La maledizione degli Uchiha

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Faida di un Attimo~


    La giovane ragazza non resistette alle provocazioni di Atasuke, iniziando, quasi con rabbia, a rispondere alle sue parole sottolineando i motivi per cui il clan avrebbe dovuto mandarlo e sottolineando che quello che stava svolgendosi probabilmente sarebbe stata l'unica possibilità del clan per riuscire ad ottenere da lei delle informazioni private.

    "Se il tuo clan ti avesse mandato da me... questo è l'unico modo che ti sarebbe stato utile per ottenere informazioni sulla mia persona, perché ti assicuro che le possibilità che potesse avvenire il contrario senza che io me ne rendessi conto oscillano in una scala di percentuali talmente infima da apparir irrilevante "


    Rimase quasi sbigottito di fronte alle parole della giovane, tuttavia, imperterrito, proseguì con il suo monologo cercando di raccontare in breve parte di se stesso, omettendo i dettagli troppo personali o comunque troppo banali per essere narrati in quella specie di passeggiata, ma soprattutto cercando di non fare innervosire ulteriormente la giovane, che sembrava quasi mettercela tutta per respingere lui ed i suoi modi di fare, continuando nella sua perversa fissazione riguardo al clan ed ai suoi membri. Mentre le sue parole viaggiavano nel vento, la giovane continuava a fissarlo senza mai scollargli gli occhi di dosso, con un'attenzione quasi maniacale. Difficile dire se lo facesse per una sorta di attrazione o per diffida. Intanto invece i pensieri si facevano profondi, quasi abissali. Non potè fare a meno di ricordare la sua storia, quello che era accaduto prima del suo arrivo a Konoha, ma soprattutto quello che era capitato dopo, tutto quello che aveva dovuto passare per essere riconosciuto quale membro del clan, persino quello che i suoi vicini gli avevano fatto passare per lungo tempo. Furono tuttavia le parole della giovane a risvegliarlo da quei pensieri che come un sottofondo audio aveva accompagnato i suoi passi e le sue parole.

    "Sono la figlia di Heiko Uchiha"


    Quelle parole risvegliarono Atasuke dal suo "torpore" riportandolo nel mondo reale e portandolo a fermarsi per osservare la giovane che in un attimo si sra irrigidita, fermandosi sotto l'ombra di un pino, il quale smosso dal vento pareva giocare con i lineamenti della ragazza illuminandoli con delle macchie di luce qua e là. Una folata di vento spazzò il cammino facendo smuovere i capelli del giovane Atasuke come foglie al vento mentre questi con estrema attenzione osservava la giovane e con maggior attenzione ne udiva le parole cercando di unire a poco a poco quel puzzle che aveva iniziato in quella serata da un incontro fortuito.

    "Il mio nome è Shizuka Kobayashi... “La principessa bastarda del clan Uchiha”"


    A quel punto ella alzò finalmente lo sguardo incrociando quello di lui, tuttavia, mentre i suoi occhi parevano tremare di terrore e tristezza, quelli di lui erano fermi ed impassibili nel loro caldo abbraccio di comprensione. Non sapeva che cosa la ragazza stava per dirgli, tuttavia, in qualche maniera lo stava intuendo sempre più a poco a poco che la conosceva.

    "Mia madre è la “peggiore dei traditori” … sono l'ultima discendente della faida che separa da più di venti anni il mio clan dal tuo... sono la prima ricercata del Clan Uchiha, l'unica figlia femmina di Heiko, la capoclan reietta"


    Il suo sguardo fuggiva di quà e di la, cercando una sorta di fuga, una specie di nido in cui rintanarsi, ma alla fine non vi era niente ni cui potesse fuggire, se non gli occhi stessi di Atasuke che poco alla volta si erano fatti più vicini. Egli infatti si era avvicinato alla giovane Shizuka arrivando a pochi dentimetri dalla giovane che chiaramente pareva come in preda al panico. Una lieve, tuttavia estenuante attesa si frappose tra quelle parole e le successive. Per appena un istante lo sguardo della giovane parve divenire assente, quasi come se stesse per svenire, poi, ripresasi, riprese a parlare con alcune schiette parole.

    "Non è possibile che un Kobayashi e un Uchiha camminino felicemente insieme L'ammirazione... non nasce mai due volte "


    A quelle parole, Atasuke preferì non replicare subito, anzi, attese alcuni attimi in religioso silenzio prima di replicare, cercando di carezzare dolcemente la guancia sinistra della giovane con l'indice della mano destra in modo che Shizuka riaprisse gli occhi prima di starlo a sentire.

    «Non so chi ti abbia detto questo... Ma posso assicurarti che non è la verità.»


    Con l'ormai consueto sorriso guardò ancora una volta la giovane negli occhi, concedendosi una breve pausa dalle sue parole.

    «L'ammirazione può nascere anche più di due volte. Il difficile spesso è di riuscire a trovare qualcuno o qualcosa che valga la pena di essere ammirato»


    Con un'ulteriore brevissima pausa spezzò quella sua ripresa del discorso anfatizzando così ogni singola frase che scandiva, ma soprattutto sottolineandone il significato nascosto che spesso molti lasciavano a decadere.

    «E poi... io credo che una Kobayashi ed un Uchiha possono camminare felicemente insieme... Sta solo a loro decidere se farlo o meno...»


    Le porse quindi la mano destra in un gesto che trasudava nobiltà d'alti luoghi e di ben altri tempi, invitandola così a prendere la sua mano per proseguire il cammino.

    «Io voglio essere quell'Uchiha... Vorresti essere tu quella Kobayashi?»


    Sperò in una reazione positiva nella giovane a quelle sue parole. Sperava veramente che per una volta potesse essere lui, in un modo o nell'altro quell'Uchiha del cambiamento come lo erano stati con lui i suoi vicini di casa, seppur con molte più difficoltà, ma con i medesimi e gravosi pesi sul loro nome e sulla loro discendenza.

    «Per quanto riguardi di chi sei figlia, poco importa... Tu sei tu e non è importante chi sono o cosa hanno fatto i tuoi genitori in passato. Io stesso sono "figlio di un traditore". Tuttavia le colpe di mio padre, sempre che queste siano vere, non ricadranno su di me, e guai a chiunque cercasse di dire il contrario»


    Con quelle parole, il suo sguardo si fece serio e convinto, quasi come se quella specie di monologo avesse funzionato da discorso ispirante o qualcosa del genere. Credeva veramente in ciò che aveva appena detto e sperava che in qualche modo quelle sue parole potessero influenzare in maniera positiva le parole della giovaen Kobayashi.
     
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29 replies since 10/7/2012, 23:40   655 views
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