vagabondo per le terre dei Ninja per perfezionarmi, ma vengo qui, oggi, mosso da un presagio, da un sogno che ho avuto..
    E per quanto possa sembrare strano anche a me, ho motivo di credere a costo della mia stessa vita che un filo sottile e sconosciuto stia intrecciando il mio destino con il tuo..
    La ragione tuttavia mi è ancora sconosciuta;
    Pertanto, ho deciso che da questo momento me ne starò al tuo fianco, ovunque tu vada, finchè non capirò quello che il fato ha in riserbo per me... Per te...Per noi.
    Sia che il nostro "rapporto" si concluda con un alleanza, un addio, o...Un duello all'ultimo sangue.
    Ma prima, avrei un'ultima domanda...
    Una fondamentale, se permetti.. Perciò rifletti attentamente, e ti prego gentilmente di dire il vero..>>

    Un'ultima pausa..Un ultimo profondo respiro prima di concludere quel torrente infuocato di parole che era uscito direttamente dal suo petto, con una naturalezza ed una sicurezza inaspettate, mentre le sue mani tornavano ad accarezzare il fodero del suo Wakizashi.

    << Hai mai conosciuto un uomo di nome Masashi Hiroji?>>

    Il suo discorso era finito.
    Le sue parole erano dure, ma sincere..Oneste..
    L'epitaffio di chi si mette in mano al destino, sapendo di non aver niente da perdere; proprio lui che, fino a poco, aveva difficoltà persino ad esprimere in pubblico il più banale dei concetti.
    Sapeva che sarebbe stato frainteso..
    Sapeva che sarebbe stato considerato spavaldo..Arrogante..Ostile..
    Che sarebbe stato incompreso...Ancora una volta.
    Ma non gli interessava.
    Non aveva paura.
    Si sentiva avanti anni luce rispetto a quando era entrato all'Accademia e sapeva, anzi sentiva, che questa "pazzia", questo "incontro", era necessario e che, così come era nato, avrebbe dovuto durare oppure concludersi: ad ogni costo.
    Ad ogni costo.





    CITAZIONE
    OT:mmmhh....Ho volutamente gettato benzina sulle fiamme! ..
    Ma capite il povero Heizo, ha avuto un'infanzia difficile! ;)
    Sta a voi decidere in che ordine rispondere...A logica vedrei meglio una risposta di Asgharel, ma Grey Knight sentiti libero di postare quando vuoi...
    Anchio comunque in questa settimana devo preparare un esame quindi, non so a che ritmo riuscirò a ri-postare..in caso di problemi vi faccio sapere in anticipo!






     
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11 replies since 30/4/2012, 19:34   163 views
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