Sognando un fuoco e un letto

[Free GdR Masaki&Feng Gu]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Sognando un fuoco e un letto

    I



    Iwa era un paese noioso. Non sembrava esserci molto verde e quella vegetazione – poca – che sbucava dal duro suolo roccioso era anch'essa di uno sgardevole quantomai caldo color marrone. E faceva caldo! Un caldo infernale!
    Il sole picchiava senza sosta sulla mia povera testa e trascinavo malamente i piedi verso la meta che, per essere sinceri, non aveva poi molto senso. Dovevo consegnare quanti... quattrocento kunai, cento katane, diverse decine di armi di ogni tipo ma dovevo letteralmente mollarle nel bel mezzo di quella specie di deserto roccioso.
    Evidentemente il cliente che le aveva richieste doveva avere molta fiducia nel mondo oppure un buon piano per ritirarle: non sapevo chi fosse, che aspetto avesse, a cosa quelle armi servissero. Mio padre aveva fatto il modo di tenermi all'oscuro di tutto, dopo la difficile gestione dell'affare della Rosa Rossa. Sembrava aver deciso che meno cosa sapevo e meglio mi sarei comportato.
    In realtà stavo facendo tutto il possibile per sembrare uno sbadato, oppure uno sfortunato così da danneggiare nel limite delle possibilità gli affari di famiglia. Ma c'era un limite che dovevo star attento a non superare.
    I Kente Kurogane, dopotutto, erano solo la casa cadetta. Erano i Genkinte Kurogane a comandare, a gestire l'oro, ad avere nelle loro mani la nostra vita. A mio padre stava a cuore che io, il suo unico figlio, divenissi il capo dei Kente Kurogane alla sua morte o quando lui sarebbe divenuto troppo vecchio, ma era un sogno che apparteneva solo a lui. Una preoccupazione nata dal suo personale narcisismo di vedere crescere bene il frutto dei suoi lombi come essenimo successo personale. Non per affetto, ovviamente.
    Ai Genkinte Kurogane questo non importava minimamente. Il loro unico pensiero era quello di guadagnare e se la mia presenza sarebbe stata d'intralcio ai loro affari allora sarei divenuto solo l'ennesimo ostacolo da rimuovere. Le parentele non erano affatto importanti nella mia famiglia.
    Per questo motivo non potevo fallire qualasiasi incarico mio padre mi assegnasse e così, di tanto in tanto, sopratutto se c'era qualcosa che implicava non sporcarmi troppo le mani, facevo in modo di portarlo a termine con successo, per la gloria della mia cazzo di famiglia bastarda.
    Quella volta, dopo la mia insoburdinazione e gli accadimenti con la Rosa Rossa, non potevo fallire. Mio padre era stato chiaro e, tutto sommato, il compito non era così arduo.

    Calava la sera e con essa un refrigerio che mi fece sprofondare ancora più nell'inferno. Si sa, più profonda è la dannazione e più il gelo sostituisce il caldo. Misi vesti più pesanti e cercai rifugio all'ombra di una roccia sprogente. Avrei raggiunto il luogo dell'incontro il giorno dopo. Dovevo riposare e recuperare le forze.
    Avrei volentieri acceso un fuoco, ma non c'era legna da ardere in quella pietraia in cui ero capitato. Così posai la schiena contro la dura roccia, posando il sacco in cui erano contenuti diverse decine di rotoli che recavano le armi affianco a me e mi strinsi negli abiti.
    Non c'era nessuno in quel maledetto deserto. Nemmeno i serpenti amavano quel posto.
    Chiusi gli occhi allora, sognando un fuoco che mi riscaldasse ed un cuscino che rendesse il mio sonno più comodo.
    Non funzionava affatto. Pensarci mi faceva sentire solo più scomodo, infreddolito e di pessimo umore.


