La Falce che miete e il Vento che punge

Il viaggio

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  1. DioGeNe
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    " Se solo tu sapessi da cosa siamo scampati capiresti il perchè ho deciso di sbottonarmi più del dovuto...in ogni caso, accetto la tua proposta, troverò l'uomo che cerchi. Mentre mi occuperò di questo lavoro, voglio che il mio compagno venga mantenuto in condizioni stabili e nulla più; lascerò la donnola a vegliare su di lui. Inizia ad impacchettare le nostre cose, in men che non si dica saremo fuori da questo posto...parola mia."

    Perchè avevo accettato? La risposta era semplice: tra una missione di recupero informazioni con rischio di "mancato pagamento" e una di evasione con scarsa condizione fisica e con due mezzi cadaveri da recuperare e trasportare non avevo poi molta scelta. Certo, il tutto era molto strano: quell'uomo sicuramente aveva i mezzi e le risorse per recuperare l'oggetto di un furto...se mai questo furto fosse realmente accaduto. Forse mi voleva semplicemente allontanare dai miei due "bottini", avendo intuito il loro effettivo valore o, magari, ero semplicemente troppo paranoico e avrei potuto realmente fidarmi della parola di un uomo di potere come Seiichi. Lo sguardo di quel medico, tuttavia, non mi faceva stare tranquillo...avrei dovuto sperare nuovamente nella indiscussa affidabilità di Kaori; se eravamo vivi era tutto merito suo. Poi mi ricordai di come eravamo fuggiti dai nostri nemici e del fatto che vi erano buone probabilità, qualora gli altri accademici avessero fallito, che quelli di Iwa erano sulle nostre tracce. Dovevo srigarmi a tornare ad Oto.

    Avrei quindi seguito il mio interlocutore per uscire fuori dalla struttura ospdaliera. Che me l'avessa indicata lui o avessi dovuto chiedere ad uno degli impauriti passanti del piccolo villaggio avrei ben presto scoperto dove poter incontrare Midori Kiku. Durante il cammino per raggiungere l'imponente abitazione, che sovrastava di gran lunga gli altri complessi, non potei non notare la polietnicità di quel posto, sinolo di molte culture ognuna delle quali rievocava nella mia mente intensi ricordi di tempi più o meno lontani. Realizzai anche come la forza di quella città di porto, a metà strada tra due mondi distinti, fosse esclusivamente nelle mani del clan Kiku e, arrivando difronte allo sfarzoso portone di ingresso alla villa, questi pensieri non poterono che trovare conferma.

    Bussai energicamente gridando:

    " Mi manda Seiichi Haitani! "

     
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