Gli eroi non vivono in eterno

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. F e n i x
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Online

    Numeri






    Che i bassifondi di Konoha fossero la radice di ogni attività a stampo criminale per quasi tutto il continente era cosa nota ormai a gran parte del villaggio, e probabilmente qualche buon shinobi degli altri villaggi sapeva che la foglia ormai galleggiava sopra la più disgustosa melma che mai possa appestare la comunità : mafia, la “mafia di Konoha” come la definiva chi la conosceva poco.
    Alcuni di quei bassifondi erano spesso calcati dai piedi del Colosso, in particolar modo quelli di Otafuku, recentemente lo shinobi aveva iniziato a sporsi dai bordi della foglia per vedere su cosa questa galleggiasse realmente, ma gli scagnozzi che riusciva a prendere tra le grinfie sapevano poco, nella sua scala venivano bollati come elementi come “elementi con scarso grado di autorizzazioni” era ben organizzata, chiamarla edera era riduttivo, l’edera è tenace , infestante, ma quell’organizzazione più che infestante era precisa accurata, nulla trapelava tra i loro pesci più piccoli, loro avevano solo una razione di cibo e un indirizzo da cui prendere o consegnare qualcosa.
    Eppure una falla in quella organizzazione doveva esserci, no? Un nodo, un ramo tagliato male, qualsiasi cosa. Dopo settimane di ricerche nulla se non qualche straccetto sparso e un indirizzo che tendeva a ricorrere spesso. Pareva che li ci fosse un grosso giro di soldi, ma oltre a quello non si sapeva null’altro, probabilmente anche li pesci piccoli.
    Quanto era bella Otafuku, non dormiva mai, di giorno animata dai mercati e dai ladruncoli che fanno pratica per innestarsi in quel mondo così congeniale alla loro intima natura, quel mondo che sorgeva al calar del sole, visibile solo quando si sporgeva troppo nel cono di luce dei lampioni delle strette stradine secondarie, magari mentre accedeva ad una porta malconcia da cui esalava uno sgradevole odore di fumo e alcool.
    Tuttavia quel giorno dietro a quella porta non c’era ne puzzo e neanche i soliti scavezzacollo, un serata differente.

    […]

    Giorno inoltrato in casa di A. U. una giornata come tante altre, lieve venticello primaverile gente che andava e veniva per sbrigare i propri impegni, qualche bambino ad importunarlo ed una lettera, piccola, sarebbe potuta stare senza difficoltà su una mano, la carta ruvida e lievemente giallastra era pesante, pregiata sul timbro che bloccava la cera era riportato un simbolo, probabilmente la matrice era stata modificata viste le piccole sbavature all’interno. Un timbro sconosciuto.
    La lettera era scevra da trabocchetti o impronte chakriche, “pulita” per così dire, all’interno c’erano poche scritte, con una calligrafia degna di laurea.


    Se vuoi sapere chi sei.
    Otafuku 2 - 8 -13
    Placido il loto siede sui numeri
    S.U.


    Era palesemente un codice, e i numeri rappresentavano senza ombra di dubbio isolato-palazzo-ingresso, tuttavia, se avesse provato a recarsi a quelle coordinate non avrebbe trovato nulla se non un ripostiglio per le scope, aperta la porta dal soffitto sarebbe calata una selva di kunai, undici davanti e cinque dietro, di cui uno con un altro foglietto. Stessa calligrafia della lettera, diverso contenuto.

    Il petalo del loto giace indistinguibile dai suoi fratelli di destra e sinistra.

    Questa volta non c’erano numeri, forse, no? Forse non era solo una precauzione contro i ficcanaso.

    [Sera, in quell’isolato]


    A passare parecchio tempo nei bassifondi si imparava a conoscere al meglio chi vi trafficava, questo il Colosso lo sapeva bene, dopotutto lui veniva da li e per lui non fu complesso trovare l’uomo giusto da strigliare per ottenere ciò che voleva, magrolino, non troppo alto e con la tendenza a tenere le mani vicino al petto. Qualche secondo prima camminava tranquillo per la strada e ora stava a penzolare appeso per il colletto al braccio di Raizen.

    Vieni spesso, in questo palazzo non è vero sorcetto?

    Non mosse un muscolo si limitò a sudare, forse freddo visti i brividi.

    Palazzo? Che palazzo?

    Un tempo, un famoso psicologo fece uno studio, in seguito confutato e accantonato per la sua assurdità, che asseriva che si potesse comprendere dal viso di una persona quanto questa fosse propensa a far del male al prossimo, nel presente, nel passato o nel futuro, con un certo tipo di faccia prima o poi ci si sarebbe ritrovati a dover a che fare a qualcosa di spiacevole se legati ad esse.
    Cosa avrebbe detto quello psicologo del sorriso di Raizen?


    Chi ti sentirà gridare nel più profondo canale di scolo della foglia?

    Sussurrò lentamente, seppur quelle parole non risultassero ne all’udito ne al contenuto di conforto.

    [Sera, qualche ora dopo, in quell’isolato, su quel palazzo]

    Risolvendo il semplice indovinello Atasuke sarebbe riuscito a giungere nel palazzo corretto, sarebbe potuto entrare senza alcun ostacolo, nessuno l’avrebbe fermato. Giunto all’interno l’edificio avrebbe totalmente cambiato volto, la catapecchia fatiscente che mostrava di essere all’esterno infatti si era improvvisamente trasformata in un lussuoso edificio dall’arredamento minimal illuminato alla perfezione da luci fredde perfettamente in tono con le pareti chiare e i dipinti essenziali d’arte moderna appesi ai muri. La stanza indicata sul foglio non sarebbe stata difficile da individuare, l’ingresso, se l’Uchiha non fosse stato accorto, si sarebbe rivelato un po’ più complesso.


    Frase d’ordine prego.

    Avrebbero cortesemente richiesto due uomini in completo.
    Se si fosse dilungato oltre i cinque secondi per fornire la risposta sarebbe sopraggiunto un uomo imponente, con un po’ d’attenzione e buona memoria forse il prode guardiano avrebbe potuto ricordare di chi era quel passo così fermo e spavaldo che tuttavia ben si confaceva a quel luogo così ricercato, con un occhiata di traverso lanciata al piccolo, rispetto a lui, ninja della foglia si sarebbe avvicinato ad una guardia, sussurrandole qualcosa all’orecchio che aveva a che fare con “numeri” per poi farsi aprire la porta con un inchino. Qualunque persona l’avesse condotto sino a li era ovvio che lo volesse dentro quella stanza, dopotutto, se lo volevano morto, perché fargli fare tutta quella strada? Doveva per forza aver letto da qualche parte quella parola d’ordine.
     
    .
43 replies since 28/2/2013, 14:45   499 views
  Share  
.