La maledizione degli Uchiha

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    I N S I N U A T I O N:
    Faith keeps many doubts in her pay. If I could not doubt, I should not believe.

    Shizuka Kobayashi's doubt




    divisore





    Era un ragazzo strano, questo pensò Shizuka Kobayashi del giovane Uchiha con il quale, suo malgrado, si era ritrovata a stare in quel momento. Benché la discussione fosse retta per la maggior parte da lei stessa e dalla sua innata capacità di insultarlo senza ch'egli facesse niente, la ragazza aveva infatti la vaga impressione che il proprio improvvisato interlocutore fosse una persona dalla lingua tagliente e la morale facile. Gli dava l'idea di un maestro, un accademico borioso poco incline al divertimento e molto più all'aiutare gli altri a costo di risultare invadente...
    ...eppure, in qualche modo, la giovane Principessa dei Kobayashi non vedeva nei di lui occhi scuri i sentimenti tipici che i membri del clan del ventaglio le rivolgevano ogni qualvolta i loro occhi si incontravano per caso. “Bastarda”, sembravano dirle, squadrandola con disgusto mentre la affiancavano e oltrepassavano lungo una delle tante, affollate vie del Villaggio della Foglia... ma lei, ogni volta, con lo sguardo alto e fiero della principessa che era, continuava a camminare incurante di quei pensieri sussurrati dai loro sguardi e dai loro volti.
    La sua infanzia, però, era stata differente, e quelle parole non dette l'avevo segnata, l'avevano corrosa. Da bambina infatti spesso si era messa a piangere, attaccandosi ai lembi dei kimono della sua amata madre a cui insisteva a chiedere perché quelle persone la guardassero sempre così male, ma ella -sollevandosi dall'inchino che era costretta a rivolgere ad ogni membro di quel clan, come la sua punizione eterna imponeva-, si limitava a prenderla in braccio, coccolarla finché non smetteva di strepitare, e infine cullarla tra le proprie braccia dicendole parole dolci.
    “Al mondo esiste l'amore e l'odio, amore mio” Le sussurrava con dolcezza, baciandole le lacrime “Purtroppo capita che spesso sia quest'ultimo a vincere il confronto, a urlare con voce più potente... ma tu non dimenticare mai una cosa, tesoro: Per quanto l'odio possa ululare, sarà sempre l'amore a cantare con più armonia” e scostandole i corti capelli a caschetto dal visetto tondo tutto paonazzo, aggiungeva sempre “Sii una donna che sa porgere la propria mano prima di essere colei che la ritira con sdegno... sii forte anche per coloro che non lo sono abbastanza, e sorridi amore mio, sorridi sempre, perché qualunque cosa accadrà tu sarai sempre la Principessa del Sole, non dimenticartelo, non farlo mai”
    … invece, alla fine, ella era divenuta la Principessa Tempesta, e il Sole che serbava dentro di sé era stato coperto irrimediabilmente dal tradimento di Kuroro, la sua Luna, il suo amato equilibrio, il fratello che aveva sempre amato quasi più di se stessa.
    Per un attimo, lanciando un ulteriore improvvisato sguardo al proprio compagno di viaggio, la ragazza non poté che chiedersi se anche gli Uchiha, ogni tanto, soffrissero la mancanza e l'abbandono, la rabbia e l'odio che lei avvertiva quasi quotidianamente...
    Alla fine era vero ciò che le aveva detto suo padre, qualche giorno prima: Era un pessimo Kakehashitonaru.
    Per quanto si fosse impegnata a ideare abiti ninja che potessero unificare le tradizioni del suo clan natale con quello della sua adoratissima madre, alla fine non era abbastanza “forte” da portare avanti l'amore a discapito dell'odio...
    ...per quanto si fosse impegnata, nel suo caso era stata la malvagità ad ululare più forte dell'armonia della gentilezza.

    E dimmi... Come faresti tu a sapere che "gli Uchiha sono orgogliosi di morire in battaglia"?



    La voce di Atasuke giunse improvvisamente alle sue orecchie e lei, alzando debolmente lo sguardo, non poté che guardarlo con una velata nota di tristezza in quegli occhi verdi dalle ombre senza nome, un sentimento però che sparì in un istante, surclassato da una più idonea ironia.
    Era un tipo acuto, alla fin fine, questo era giusto riconoscerglielo.
    « E' risaputo che il Clan Uchiha consideri l'onore il più alto valore esistente » Rispose prontamente Shizuka, sorridendo « Lo sanno tutti » Commentò come per avvalorare la sua tesi, prima di rivolgere al compagno uno sguardo seriamente perplesso « Sei sicuro di essere un Uchiha? Parli come un contadino » Osservò poi, perplessa. Nonostante tutto, quella domanda continuava a ronzarle nella mente.