     
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    Rubare? Forse - Iwa

    Prendi una guerra: due fazioni che si combattono per il controllo di un villaggio e, con esso, di un'intera regione del continente; inserisci fra le due fazioni tutta una serie di variabili impazzite e ciò che si ottiene è, principalmente, un grande caos.
    Se una di queste variabili impazzite, poi, è un grosso omone il cui obbiettivo principale è l'eliminazione, consecutiva a lunghe torture, di due specifiche persone, allora forse è possibile capire come mai quello stesso omone veda l'eventualità del caos come un percorso da seguire per raggiungere il suo scopo.
    E proprio per quello, il suddetto massiccio uomo era in mezzo al deserto, per eseguire la sua scalata lungo il percorso del caos.
    Aveva scoperto per caso di quella consegna d'armi provenienti dal Paese del Fuoco, sapeva dove sarebbe stato l'incontro, ma non sapeva con quale delle due fazioni, ma considerando che si trattava di armi provenienti dal territorio accademico, sospettava che fossero a favore dell'Accademia stessa, anche se il luogo poteva anche portare ad un'offerta per quelli della Zanna, in ambo i casi, se avesse dirottato il carico e si fosse occupato lui della consegna, avrebbe potuto decidere se dare le armi alla parte interessata, o, banalmente, darle a quella opposta, come segno di buona fiducia.
    Questa la pensata di Feng Gu.

    Un tempo, Shiltar Kaguya aveva odiato i deserti: il Mizukage di Kiri non sopportava la sabbia; Feng Gu, dal canto suo, non apprezzava nemmeno la sabbia, ma la solitudine di quei luoghi era rilassante, rispetto alle folle di Iwa e, soprattutto, in un ambiente del genere i sensi affinati del neo ronin erano quanto mai utili ad individuare eventuali inseguitori, o altra gente nei dintorni (Esploratore - Percezione Sup: +8)

    Aveva viaggiato per qualche giorno, anche pensando a cosa fare per prendere quelle armi dalla carovana: aveva detto di no ad un assalto richiesto da un ninja accademico solo qualche settimana prima ed ora si preparava ad assalirne una da solo? Rubare per ottenere dei vantaggi personali? Cose che Shiltar Kaguya non avrebbe fatto, ma lui, fortunatamente, non era Shiltar Kaguya, era Feng Gu, anzi, in quel preciso momento non era nemmeno Feng Gu, era una versione leggermente diversa: aveva comprato una parrucca in una locanda al di fuori di Iwa ed una casacca militare occidentale, con tanto di stivali (onde evitare il non piccolo fastidio della sabbia) così, caldo a parte, girava per il deserto con quelli abiti e dei costrutti ossei ben fissati fra testa e parrucca l'avevano, di fatto, reso paragonabile all'avere dei veri capelli, tanto più che erano bianchi come le sopracciglia.

    Così agghindato, dopo giorni, e spesso notti, di avanzare nel deserto, facendo dei percorsi a semicerchio con raggio distinto rispetto al punto in cui sarebbero dovuto avvenire l'incontro ed escludendo ovviamente percorsi provenienti da Iwa, trovò, a circa un giorno di marcia dal luogo dell'incontro, un tipetto tutto solo soletto... o era colui che doveva prendere le armi, ma si trovava decisamente lontano dal punto dell'incontro, specie se fosse arrivato da Iwa, o era uno sconosciuto per i cavoli suoi nel deserto, oppure era la persona che stava portando le armi... in effetti, a ben pensarci, una tecnica di richiamo, come quelle tanto care alla buona Maya Orihara, e le armi si sarebbero potute nascondere dovunque.
    Era da vedere quale delle opzioni fosse corretta: modo migliore per farlo, interagire.

    Feng Gu, così, si mosse, non correndo, semplicemente camminando, sfruttando anche la sua furtività, certo non ai livelli di quella che era stata l'abilità di Shiltar Kaguya, ma comunque di un certo livello [Furtività +5] ed alla fine, a meno di qualche passo dal ragazzo avrebbe parlato: "Ehi, buona sera! Disturbo?", avrebbe esordito con un sorriso sul volto.

    "Non è che per caso tu avresti un carico d'armi? Perché io mi trovo qui con una parte del pagamento per lo stesso e non ho voglia di restare oltre in questo cavolo di deserto!", avrebbe continuato, ed in effetti aveva con se una manciata di ryo che, approssimando il prezzo sulla quantità che aveva letto, doveva essere circa 1/4 del prezzo effettivo dello scambio.

    fengzong




    -----------------------

    OT: Mi sono permesso di metterci in mezzo un pò d'abilità per spiegare come in mezzo al deserto il mio pg trova il tuo (poi allo scontro la Percezione scenderà a livello chunin) /OT
     
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    Caldo di giorno, freddo di notte e pieno di ladri bastardi!

