La Falce che miete e il Vento che punge

Il viaggio

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    [L'ospedale e la città]

    Mi dispiace, ma non pensiamo che le vostre condizioni permettano una dimissione, ora come ora. L'uscita di Diogenes dalla stanza dell'ospedale non era stata delle più durature, visto che uno dei medici lo aveva fermato dopo neanche una decina di passi nel corridoio, dicendogli che non aveva ancora il permesso di uscire. Inoltre non sappiamo chi sia il vostro compagno ancora privo di coscienza, ma la radiografia ha evidenziato alcune peculiarità nella sua struttura ossea che vorremo indagare più a fondo... Il medico aveva una strana divisa che comprendeva un cappello e dei paraorecchie, ed a giudicare dal portamento doveva avere qualche trascorso come militare o qualcosa del genere, inoltre non sembrava affatto intimorito nel guardare negli occhi il colosso di Oto.

    Medical-nin



    A parte questo, il Signor Haitani vorrebbe farle alcune domande. E' il responsabile della sicurezza di Kalma, e capirà bene che ogni possibile informazione sui briganti sarebbe vitale...se si sente abbastanza in forze per fare una passeggiata, potrei al più concederle di andare nella sala mensa dove potrà parlare in tutta tranquillità. Parole gentili non accompagnate da uno sguardo appropriato...diciamo pure che suonava chiaramente come un tentativo di intimidazione, specie quando aggiunse: Nel mentre avremo la massima cura del suo compagno, ovviamente.

    Nella porta dela camera, non molto lontano, il ritmico bip di un monitor raccontava il tragico stato del Mizukage di Kiri, considerato un semplice mercante moribondo con, forse, una malattia alle ossa. Se solo al suo Villaggio avessero saputo, probabilmente di Kalma non sarebbe rimasto che il ricordo in qualche vecchio archivio...ma ora Shiltar era solo un ferito in un letto, alla completa mercè di chiunque: persino un bambino avrebbe potuto recidere il debole filo che ancora manteneva in vita quel corpo. Cosa poteva fare in quel frangente il Mikawa? Quanti e quali rischi poteva correre? Era mai possibile che uno sputo di case in mezzo al deserto potesse metterlo davanti a una situazione così complicata?

    Se avesse acconsentito ad incontrare questo Signor Haitani, il cui ruolo era già di per sè molto opinabile ("responsabile della sicurezza" ma non "capo della polizia" o "sceriffo" nè altro...cosa poteva significare?), il medico lo avrebbe scortato fuori dal reparto, dove un lungo corridoio con diverse finestre su entrambi i lati (a quanto pare stavano al secondo o terzo piano di un edificio) li avrebbe infine condotti ad una sorta di sala d'attesa con diversi distributori di snack e bevande, un ascensore, delle scale e una porta che dava a un ambiente piuttosto ampio, forse di sessanta metri quadri, con numerosi tavoli e sedie: una tipica mensa. Appoggiato ad uno dei tavoli stava un uomo che quanto a stazza non aveva niente da invidiare al Mikawa, e lo stesso poteva dirsi del suo brutto ceffo.

    n55



    Aveva con sè almeno quattro persone vestite con abiti eleganti all'occidentali, che non avrebbero sfigurato in qualche carcere di massima sicurezza ed in generale l'aria nella stanza era decisamente pesante, tanto che il medico si ritrasse chiudendo la porta alle sue spalle, come se non volesse avere niente a che fare con quella faccenda. Io sono Seiichi Haitani, e controllo che la città sia in ordine. Disse il bestione con un tono brusco e minaccioso. E un mercante ben piazzato che arriva pieno di ferite non è ordine. Specialmente se ci sono banditi capaci di conciare per le feste uno come te. Incrociò le braccia. Ora mi racconterai cosa è successo, da dove sei partito e le origini di quella statua rotta che avevate con voi. Magari i criminali ve li siete portati dietro sin dalla partenza... Concluse, non senza una nota di sarcasmo mentre tutti gli occhi erano puntati su Gene. Non era difficile notare le armi pronte all'uso e le tasche pesanti di quei tipi, quasi sicuramente riempite di tirapugni o altri "ornamenti" di quel genere.

    La donnola sarebbe potuta andare con Diogenes o restare con Shiltar, nessuno avrebbe protestato.


    Se invece fosse riuscito a guadagnare l'uscita dall'ospedale in qualche modo, avrebbe scoperto che la cittadina era realmente molto piccola, anche se, in base alle poche informazioni della donnola, era uno dei primi avamposti della civiltà appena fuori dal Deserto Dipinto...in pratica una tappa obbligata verso i paesi più Occidentali, nello specifico il Paese del Fuoco. Lo stile delle case non era molto definito: si andava da costruzioni in pietra bianca simili a quelle sunesi a edifici più massicci e tondeggianti, vicini allo stile di Iwa...qualche casa invece era in legno, con quel senso di affollamento che trasmettevano le abitazioni di Konoha. In pratica si trovava in un minestrone di poche anime abituate a vivere di ciò che passava, ma non era il caso di lasciarsi ingannare: spesso in questi piccoli centri passava molto, moltissimo denaro, anche se concentrato nelle mani di poche persone. La gente per strada non avrebbe lesinato le occhiate verso il massiccio Mikawa, salvo travestimenti, ed il suo vero aspetto sembrava trarre un accenno di preoccupazione negli occhi dei passanti...più di quanta uno si sarebbe potuto aspettare.

    Avrebbe presto scoperto, anche se fosse stato in fuga, che i posti realmente importanti da visitare erano l'ospedale da cui era appena uscito, la stazione della polizia locale (un edificio basso e polveroso con una piccola stalla annessa e una guardia con una divisa di Iwa indossata in maniera quantomeno sciatta...roba da far impazzire un sergente istruttore), il Municipio (un edificio nello stile di Suna, molto spartano e dall'aria poco vissuta) e la Stazione di Passaggio (che fungeva anche da mercato ed era una sorta di enorme magazzino squadrato in cui tutte le carovane dovevano registrare il loro transito e versare le dovute imposte locali). Ma ciò che più di tutto attirava l'attenzione era una casa di grandi dimensioni con una cinta muraria alta, un aspetto estremamente raffinato ed in generale in grande odore di soldi. Un orecchio stilizzato troneggiava sopra il grande portone di ingresso, e chiunque avrebbe potuto dire a chi apparteneva quel posto: Minori Kiku, la proprietaria della Stazione di Passaggio e seconda figlia dell'attuale capo del Clan Kiku...un'organizzazione malavitosa che aveva la sua base nella Capitale di Iwa.

    Alla Stazione di Passaggio non ci sarebbe stata traccia della Statua di Hoshi e poco importava il numero di minacce o i tentativi di corruzione: sapevano solo che alcuni uomini erano venuti a prenderla e portarla via, ma dove fosse era assolutamente ignoto. Quanto alla polizia, casomai avesse voluto denunciare la cosa dopo un'attesa di quasi mezz'ora Diogenes si sarebbe ritrovato a compilare un modulo estremamente complesso di denuncia contro ignoti, con scarso interesse da parte degli sciatti ufficiali.
     
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