Cacciatori di informazioni.

QdC- Boschi di Toshi,

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    Monete di rame








    Durante l’entrata Raizen prese in pieno petto la frecciatina del kappafebh, facendola rimbalzare come se fosse un fuscellino, in uno scudo di orgoglio farcito da uno sprezzante sorrisino.

    Vero? Ho particolare fiuto per queste cose, preparati, se ti piacciono gli alcolici forti qui è sicuro che troverai i migliori torcibudella del mondo.

    Si, forse però lo stadio del bar era un po’ troppo persino per il foglioso: una classica betola di paese, con interni in legno e pelle consunta, forse un tempo poteva anche essere carina, ma la stragrande maggioranza delle assi era sin troppo secca ed il novanta percento scricchiolava come un rantolo di morte ben poco rassicurante. Le tavole c he non scricchiolavano erano impregnate di liquido non meglio identificabile su cui Raizen non volle minimamente indagare. Sui muri iniziava a farsi strada qualche macchia di umidità e il legno aveva assorbito anni di odori avendo la minuzia di mescolarli in qualcosa di ben poco gradevole che andava a sommarsi alla piccola cappa di fumo che la sua altezza poteva fargli godere appieno.

    Già, torcibudella… ma non so se i migliori li abbiano dentro o fuori dai bicchieri.

    Disse sussurrando prima di scegliere gli sgabelli più puliti per prenderci posto.
    Il barista pareva essere un concentrato di luoghi comuni, canottiera bianca ingiallita, un ventre duro e gonfio in cui pareva ci si potessero spaccare dei cocomeri, gli avambracci che potevano competere con quelli di Raizen e il viso grassoccio e dalla pelle spessa, o almeno così pensava il konohaniano. Aveva sempre immaginato che la barba ispida, quella particolare carnagione a metà tra il pallido e il mulatto con qualche profonda ruga di espressione fossero indicatori di una pelle spessa con parecchie storie alle spalle da raccontare. Il tutto era condito da un’espressione burbera e un petto villoso sul brizzolato.


    Si, qualcosa di potente pure per me, un rum.

    Il barista prese le ordinazioni a memoria, ridendo quando Febh gli chiese del cetriolo.

    Ahahah! Del cetriolo? Dove ti sembriamo ragazzo? Da un verduraio??
    EHI! TETSU! QUI VOGLIONO DEL CETRIOLO!!
    Ahahah!


    E allo scrosciare delle risate si unì tutto il piccolo locale, muovendo decisamente troppo l’aria che da ferma era nel perfetto limite dell’accettazione. Tuttavia con ancora qualche rimasuglio di ilarità il barista cacciò la mano dentro un grande barattolo estraendone un cetriolino sott’aceto, quella volta lo fece con la mano “pulita” ma probabilmente le precedenti volte chissà cosa ci aveva sopra visti i depositi sul fondo. Tuttavia fu meticoloso, e dopo aver preso il cetriolino si mondò il naso col dorso della mano mentre lo esaminava, e notato un bruscolino lo rimosse sfregandolo nel canovaccio che aveva appeso alla cintola, o meglio, lo sfregò sopra a quello che stava sul canovaccio. Preso un alcolico dalla mensola ed un robusto bicchiere lo riempì con qualcosa di trasparente, apparentemente più trasparente e meno denso dell’acqua: doveva essere Davvero forte, colmato il bicchiere vi tuffò il cetriolino.

    Ecco a lei monsieur!
    Ehi! TETSU! MONSIEUR!
    Ahahahah


    Di nuovo risate mentre versava su un bicchiere uguale a quello di Febh del rum di un bellissimo color ambra.

    Buona scelta ragazzo, l’ostrica ubriaca è famosa per il rum!

    Poi, come da manuale, aggiunse tre soli cubetti di ghiaccio, gesto che stupì Raizen, non credeva di trovare una simile attenzione in un luogo come quello ed il rum era veramente buono.
    I due consumarono, ed al momento del pagamento Febh trovò giusto entrare in azione, aggiungendo qualche spicciolo al conto del bar.
    Il barista, dietro il bancone, si chinò a guardare meglio le banconote e dopo essersi rialzato ci sputò sopra un abbondante quantità di saliva impastata con tabacco da masticare.


    Ei Tetsu! Qui qualcuno vuol comprare le perle dell’ostrica con delle monetine di rame!

    Questa volta si sentì una risata dal retro del bancone, nel mentre Raizen mise mano al portafoglio, lievemente scocciato dalla taccagneria del barista, quadruplicando la posta in gioco, a quel punto il barista si fece un po’ più serio.

    Abbiamo sentito di una grande caccia, c'è posto per degli stranieri esperti che vogliono mettersi alla prova?

    Chiese, sperando di far presa con il suo "esperti", in zone rurali come quella in cui si erano presentati mettersi in gioco portava sempre qualcosa di grosso, gli indigeni muoiono sempre dalla voglia di mettere alla prova i nuovi arrivati, e in quel caso avrebbero trovato pane per i loro denti, ciò che era certo è che difficilmente in simili posti si sarebbero lasciati sfuggire l'occasione di fregiarsi nuovamente del titolo di "migliori cacciatori" a discapito dei famosi ninja.

    Beh, agli effetti qualcosina si può fare.

    Disse interessato alla somma posta sul bancone. Dal canto suo il konohaniano si limitò a ghignare.

    Però non so mai di chi fidarmi, alla chiusura ci vediamo nel retro bottega.

    Troncò il discorso così per poi scomparire dietro una porticina, probabilmente andando a raggiungere Tetsu, e il rumore di di una mannaia che calava su un bancone di legno non sorprese positivamente il ninja.

    Non mi fido eccessivamente, non si sa mai chi si può trovare, spesso cerchi informazioni e ti danno un accoltellata in super sconto, per cui sarà meglio stare attenti e magari pararci le chiappe con qualche kagebushin.

    Finito di parlare il Colosso si levò dal bancone andando verso l’uscita, non voleva aspettare la chiusura del locale Dentro al locale, temeva che quel fastidioso odore gli avrebbe impregnato anche le viscere. Durante la loro uscita i due stranieri vennero osservati, quasi calamitando le attenzioni, Febh in particolare non sarebbe riuscito a scollarsi di dosso quelle di una donna sulla cinquantina avanzata vestita di rosso, sciatta e col trucco pesante.

    Ohhh guarda, piaci alle donne mature, kappa!

    Disse il konohaniano con un sorriso divertito mentre usciva.
     
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