    II



    Fui sveglato dalla voce di un uomo, che cancellò il mio già decisamente labile sonno. Il deserto non era un posto riposante. Sbadigliai sonoramente e mi strofinai con una mano gli occhi e con l'altra andai a serrare la mano sull'elsa della katana al mio fianco.
    Figurarsi se mi fidavo di un uomo incontrato per caso nel deserto!
    Le sue parole poi mi strapparano un sorriso alquanto ironico: il povero idiota non aveva ben in mente quali erano i miei ordini e le mie specifiche, perché altrimenti mai e poi mai avrebbe cercato di contattarmi direttamente. Persino mio padre sapeva che aspetto avessero quei particolari compratori ed era stato chiarissimo: loro non si sarebbero palesati, lascia la merce nel punto indicato e va via.
    Lì avrei trovato i soldi. Nessun uomo però a darmeli, nessun uomo a prendere le armi. Quell'uomo era un impostore che probabilmente aveva intercettato l'ultimo messaggero per definire lo scambio e voleva rubare le mie armi.
    Almeno era un ladro con una coscienza visto che avrebbe potuto tentare di prendersi le armi mentre dormivo e tagliarmi la gola nel contempo.
    Oh, amico, sì sì, comprendo... dissi afferrando con la mancina la sacca che conteneva i ritoli Sai, anche a me il deserto non piace. Caldo di giorno, freddo di notte... strinsi le dita contro il tessuto della sacca E pieno di ladri bastardi!
    Lanciai la sacca con tutta la mia forza contro di lui, mirando al volto. Conteneva rotoli e stoffa, sicuramente non gli avrebbe fatto male ma mi serviva per distrarlo. Scattai veloce alla destra di lui per portarmi alle sue spalle ed estrassi la mia katana, puntandola verosibilmente contro la schiena dell'uomo che aveva cercato di rubarmi le armi che – in una mossa quantomai furba – gli avevo lanciato contro.

    14VTo



    Certo che hai una bella faccia tosta amico, pensare di fregarmi in questo modo deve esserti costato uno sforzo non indifferente, vedo del fumo uscire dalle orecchie lo provocai, visibilmente irritato. Mi aveva svegliato!
    Se fossi capitato in un altro momento avrei pure potuto fingere di non vederti e consegnarti le armi, ma aimè, sono un impiastro e la mia famiglia mi odia... mi odia tanto, così tanto che credo potrebbero uccidermi se faccio perdere loro altro denaro il mio labbro superiore si piegò in un cipiglio disgustato Il denaro sì, quello lo amano. Quindi, visto che ci tengo alla pelle, sparisci. Non voglio combatterti. Il tuo bel piano e fallito, amico, magari un'altra volta.
    Quelle parole, a dire il vero, erano più sincere di quanto potessero sembrare. Se per caso avesse voluto derubarmi tra un paio di settimane gli avrei consegnato le armi ed offerto un boccale di birra.
    Ma non quella sera.
    Avevo solo il fondato timore che, purtroppo, a nulla sarebbero valse le mie parole di sfida e minaccia. Sembrava ben portato, anche se non armato (motivo per cui probabilmente voleva rubare la moltitudine di armi che chiedeva), probabilmente un combattente pronto a fare ciò che sapeva.
    Così strinsi meglio la spada mentre, sulla nuda terra riarsa dal sole e congelata dalla notte fredda la borsa si apriva da se per il maltrattamento subito, rivelando quello che era il suo prezioso carico.
    Rotoli pieni di rotoli pieni di armi. Un arsenale per decine di ninja. Gli sarebbe bastato allungare la mano e scappare e quell'uomo lo avrebbe avuto a disposizione, sempre se non aveva più paura della mia spada.

     
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    Affari non ben organizzati - Iwa

    Probabilmente aveva agito in modo troppo semplicistico, ma, a sua discolpa, non era mai stato un individuo che faceva uso di inganni e sotterfuggi, anzi, chiunque avrebbe potuto dire che il fu Shiltar Kaguya era una persona diretta per ciò che voleva, che tendeva a non mentire ed ingannare, ma piuttosto a prendere con la forza, se necessario.
    Feng Gu, dal canto suo, stava ancora cercando di capire che tipo di persona sarebbe stata.
    Verosimilmente aveva fatto qualcosa di sbagliato, ma anche il suo "interlocutore" aveva sbagliato: gli aveva lanciato addosso la sacca con i rotoli delle armi!

