La maledizione degli Uchiha

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  1. Arashi Hime
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    Shizuka Kobayashi and Atasuke Uchiha




    divisore





    Non aveva idea del perché si era ridotta a rivelare tutte quelle cose. Con ogni probabilità, colta da un momento di debolezza in cui aveva sperato di poter finalmente essere accolta con gentilezza da uno dei membri di quel clan che aveva sempre guardato da lontano, aveva avuto la pessima idea di parlare troppo...
    … o almeno, questo era quello che la giovane kunoichi pensò prima che il suo interlocutore, avvicinandosi a lei lentamente, non aveva alzato una mano a sfiorarle il viso. Un gesto, quello, che solo bastò ad indurre gli occhi della Principessa ad aprirsi di scatto, portandosi rapidamente in quelli di lui, lì dove la cordialità che da bambina aveva sempre rincorso non era un'illusione puerile destinata a precipitare presto, ma una realtà concreta...

    […] Odiava davvero gli Uchiha?
    Poteva agli effetti dire di detestare realmente quel clan che sua madre, nonostante tutto e dopo tutti quegli anni, ancora amava così ardentemente? Quel clan che lei proteggeva, assumendosi colpe che non aveva, che venerava, cercando di insegnare ai propri figli l'amore della loro tradizione, e che ogni anno, durante l'unica volta in cui le veniva concesso di entrare nel Quartiere, visitava con rispetto, portando offerte ai vecchi Numi della sua famiglia e ricordando un passato che, per quanto non lo avrebbe ammesso mai, le mancava...
    … ma questo, lei che era sua figlia, lo sapeva troppo bene.
    Conosceva i lineamenti del volto di Heiko Uchiha il giorno dopo quello di visita al suo amato Clan natale. Sapeva il motivo per cui ella si chiudeva nelle sue stanze giorni interi dopo quella piccola grande opportunità, intenta ad osservare con affetto perduto quell'Haori cucito a mano recante il simbolo del ventaglio bicolore che un tempo, da futura capoclan quale doveva essere, indossava con orgoglio...

    Poteva davvero affermare di odiare gli Uchiha?
    Da quando aveva cominciato a rincorrere le loro schiene, senza mai raggiungerle? E da quando, invece, aveva smesso di urlare i loro nomi, preferendo tacere?
    L'ammirazione poteva divenire odio...?
    La speranza poteva trasformarsi in aridità...?

    Da quando aveva cominciato a desiderare di avere almeno un pizzico di tutta la forza e la nobiltà di un Uchiha? Di essere quanto più simile a sua madre di quanto, forse, era già?

    Da quando...?

    « ...Che vai dicendo così d'improvviso? »
    La sua voce si fece spazio nel silenzio che si era venuto a creare improvvisamente tra i due ragazzi nel momento in cui Atasuke aveva terminato il suo parlare, e rivolgendo lui uno sguardo imbarazzato -molto diverso da quello tenuto fino a quel momento, poiché detentore di una gentilezza che prima sembrava non trovare posto tra i sentimenti contrastanti contenuti nel cuore dell'erede- la giovane kunoichi non poté che sorridere, impacciata.
    [...] Ed eccola là, la vera Shizuka Kobayashi... niente di più di una ragazza timida e bisognosa di conferme, detentrice di una di quelle rare forme di dolcezza che sono esuli dal ricatto e dal tornaconto, ma che rappresentano piuttosto la categoria più pura del sentimento, forte e potente come quello di un bambino. Poiché era proprio questo la bella Principessa di Konoha: Una bambina con un destino troppo pesante da portare sulle spalle, ma che nonostante tutto ella sapeva affrontare ogni giorno al massimo delle sue capacità, impegnandosi per non crollare o fermarsi mai, impegnandosi dunque per riuscire a dimostrare a se stessa e al mondo nel quale viveva, che anche lei poteva farcela...
    … era questo e anche molto di più. Ma quali fossero le altre sfumature del carattere di lei non era dato saperlo al giovane Shinobi degli Uchiha, non ancora perlomeno... un rebus non è mai facile da risolvere, era questo che si diceva in giro dopotutto.
    « Sembra quasi una dichiarazione d'amore questa » Borbottò dopo un attimo la fanciulla, ridacchiando « Dovresti stare attento quando parli con una donna in questi termini, prima o poi qualcuna ti fraintenderà... » Aggiunse poi, riportando i suoi profondi occhi verdi in quelli corvini di lui, forse cercando con quelle parole di ottenere un'atmosfera maliziosa che, al contrario, non riuscì a creare...
    … oh no, non lei: Il suo cuore, dopotutto, era già stato preso da qualcuno. Questo era ciò che si diceva tra le vie pettegole del Villaggio della Foglia almeno...
    Si diceva che vi fosse uno Shinobi di rara bellezza, un uomo dai capelli color della luna e gli occhi di ghiaccio che fosse stato in grado di ghermire una tempesta che mai, fino a quel momento, qualcuno era riuscito a tenere tra le proprie dita... e si diceva anche che quella Principessa fiera e indomabile non fosse proprio riuscita ad opporsi a quelle mani che l'avevano carezzata e addomesticata: Come una volpe dal manto di fuoco, la fanciulla aveva dunque trovato colui in grado di guidarne i passi.
    Almeno, questo era quello che si diceva...

