La riunione del Clan

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  1. leopolis
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    Il viaggio da Ame fino a Taki era definibile né più, ne meno come "bagnato". Partito all'alba del primo giorno dalle mura di Ame – solito luogo di ritrovo di qualche ninja sperduto, nonché di un gruppo di alcolizzati che si divertivano nei locali di basso rango posizionati immediatamente al di fuori delle mura -, Seinji poté ammirare in tutta la sua bellezza il vecchio detto di Ame, che si riferiva all'intensità della pioggia, definendola "un muro d'acqua". Vivendo nel villaggio, conoscendone gli usi e i costumi, le tradizioni e la storia, Seinji aveva ormai imparato a classificare la pioggia – incessante per il 90% del tempo -, secondo la sua intensità. In genere, iniziava con una pioggia leggera e calma, a cui Seinji aveva dato il nome di "Rosa" per la sua delicatezza; ogni goccia era di piccolo calibro e, probabilmente, serviva soltanto ad avvisare i cittadini del Villaggio, che a breve sarebbe iniziata la seconda, per intensità, pioggia. La seconda, l'"Orchidea", era una pioggia media: le gocce cominciavano a cadere dal cielo con più velocità e densità e diventavano anche più grandi; il sole, che fino a quel punto illuminava la via del giovane shinobi, si nascondeva presto dietro le nuvole, lasciando il posto ai tuoni e ai fulmini. La terza fase della pioggia, era chiamata "Camelia". Le gocce ora venivano giù alla massima potenza, e sembravano essere belle grandi; un buio pesto regnava in giro per le strade, e sembrava che il Sole era morto. Infine, c'era la fase "Margherita", meglio conosciuta dal voglo locale come "Muro d'Acqua": uscendo in strada durante questa fase, ri rischiava di venir, lettaralmente, ricoperti d'acqua dai piedi alla testa; sembrava che vi fosse una cascata infinita nel cielo a mandare giù l'acqua sempre di più, e sempre più forte.
    Era la fase preferita di Seinji, ed era la fase che lo accompagnò durante la prima parte del suo viaggio verso Taki, il Paese delle Cascate. Per fortuna, ci fu un bel mantello resistente all'acqua a difenderlo dalla pioggia incessante all'alba del primo giorno, e nel suo animo regnava un qualcosa di particolarmente felice e gioioso: invece di affogare le proprie paure e le proprie debolezze nell'acqua di un qualche fiume, sentiva come se la pioggia di quel posto gli lavasse via i brutti presentimenti e ricordi.
    Aveva ancora un futuro dinnanzi, e proprio per questo era felice: stava per incontrarsi con una persona cara a lui.
    Un po' meno felice era il suo Pteorosaura, nonché il suo attuale miglior amico: Taigachi. Pur essendo tra i più importanti pterosauri, era anche tra i più pigri. Non solo "non aveva voglia di volare", ma anche "non gli piaceva la pioggia", e "anzi, preferiva di starsene al caldo a casa sua sotto migliaia di chilometri di terra a godersi il caldo". Insomma, se non fosse stato proprio per il brutto carattere di Taigachi – che Seinji richiamò non appena le mura di Ame scomparvero alla sua vita -, il viaggio sarebbe stato meno problematico. Il pterosaura, durante l'interno volo sotto la pioggia incessante, non fece altro che parlare di come poco senso d'umorismo avesse Seijni, e quanto poco buonsenso aveva avuto a richiamarlo ad Ame sotto la pioggia, a bagnarsi la "pelle delicata" che il pterosaura parlante aveva.
    Il duo dovette fermarsi due volte per mangiare (le richieste di Taigachi sulla carne cruda mettevano sempre Seinji in una posizione alquanto sconveniente, specie perché Taigachi voleva riposare, mentre era Seinji a doversi stancare nella caccia), riposare e asciugarsi dinnanzi a un fuocherello in una qualche caverna delle montagne sulla strada tra Ame e Taki. L'incessante e noioso monologo di Taigachi cessò non appena il duo uscì dalla zona piovana di Ame, entrando nella zona di Taki, con i suoi belvederi e i panorami mozzafiato.
