Tempio del vento

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    Trovare la giusta combinazione tra la forza di Raizen e quella di Etsuko non fu semplice per il Colosso, dovette aspettare qualche minuto per calibrare al meglio la sua forza, anche se l’istinto, contro l’opposizione della porta, era spingere ancora più forte, tuttavia tra l’uno che si sforzava e l’altro che tratteneva riuscirono a trovare un punto d’incontro.
    La porta si spostò raschiando sul ruvido pavimento, grossi blocchi di pietra lavorati alla perfezione, e che forte un tempo erano perfetti, ma quel tempo non era stato generoso ed aveva contribuito a consumarli e renderli ruvidi. Il primo spiraglio che il portone lasciò aperto risucchiò una grande quantità d’aria che in un primo momento quasi squilibrò Raizen.


    Chiuso da un po’ di tempo eh?

    Disse al kiriano mentre tra se e se pensava che poi non era troppo difficile per un folle andare a pensare cose strane, come un dio dei venti, se già l’accoglienza al tempio era quella.
    Entrando non era troppo semplice riconoscere in quel salone l’unica immagine precisa che aveva quel tempio: antico, incredibilmente. In ogni angolo ristagnava quello strano luogo di chiuso che gli edifici assumono dopo tempo immemore, dopo che l’aria viziata svanisce assorbita dalle pietre, quando rimane solo il respiro dei muri, e i sussurri della polvere.
    Dopo qualche secondo il portone sbattè alle loro spalle col gigantesco fragore che ci si aspetterebbe da quelle colossali ante.
    Regnava il silenzio.


    Seguimi fuscello, prima che il vento ti porti via.

    Non ricordava troppo bene il nome del kiriano, per cui gli assegnò un comodo soprannome, probabilmente presto avrebbe dimenticato pure quello, ma fortunatamente la sua fantasia, e qualche evento particolare (che in una missione non manca mai) glielo avrebbero fatto sostituire rapidamente.
    Giunsero al centro della stanza al buio, non era troppo complesso vista la scarsità di ostacoli, inoltre la luce era ancora andata via e cercando un po’ si poteva ancora intravedere la stanza impressa nella retina.


    Non so bene chi ha costruito il tempio, ma facendo una ri-analisi direi che un tempo le bestiole che ho imparato ad evocare fossero venerate.
    Vediamo di ripercorrere i passi dei vecchi fedeli.


    Si udì un sonoro “clack”, il Colosso aveva attivato l’illuminazione del tempio, un preciso meccanismo che fece ruotare un unico specchio che concluso il suo moto si orientò con un foro sul soffitto delle sue stesse dimensioni, lo specchio attivò un sottile gioco di riflessi che portò il sottile raggio ad illuminare tutta la stanza, uno spettacolo che lasciò il Colosso moderatamente sorpreso. Il raggio impiegò il tempo della luce a viaggiare dal primo all’ultimo specchio , ma l’effetto dato era abbastanza scenico da farla rallentare abbastanza da far percepire ai due la magnificenza di quell’idea così elementare, dal primo specchio convesso per raccogliere più raggi possibile, all’ultimo, concavo per spargere ulteriormente il primo raggio.

    Ci sapevano fare un tempo eh?
    Cento metri quadri e neanche una lampadina.


    Finalmente i due si sarebbero potuti guardare intorno, apprezzando i fini bassorilievi dei muri, una storia lunga, narrato nell’antico linguaggio dei disegni, fini ed esili uomini si battevano con gli elementi e con creature troppo grandi per uscirne vittoriosi, sino a quando uno dei loro eremiti non trova la risposta in un’alta montagna del nord e porta con se preziosi alleati.

    Tra i vari disegni ce ne sta qualcuno che trova incastro in questa pietra, probabile che siano i passaggi principali della storia, rintracciarli sarà complesso.

    Il muro non aveva valenza artistica per quando le immagini fossero fedeli alla realtà, bensì per come i loro creatori vi avessero faticato, ad una prima occhiata poteva sembrare un groviglio di rovi che si estendeva per tutto il muro, e solo ad un occhiata più attenta se ne poteva carpire la vita e la storia che vi brulicava.

    Attivare questo passaggio è un po’ più complesso che una semplice evocazione, praticamente è l’unica cosa che permette di entrare in contatto con i draghi pur non avendo firmato il contratto.
    Nel mentre che io inizio le prime procedure tu cerca le tre pietre.


    Avrebbe lasciato ad Etsuko il compito più noioso, peregrinare per tutti quei metri quadri ala ricerca di tre pietre praticamente uguali al resto della trama e che al contempo ne riassumessero i punti salienti era cosa lunga, lui, si mise dinnanzi alla pietra d’evocazione e munito d’inchiostro rispolverò il fuuinjutsu d’attivazione.


    CITAZIONE
    Bene, ci “dividiamo” i compiti, a te un accurata descrizione della parete, delle tre pietre e del loro contenuto, e se vuoi anche del meccanismo di attivazione ;)

     
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