Dove portano i passi che facciamo

[Free GdR]

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Jukyu Nara
        Like  
     
    .

    User deleted


    Dove portano i passi che facciamo

    Un oscuro luogo di dolore



    vO7ixsH

    Le sue parole istintivamente mi fecero pensare a mio padre e agli anni passati. I ricordi di lui non erano molto precisi, ero una bambina quando era sparito a causa della Guerra come molta gente del Villaggio. Eppure che fosse forte lo sapevo anche io, tutti nel villaggio lo sapevano. Se avessi detto il suo nome persino Akira avrebbe ricordato e capito perché era stato capace di mettere già una volta a ferro e fuoco la Confraternita della Nebbia di Sangue. Ma non lo dissi, non mi piaceva dire a chi ero figlia. Quando si scopriva notavo come la gente mi trattava diversamente e non riuscivo a sopportarlo a lungo. Non a caso ad Akira quella mattina mi ero presentata come Jukyu Shinretsu, piuttosto che come Jukyu Nara... che era il mio cognome vero.
    Mio padre... dissi quasi sovrappensiero, senza riuscire a mascherare quel dolore che provavo quando pensavo a lui Non so se è vivo o morto, ma sì, era forte. Akira io e te insieme non avremmo fatto un dito di lui, se avesse voluto avrebbe potuto radere al solo Kiri da solo. Dubito che la confraternita sia la stessa di allora però... liberiamo Hachi, recuperiamo il cofanetto e scappiamo di lì. Mi voltai a guardarlo un attimo, lanciandogli uno sguardo eloquente. Era un posto pericoloso e se fossero stati scoperti li dentro sarebbero potuti non uscirne e stare in mia compagnia lì dentro rendeva l'infiltrazione particolarmente ostica. Se mi scoprono la dentro la cosa non finirà bene Akira.





    Il motivo era semplice dopotutto. Il mio volto era noto a quelli della Confraternita e se avessero scoperto che avevo iniziato ad interessarmi a loro l'avrebbero fatta pagare a me o molto più probabilmente alla mamma e a Nana. E per quanto Ayame Shinretsu fosse una donna in grado di difendersi lo stesso non si poteva dire della mia dolce, imbranata ed ingenua sorella gemella. Non aggiunsi altro, mi limitai a camminare a passo svelto verso il vecchio edificio in cui si riunivano che pareva separato dal resto di Kiri da un'immonda alta e selvaggia vegetazione. Nascosti dietro un grosso albero ci ritrovammo a pensare sul da fare ed Akira, dopoun po' di elucubrazioni ebbe una buona idea: un depistaggio. Non cianciare a vuoto! sibilai Non penso affatto che sia una cattiva idea. Se riusciamo a svuotare almeno un po' quel posto tanto meglio. Io vado! dissi, andandomi a nascondere dietro il palazzo che mi aveva indicato. Sporsi la testa dall'angolo per vedere l'azione per quel che ci riuscivo. Akira, assunte le sembianze di Tetsumaru consegnò il messaggio via pietra (metodo classico, efficace ed apparentemente senza tempo) e scappò. Non appena lo vidi correre verso di me mi nascosi dietro il palazzo onde evitare che qualcuno affacciatosi dalla finestra incriminata mi vedesse: era essenziale che vedessero Tetsumaru, ma pericoloso se avessero visto me.



    Akira arrivò e tornò al suo consueto aspetto. Annuii alle sue parole e così ci ritrovammo ad aspettare, poiché sul messaggio c'era scritto un'ora ed era ragionevole che tra meno di un'ora il drappello d'onore sarebbe uscito di lì.





    Il sasso colse nel segno. Rapido sibilò nell'aria e sfondò una finestra di vetro vecchia quanto quell'edificio finendo diretta in una stanza ammuffita che un tempo doveva essere stata una biblioteca. Ci fu un rumore di passi affrettati e poi un uomo sulla quarantina, dall'aspetto malvagio e chiaro di carnagione (ma perfettamente pelato) raccolse il sasso imprecando, non prima di aver visto fuori la finestra la sagoma di un ragazzino robusto che correva e poi spariva dietro un vicolo. Dannati mocciosi teppisti. Ma cambiò tono quando vide il foglio di carta attorno al sasso. Lo aprì, lesse e corse dal corridoio da dov'era arrivato.