    «Figo eh?» – Disse Seinji, osservando le foreste, i laghi e le cascate sotto di loro.
    «A Taigachi piacere cascate, ma Seinji cattivo. Taigachi volere riposare nella Caverna. Perché Seinji andare a Taki proprio ora?»
    La domanda, che più interessava il giovane, ma già annoiato, pterosaura, era ben più che legittima. Il fatto è che esattamente un mese prima del giorno I° del viaggio, Seinji Akuma aveva avuto la grande idea di curiosare, su come sono andate le cose in quel di Kiri. La scrittura del suo personale diario – tra poesie e poemi -, lo aveva quasi completamente distratto dalla vita ninja, e da quel che era ancora il suo Obiettivo principale, nonché la sua meta: permettere a Kiri di tornare a splendere come una volta. In questo, aveva principalmente due nemici: il primo, era il Mizukage di Kiri, Shiltar Kaguya, un essere capace di gestire un villaggio con una forte mano destra, ma altrettanto incapace di riuscire a tenere lontano i vari "mezzosangue" con la mano sinistra, ammettendo nel villaggi ninja di ogni tipo e sangue, rendendo di fatto la popolazione kiriana un miscuglio inutile di capacità, talenti, culture e tradizioni; il secondo dei nemici, era un Traditore della Foglia dal pugno duro e dalle strane ambizioni, che portava il nome di Itai, e il cognome dei Nara (un clan della foglia che – dicevano – riesce a manipolare l'ombra), e che, tra tutto, sembrava voler aspirare al titolo di Mizukage, facendo quindi sì che un ninja di Konoha diventasse Mizukage. Tuttavia, le perplessità di Seinji non si basavano sui fattori come il sangue e la cultura, ma anche la statistica: tradito una volta, la maggior parte tende a tradire di nuovo. Il tradimento di un villaggio a favore di un altro, l'impossessarsi di un Bijuu (poiché, con il benestare di Shiltardallamanomolle, Itai era diventato il jinchuriiki di uno ei Bijuu di Kiri), faceva tutto parte di un piano, in cui Seinji ci vedeva solo enorme ipocrisia e debolezza kiriana dinnanzi a un qualunque foglioso.
    In pratica, se i padri fondatori del villaggio avessero saputo cosa combina il Mizukage odierno, sarebbe resuscitati per venire a mettere un po' d'ordine nel villaggio. E fu anche questa la causa del tradimento di Seinji: non più in forze di vedere i suo villaggio umiliato, aveva deciso di andare altrove, finché non sarebbe diventato abbastanza forte da poterselo riprendere da solo.
    Principalmente, il motivo della lettera che aveva spedito a Etsuko usando un dei suoi pterosauri minori (abile sia nel nascondersi alla vista, sia al chakra), era quello informativo. Ma Seinji voleva anche qualcosa di più: un incontro. Con Etsuko, membro del suo clan nonché persona che lo aveva aiutato nel passato, aveva molto in comune; sapeva che, in un modo o nell'altro, Etsuko condivideva le sue idee, e che, per questo, lo avrebbe aiutato.

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    Insomma, doveva parlargli. Parlargli ad Ame sarebbe però stato fin troppo pericoloso per Etsuko stesso, mentre spingersi verso Kiri, sarebbe stato pericoloso per Seinji, e così il giovane nukenin dal cuore kiriano, decise di scrivere nella lettera che lo avrebbe atteso a Taki, territorio neutrale per entrambi, e che li avrebbero chiarito il da farsi per il Futuro del villaggio.
    Ordunque, arrivato sul posto indicato alle 16.00 precise del 4° giorno di viaggio, Seinji Akuma fece tornare Taigachi – ormai stanco e affamato -, nella sua grotta, per poi sedersi per terra, aprire il rotolo da richiamo che portava sulla schiena, e vedersi apparire di fronte bevande e cibi vari, che il giovane Akuma era riuscito a guadagnare, con il lavoro di guardia delle mura, ad Ame.
    Vino, pane, carne, sushi, succo di frutta, ramen e cibarie varie attendevano Etsuko sopra una delle più grandi cascate a Taki.
    E lui sarebbe arrivato.
    Seinji lo sentiva.
     
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