Tempio del vento

[Vario]

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    Tamburi di guerra






    Il Colosso si sarebbe potuto aspettare un rifiuto, una risposta poco accomodante da parte di Etsuko, anche un qualche tipo di minaccia, ma porsi addirittura tra lui e il suo obiettivo, forse era davvero un po’ troppo.

    Ho detto che il tuo turno veniva dopo, non ti funzionano le orecchie oltre che il cervello?

    Assicurò la presa sulla spada al meglio, strofinando lievemente la mano su di essa per poi stringerla a dovere.

    Ma visto che sei così coraggioso non posso proprio ignorarti, non ho mai alzato le mani su un ninja accademico, ma… beh, qui le cose si fanno serie.

    Sarebbe scattato verso il kiriano, ruotando la lama in modo da colpirlo, eventualmente, col il dorso della lama, non correndo quindi il rischio di ferirlo in maniera irreparabile, tuttavia il drago nero decise che quello scontro era divertente, che vedere due compagni che si prendono a botte era estremamente sollazzante e il Colosso non poteva sopportare oltre quella risata, per cui poco prima di raggiungere Etsuco avrebbe attivato la sunshin per oltrepassarlo e ritrovarsi a pochi metri dal drago. Certo, lo avrebbe fatto, se questo non avesse spezzato il climax spezzando il cielo con una serie di fulmini che il Colosso non poteva permettersi di ignorare.
    Dalla moltidudine se ne separarono due, esili, o meglio, giovani, ricordavano tanto Kubomi.
    Ne seguì una lunga spiegazione, e un offerta che per il Colosso non era certamente da poco: risposte.
    Ripose la lama con un tranquillo “clack” come se con quel gesto rinchiudesse nel fodero anche la sua ira.
    Non badò alle punizioni, non badò ad Etsuko, non finì di ascoltare, coprì solamente il piccolo drago e voltò le spalle al gruppo, la discesa dei draghi dopotutto, era decisamente troppo, anche per lui, e non avere mai paura era da sciocchi.


    Bene signorino, io sono Raizen, stai fermo dove sei, portami rapidamente in cima e potremmo diventare amici forse.

    Prese a correre rapido come il vento, ed a guardarlo, nella sua piccola aura di vento che impediva alla pioggia di bagnarlo sino alle ossa, non c’era da fare troppi errori a considerarlo tale mentre persino l’acqua si scostava dalla sua figura quando camminava in mezzo al temporale.
    Poco prima di imboccare le scale parlò, scandendo le parole.


    Le menzogne ti porterebbero la guerra che tanto desideri, attento a non desiderare troppo cose infauste come la battaglia.

    Scomparì, lasciando alle sue spalle solamente il suono del temporale, e forse la voce di Etsuko, dopotutto in cima ad esse, forse, c’era ben più della sua salvezza. C’era il significato di parte della sua vita, in troppi sapevano troppe della sua vita che lui ignorava, e non era la prima volta che il randagio correva verso il pericolo cosciente dello stesso.
     
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