La maledizione degli Uchiha

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    T E L L THE T R U T H:
    It's no wonder that truth is stranger than fiction. Fiction has to make sense.

    Shizuka Kobayashi's memories




    divisore





    Era un tipo davvero insopportabile.
    Per un attimo, fermando il suo incedere così da poter guardare meglio il ragazzo con cui si era ritrovata suo malgrado a stare, Shizuka Kobayashi represse il desiderio profondo di tirargli uno schiaffo dritto in faccia, limitandosi ad arricciare il labbro superiore della sua carnosa bocca da bambola, quasi fosse disgustata di ciò che doveva guardare.
    Di tipi indisponenti ne aveva incontrati tanti nella sua vita, rifletté a quel punto, ma mai prima d'allora aveva avuto il piacere di fronteggiare un uomo talmente egocentrico e presuntuoso, che sperava addirittura di nascondere la sua pessima inclinazione caratteriale dietro ad un'apparente compostezza e una tanto disponibile gentilezza. Possibile che non si rendesse conto di essere praticamente trasparente?
    Era tagliente, ironicamente più acido di quello che egli stesso avrebbe probabilmente voluto, e come se non bastasse era persino un “finto allegro” …
    … il peggio del peggio insomma.
    Avrebbe preferito di gran lunga che quello sporco Uchiha si mostrasse a lei per quello che realmente era piuttosto che continuare a cercare di trattarla con guanti di riguardo che così poco si adattavano alle sue mani. Ormai persino l'ironia della situazione cominciava a mancare.
    Ne stava davvero avendo abbastanza di lui.

    « Se il tuo clan ti avesse mandato da me... » Rispose dunque immediatamente la Principessa, affilando lo sguardo e increspando la bocca in un ghigno divertito « ...questo è l'unico modo che ti sarebbe stato utile per ottenere informazioni sulla mia persona, perché ti assicuro che le possibilità che potesse avvenire il contrario senza che io me ne rendessi conto oscillano in una scala di percentuali talmente infima da apparir irrilevante » Sentenziò, rendendosi conto solo a quel punto che stava osando, e lo stava facendo troppo, del resto non aveva assolutamente idea di che grado ninja ricoprisse il suo interlocutore il quale, suo confronto, non aveva limitazioni circa il ricorrere alla violenza o estrarre un'arma contro di lei...
    ...nonostante tutto, per qualche strana ragione, fu sicura di non correre pericoli.
    Quel tipo non intendeva nuocerle, avrebbe altrimenti già avuto modo di farlo visto e considerato che non risultava essere poi così moribondo come aveva dato ad intendere inizialmente, dunque era più che plausibile che il suo obiettivo fosse effettivamente un altro, ossia: Ottenere informazioni su di lei.
    Quale fosse tuttavia il motivo che guidasse le premure di quel ragazzotto, era però ancora tutto da capire... che interesse poteva avere un Uchiha puro ad avvicinarsi alla “Principessa Bastarda” ?
    Curiosità, forse? Oppure il gusto per l'orrido... di leggende su di lei, del resto, se ne sentivano tante al Clan Uchiha, e nessuna di queste suonava lusinghiera.
    Per un attimo, portandosi ambo le mani ai fianchi, la ragazza non poté fare dunque a meno di sospirare sonoramente nello scuotere la testa, rassegnandosi ad ascoltare pazientemente tutto il lungo monologo del suo interlocutore, da cui non distolse però mai lo sguardo, forse cercando di leggere in quei silenzi e in quelle pause un messaggio che ai suoi occhi poteva assumere ogni tipo di sfumatura...
    […] Non si fidava degli Uchiha.
    Con ogni probabilità non lo avrebbe mai fatto, poiché per quanto il suo attuale desiderio fosse quello di ricongiungere i Kobayashi al clan di sua madre, era sicura che non sarebbe mai stata in grado di cancellare il passato vissuto da entrambe...
    ...nonostante tutto, per un solo rapidissimo attimo, la ragazza si chiese cosa sarebbe successo se almeno per una volta avesse provato a tendere la mano verso un esponente di quel clan che le aveva tolto tutto, piuttosto che ritrarla con sdegno. Se solo per quella volta, invece di aggredire per il terrore di essere ferita, avesse provato a chiudere gli occhi e cadere in avanti... sarebbe stata presa al volo, oppure sarebbe stata fatta cadere nell'abisso del vuoto?
    Quel ragazzo era uno dei più irritanti che avesse mai avuto la fortuna di incontrare e ogni parola da lui detta le sembrava una beffa o l'ennesima manifestazione di quella strana perversione Uchiha a voler giocare a fare Dio, nonostante tutto era il primo membro di quel clan che le aveva rivolto la parola dopo ben diciotto anni di odio e disprezzo...
    … non era forse questo che, nel profondo del suo cuore di bambina, aveva sempre desiderato...?
    Non era forse la possibilità di dimostrare chi era che aveva sempre richiesto?
    Non aveva forse lottato tutta la vita per essere guardata, anziché evitata...?

