Gli eroi non vivono in eterno

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  1. ¬Chris
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    Non vivremo in eterno
    Perché io faccio longdrink
    I


    Mi aveva convocato, eravamo in semicerchio di fronte a lui e la luce lo illuminava da dietro proiettando la sua ombra su di noi.
    Tutti indossavamo la maschera dell'Edera, l'anonimato era una delle cose fondamentali per la sopravvivenza della nostra cricca: se ci avessero preso non saremo riusciti a dire più di due o tre nomi e, sopratutto noi di rango basso, non sapevamo nulla dei veri obiettivi dei capi. Eravamo solo pedine in una scacchiera immensa, facevamo la nostra mossa (E' meglio dire, anzi, che eravamo mossi) ma non conoscevamo il disegno generale, probabilmente non lo conoscevano nemmeno quelli che ce lo ordinavano.
    La voce dell'uomo avvolto nell'oscurità era distorta da un microfono applicato alla maschera, il cappuccio del mantello e la luce che lo illuminava lo rendevano irriconoscibile, l'autonomia di ogni cellula dell'Edera permetteva la sopravvivenza di tutto l'organismo. Era un sistema perfetto.
    Venimmo avvisati circa un mese prima dell'evento così avemmo il tempo di preparaci per la missione: un barista che non sa fare long drink attira qualche sospetto e sicuramente l'attenzione di chi, sperando di potersi bere un buon mojito, si sarebbe ritrovato una brodaglia dall'origine sospetta.
    Per questo decisi di affidarmi ai miei prodi compagniucci accademici (Toro e Shinji) due mandrilloni, anch'essi studenti della foglia, con cui mi divertivo a perdere tempo, loro erano la mia prima e unica famiglia.
    Avevo acquistato un libro dal titolo "Come fare i miglior Drink di tutto il mondo ninja" sulla copertina un uomo stempiato ma con un pizzetto brizzolato amicava un sorriso mentre agitava quell'affare strano di metallo per i cocktails, comprai con esso tutto il materiale e un buon numero di superalcolici, quindi invitai quei due pagliacci e mi misi a provare ogni cocktail. I primi risultati furono veramente scadenti ma con il tempo riuscii a fare delle cose abbastanza bevibili e in tre settimane passate, principalmente, a fare cocktail e divenni abbastanza bravo.
    I capelli erano pettinati e tenuti fermi con del gel, la camicia era bianca e un papillon nero sbucava da una giacca azzurro chiaro con i risvolti bianchi, i pantaloni erano neri, classici. Arrivai con gli altri qualche ora d'anticipo e dopo che mi indicarono la mia posizione iniziai a prendere confidenza con il bancone, ero privo di qualsiasi arma ma trovai un coltello da cucina abbastanza affilato che lasciai in zona - nascosto da un panno che sembrava essere lì senza un motivo preciso - controllai che ci fosse il ghiaccio e che i bicchieri fossero puliti, quando finalmente ero pronto iniziò ad entrare la gente.
    C'erano persone di ogni tipo: dal giovane che spera di fare fortuna con qualche buona mano al vecchio volpone che conosceva ogni trucco e mago del bluff, dalla giovane puttana inesperta ma attraente alla donna matura capace di farsi pagare senza farlo pesare, queste venivano spesso al bancone accompagnate da giocatori illusi di potersela buttare giù entro qualche ora.
    Poi entrò Yoshi, lui non girò lo sguardo verso di me ed il mio non si soffermò su di lui quando entrò, per ora non c'era stato nulla di strano.
    Le dita si muovevano veloci e sinuose preparando quasi ogni genere di drink, ricordandomi quasi tutte le proporzioni oppure inventandomele, fino ad allora solo un vecchio si lamentò ma non gli diedi troppo bado e, sebbene diventai rosso paonazzo dalla vergogna, gliene feci un altro chiedendo mille volte scusa.
    La serata sembrava morta, niente di sospetto o strano (considerando ovviamente l'ambiente in cui mi trovavo) poi, neanche l'avessero fatto apposta, sentii le guardie fermare uno, sentivo poco quindi decisi di raggiungere l'estremità del bancone più vicino alla porta strofinando un bicchiere già pulito.
    Da quello che riuscii a capire l'uomo indossava una divisa da guardiano! Mi stupii che non l'avessero già ammazzato o allontanato, quindi rimasi dubbioso mentre quello giustificava la presenza delle armi dicendo che appunto oggigiorno non ci si può più fidare a girare per Otafuku disarmato ma poi fece una cappella:
    la corruzione a Otafuku era una cosa quotidiana conoscevamo tutti gli agenti del nostro quartiere e quasi tutti venivano pagati o da noi dal Loto quindi avremo saputo se ci fosse stato un elemento nuovo, questo invece pensava di non attirare guai vestendosi in quel modo, al contrario sicuramente avrà avuto qualche angelo custode che lo seguiva da quando mise piede a Otafuku e non l'avevano ancora attaccato, forse, perché dovevano ancora decidere cosa farsene di uno come lui.
    Se sei un poliziotto o un Custode di Konoha e vieni a Otafuku ci sono solo due vie: o ti fai corrompere o muori. Morti accidentali, una perdita di gas, una caduta, un piccolo incidente...
    Sul volto mi si dipinse un sorriso e una giovane donna con una profonda scollatura mi fece cenno e mi avvicinai pronto a servirla, nel frattempo, mentre agitavo il cocktail, lasciai vagare lo sguardo sulla sala tenendola sotto controllo, non c'era nulla di strano.
    Chissà cosa ne avrebbero fatto di quello là, sorrisi di nuovo, ero veramente curioso!
     
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43 replies since 28/2/2013, 14:45   499 views
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