La maledizione degli Uchiha

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Ma che?~


    Alla sua proposta la giovane Shizuka parve apprezzare l'offerta annuendo in senso positivo con la testa, per poi mettersi praticamente le mani nei capelli reagendo al pari di chi stava vedendo la morte in faccia. Atasuke rimase allibito, cercando di comprendere quale significato potesse avere quella specie di reazione, ma soprattutto cercando di capire come mai ella avesse reagito così violentemente.

    "COSA HAI DETTO? SEI SERIO!?"


    Atasuke la osservò per un attimo con uno sguardo probabilmente stralunato, inclinando leggermente la testa verso destra, come per cercare di squadrare da un'altra angolazione la giovane. Come se in qualche modo cambiare angolo gli potesse permettere di capire meglio cosa stesse succedendo.

    «Beh... si... non vedo perchè scherzarci o fare falsi inviti...»


    Il rossore delle sue guance parve farla diventare quasi un faretto rosso acceso nella notte. Pareva difficile non riuscire a vedere quel rosso paonazzo anche da diversi metri di distanza, nonostante la tetra notte stesse calando sul villaggio coprendo tutto con il suo nero mantello.

    "Non sono ben vestita per un invito del genere N-non sono abbastanza graziosa, d-dovrei quantomeno sistemarmi l'obi della divisa ninja e..."


    Le scuse della ragazza erano chiaramente delle motivazioni buttate li sul momento, nulla a cui Atasuke diede troppo peso. Sapeva che probabilmente quelle che lui definiva "scuse" magari per la ragazza avevano molto senso, tuttavia, per lui, era come se non fossero neppure state dette.
    Proseguù quindi approfittando della leggera pausa angosciata che la giovane gli diede ritornando ai precedenti punti e, involontariamente, rammentando alla giovane il vero motivo per cui ella sembrava non poter accettare l'invito, seppure fosse ben più che chiara la sua ferma intenzione di accettarlo.

    [...]


    Ancora un attimo trascorse tra le sue parole e la risposta della giovane, poi, con un tono ben diverso dal precedente, ella riprese spiegando quale realmente fosse il problema.

    "Il problema immagino che non sia entrare... Ma uscire"

    °Ma... di che starà parlando? Generalmente il problema è proprio poter accedere alle zone private dei quartieri, non riuscire ad uscirne... Certo, a meno che non si tratti di nukenin beccati all'interno del villaggio, ma non mi pare sia questa la situazione...°

    "Se entrassi all'interno del Quartiere Uchiha senza permesso, verrei uccisa"


    Lo sguardo di Atasuke si fissò nel vuoto nell'udire quelle parole sussurrate al suo orecchio dalla giovane, quasi come se fosse stato colpito da un fulmine che lo aveva lasciato fulminato li sul posto, incapace di reagire.
    Sapeva bene quanto il clan potesse essere pericoloso ed infido, tuttavia era altrettanto conscio del fatto che il clan mai, o quasi, dai tempi della quarta guerra ninja, (quando il clan stesso venne quasi sterminato da un membro del medesimo) si era permesso azioni tanto violente ed avventate su di un membro del villaggio, per quanto mal visto potesse essere.

    "E dopo di me, verrebbe uccisa mia madre"


    Ancora una volta Atasuke dovette resistere all'impulso violento di ribellione al clan, certo del fatto che quelle non erano propriamente menzogne, dato che egli stesso era spesso vittima dei tentativi di eliminazione del clan, anche se con lui i loro metodi erano più discreti, sottili, ma soprattutto inefficenti. Ella intrecciò poi le dita delle mani chiudendo gli occhi per poi riprendere la sua breve narrazioine ponendo, forse con sarcasmo, una domanda aad Atasuke e sottolineando l'assurdità della sua situazione con una leggera risata di sottomissione, lasciandogli intendere quanto potesse essere rassegnata alla sua condizione.
    Poi, ancora parole ed infine ancora una domanda, questa volta più triste e meno ironica, ma soprattutto accompagnata dallo sguardo di lei che ancora una volta riaffiorava andando ad inabissarsi in quello di lui.
    A quel gesto Atasuke si riprese dalla sua reazione di shock riacquisendo il suo sguardo calmo e dolce, ma soprattutto lasciandosi alcuni istanti prima di rispondere alla domanda della sua giovane interlocutrice.