    Feng Gu si dipinse un sorriso sul volto, mentre sentiva la presenza del tipetto dietro di lui, con la sua katana e, non visto, irrorava le proprie ossa di chakra, costruendo una piccola protezione sottocutanea lungo tutta la schiena, onde evitare problemi gravi.
    "Il fumo che vedi, ragazzino, non esce dalle mie orecchie, ma dal tuo naso per i nervi che hai addosso.", scherzò Feng Gu, voltando leggermente la testa per guardare, almeno con un occhio, il proprio interlocutore.
    "Il mio piano non è fallito, ragazzo: non avevo mai parlato di derubarti, più che altro l'idea è sempre stata... sottopagarti!", esclamò divertito, mentre già la mano sinistra lanciava il sacchetto che aveva alla cinta in direzione del volto del ragazzo, in fondo una cosa non era cambiata (due contando anche il colore degli occhi): come Shiltar, anche Feng Gu era mancino.

    Sfruttando quella semplice azione, che sperava avrebbe potuto distrarre il ragazzo, il pelato risorto si sarebbe portato in avanti, abbassando la mano destra a raccogliere la sacca, mentre lui iniziava la sua corsa.
    Con la sacca in mano, poi, dando abbastanza per scontato che il ragazzino non si sarebbe fermato, il Kaguya avrebbe usato ancora un pò di chakra per svuotare i rotoli.
    "Vedi come sono onesto?", gli avrebbe urlato senza nemmeno voltarsi, "Un pò di armi te le sto lasciando!", avrebbe aggiunto.
    Certo, senza i rotoli che comunque non stava lasciando cadere a terra, il giovane venditore avrebbe avuto qualche problema a portarsele via.

    Certo, c'era da vedere come il ragazzo che vendeva armi avrebbe reagito.

    --------------------

    OT: La cosa del disperdere le armi è un ottimo modo, direi, per spiegare come mai combatterò come tuo pari energia: ne consumo un pò per distrarre e rallentare il tuo pg ^^' /OT
     
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    La furia dell'orgoglio ferito

    III



    Ok, lanciargli contro il mio intero arsenale in vendita non era stata la cosa più furba del mondo, ma le mie speranze erano differenti. Avevo sperato che lui rimanesse distratto e che quindi mi permettesse di recuperare le armi e fuggire alle sue spalle.
    Dopotutto ero chiuso alle spalle dalla roccia contro la quale stavo riposato e se avessi tentato di sgusciare via dai lati mi avrebbe raggiunto.
    Inoltre io ero disteso, lui in piedi. Era in vantaggio e quella era l'unica cosa che avevo potuto fare. Lui aveva sempre avuto il coltello dalla parte del manico.
    Nervoso? Certo che sono nervoso! dissi a denti stretti E tu non mi ruberai quelle armi! Mi ammazzano!
    Lui, se ne fregò altamente. Con un gesto rapido mosse la mancina a lanciarmi contro un sacchetto di metallo. Vidi il gesto della mano e riuscci quindi con uno scatto repentino della mano ad estrarre la mano come un lampo, lacerando il sacchetto di monetine che mi aveva lanciato.
    Ryo esplosero e piovvero subito dopo in una cascata di metallo prezioso ed io la ignorai, iniziando a dinseguire l'uomo che in compenso quasi a sbeffeggiarmi iniziò a lanciare le mie armi, le mie prezziosissime armi (che date le intenzioni della mia famiglia equivalevano al mio sangue) spargendole un po' a casaccio sul terreno.
    Kunai, Katane, Shuriken e Chakra un po' ovunque, alla marcè di chiunque avesse potuto prenderle.
    Era fatta. Non ce l'avrei mai fatta a recuperarle tutte. Sarei potuto tornare indietro a quel punto e lasciarlo perdere, ma per quanto potessi odiare la mia odiata famiglia, quell'uomo mi stava deliberatamente mettendo in pericolo.
    Abbi almeno il coraggio di affrontarmi per averle, codardo! dissi urlando mentre le inseguivo senza sosta Hai perso le palle insieme ai capelli, eh?
    Correva veloce lui. Ma io non ero da meno, del resto.
     
