La maledizione degli Uchiha

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    T R U T H:
    Three things cannot be long hidden: the sun, the moon, and the truth.

    Shizuka Kobayashi's mind




    divisore





    “Sei un pessimo Kakehashitonaru, Shizuka”
    “Perché mai? Sto cercando di cercando di creare un ponte di comunione tra gli Uchiha e i Kobayashi... proprio come mi avevi suggerito tu, Otou-sama! In cosa starei sbagliando ora?!”
    “Esistono due tipi di ponti, bambina mia... il primo è resistente al trascorrere dei secoli e diviene punto di riferimento per coloro che devono attraversare il fiume della vita, l'altro invece crolla sotto la violenza delle prime intemperie. Tu, sei del secondo tipo.
    Credi davvero che cercare di creare un punto di contatto tra i tuoi due clan basti a renderti l'anello forte di questa catena di odio che ci tiene in trappola da troppo tempo?
    Tu continui ad odiare gli Uchiha, bambina mia... e il tuo odio ti sta divorando... pensi seriamente di poter reggere il peso di due eredità talmente potenti su quelle tue spalle che sembrano poter andare in pezzi da un momento all'altro?”
    “...”
    “...Esistono persone e persone, Shizuka: Imparerai presto che un mondo senza fiducia e senza generosità, non è un mondo che vale la pena di essere vissuto. Un giorno capirai che spesso, chi si fa portavoce del messaggio della pace, deve essere pronto a tendere la mano per primo.
    Non tutto è dovuto, piccola mia... né il rispetto, né l'accettazione”



    Ferma nel punto in cui si trovava la bella Principessa del Villaggio della Foglia guardava in silenzio il suo interlocutore: I suoi profondi occhi verdi, persi in quelli neri di lui e ingannati da un'illusione che non avrebbero potuto sventare, per un attimo tradirono il panico, l'angoscia... la stanchezza di una vita che sembrava esser sul punto di annientarla; ma lei, nonostante tutto, rimase in piedi, nobile e fiera di fronte a colui che l'aveva fatta cadere nella sua tela.
    […] Non cedette subito, non vi riuscì. Più volte la sua mente cercò di aprirsi, e ogni volta quel tentativo andò fallito, quasi ci fosse qualcosa che impedisse di rivelare, di alleggerire almeno in parte quel suo animo corrotto... tuttavia, alla fine, la forza dell'Uchiha divorò quella della Kobayashi, e lei, esitando per un solo ultimo istante, aprì i cancelli del suo essere: La voce del suo animo era il filo insicuro e affaticato di una bambina che ha corso per troppo tempo cercando di tornare a casa, senza però, tuttavia, mai arrivarci...