    «La tua è una domanda insidiosa... Da un lato è chiaro quanto il tuo desiderio di venire con me sia forte... Dall'altro, è altrettanto forte il tuo attaccamento a tua madre ed alle persone che ami... In generale io ti direi di non cedere ad un banale desiderio pagando il prezzo di altre vite umane, specialmente se persone a te care... Tuttavia, in questo caso specifico... ti consiglierei di accettare il mio invito. Sarà mia premura caricarmi di tutte le tue colpe e delle eventuali ripercussioni su di te e la tua famiglia»


    Poi con tenero gesto prese tra le sue le mani intrecciate della giovane mostrandole ancora una volta un'altro dei suoi sorrisi.

    «Come tu hai salvato la mia vita fuori dalle mura, io ti aiuterò a salvare la tua liberandoti dalle tue catene»

    [...]


    Poi la sua mano destra si alzò da quelle di lei per carezzarle ancora una volta il volto rimettendole in ordine una ciocca di capelli che pareva essere sfuggita alla capigliatura in tutto quel trambusto di discorsi ed emozioni, ed il silenzio cadde ancora una volta.

    ~Essere o non Essere Uchiha~


    Dopo quel breve attimo di silenzio un'altra domanda proruppe dalle labbra della giovane erede dei Kobayashi. Una domanda semplice, banale e tanto inutile quanto semplice. Tuttavia Questo è ciò che avrebbe potuto comprendere chiunque, ma Atasuke comprese che in quella domanda c'era qualcosa di più, un'altra domanda, un significato ben più profondo, per quanto celato in parole semplici e banali.

    «Che cosa si prova ad essere un Uchiha?»


    Portò la sinistra al suo mento chiudendolo in una leggera presa mentre il braccio destro si ritraeva a fare da appoggio al suo gomito, acquisendo con calma e lentezza una chiara posa di meditazione, mentre un velato sorrisetto si faceva largo sulle sue labbra.

    «Hummm... non saprei che dirti... In fondo è solo un cognome, nulla di più... anche se in effetti non sono in molti a pensarla come me, specialmente nel clan...»


    Una lieve pausa spezzò il suo discorso appena iniziato. Una breve pausa che Atasuke sfruttò per prendere sonoramente fiato gonfiandosi il petto come se stesse per pronunciare un importante discorso.

    «Tuttavia voglio rispondere alla tua domanda nel modo più completo possibile... Se ti interessa che cosa si prova ed essere un membro del clan, come ti ho detto, per quanto mi riguarda è solo un cognome, nulla di più... anzi... Spesso si rivela essere solo un'altro fardello in più da portarsi appresso... Non puoi fare quello, non puoi fare quell'altro, se una cosa non piace la clan non va bene, etc, etc...»


    Un'altra breve pausa animata dai suoi occhi che si chiudevano mentre la bocca pareva proseguire con un discorso senza però dire null'altro, mentre la sua mano si apriva e si chiudeva affianco alla sua bocca mimando lo starnazzare di un'anatra. Poi di scatto si fermò per riaprire con vigorosa lentezza gli occhi e lasciando trasudare ogni sua emozione di sfida e ammirazione in uno sguardo che la diceva ben più lunga mentre le sue parole volavano nel vento.

    «Ma se invece vuoi sapere come ci si sente ad essere se stessi, posso assicurarti che essere Atasuke è sempre stato bello, interessante e divertente... Ma essere Atasuke Uchiha... Guadagnarmi il mio cognome ed il mio posto qui al villaggio, combattere per ciò che credo, aiutare chi si trova in difficoltà e fare quello che voglio fare rimanendo chi sono, posso assicurarti che è una sensazione fantastica!»


    Si concesse un profondo sorriso lasciando il discorso in una sospensione voluta prima di cambiare completamente soggetto della discussione.

    «Tuttavia... Se permetti, preferirei parlarne meglio in casa, magari sorseggiando un buon bicchiere di vino seduti in poltrona ed osservando il giardino dalla piattaforma panoramica di casa mia...
    Quindi... cosa hai deciso di fare? Ti va di venire con me?»


