La Fenice Ossea ed il Turbine Rosso

Free Gdr - Hoshi Chikuma / Feng Gu

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  1. Hoshi
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    [ZONG WU – Suna/Deserto Anauroch]


    Che fosse la fortuna a volerlo o il semplice destino era difficile dirlo, di certo gli eventi che si stavano svolgendo davanti a quella casa di Suna avevano dell’incredibile. La mano di qualche divinità Chikuma stava guidando quelle semplici pedine umane per farle giungere all’unisono al cospetto di un amico o parente comune. La scomparsa del giovane turbine rosso aveva messo in moto una serie di eventi distanti tra loro, ma allo stesso tempo intrecciati in una maglia fittissima, persone che fino a pochi istanti fa erano perfette sconosciute ora si preparavano a partire alla volta di un viaggio ai limiti del mondo.


    Gensho e Raideen anche se riluttanti nelle prime battute avevano deciso di affidarsi al monaco dalla pelata splendente. Non avevano alternative e anche se solo metà delle cose che il monaco aveva detto era vere allora quella era sempre una opzione migliore di passare mesi a setacciare il deserto. Al gate tutti i preparativi erano stati fatti, provviste ed equipaggiamento extra, finalmente era giunto il momento di partire.

    -Gensho.. lasciaci venire con te!.. avrai bisogno di tutto l’aiuto possibile!..-


    Raideen ed altre giovani figure si erano disposte attorno al tenebroso Chikuma. Tra di loro il monaco poteva notare tre giovani ragazze ed un altro ragazzo dall’abbigliamento strano e di sicuro poco consono alla vita in città. Il gruppetto stava litigando animatamente, sembrava che tutti loro avessero una buona ragione per seguire il Chikuma ed il monaco nel bel mezzo del deserto. Tutti stavano cercando il turbine rosso.

    -Ho detto di no Raideen.. lo sai benissimo anche tu che il villaggio ha bisogno di voi qui.. adesso più di prima!.. non possiamo permetterci di lasciare i confini sguarniti o le infrastrutture senza il personale!..-


    Gensho aveva voltato lo sguardo verso una giovane ragazza del gruppo dai capelli scuri. Shiltar, o meglio dire, il monaco l’avrebbe di sicuro riconosciuta come la ragazza che lo aveva aiutato all’arcipelago delle quattro bestie, si chiamava Ika ed era la nipote del vecchio che aveva raccontato loro la leggenda del mostro. Difficilmente si poteva dimenticare un’esperienza come quella. Ma ora Shiltar era cambiato nell’animo e nell’aspetto quindi nessuno lo avrebbe riconosciuto come tale.

    -Forza monaco.. il viaggio è lungo.. non abbiamo tempo da perdere!..-


    Sembrava che Gensho fosse riuscito a sedare la rivolta. I ragazzi che lo avevano attorniato lo lasciarono passare senza fare altre storie, era evidente dai loro volti che avrebbero fatto di tutto per di seguirlo in mezzo al deserto alla ricerca del rosso. I due viaggiatori avevano con loro provviste, una mappa dettagliata del deserto e tutta la strumentazione necessaria a sopravvivere in un luogo ostico come quello. Non restava che mettersi in marcia verso il monte chiamato Hitozatohanareta.





    […]





    Il monaco si sarebbe accorto subito che Gensho non era affatto affabile quanto il suo amico di avventure Hoshikuzu. Il ragazzo sembrava riuscire a mantenere il silenzio per lunghissimi periodi, nemmeno un muto sarebbe mai riuscito a starsene zitto e silenzioso quanto lui. Mentre camminavano sferzati dal vento e dalla sabbia Gensho avrebbe condiviso con il monaco cibo ed acqua, il percorso che stavano affrontando era duro ma battuto da diverse carovane e per questo ben rifornito di punti di sosta. Fu in una di queste oasi che le cose presero una brutta piega.