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    La Fenice perde la cenere, ma non il vizio

    Quel ragazzetto parlava che sarebbe stato ucciso se gli rubavano le armi, un discorso che, probabilmente, avrebbe mosso a pietà Shiltar Kaguya, ma quello che il non ben organizzato difensore di quella carovana di un singolo uomo aveva davanti era tutta un'altra persona che se ne sbatteva bellamente delle sorti di quel tipetto armato di katana.

    Così Feng Gu continuava nella sua fuga, lasciando dietro di se stuoli di armi che nessun venditore avrebbe più potuto acquistare, anche se quello lo portò a riflettere su un fatto: aveva deciso di derubare il ragazzino ed usare le armi per farsi amici quelli della Zanna, ma come? Non sapeva il posto preciso della consegna e se le armi fossero effettivamente state per la Zanna, sarebbe stato un bel problema, doveva trovare una via di mezzo, ergo, gli venne in mente un'idea, proprio mentre sentiva l'altro blaterare di palle cadute.
    Aprendo l'ennesimo rotolo si trovò davanti ad una lancia da battaglia, una Naginata, "Bellina!", esclamò, fermandosi e voltandosi per puntarla in direzione del suo inseguitore.

    "Senti che facciamo, amichetto bello: ci giochiamo le armi e tutto il resto alla vecchia maniera: un sano confronto fra shinobi.", propose, "Se vinci tu, ti aiuto a risistemare le armi nei rotoli, ti lascio i ryo che tu non hai accettato ed addirittura ti scorto, se vuoi, fino al luogo della consegna, gratuitamente.", piccola pausa, per fargli soppesare la condizione a suo vantaggio, "Se vinco io, ti prendi i ryo, mi dici dove sarà la consegna e, se mi aiuti a risistemare tutte le armi nei rotoli, poi ti darò 1/4 del pagamento, così potrai tornare a casa con metà dell'ammontare... puoi anche dire che ti hanno fregato sul prezzo.", aggiunse.

    "Tu ci guadagni denaro in ambo i casi ed io, dopo tanto tempo, posso partecipare ad uno scontro, possibilmente prossimo all'essere mortale, senza un vero motivo ragionevole. Per divertirmi come facevo da giovane.", avrebbe ammesso in tutta onestà: in fondo, non era più Shiltar, aveva soffocato molte delle abitudini e passioni del defunto Mizukage, ma c'era ancora qualcosa della sua natura che reclamava, di quando in quando, di poter riapparire e la possibilità di uno scontro, per il piacere di farlo (e per l'eventualità di poter comunque scoprire qualcosa sulla consegna), non poteva farsela scappare di mano.

    --------------------------

    OT: Ok, ecco la proposta del mio pg, se vuoi possiamo fare il tuo post conclusivo e quando torni apri lo scontro, o giù di lì come tempi.
    Ps: l'immagine è scomparsa, purtroppo, ma avevo scritto nel primo post che il mio pg ha una parrucca attaccata con ganci ossei alla testa, ergo ho tralasciato la parte sulla pelata ^^' /OT
     
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    Né stolti, né desiderosi di morire

    IV



    Lui mi proponeva un combattimento. Con una delle mie naginate in mano! Quantomeno sarebbe stato meglio per entrambi, anche se la cosa continuava a sembrarmi alquanto ridicola: dopotutto lui mi stava derubando! Perché voleva combattere? Perché non fuggiva? Cosa c'era di sbagliato nella mente dell'uomo? O forse era il tipo di persona che non avrebbe mai rubato a meno che non fosse stato costretto?
    Avrebbe potuto continuare a correre ed avrebbe avuto non poche possibilità di seminarmi. Invece mi proponeva uno scontro in cui lui rischiava di perdere tutto ed io, nella peggiore delle ipotesi, di perdere la metà dei soldi.
    Peccato che i Kurogane fossero fiscali sull'oro, sarebbe stato così convieniente per e da poter evitare persino lo scontro. Ma erano troppi Ryo e loro erano troppo arrabbiati con me. Dovevo combattere, e dovevo cercare di recuperare tutto il maltolto.
    Ci sto dissi lanciandogli uno sguardo penetrante Io sono Masaki Kurogane, e tu sei...? a questo punto sembrava doveroso conoscere almeno il nome di lui.

