La Falce che miete e il Vento che punge

Il viaggio

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    [Midori Kiku]

    Un ometto pelato sulla cinquantina venne ad aprire trafelato, e si agitò ancora di più nel trovarsi davanti un gigante dall'aria minacciosa come lo shinobi di Oto. Co-co...chi siete per andare a gridare nomi come quello come se non fosse niente? VOI NON POTETE... Si stava imporporando, come se il rossore potesse permettergli di intimidire anche solo in minima misura il suo interlocutore. Fortunatamente qualcuno interruppe quella ridicola esibizione: l'ometto si portò una mano all'orecchio (dove certamente aveva un qualche auricolare), cambiando espressione di colpo. Eh? Oh...ma signorina...oh. Daccordo. daccordo. Rosso, ma stavolta per l'imbarazzo, si fee da parte, offrendosi di scortare lo shinobi all'interno.

    Lo lasciò in un salottino. Una stanza elegante, nonostante la sobrietà generale dell'abitazione, con due poltroncine da conversazione, un basso tavolino da the in marmo e un tappeto al suolo. Niente quadri alle pareti, ma piuttosto alcuni tappeti riccamente lavorati, appesi come fossero arazzi. Non dovette aspettare più di qualche minuto, prima che la padrona di casa si mostrasse, entrando dalla stessa porta da cui era stato fatto accomodare. Sembrava che il vento muovesse in continuazione i capelli e le buffe frange del suo vestito.

    Un abito strano, quasi composto di stracci che rivelavano e coprivano al contempo, e tuttavia c'era una certa eleganza in quel tessuto apparentemente disordinato. Doveva essere un qualche abito d'alta moda, che tuttavia ben si adattava ai capelli dal colorito bizzarro, che scendevano in un cascata di ricci tanto intricati da sembrare muoversi di vita propria. E tutto questo incorniciava un volto tagliente, con lo sguardo di chi ha la piena consapevolezza di sè stessa e delle sue possibilità. Non salutò, non si presentò, ma bevve dal bicchiere che aveva in mano, lo poggiò su un tavolino e quindi cominciò a parlare, senza accomodarsi nè proporre al suo ospite di farlo. E quindi, cosa può volere lo straniero malconcio di cui tutti parlano in città? Ne parlavano davvero, o era lei ad avere l'udito fino? Di fronte a quello sguardo sicuro di sè era difficile esserne sicuri. (immagine di riferimento)

    Non parlare, voglio provare ad indovinare. Sai, adoro sentire il suono della mia stessa voce. Si rispose da sola, portando platealmente una mano al mento. Sei qui perchè vuoi andare via, ma non vorresti andare da solo. Sei qui perchè Haitani ti ha dato un fastidioso incarico per conto mio, e vuoi avere informazioni più precise, dato che quel buzzurro di mio cugino è decisamente poco abituato a spiegare. Fin lì ci aveva visto giusto, e si gratificò con una risata allegra. Cominciò a camminare intorno al ninja, mangiandoselo con gli occhi. Non sapevo fossi un ninja ma lo immaginavo, ho pagato io il conto dell'ospedale del tuo amico in coma. Perchè ho un problema che solo un ninja può risolvere. Gli si avvicinò, cercando di sfiorare la guancia di lui con la mano. Ho bisogno di un ninja per trovare un ninja.

    Arretrò, maliziosa mentre le vesti le danzavano intorno. Vedi, hanno trovato delle rovine nel deserto, a qualche giorno da qui. Rovine di un villaggio ninja molto più antico di Iwagakure, o forse dovremmo dire che è l'originale Iwagakure, mentre quella attuale è solo un'ombra remota. Il mio clan, secoli fa, risiedeva in quel luogo, anche se ormai sono passati decenni da quando le arti ninja sono state completamente dimenticate dai Kiku. La guerra non fa più per noi. Vero, secondo le voci, fornite al Mikawa nel breve briefing pre-missione, i Kiku ora erano uno dei tre grandi clan della malavita nella Capitale del Paese della Terra. Ma in quelle rovine c'era qualcosa che io volevo. Una reliquia del mio clan, quindi la ho acquistata dalla gente che si stava occupando di quel luogo.

    Non credo ti interessi sapere i dettagli, ma ti basti sapere che è un oggetto poco più grande di una penna a sfera, pieghevole, e che era dentro una scatola grande come un mazzo di carte. E' arrivato due giorni fa alla Stazione di Passaggio, ma è scomparso. Mio cugino non voleva che ti spiegassi di cosa si tratta, ritiene che voi ninja siate tutti avidi, ma credo di potermi fidare.
    O per meglio dire, sapeva come rimediare ad eventuali tradimenti. I miei uom...no, diciamo alcuni miei amici sono riusciti a vedere l'uomo che la trafugava, un tale di nome Aizen. La voce si fece tagliente. Un ninja di Iwa che viene spesso qui a Kalma. Cerca disperatamente di farmi la corte e conquistarmi, senza esito. Sospetto che abbia rubato la scatola destinata a me nel tentativo di farsi notare, ma quando Haitani è andato a casa sua con alcuni dei suoi compari ha capito di aver fatto un grosso errore ed è scappato.

    So che è ancora nel villaggio o nei dintorni. Lo conosco, non tradirà Iwa, ma se torna al suo villaggio verrà catturato da alcuni amici che ho tra gli shinobi. Quel povero sciocco sicuramente si starà spaccando la testa per cercare una soluzione, ma è bravo a nascondersi.
    Quindi puntò gli occhi su quelli del Mikawa. Trovalo per me, e te ne andrai con tutto l'aiuto e l'amicizia possibile. Suppongo che la fretta di andartene ti metterà le ali ai piedi, no? Certo...se tutto andrà bene potremmo anche ritardare la partenza, magari di una notte... Sussurrò appena, sensuale, mentre faceva per uscire da quel salottino.

    Diogenes avrebbe forse potuto fare qualche domanda, ma non c'era poi tanto altro da raccontare. Doveva ancora decidere come imbastire la sua investigazione.
     
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