    -Ehi monaco.. ormai è da un bel po’ che camminiamo in mezzo al deserto.. è inutile proseguire oltre.. presto questo posto sarà colpito da una tempesta di sabbia..-


    Tutto attorno la situazione era tranquillissima, come facesse a dire una cosa del genere non era dato saperla, eppure Gensho sembrava davvero sicuro della cosa. Nascere e vivere nel deserto di certo aiutava a capire i meccanismi che governavano quei luoghi.

    -Li più avanti.. oltre quella duna dovrebbe esserci un’oasi.. li si fermano sempre molti mercanti.. è un ottimo posto per fare rifornimenti e passare la notte!..-


    Risalire la duna sarebbe stato più difficile di quanto ci si poteva aspettare, quei mostri di sabbia potevano raggiungere anche centinai di metri e quella era di sicuro alta più di duecento. Mentre si avvicinavano alla vetta i due avrebbero percepito uno strano fracasso, qualcuno stava dando battaglia dall’altra parte della duna. Tutto sarebbe stato più chiaro una volta dato uno sguardo oltre.


    L’oasi che doveva ospitarli quella sera era stata attaccata da un gruppo di predoni del deserto a cavallo. Dal movimento e dalla sabbia sollevata i bastardi dovevano essere almeno una ventina, una bella sfida insomma. I cavalli nitrivano mentre i bastardi in sella spintonavano e scudisciavano i poveretti rimasti a piedi in preda al panico. Le carovane ferme in quel luogo erano parecchie, abbastanza da sembrare un piccolo villaggio e la gente le conduceva erano altrettante.

    -Tsk!.. predoni del deserto.. monaco resta pure qua se vuoi.. io vado a mettere a tacere quei bastardi!..-


    Gensho si era improvvisamente fatto scuro in volto, molto più del solito. Alzatosi in piedi il Chikuma avrebbe preso a scivolare giù dal pendio a velocità pazzesca, era strano ma mentre si muoveva nessun granello di sabbia sembrava spostarsi da dove si trovava. Shiltar forse sarebbe rimasto confuso da una cosa del genere abituato come era nel vedere il turbine rosso demolire ogni cosa. Il monaco era rimasto solo e di sicuro sarebbe giunto dopo di Gensho nel vivo della battaglia.


    Giunto in mezzo al caos il monaco avrebbe visto il Chikuma muoversi con sicurezza e maestria tra i predoni che lo attaccavano venendo tuttavia sbaragliati al suo passaggio. La cosa più strana forse era che il Chikuma li stava affettando a grande velocità usando solamente il dito indice della mano destra, fendenti, parate, affondi tutti portati con un semplice dito che lasciava zampillare sangue dai loro corpi e spezzava le loro lame d’acciaio. Anche il monaco non avrebbe avuto vita facile dal momento che ben due predoni lo avevano preso di mira alle spalle, scesi da cavallo i due bastardi armati di mazze si stavano avvicinando al gigante di soppiatto.


    Di certo Feng Gu si sarebbe accorto della loro presenza almeno ad una decina metri, ciò che tuttavia non poteva prevedere era che una terza figura già si stava muovendo alle sue spalle per sistemare i due malviventi. Ancor prima che il monaco potesse intervenire, una figura ammantata di un intenso colore ocra sarebbe emersa da una delle carovane scaraventandosi con ardore contro i due malviventi che impreparati si beccarono una serie di coltelli da lancio al petto finendo per strabuzzare a terra feriti. Difficile dire chi vi fosse sotto quella veste così esotica, almeno fino a quando una delle sue mani non tolse di dosso il cappuccio e la fascia che ne nascondeva le sembianze.

    -Stai bene monaco?!..-


    Era una ragazza piuttosto giovane e di bell’aspetto, una ragazza che forse il monaco aveva conosciuto nella sua vita precedente. Dopo aver sistemato i due la giovane non si sarebbe fermata sganciando rapidamente una balestra dalla schiena per scoccare un dardo letale ad uno dei cavalli che imbizzarriti si stava per schiantare su una povera donna indifesa.

