La riunione del Clan

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  1. -< Etsuko >-
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    Scheda di Etsuko della Nebbia

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    Perché mai avrei dovuto accettare?
    L’ultima volta l’averlo aiutato mi era costato non poco…
    Ruolo, onore e credibilità, tutti fottuti nel giro di pochi giorni e per colpa di chi?
    Di un dannatissimo visionario psicopatico, la cui unica fortuna era l’appartenenza al clan,
    ma c’era ancora un clan?


    Lo spiedo intriso di sangue lasciava la carotide che aveva appena forato,
    uno zampillo di sangue accompagnò il movimento cinetico, seguito da una vera e propria cascata. L’uomo, un ciccione alto il doppio di lui, cercava di parlare o di respirare forse, cosa importava?
    Ora si accasciava sulle ginocchia, perdeva le forze sino a crollare in una pozza di sangue.


    Ma no? Troppa strada da fare e perché farla…?
    Parlare di Kiri?
    Ma esisteva ancora?
    Un covo di assassini e marinai, nel caos più totale poteva ancora definirsi
    Un villaggio ninja?


    Ma come puoi parlare tu Etsuko, non sei diventato tu stesso un assassino?

    Io uccido per vivere e lo faccio comunque con onore…

    Che onore c’è nell’uccidere a pagamento?

    Lo sai benissimo che non intendevo questo, accetto di uccidere chi davvero merita di morire, chi ha compiuto atti empi, chi ha assassinato a sua volta…

    E questo chi te lo dice Etsuko? Gli uomini che ti pagano? Però… sei così stupido…

    Ho semplicemente imparato a non far domande e a non aspettarmi risposte

    Hai imparato a essere l’uomo che non avresti mai voluto diventare…
    Era la voce della coscienza che tormentava Etsuko da quando aveva perso il suo ruolo all’ospedale e da quando per mantenere il suo tenore di vita aveva dovuto diventare “Altro”…
    L’uomo giaceva ai suoi piedi, passò un telo di lino sulla lama insanguinata, liberandola dall’ennesima anima di cui si era macchiata.


    Forse un po’ di vacanza mi farà bene…

    Si voltò di spalle lasciando scivolare quel telo, che dalle sue candide mani, fredde, del gelo della morte, sin sul volto dell’uomo, in un ultimo, estremo, gesto di compassione.


    TAKI

    Il paese delle cascate lo chiamavano, come dargli torto? Tutte quei corsi d’acqua, tutti quei balconi, dal quale volentieri avrei fatto volare qualcuno…
    Le acque creavano numerosi vortici, l’appuntamento era lì… in una delle più grandi cascate… dov’era quell’uomo? E come l’avrei trovato?
    L’ultima volta era sfigurato in volto, cieco, storpio e muto…
    L’opera d’arte di un sadico artista, il Kaguya, di cui quasi avevo dimenticato il nome.
    Dove fosse finito? Nessuno lo sapeva.
    Che avrei fatto di Seinji? Boh… dipendeva da quello che avrebbe voluto dirmi, forse avrei fatto quello che tempo prima avevo deciso di non fare… scuoiarlo e darlo in pasto ai pesci, chissà se quelli delle cascate avrebbero apprezzato il banchetto…
    Non serviva immaginare, eccolo, la storia si ripeteva, i due Akuma, ancora uno di fronte all’altro… e questa volta come sarebbe andata a finire…

    Però… per uno che era sul punto di morire, ti trovo bene…
    A cosa devo quella missiva? Cerchi ancora alleati, dove ormai non ci si può fidare di nessuno?
    Kiri è morta amico e con essa pure io…


    Quelle parole riecheggiarono sulle cascare

     
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13 replies since 10/8/2014, 22:34   166 views
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