    Per essere vista, anziché ignorata.

    « Sono la figlia di Heiko Uchiha »
    Le parole le uscirono di bocca prima che potesse frenarle, e lei, immobile sotto alla fronda di un pino secolare che pareva divertirsi a giocare con i prismi di luce di un sole volubile e sbarazzino, non poté fare a meno di irrigidirsi, quasi si fosse resa conto solo in quel momento di ciò che aveva detto... una constatazione di pura follia, quella, che da sola bastò a farla ammutolire per un tempo che le apparve eterno, e a cui fu costretta a porre fine solo con uno sforzo che non aveva paragoni nella sua mente e nei suoi ricordi.
    Per un attimo, le sembrò di aver appena spostato a mani nude la montagna più alta della sua vita... quella che non era mai riuscita a scalare, e che aveva continuato a franarle addosso da sempre.
    « Il mio nome è Shizuka Kobayashi... » Sussurrò debolmente, spingendo la sua voce quasi fino a sentir dolere la gola « … “La principessa bastarda del clan Uchiha” » Aggiunse in un soffio, imponendosi solo a quel punto di alzare lo sguardo sul proprio interlocutore. I suoi occhi, febbrili lucciole di insicurezza, sembrarono quasi alla ricerca spasmodica di qualcosa... che però, almeno in quel momento, non parve esser trovato « Mia madre è la “peggiore dei traditori” … » Disse, alzando il mento verso Atasuke, sicura che se non avesse fatto così si sarebbe presto ritrovata a guardare il pavimento come la colpevole che l'avevano sempre accusata di essere « ...sono l'ultima discendente della faida che separa da più di venti anni il mio clan dal tuo... » Esitò, guardandosi improvvisamente attorno quasi sperasse di veder giungere in suo soccorso qualcuno o qualcosa... una possibilità che risultò ovviamente vana e che non fece altro che costringere lo sguardo di lei negli occhi neri di lui.
    Per un istante, il terrore.
    « ...sono la prima ricercata del Clan Uchiha, l'unica figlia femmina di Heiko, la capoclan reietta » Aggiunse, e a quel punto, suo malgrado, tacque.
    Passarono lunghi attimi di silenzio durante i quali non riuscì a dire o fare niente, ritrovandosi incapace persino di scappare, completamente nuda, completamente vulnerabile...
    … poi, improvvisamente, si sentì tornare bambina.
    Fu solo un attimo, e senza che potesse fermare quel gioco di macabra cattiveria, si rivide con indosso il suo abitino celeste dalle maniche a sbuffo e i calzini di pizzo bianco ai piedini piccolini. Vide sua madre, alta e bellissima nel suo kimono d'argento, camminarle accanto tenendole la mano e raccomandandole di fare “la brava bambina di cui tutti potessero essere orgogliosi”. Ricordò le sue dita minuscole che si accarezzavano orgogliosamente i corti capelli castani prima di mimare l'espressione di imposto silenzio raccomandatale da colei che così diligentemente la guidava lungo quei corridoi lunghi e scuri, i cui unici colori erano il rosso e il bianco uniti insieme in un cerchio spezzato.
    Rammentò la sala delle riunioni principali del Clan Uchiha.
    I membri più rilevanti della dinastia seduti ai margini della stanza, costeggianti quel vuoto all'interno del quale rimanevano immobili, sole, lei e la sua adorata okaa-sama...
    … Ricordò lo sguardo del capoclan. I suoi occhi neri colmi di disprezzo.
    Il disgusto nell'osservarla.
    Il sorriso di scherno.
    L'odio.