    -Uff.. per un pelo.. ehi tu.. monaco!.. dico a te.. sai tenere in mano una di queste?!..-


    La ragazza senza tanti complimenti aveva allungato la balestra al pelato fissandolo dritto negli occhi, sembrava davvero intenzionata a farsi aiutare dallo sconosciuto che aveva appena salvato. Se il monaco aveva ancora memorie di quella ragazza avrebbe visto in lei una persona che ormai da anni non recitava piu’ sul palcoscenico del mondo dei ninja, Kadiri Ukita. Al monaco non restava che sistemare quel che restava dei predoni prima di ricongiungersi con Gensho e chissà, fare una nuova interessante amicizia.





    [HOSHIKUZU CHIKUMA – Monte Hitozatohanareta]


    Ma che diavolo avevano tutti quanti quel giorno? Questo si chiedeva il rosso mentre parlava con il vecchiaccio del monte e quella montagna di fennec, tutti erano decisamente strani. Il rosso rimase ad ascoltare attonito il fennec mentre raccontava dell’avventura a Grimdad, qualsiasi cosa fosse e del coccodrillo e del tizio che evocava le lucertole, una storia davvero affascinante che tuttavia doveva nascere da una qualche malattia mentale del fennec, perché lui di tutta quella roba non ne sapeva niente.

    -Ehi ehi.. ma di che diavolo stai parlando?!.. Grimdad?!.. coccodrilli e donne lucertole?!.. ehm.. non so che cosa tu abbia mangiato ieri sera.. ma deve esserti rimasto sullo stomaco se hai fatto un sogno del genere questa notte!..-


    Il rosso era quasi imbarazzato dalla situazione, proprio non capiva che diavolo volesse Genkisen. Poi quando il vecchiaccio prese a tempestarlo di ulteriori domande il rosso indietreggiò quasi spaventato, o lo stavano prendendo in giro o qualche virus aveva colpito i due durante la notte facendoli impazzire.

    -Woooh Woooh!!!.. Vacci piano vecch.. ehm.. saggio Daikenjin!!!.. se mi mitragli a questo modo come faccio a rispondere e poi che diavolo di domande sono?!.. ok ok.. se ci tieni tanto ti rispondo!..-


    Il rosso si era seduto a terra incrociando le gambe mentre Kigeki e Kyoiku gli erano saltati addosso, se Daikenjin ci teneva tanto non restava che rispondere, per quel che ne sapeva tutto ciò poteva far parte dell’addestramento perciò tanto valeva accontentarlo.

    -Allora vediamo.. mmh.. l’ultima cosa che ricordo è che ieri sera dopo l’addestramento per imparare l’arte del Konen’nin sono andato a letto a dormire.. abbiamo mangiato quella sbobba che tua moglie e Konji hanno preparato con amore e poi sono praticamente svenuto nella mia stanza qui al monte.. nello stesso posto dove mi sono svegliato poco fa insomma!..-


    Il rosso aveva messo una mano sul mento mentre il gomito si era piantato sul ginocchio per sostenere la testa, si stava davvero sforzando di ricordare il più possibile.

    -Per quanto riguarda i capelli speravo che potessi dirmelo tu.. per che CAVOLO sono diventati bianchi!!!.. AAAAARGH!!!.. così però assomiglio a Shiltar.. waahahah.. posso andare in giro a dire alla gente che sono suo figlio.. o suo fratello.. eheheh.. salve sono Hoshi.. il fratello del Mizukage.. ohohoh.. le ragazze faranno la fila per stare con me!..-


    La mente del rosso era in piena elucubrazione a sfondo sessuale, già stava pensando a come trasformare quella disgrazia in un punto a suo favore. Spacciarsi per qualcuno che nemmeno esisteva era davvero una cosa di bassa lega, se poi lo si faceva solo ed esclusivamente per cuccare allora lo era davvero a massimi livelli. Ritrovata un po’ di dignità il Chikuma avrebeb continuato a parlare.