    Ovviamente nel clan ci sono diversi membri che la pensano in questa maniera, come d'altronde in quasi qualunque clan di una certa rilevanza... Tuttavia io non sono di questa linea di pensiero. Certo, ammetto che sarebbe epico e forse anche romantico morire in battaglia difendendo qualcosa, magari il villaggio, maragi i miei amici, sicuramente le mie idee e ciò che amo, ma di sicuro non ritengo sia un onore morire il il mio clan, ed è per questo che ho deciso che non accetterò altre missioni segrete dal clan a meno che non ci siano validi motivi al di fuori del valore del semplice clan...



    « Epico? Romantico? » Ripeté la Principessa, fissando allibita l'interlocutore, e a quel punto, per quanto in un primo istante avesse cercato di trattenersi, scoppiò a ridere, portandosi una mano al volto per poi scuotere la testa « Sei serio? » Chiese, facendo il gesto di asciugarsi le lacrime dagli occhi: A dispetto di come si era presentata all'inizio, adesso il suo volto struccato tradiva molti anni in meno di quelli che ella realmente aveva, poiché agli effetti sembrava niente più di una quindicenne prosperosa e dalla lingua tagliente... una constatazione divertente, per quel fato dispettoso che l'aveva creata « Non c'è niente di epico nel morire in nome di un valore imposto da qualcuno di cui non si conosce il volto né il nome » Disse dopo una manciata di secondi, ma ora il suo viso era serio « Proteggere il Villaggio? Proteggere le persone amate...? E quando morirai che ne sarà di loro? Dimmi Uchiha-sama... » Continuò, facendo trapelare un formalismo che, suo malgrado, aveva sempre caratterizzato la sua educazione « ...Le persone che ti amano cosa faranno una volta che tu sarai scomparso? Festeggeranno in nome del compiersi del tuo glorioso onore? Del tuo destino? » Domandò con sarcasmo, guardando con attenzione il ragazzo che le camminava di fianco, scrutando i suoi lineamenti come a cercare qualche indizio che potesse suggerirle il nome dei suoi sentimenti o dei suoi pensieri « Io combatto per il mio Villaggio e per tutte le persone che tendono la mano con bisogno, dunque non solo la mia famiglia... » Chiuse gli occhi « ...ma mai, nemmeno per un istante, quando parto per una missione o un addestramento dico a me stessa “Se dovessi morire, sarà comunque un degno epilogo” » E riaprendo gli occhi, guardò con forza e sicurezza Atasuke, cui rivolse uno sguardo fiero e orgoglioso, uno sguardo che, per un istante, tradì molto più sangue Uchiha di quello che ella stessa credeva di avere « Trovo più onorevole combattere una guerra, vincerla, e tornare vittorioso in patria piuttosto che lottare, morire, e lasciare che il mio nome diventi la voce in un indice di un libro troppo grosso » ...e così dicendo, indirettamente, rivelò al proprio interlocutore di essere una kunoichi.
    […] A dispetto di quanto si sarebbe potuto pensare, capire infatti che Shizuka Kobayashi era una Shinobi non era così scontato: Il suo possedere una wakizashi non faceva di lei che una miriade di possibili entità, dal vassallo al ronin o persino un samurai, poiché ciò che veramente avrebbe potuto delineare la sua identità, non era presente su di lei...
    … La Principessa Tempesta di Konoha, infatti, non indossava mai il suo coprifronte. Non lo aveva più fatto dal giorno della dipartita del fratello maggiore.
    Tradimento? Ribellione?
    Il suo gesto era stato chiamato in molti modi, ma a dispetto delle dicerie, vi era un pettegolezzo che correva rapido tra le vie di quel Villaggio di cui la ragazza pareva esser padrona: Sembrava infatti ch'ella, forte di una convinzione che supera la durevolezza di una placca di metallo, si fosse tatuata il simbolo del suo luogo natio direttamente sul corpo... ma dove questo marchio fosse stato impresso, a nessuno era dato saperlo.

    Quindi tu sei una Kobayashi di Konoha... Hai voglia di raccontarmi qualcosa della tua famiglia? Ragionandoci meglio credo di aver già sentito nominare i Kobayashi... Se non erro sono sarti rinomati o qualcosa del genere, no?