    “Non è possibile che una bastarda meticcia venga inoltrata agli insegnamenti che impartiamo ai nostri bambini, Heiko...”



    Il disagio.
    Il té bianco che puzzava di orrore.
    Gli occhi puntati su di lei con la ferocia bruciante del risentimento e della gelosia.

    “...sei stata tu a volere tutto questo: Hai scelto tu di essere privata del tuo grado e del tuo nome. TU hai voluto che i tuoi figli fossero rinnegati, poiché se solo avessi scelto NOI anziché LORO...”



    Una mano affusolata e snella che stringeva la sua.
    Il volto di sua madre impassibile, alto e fiero, scevro da ogni dubbio.
    Gli occhi neri di lei brillanti di lacrime di rabbia.

    “...E' una femmina, Heiko. Come te e tua madre prima di te, porterà il vostro fardello, lo sai bene...”



    Il silenzio gelido e tagliente della verità.
    L'odio sempre più forte.
    Il tè ormai freddo.

    “...trova un modo perché questo non accada: Non possiamo permettere ad un bastardo senza legami di divenire ciò che tu eri per noi. L'ammirazione non nasce mai due volte.”



    Le porte che si aprivano alle sue spalle.
    Sua madre che la tirava rapidamente in piedi, per un attimo impedendo ai suoi piedini di toccare terra.
    I suoi profondi occhioni verdi da bambolina che guardavano lei, poi colui che ella fissava così ardentemente.
    La paura immotivata, senza nome.

    “Non c'è posto per una bestia senza padrone, Heiko: Ciò che non ci compiace, viene fatto sparire. Tu meglio di tutti noi, lo sai molto bene...”



    I passi veloci sul parquet lucido.
    La mano di sua madre rabbiosamente stretta alla sua.
    Il suo cadere in terra e l'essere tirata in piedi con brutalità. Le sue lacrime. Le suppliche...

    ...E poi il sole. Gli alberi.
    Il sottobosco fiorente.
    E lei di nuovo adulta, di nuovo diciottenne, di nuovo forte.
    Non c'era sua madre che le teneva la mano, adesso. Non c'era nessuno sguardo di disprezzo e nessuna premonizione di un destino imposto e inappellabile con cui fare i conti.
    C'era solo lei e quel ragazzo dai lineamenti così peculiari, così ovvi, così conosciuti...
    ...gli incubi della sua infanzia avevano avuto persone dagli occhi neri e i capelli color della notte, affacciati su una luna bianca di un cielo rosso sangue. E ora, quegli stessi occhi la stavano guardando, e lei mai prima di quel momento si era sentita tanto indifesa.
    Se fosse stata colpita, sarebbe caduta come quel giorno di ottobre?
    Chi l'avrebbe tirata in piedi raccomandandole il silenzio...?

    ...Nessuno.
    Nessuno l'avrebbe aiutata ad alzarsi. Non stavolta.
    Era sola. Stavolta era sola.

    « Non è possibile che un Kobayashi e un Uchiha camminino felicemente insieme » Mormorò a quel punto, quasi inconsciamente « L'ammirazione... » Esitò, chiudendo gli occhi « ...non nasce mai due volte »



    divisore




     
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