La Falce che miete e il Vento che punge

Il viaggio

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  1. Febh
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    È colpa tua. Ratty

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    [Nei pressi dell'Ospedale]

    Nessun volatile gigante era stato avvistato e non c'erano segni che indicassero una fuga del ladro. Tuttavia la traccia di sangue portò Diogenes nei pressi dell'ospedale. Una volta solo decise di fermarsi ed estendere le sue percezioni usando il suo unico indizio. Un confronto con ciò che sapeva del sangue di Hohenheim avrebbe mostrato delle somiglianze notevoli nel chakra che permeava il suo campione misterioso, anche se era troppo poco per desumere altri dettagli. In compenso cominciò la sua opera di ricerca, senza però particolari risultati: o il sangue era coperto, o qualcosa stava interferendo con le sue capacità...forse la presenza di altro sangue o altri materiali...o forse, più semplicemente, la ferita risaliva a diverso tempo prima, poteva essere già stata suturata.

    Oppure il suo bersaglio NON si trovava tra i vicoli o le abitazioni.


    [In Ospedale]

    La donnola aveva raggiunto la sua compagna nella stanza di Shiltar. Le condizioni del Mizukage erano invariate: pur essendo vivo, non dava alcun segno di un possibile risveglio e le terapie endovenose servivano a mantenere intatto quel labile filo che lo manteneva nel mondo dei vivi. Mentre i due animali cominicavano tra loro, ecco che appena pochi minuti dopo la porta che dava alla stanza del comatoso si aprì, lasciando che il medico già incontrato in precedenza entrasse, con estrema circospezione ed un'espressione terrorizzata. Alle sue spalle, visibile solo dopo qualche istante, stava un giovane dai capelli biondi, con indosso un completo da chunin e una mano poggiata sulle spalle del suo ostaggio. La gamba sinistra era fasciata ma le bende erano palesemente sporche di sangue e, per chi avesse avuto un olfatto particolarmente fine [Olfatto Perfetto] anche maleodoranti.

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    Fatevi vedere, e niente scherzi. Io non sono in vena di scherzare. Con una mano tesa in avanti, il palmo verso l'alto, il ragazzo mostrò una sorta di strano ragno stilizzato che si muoveva appena, come se avesse una parvenza di vita, pur essendo palesemente una statua. Sembrava una delle creazioni di argilla esplosiva di cui forse Diogenes aveva parlato loro, ma era completamente rossa e trasmetteva una strana sensazione. Il ragazzo sembrava parecchio agitato, con gli occhi sgranati e dei movimenti inconsulti della mano sinistra. La fronte, imperlata di sudore assieme ad una certa velatura nello sguardo tradivano una qualche febbre (forse la ferita alla gamba si era infettata). Lo so che mi date la caccia, non sono stupido. Ma devo tornare ad Iwa con la Verga dei Kiku, non ho altra scelta. Se solo Midori mi spiegasse come si usa...ma ha frainteso e ora mi vuole morto. Morto, capite? Io la amo e ho dovuto tradirla, ma mi serve il suo aiuto per avere successo. Lo Tsuchikage dice che è l'occasione per ribaltare le carte. L'occasione per liberarci dal giogo dell'Accademia!

    Quindi voi ed il vostro padrone dovete andarvene, altrimenti distruggerò questa persona a cui tenete così tanto. Andate subito a dirglielo. Via entrambi o la bomba esplode! Avete capito? VIA! Conterò fino a dieci! Dovete sparire dal villaggio, devo essere l'unico ninja qui! UNO...DUE...TRE...
    Intanto il medico non fiatava...anzi, a ben guardare era come se avesse qualcosa in bocca che glielo impediva, e poichè non gridava e la porta si era chiusa dopo il loro ingresso, era improbabile che qualcuno capisse che qualcosa non andava. Senza contare che interruzioni improvvise potevano essere pericolose, vista l'evidente instabilità del manipolatore d'argilla.

    Cosa avrebbero dovuto fare? Obbedire e tornare da Gene o tentare qualcosa, magari pensando che quello del giovane ninja di Iwa fosse un bluff? In ogni caso quello avrebbe continuato a contare, senza rispondere a tentativi di dialogo o minacce. E se fossero andati via, come poteva Diogenes gestire la situazione? Doveva andarsene e mollare tutto?

    L'ospedale era una struttura a due piani più uno sotterraneo. Non era un grande ospedale e l'interno aveva una pianta piuttosto semplice. Il piano interrato (accessibile dall'interno tramite una scala ed un ascensore, o dall'esterno tramite una rampa per i carri che dava ad una rimessa sotterranea) conteneva i laboratori d'analisi e le camere mortuarie. Il pianterreno aveva un'ampia reception rettangolare da cui partivano due corridoi paralleli: quello di destra portava fino agli ascensori ed aveva numerosi ambulatori sui due lati; quello di sinistra portava alle scale ed aveva la radiologia sul lato detro (tre stanze appena, due per gli strumenti e una per le refertazioni) e le sale prelievi su quell sinistro. Il primo piano aveva una pianta a ferro di cavallo ed ospitava il reparto di ricovero, con due corridoi speculari a quelli del piano sottostante, che tuttavia proseguivano incurvandosi fino a congiungersi. Le stanze dei pazienti avevano tutte almeno due finestre che davano all'esterno, alcune erano doppie, altre quadruple mentre quelle per i pazienti più gravi (come quella di shiltar) erano singole e si trovavano sul davanti, in corrispondenza dell'ingresso principale della struttura.
     
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