Messa a punto

Perfezionamento di un ninja [Villa Kobayashi]

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    L'ispezione iniziale







    Un tramonto tranquillo, dopo un bel pezzo tra l’altro, anche se non per tutti era facile apprezzarlo, tra le persone che non ci riuscivano era compreso lo stanco ragazzo che si stringeva nel suo mantello, lievemente infreddolito dall’inverno che arrivava in ritardo e dalla posizione che manteneva da ormai qualche oretta.
    L’indecisione fatta persona, a dirla tutta.
    Non sapeva se scendere o meno a terra, aprire quel cancelletto e bussare alla porta, magari buttandola a terra.
    Per cui sarebbe rimasto li sopra ancora per un po’, guardando chi passava li sotto.
    Non vedeva Shizuka Kobayashi da un pezzo, e a dirsela tutta la ragazza non gli stava troppo simpatica, se proprio doveva costringersi a riportarsela alla mente ben poche erano le cose piacevoli che si ricordava, in quanto la più indelebile restava il suo nobile sarcasmo che non infastidiva Raizen tanto per gli insulti quanto per il fatto che non facessero minimamente ridere!
    Per il Colosso era quasi un codice d’onore. Se doveva insultare qualcuno doveva quantomeno far ridere, altrimenti tanto valeva star zitti.
    Se insultare voleva solo dire affermare in un modo o nell’altro la propria superiorità allora era solo una gara a chi aveva il pistolino più grosso.
    Senza contare che gli faceva bollire il sangue nel cervello il fatto che avesse da ridire ogni dannata volta che Raizen parlava.
    Così, sospinto dal flusso di pensieri e dalla lieve ira si ritrovò sullo zerbino d’ingresso, guardandosi dietro pareva avesse avanzato ad occhi chiusi, considerando il cancelletto divelto.
    Sbuffò mentre bussava alla porta, un rintocco di nocche ampio a sufficienza da fargli udire l’eco nel corridoio.
    Aspettò a braccia conserte che gli venisse aperta la porta.

    Raizen Ikigami, cerco Shizuka.

    Nessuna risposta, solo uno sguardo dubbioso.

    Beh? Che devo scrivertelo su un foglio di protocollo e metterci un sigillo imperiale?
    Muovi le chiappe mozzo con i piedi all'asciutto e chiamami quella disgrazia che ti da lo stipendio! Marsh!


    Disse restando a braccia conserte.
    Sarebbe stato abbastanza difficile interagire con lui, occhi torvi a causa di una mal celata ira e il suo nuovo completo da missione, del tutto nero, che lo rendeva un ombra alta oltre due metri e larga quanto bastava da coprire alla vista ciò che stava fuori dalla porta e dietro di lui.
    Il Colosso della foglia, per l’appunto.
    Aspettò li l’arrivo dell’allieva, immobile come una statua.

    Beh, e dove cazzo saresti stata tutto questo tempo?
    Da quando abbiamo perso le tracce di quel cretino che dovevamo salvare da non mi ricordo dove non ti sei più fatta viva!


    Avrebbe chiesto scocciato mentre con una spalla si poggiava al muro accanto alla porta

     
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