Messa a punto

Perfezionamento di un ninja [Villa Kobayashi]

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    Valutazione del danno







    Quando il ragazzetto corse dentro casa Raizen sbuffò scuotendo la testa.

    Mi domando perché in questa casa circoli questo spropositato numero di marmocchi.
    Ma non dovrebbe essere attivo un qualcosa per impedire lo sfruttamento del lavoro minorile!?


    A ben pensarci era raro vederci un adulto, e quando si facevano vivi necessitavano tutti delle virgolette, prima e dopo l’aggettivo.
    Dovette attendere qualche minuto perché Shizuka facesse capolino dalla porta, tuttavia Raizen abbassando lo sguardo non trovò di certo ciò che si aspettava.
    Per qualche secondo riuscì a fare ben poco oltre una faccia schifata, poi il suo cervello riprese contatto.

    E tu piantala! Gallinaccia! Tornatene dentro a sciacquare qualche straccetto con quelle lacrime!

    Forse si era riavviato in maniera un po’ violenta, ma non poteva sopportare quel comportamento disfattista, non in quel momento, aveva appena compreso di avere un problema, ed era più che sufficiente quello senza ulteriori aggravanti.
    Si scostò dal muro, spingendosi lievemente con la spalla, per poi avvicinarsi al piccolo pulcino che gli stava davanti, si accovacciò e la fissò negli occhi, rosso contro verde. Era già uno spettacolo di contrasti.
    Drizzò l’indice della mano destra e lentamente l’avvicinò alla fronte di Shizuka per poi spingere, sempre alla stessa velocità, continuando a fissarla negli occhi, atono e muto.
    Avrebbe continuato così fino a buttarla per terra, era evidente che non si sarebbe opposta.

    Che mezza sega.

    Accompagnò la frase con un piccolo borbottio.

    Va bene che i fili d’erba si piegano al maestro vento, ma qui si esagera.
    Piegata con un dito.
    E ora? Cosa avresti? Ti si è spezzata un unghia?
    Ha trovato un allocco che ti ha dato attenzioni per cinque minuti e poi ti ha lasciato?


    Si alzò in piedi, sovrastandola.

    Oppure è per quei quattro buchi che sono stati fatti al villaggio quando c’era quel terrorista?

    La guardò, aspettando risposta, ma la pazienza del Colosso è nota per essere sempre agli sgoccioli. Rapidamente calò la mano sopra Shizuka, afferrandola con poca grazia per il colletto, e tirata su la guardò, allo stesso modo in cui si guarda un bambino per convincerlo a fare qualcosa, fece per andare via, voltandosi, salvo rivolgerle la parola.

    Riesci a gattonarmi dietro?
    Andrò piano, così non ti perderai, promesso.


    Era sia un offerta gentile e comprensiva che una sfida, ma anche un elemosina, stava a Shizuka tradurla nella maniera corretta o a lei più congeniale.
    Accortosi della stasi di quel momento avrebbe sbuffato, girandosi verso Ritsuko.

    ANCORA QUI?!?
    Vogliamo portare a questa poveraccia qualcosa di adatto da mettersi?
    FORZA!
    Equipaggiamento e divisa ninja, subito!



    Sorrise, ma era evidente che il volto del Colosso non sapesse sorridere, per cui l’espressione risultante era quasi inquietante.

    E non provare a dire che non posso darti ordini Ritsucoso, altrimenti ti rado al suolo questa catapecchia tutta fronzoli e poi vi piscio sul giardino.

    Tacque aspettando una reazione che in caso non si fosse innescata da sola avrebbe invitato con un gesto della mano, non si sarebbe mosso se Shizuka non avesse indossato ciò che aveva richiesto

     
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