    “...Perché vogliono uccidere Okaa-sama?” Questo fu il primo pensiero che fluì fuori dalla sua psiche, accompagnandosi all'inesorabile socchiudersi di quegli occhi verdi, adesso ritratto della più vera espressione dell'angoscia “Perché non lo hanno fatto quel giorno, quando la diseredarono?” Esitò di nuovo “Heiko Uchiha è un pericolo tanto grande per loro...? Perché non la lasciano libera dal giogo della loro punizione? Perché stanno facendo vivere la mia mamma nell'angoscia di essere assassinata...?” Sembrava essere una bambina, così piccola, così indifesa. I suoi pensieri erano niente di più di un pigolio sommesso “Cosa temono, in verità... lei, oppure me? Oppure Kuroro?” I suoi occhi, ora, si offuscarono, e lì, tra le tenebre che essi celavano, ecco apparire i ricordi che per troppo tempo erano stati taciuti, che per troppo tempo avevano incatenato quella ragazza ad una realtà che lei non aveva mai cercato né voluto “Kuroro è scappato... perché?” Sembrava non sapere a chi chiederlo “Perché mi ha abbandonata?” Rifletté debolmente, e in quel momento, come d'improvviso una catastrofe preannunciata, le lacrime salirono ad arrossarle il volto... sembrava sul punto di annegare nella sua stessa disperazione, questa era la sensazione che avrebbe potuto offrire a chiunque l'avesse osservata in quel momento “Non ho mai voluto esserlo!” Strillò la sua mente, ma a cosa si riferissero quelle parole di preciso, era un mistero “Non hanno il diritto di farmi questo” Pensò ancora, dopo un lungo attimo di silenzio quasi apatico, e rapidamente la costernazione si trasformò in odio... un odio cieco, sordo, muto “Li ucciderò tutti, se necessario” Sembrava non sapersi controllare, quasi ci fosse una bestia dentro di lei, qualcosa di mostruoso che parlava al posto suo, mettendo a tacere la parte di lei che ancora credeva alla gentilezza e all'amore “Non farò mai ciò che mi chiedono... il mio nome è Shizuka Kobayashi, e tale rimarrà sempre” La voce della sua mente si fece tagliente “Proteggerò le persone che amo... non ho niente in meno di loro... posso essere più brava, più potente se voglio...” E alzando lo sguardo verso Atasuke, la ragazza sorrise... non a lui in particolare, sembrò quasi farlo più a se stessa, come se in quel momento si trovasse da sola, la proiezione folle delle sue debolezze e della sua forza.
    Era quella l'espressione più pura della Principessa Tempesta di Konoha: Indomabile come il vento che l'aveva ceduta alla terra, potente come la pioggia che l'aveva accolta nel mondo e inarrestabile come il tifone che le aveva dato il nome...
    ...Se solo Atasuke Uchiha avesse avuto la premura di osservarla meglio, solo in quell'istante avrebbe capito. Avrebbe compreso che quella che si trovava di fronte era una donna dal carattere forte, poco incline a scendere a patti con chiunque, persino con se stessa. C'erano molte cose che gravavano su di lei, così almeno sembrava: Il gioco di un fato dispettoso, forse? O forse una schiavitù quasi imposta?
    Era un labirinto di domande e vacue risposte quella principessa dagli occhi color della primavera, una creatura dalle mille sfaccettature...
    … una creatura che, passandosi le mani sul volto per asciugarsi le lacrime calde che avevano ormai cominciato ad offuscarle la vista, appena rialzò lo sguardo sul suo interlocutore, parve destarsi da quell'illusione che l'aveva incatenata e costretta sulla via di una verità che per troppo tempo ella aveva taciuto al mondo.
    Guardandosi le mani per un attimo, quasi stesse cercando di capire per quale ragione esse erano tanto umide, la ragazza trasalì, allibita.
    shizukashick
    « Eh? » Esclamò subito, toccandosi poi di rimando gli occhi ancora umidi « Eh? EH? EEH?!? » Urlò poi, facendo un salto all'indietro rispetto all'Uchiha mentre tirava su con il naso come una bambina « Eh... ma... perché!? » Strepitò, incapace di dare una risposta a quel comportamento insensato che sembrava essere accaduto così, tanto per caso « Perché!?!? » Ripeté, allibita, portandosi le mani alla testa. Se c'era una cosa che non aveva mai previsto nella sua vita, agli effetti, questa era piangere di fronte ad un membro del maledetto clan del ventaglio. Aveva immaginato sorrisi ironici nei loro confronti, combattimenti visti, dominazione incontrastata, feste baldanzose in suo onore... ma scoppiare a piangere di fronte ad rotelle-munito era una punizione peggiore di quando sua madre la legò a testa in giù nel ciliegio del giardino, scoprendo che la figlia aveva di nuovo divorato tutte le provviste della dispensa.... Quella volta era sicura che la testa le sarebbe caduta per terra dopo aver raccolto tutto il sangue del suo corpo, ma a questo giro era ancora peggio! A cadere, era il suo onore!

    « PERCHE'!!? »



    […] Arrivati a quel punto, la situazione cominciava a farsi tragica.
    Se c'era almeno una cosa buffa che Atasuke Uchiha aveva mai visto nella sua giovane vita, infatti, con ogni probabilità la reazione costernata della sua interlocutrice l'avrebbe di gran lunga battuta, visto e considerato che la ragazza, presa dalla disperazione, aveva cominciato a passarsi la manica del proprio kimono sul viso, nella speranza di cancellare i segni del suo piagnisteo... ottenendo, al contrario, che le lacrime si impastassero con il trucco leggero ch'ella indossava, andando a creare un mascherone degno del peggiore degli Yokai.
    Un panda. No, forse una creatura addirittura più buffa di un panda... un orsetto lavatore?
    Presa com'era dalla sua opera di “pulizia”, tuttavia, la kunoichi non sembrò rendersi conto immediatamente della tragica situazione nella quale era precipitata, dando dunque tutto il tempo all'Uchiha di osservarne il volto chiazzato... ragione ulteriore per la quale, quando alla fin fine Shizuka Kobayashi comprese la sua attuale situazione, vedendo per pura casualità il suo kimono macchiato di trucco, non solo impallidì pericolosamente fino quasi a dar l'impressione di star per svenire... ma poi, improvvisamente, scoppiò ad urlare.
    « DANNATO MOSTRO! » Ululò, avvampando d'imbarazzo fino alle orecchie per poi dare rapidamente le spalle al ninja, portandosi le mani al volto « HAI VISTO COSA HAI FATTO!? » Strillò ancora, forse non proprio conscia del fatto che quel povero disgraziato al quale si accompagnava di colpe, ancora, non ne aveva alcune. Nonostante tutto, evidentemente non desiderosa di sentire una risposta da parte di colui che aveva deciso essere il colpevole della sua scabrosa condizione estetica, la ragazza si precipitò al fiume, e dopo aver rantolato come un animale morente nell'osservare la sua immagine riflessa nelle acque ormai quasi del tutto oscurate dalla notte, prese a lavarsi il viso insistentemente, cercando come poteva di cancellare le macchie di colore dal suo viso... infine, riuscendoci.
    Quando infatti la kunoichi si alzò dalle sponde del fiume, per poi voltarsi con il peggiore degli sguardi verso il ragazzo Uchiha, il suo viso era si ripulito da ogni alone trucco... ma tragicamente arrossato dall'energia con la quale era stato lavato.
    A questo punto, la situazione se non era irrimediabile era senza dubbio comica...