    Feci qualche passo indietro, iniziando così a distanziarmi di alcuni metri. La spada al mio fianco quasi fremeva per essere usata. Non riuscii a non posare la mano destra sull'impugnatura della lama e così inizia a guardarmi attorno, analizzando il territorio meglio di quanto avessi fatto fino a quel momento.
    Era un deserto senza nemmeno una goccia d'acqua. Era buio, ma c'era una visibilità abbastanza ben definita grazie alla luna piena che illuminava le rocce facendole brillare. La nuda terra era di dura arenaria ricoperta da un sottile strato di polvere e tutto attorno c'erano imponenti rocce sparse in maniera casuale che affioravano dal terreno. Alcune erano molto grandi ed interessanti, altre più piccole e che evidentemente potevano fornire solo un riparo temporaneo.
    Direi che qui va bene dissi al mio futuro avversario, compiendo un salto lungo qualche metro all'indietro, atterrando fino a distanziarmi da sei metri da lui. Non appena i miei piedi toccarono terra trassi la spada dal fodero e la misi davanti in posizione difensiva, sentendo la classica tensione che precede uno scontro.

    Il mondo si fa improvvisamente silenzioso, cossiché il mio respiro ed il battito del mio cuore diventano suoni asordanti nella notte. Lo stallo sarebbe ben presto finito ed allora il nostro sudore ed il nostro sangue avrebbe bagnato quel troppo arido suolo.
    Ero pronto, per quanto si potesse essere davvero pronti a rischiare di morire. Ma non avevo ancora paura. Presto però l'avrei avuta.
    Non si eliminava la paura. Solamente gli stolti e gli uomini troppo desiderosi di morire lo facevano.
    Ed io non ero né stolto né desideroso di morire.
    Ero molto attaccato alla mia vita.
     
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    Divertimenti contorti - Iwa

    "Oggi, puoi chiamarmi Bai Fang... sì, diciamo che è un nome adatto.", non era propriamente il suo attuale nome, ma meglio evitare di dire in giro che Feng Gu derubava la gente per il deserto.
    Il giovane ninja che scortava il carico aveva accettato la proposta del suo inatteso ladro e di quello Feng Gu fu ben lieto, finalmente, dopo un mese buono che stava lavorando per la sua vendetta, un mese di stress, inganni e contorsioni mentali, poteva fare qualcosa in modo più corretto e semplice: combattere e divertirsi.

    L'altro si guardò attorno, portando la mano alla katana, quasi istintivamente, forse ci sarebbe scappato uno scontro corpo a corpo con le armi, una cosa piacevole che Feng Gu non aveva modo di fare da tempo.
    Ad ogni modo, il massiccio ladro, dal canto suo, poggiata l'asta della naginata sulle spalle, fece anch'egli qualche passo avanti saggiando l'elasticità dell'impugnatura fra le scapole, mentre studiava l'ambiente: la roccia, l'assenza d'acqua e la scarsa visibilità... sarebbe stato difficile usare il velo di nebbia, ma meglio non fare troppo uso di jutsu di Kiri, poteva essere scomodo far sapere che c'era un kiriano che girava per quei deserti a derubare la gente... certo anche usare la sua innata avrebbe potuto farlo scoprire, ma ci avrebbe pensato se ne avesse avuto bisogno.

    Quello aveva trovato un punto che gli piaceva, a sei metri buoni da "Bai Fang", il quale riprese con ambo le mani la naginata, posizionandola sul proprio fianco sinistro e portandosi, di fatto, di profilo rispetto all'altro, la lama puntata verso il basso, un sorriso in volto.
    "Bene anche per me, Masaki.", avrebbe confermato il "ladro".
    "Spero che ci divertiremo qui quest'oggi.", continuò, con un sorriso sempre più ampio, quanto gli mancava la violenza fine a se stessa, era da troppo tempo che non ne godeva.

    Ora c'era solo da vedere se ne sarebbe uscito vivo per raccontarlo o meno.
     
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