    atasuke
    « Scusami »
    La sua voce -che riprese piede tra i due dopo una manciata di attimi di silenzio- nel pronunciare quelle parole si fece improvvisamente debole e la ragazza, abbassando lo sguardo umiliato sulle sue mani raccolte in grembo, non poté che sospirare con rassegnazione. Sul suo volto, ora, i lineamenti della consapevolezza di un comportamento non lusinghiero con cui fare i conti.
    « Ti ho aggredito per il solo fatto di essere un Uchiha, per quanto tu invece abbia insistito a cercare di venirmi incontro... » Mormorò la ragazza, scuotendo la testa « ...La verità era che ero... » Esitò per un lungo istante « ...terrorizzata, immagino » Sospirò nuovamente « Nessun membro del Clan Uchiha si è mai rivolto a me con la cortesia che stai utilizzando tu... ma del resto è anche vero che non mi è mai capitato di stare di fronte ad un Uchiha che non conosce la storia di Heiko e della sua figlia maledetta » Ma così dicendo tacque immediatamente, ammutolendo quasi si fosse resa istantaneamente conto di aver detto qualcosa di troppo che, per quanto la situazione potesse apparire piacevole e accondiscendente, non avrebbe mai dovuto essere rivelato.
    Senza abbassare lo sguardo da quello del suo interlocutore però, forse credendo che facendo il contrario avrebbe potuto dar a intendere lui l'errore nel quale era incorsa, e fingendo dunque che non esistessero problemi di sorta, la ragazza si limitò ad osservare di nuovo, per un lungo istante, il volto di colui di fronte al quale sostava, alla fine sciogliendosi in un sorriso, uno di quelli che l'aveva resa famosa nelle Terre del Fuoco poiché detentore di quella purezza infantile che, in un tempo come quello odierno, era così difficile da preservare in età adulta...
    « Non so per quanto potrò starti accanto a Konoha, ma... » Esordì ancora, per un secondo titubante quasi risultasse poco convinta da qualcosa « ...se ti va, fino alle mura, potremmo davvero camminare fianco a fianco felicemente » Aggiunse, porgendo una mano al suo interlocutore, che sperò questi accettasse nella propria.
    […] In verità, avrebbe voluto avere più tempo a disposizione...
    … le mura erano ormai a cinque minuti di cammino, il tramonto stava cedendo il passo alla notte e lei non sapeva ancora niente di quel ragazzo se non quel poco che era riuscita a carpire dai suoi discorsi e dal suo atteggiamento...
    Avrebbe voluto poterlo conoscere meglio, stare con lui quel tanto che le sarebbe bastato per potersi permettere di chiamarlo per nome anziché per cognome, ma... non poteva accedere al Quartiere Uchiha senza permesso, lo sapeva bene. La sua vita, si rese conto, era molto più importante di un capriccio momentaneo, fosse dettato dall'entusiasmo dell'attimo corrente...
    … eppure, se solo avesse potuto desiderare qualcosa, avrebbe desiderato riuscire a farcela.
    Avrebbe desiderato poter entrare nel quartiere di quel Clan che le era stato sempre negato, conoscere i suoi membri, parlare la loro lingua e forse, in un posto molto remoto del suo cuore, combattere per loro, per poterli proteggere... non perché essere un Uchiha fosse un onore per cui morire e sacrificarsi, ma perché per quanto sembrassero volerlo negare, anche loro facevano parte di quel Villaggio chiamato Konoha.
    Anche loro, dopotutto, facevano parte della sua famiglia.

    Avrebbe voluto provare ad entrare nel loro mondo, almeno per una volta...




    divisore




     
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