    Atasuke ricominciò a parlare d'improvviso, cambiando completamente discorso, cosa che da un certo punto di vista divertì la ragazza: Sembrava desideroso di sapere tutto di lei, di conoscerla con premura benché si fossero incontrati da meno di trenta minuti. Per un attimo, sorrise.

    « Siamo il più potente clan di mercanti di sete e tessuti delle Terre del Fuoco » Corresse la kunoichi, con una vaga nota di orgoglio nella voce « E' ovvio che tu abbia sentito parlare di noi... dubito ci siano molte persone, nelle terre conosciute, che non conoscano il nostro nome » Aggiunse, ma stavolta non lo disse con arroganza, era piuttosto un'informazione ch'ella offriva al proprio interlocutore, quella. Aveva smesso ormai da tempo di vantarsi di essere l'erede di un clan tanto potente « ...Ma detto questo: Perché dovrei parlarti della mia famiglia? » Chiese dopo un attimo, fissando severamente Atasuke, ed era già pronta a rimbeccarlo come solo lei sapeva fare, quando una radice troppo sporgente condusse la sua attenzione sul terreno e lei, esponendo un braccio davanti al torace del compagno, lo fermò con delicatezza « Attento » Borbottò, esitando per un istante come se non fosse poi molto sicura di quello che doveva fare « ...V-vuoi una mano? » Domandò poi, dopo un istante, offrendo una mano al ragazzo e avvampando fin sopra le orecchie di quell'imbarazzo goffo tipico della rabbia leggera: Essere così cordiale con un Uchiha non rientrava nei suoi programmi, dopotutto... fato maledetto! « Fai piano, mi raccomando » Aggiunse ancora la ragazza, con aria poco convinta, e se solo lo Shinobi avesse accettato il suo aiuto, Shizuka si sarebbe adoperata perché lui riuscisse a superare il peggio di quel sottobosco indenne, sorreggendolo, avvertendolo e guidandolo come meglio poteva: Si trovavano ancora nella foresta e ormai camminavano da ben venti minuti attraverso roveti e cespugli di piante senza nome, ma per quanto l'atmosfera di quel luogo si presentasse insidiosa e malevola, la minuta kunoichi vi si muoveva perfettamente a suo agio, facendo strada al compagno come se non avesse mai fatto altro fino a quel momento.
    Si muoveva rapida e veloce come un folletto, complice forse la sua altezza scarsa, e sembrava vedere i pericoli serbati da quel luogo ancor prima ch'esso li rivelasse... nonostante tutto, dopo qualche attimo, la fanciullina riprese a parlare. Sembrava interessata al dialogo, dopotutto, o così almeno si sarebbe potuto pensare.
    « Perché dovrei parlarti della mia famiglia? » Chiese « Cosa vuoi sapere, precisamente, di me? » Continuò, fissando Atasuke con occhi indagatori « Perché sei così interessato a capire chi sono e cosa faccio? » E sorridendo, aggiunse « Perché non mi dici piuttosto chi sei tu e perché il Clan Uchiha ti ha mandato da me? » Le parole le uscirono di bocca senza che lei potesse fermarle, e la ragazza stessa parve stupita, proprio come se quella domanda fosse il frutto di un momento ispirato e non un'idea premeditata...
    ...nonostante tutto, bastò solo quell'insinuazione perché la mente della kunoichi iniziasse a lavorare freneticamente: Era impossibile che un Uchiha isolato fosse stato mandato in missione con il rischio di morire e lasciare nelle mani di potenziali nemici informazioni che non avrebbero mai dovuto essere scoperte. Era impossibile che un Uchiha fosse capitato in un bosco come quello per un caso fortuito voluto da un fato dispettoso, e ancora, era impossibile che un Uchiha si approcciasse alla figlia di Heiko con così tanta gentilezza e così tanto riguardo, ma soprattutto...
    ...perché quel tipo desiderava sapere così tanto di lei? Perché insisteva a chiederle i perché e i per come del suo modo di pensare e della sua storia prima di quel momento?
    Tutta quella vicenda non aveva senso, il loro stesso incontro non ne aveva... a meno che lui non fosse lì per un motivo, e quel motivo non prendesse la forma del volere del Consiglio degli Anziani.
    In un istante, il suo volto cambiò d'espressione, e questa, non lasciava presagire niente di buono.


    divisore






    Ti prego di scusarmi x100000 del ritardo con cui ti ho risposto, sono imperdonabile, sul serio T_T
    Perdono perdono T__T non accadrà più lo giuro sugli Uchiha XDDD
     
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29 replies since 10/7/2012, 23:40   655 views
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