    -Te l’ho già detto.. sono arrivato qui qualche giorno fa.. mi ci ha portato Gin appena sono tornato dall’Arcipelago delle Quattro bestie.. accidenti sei venuto a prendermi tu al tempio dei Chikuma nel Polmone del deserto!.. ieri sono riuscito a trasformarmi nel Konen’nin per la prima volta e poi sono andato a letto a dormire!..-


    Il rosso era confuso, non ci capiva più niente. Certo non poteva ricordare che effettivamente era andato a dormire quella sera che aveva appreso l’arte del Konen’nin ma che era anche scappato la sera stessa per unirsi a Shiltar e altri ninja nella missione che aveva cambiato per sempre la sua vita e quella di molti altri. Hoshi non si rendeva conto che erano passati mesi da quell’evento, per lui semplicemente non erano mai successi e tutto era rimasto come prima. La sua percezione del tempo era stata resettata da una qualche perfido maleficio, come la sua mente ed i suoi ricordi più recenti. Dopo la sua scomparsa infatti al monte era subentrata una copia del rosso che Gin aveva appositamente preparato, egli infatti sapeva che il rosso non avrebbe resistito a partecipare alla missione contro i ninja della Zanna. Sapendo di non poterlo fermare e curioso di vedere una delle sue copie all’opera il Kazekage aveva lasciato andare il giovane inconsapevole dalle serie di eventi che questa decisione avrebbe messo in moto.


    Il vero Hoshikuzu Chikuma ricordava solo di essere diventato Konen’nin la sera precedente, tutto ciò che era successo dopo quella notte, la sua fuga e l’avventura ad Iwa erano state rimosse dalla sua mente.

    -Ehm.. non ho partecipato a nessun altro addestramento oltre a quello di ieri.. ehi vecchiaccio.. non vorrei offenderti ma non è che cominci a perdere colpi?!..-


    Il rosso per questo si sarebbe beccato una sonora mazzata in testa, meritata oltre tutto.

    -Respiri?!.. che roba sono?.. ehm.. sniff. Sniff.. io respiro ok.. ma come faccio ad incontrarne uno?.. oh oh.. aspetta è un indovinello.. allora quante parole!.. e dai dammi almeno un indizio!!!..-


    Quando poi Daikenjin chiese al rosso se sapeva della missione di Shinodari questo si alzò di scatto in preda alla preoccupazione, non poteva credere che la sua cara amica fosse stata rapita e che lui non ne sapeva niente e soprattutto che non aveva fatto niente per aiutarla.

    -Shinodari è stata rapita?!.. chi è stato?!.. sappiamo dove la tengono prigioniera!..-


    Calmare il rosso non sarebbe stato affatto semplice. Anche le altre domande poste dal saggio non trovarono alcun riscontro, Hoshi semplicemente non ricordava niente di tutto quello che aveva chiesto il vecchio. Le cose erano più semplici di quel che si pensava, lui non le aveva mai vissute. Non direttamente almeno, un sostituto era stato messo al suo posto, una sua copia o meglio dire innumerevoli copie che di volta in volta avevano vissuto la sua vita portandola avanti da dove lui l’aveva lasciata. Quando poi Daikenjin chiese di iwa, il rosso rimase in silenzio pensando a quello che era successo durante la missione che lo aveva visto diventare Jonin.

    -La missione ad Iwa.. si quella la ricordo.. io.. Shiltar Kaguya e Brando.. quel tizio che si è fatto saltare in aria a Suna.. è l’unica volta che ho partecipato ad una missione in quei luoghi.. un vero inferno!.. ne siamo usciti vivi per un pelo.. eheh.. ma la prossima volta gliela faremo pagare a quei bastardi della zanna!..-


    Il rosso non sapeva che in qualche modo era già riuscito a farla pagare a quei stessi bastardi anche se ad un caro prezzo, un prezzo che in quello stesso memento stava pagando in preziosi e fondamentali ricordi persi per sempre.

     
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