    « Se oserai prendermi in giro... » Esordì dopo un lungo attimo di silenzio Shizuka, gelando con uno sguardo arrossato (ma assassino) il suo interlocutore « ...giuro che ti ucciderò seduta stante, lo capisci? Si? » I suoi occhi verdi trasudavano imbarazzo, ma la ragazza cercò di non darlo a vedere « Scusami tanto se non sono bella quanto gli Uchiha! » Sbottò allora, dopo un attimo e senza senso, puntando un dito accusatore contro Atasuke « Mi dispiace proprio non essere bella quanto te e quanto i tuoi dannati compagni di Clan » E mettendosi a braccia conserte per poi alzare il volto con fare di sfida, sbuffò sonoramente « Il trucco è una componente essenziale nella vita di una donna, ecco... perciò... » E abbassando brevemente gli occhi, fissando l'interlocutore di sottecchi, aggiunse un bofonchiato: « ...non prendermi in giro, cafone che non sei altro » che scemò poi in un silenzio offeso e, ahimé, immotivato.

    […] Era strepitoso. Davvero strepitoso.
    La capacità di Shizuka Kobayashi di offendersi da sola e accusare gli altri per la sua pessima fortuna era qualcosa che superava di gran lunga la naturale predisposizione di tutte le altre donne... era, più... un dono, ecco. Ragione per cui, quando finalmente i due Shinobi si misero in marcia, seguendo una strada dettata dalla fanciulla -la quale sembrava muoversi all'interno di quel bosco con la sicurezza tipica dell'abitudine- ella non rivolse quasi mai la parola al compagno, limitandosi a stare a braccia incrociate con lo sguardo offeso di un bambino colto in fragrante su qualche misfatto.
    Nemmeno quando il giovane Uchiha le confessò che anche lui non era immune alla sofferenza inferta dal clan da cui traeva il nome, la principessina parve degnarlo di attenzione... o così, almeno, dette a intendere.
    Vicina al suo interlocutore, la ragazza lanciò infatti una rapida occhiata all'interlocutore, squadrandolo in silenzio come a voler osservare più da vicino quella creatura strana che si ritrovava accanto e che, pur facendosi portatore di quel nome che per anni l'aveva perseguitata, sembrava ora non accanirsi su di lei con la stessa ferocia tipica dei suoi ricordi...
    … Perché?

    « Gli Uchiha sono orgogliosi di morire in battaglia, di sacrificarsi per proprio clan e, credo, per il proprio villaggio... » Le parole le uscirono di bocca in un soffio, prima che lei potesse impedirlo « Di cosa ti lamenti? Se fossi morto “in modo onorevole” … » Continuò dopo un attimo, e alla mente tornò il volto di suo zio, fratello maggiore di sua madre, che in passato cercò con ogni stratagemma di convincerla di quanto fosse meravigliosa la cosiddetta “morte d'onore”... ogni volta, incontrando un muro di sarcasmo o, peggio, d'incomprensione « ...non ne saresti forse stato orgoglioso? » Chiese. Era una semplice domanda quella, dettata forse dalla curiosità o forse dal caso « Siete strani, voi Uchiha... penso sia solo questo il problema » Mormorò poi, più rivolta a se stessa che al compagno, e così dicendo calò nel silenzio: Braccia conserte, volto corrucciato e un'espressione pensierosa.
    Sembrava star valutando... si, ma cosa?



    divisore




     
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