    Fece quasi per lasciare tempo alal giovane di rispondere ricordandosi che aveva ancora alcuni dettagli da specificare prima di lasciare alla giovane il tempo per dargli la risposta definitiva.

    «Ah già... Quasi dimenticavo... Stai tranquilla per la tua famiglia... Hai già il permesso per accedere ai quartieri del clan, non è vero Shiniji?»


    Si voltò quindi verso un arbusto li vicino con aria minacciosa mentre un giovane shinobi con le classiche fattezze del clan sbucò rivelando la sua presenza.
    Con aria annoiata e con non pochi sbuffi il giovanotto si rivolse ad Atasuke con tono innervosito, come un bambino viziato quando viene ripreso dalla madre.

    "Credi forse che basti così poco perchè quella disgraziata possa accedere ai nostri quartieri? Hai idea di che colpe è macchiata? E poi tu sei l'ultimo del clan a poterti permettere di darmi ordini o ancora di più a poterti permettere di decidere le autorizzazioni a nome del clan!"


    Atasuke si lasciò quindi scappare un sorrisetto ironico inclinando leggermente in avanti il capo e socchiudendo gli occhi che lentamente si erano rivolti verso il nuovo interlocutore mentre un ghigno quasi perfido si disegnava sul suo volto.

    «Ma davvero Shiniji? Devo forse ricordarti di tutte quelle volte che ti ho salvato la pellaccia? O delle missioni che mi ha affidato il clan per rimediare ai tuoi errori?»


    Poi con uno scatto sbarrò gli occhi neri puntandoli minaccioso verso l'Uchiha sbucato dal cespuglio mostrando a lui le iridi cremisi su cui ben due tomoe facevano la loro comparsa, segno di un livello di padronanza intermedia dello sharingan.

    «Ed ora vedi di sparire di qua portando questo messaggio a tuo padre. Non ti azzardare a perderlo, non consegnarlo o a dire qualsivoglia falsità sulla questione, altrimenti l'obbiettivo della missione di oggi potrebbe cadere in mani sbagliate, ci siamo capiti?»


    Intimorito dalle parole di Atasuke e dalla conoscenza di ciò che egli era stato mandato a recuperare, Shiniji sudò freddo capendo di essere in netta inferiorità, ma soprattutto intuendo che Atasuke non stava bluffando e che molto probabilmente avrebbe fatto ciò che minacciava. Quindi con mano tremolante prese dalle mani di Atasuke la carta che egli aveva appena inciso con il chakra mentre discutevano.

    "V-va b-bene... Consegnerò questa richiesta, ma tu... tu non ti azzardare a rendere pubblico quel rotolo, chiaro?"

    «Tu fa quel che devi e non ci saranno problemi»


    Rispose chiudendo gli occhi e mostrando un ampio sorriso, quasi come se nulla fosse accaduto in quel luogo, poi consegnò la carta, lasciando che l'erede dei Kobayashi potesse leggere senza alcun problema ciò che vi era scritto qualora ne avesse avuto desiderio.

    CITAZIONE
    All'attenzione dell'egregio Momochi Uchiha, membro del consiglio. Sono tornato al villaggio dopo aver compiuto l'ultima missione affidatami. L'oggetto in questione verrà consegnato nelle vostre mani domani stesso dopo che mi sarò ripreso dalle fatiche sopportate. Intanto vi avviso che per mio piacere verrà ospitata nella mia casa per la cena Shizuka Kobayashi la quale ha il merito di avermi tratto in salvo sulla strada del ritorno. Per quanto riguarda la mia ricompensa, dato che avevate promesso di soddisfare un mio qualsiasi desiderio, vi chiedo che questa consista in un permesso perpetuo per la suddetta ad entrare nei nostri quartieri.

    Con un rapido saluto portato con il capo Shiniji si allontanò di scatto dirigendosi a compiere il suo dovere. Atasuke intanto si voltò nuovamente verso Shizuka ignorando una sua qualsiasi reazione porgendole il braccio destro come fa un gentiluomo per accompagnare la propria dama.

    «Bene... Ora che le scartoffie sono sistemate che ne diresti di accompagnarmi? Sarò lieto di spiegarti tutto nella mia umile dimora»


    Ed attese quindi una risposta dalla giovane prima di poter proseguire.
     
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