    Dieci minuti dopo un uomo vestito di nero leggeva quello stesso foglio alla luce di una candela. Riflessivo fissava la carta stropicciata, come se fiutasse qualcosa che non andava. Sei sicuro di aver visto uno di quei tre? Domandò allora e l'uomo calvo annuì Sembrava decisamente quello grasso. Può essere che li abbiano depistati? Non vorrei che quei due mocciosi arrivassero dritti qui. Tsk, tra tutti i mocciosi proprio quella? Capo, direi di non preoccuparsi. E' ancora debole! L'uomo vestito di Nero si sporse appena in avanti, mostrando una bruta cicatrice che correva sul viso in obliquo dall'alto in basse e da destra a sinistra. L'occhio destro era scomparso, sostituito da una vuota cavità nera come la notte e parte del naso era stata tagliata via crudelmente. Uno spettacolo così orrendo e raccapricciante da spaventare l'uomo pelato.
    Quella famiglia di traditori è maledetta. La loro genealogia è sporca e sono infervorati da un sacro odio verso le nostre tradizione. Puah! Quel disgustoso moccioso avrebbe annesso Kiri a Konoha se avesse voluta e sua figlia non sarà da meno! E' il viscidume di ideali che li anima a renderli pericolosi, non certo i loro poteri! Quindi che facciamo? Non andiamo? l'uomo in nero si alzò, prendendo una maschera fin'ora rimasta nascosta all'ombra sul tavolo di legno sui cui sedeva, ponendosela sul volto.
    Uno di voi si trasformerà nel moccioso. Lo libereremo come concordato e ci prenderemo il denaro se non ci prendono per il culo. Dopodiché chi va con loro voglio che li ammazzi. Disse gelido Ho perso troppo tempo con quei mocciosi: avranno ciò che dovevano avere dal principio. Una spada in gola, non una punizione! Disse con una specie di fredda risatina isterica l'uomo in nero. E l'altro? Quello che teniamo lì sotto. Lo ucciderò io, ma prima voglio vedere come reagisce davanti alle teste dei suoi amichetti. Puah! Spero di non avere più problemi con questi topi di fogna.





    Vedo qualcosa che si muove lì. Dissi quando fu passata appena mezz'ora dalla consegna del messaggio. Alcuni uomini uscirono, ridendo sguaiatamente. Le loro voci si udivano fin lì tanto baccano facevano. Allora tocca a te fare il moccioso? Scelta la pagliuzza più corta? Bah, non è che vado fiero di ingannare due mocciosi quando potremmo farla finita subito. Ma tant'è. E risero. Arricciai il labbro superiore, disgustata, ringraziando il cielo che fosse solo una farsa.
    Se ho capito bene uno di loro "deve fare il moccioso". Possibile che vogliano ingannarli? Questo significa che Hachi è rimasto lì dentro, meglio così. Sono sei in tutto, armati. Fino a quel momento non era entrata o uscita gente dall'edificio, per cui non era dato sapere il numero delle persone che rimanevano. Andiamo.



    Corremmo fino all'enorme muraglia di alberi che circondava l'edificio e nascosta dietro un albero osservai quanto potevo. Non vedevo nessuno lì, il giardino non pareva essere pattugliato. Direi di evitare l'ingresso principale. Lì vedo vecchie finestre spalancate dissi indicando alcune finestre quasi ad altezza uomo totalmente prive di vetri o qualsiasi protezione. Dovevano dare in stanze praticamente in disuso, eppure la cosa mi puzzava Però forse finiamo in una stanza chiusa, sbarrata, murata. Le avrebbero sbarrate con le assi almeno, no? Forse c'è un ingresso secondario. Andiamo di qui, se rimaniamo tra gli alberi non ci vedono.



    Passando di albero in albero ci dirigemmo verso la parte posteriore dell'edificio. Mentre l'ingresso anteriore era maestoso per quanto decadente il retro era decisamente più spartano. Molte decorazioni erano crollate sotto le intemperie e l'inesorabile tempo e rimanevano solo poche finestre sbarrate con assi, altre chiuse con vetri ed una piccola porta nell'angolo di destra. Ancora nessuno pareva arrivare. In silenzio feci cenno ad Akira di andare e senza pensarci due volte corsi verso la porticina tutto d'un fiato, appiattendomi subito contro il muro. Non avevo idea del fatto che fosse chiusa o meno, ma mi limitai a poggiare l'orecchio contro il legno marcio per ascoltare rumori... e la porta si aprì da sola. Ma che scherziamo? i cardin cigolarono mentre l'anta si apriva. La serratura era spaccata e non rimaneva nient'altro all'interno. Nel corridoio non c'era niente: era leggermente bagnato in terra, come se qualcuno vi avesse rovesciato un bicchiere d'acqua ma nessuno pareva essere nelle vicinanze. Che diavolo, lasciano le porte sfondate questi? bisbigliai inoltrandomi nel corridoio che proseguiva per qualche metro prima di terminare in un altro passaggio più corto. A destra c'era una porta a sinistra delle scale che scendevano verso il basso. Sentii una voce proprio mentre ci avvicinavamo alla fine del corridoio seguita da passi pesanti, così presi Akira per un braccio e lo tirai nella prima stanza che vidi aperta. Ah che palle, a che serve dargli da mangiare se lo vuole ammazzare? disse la prima voce, mentre trattenevo a stento il fiato mentre la furia mi montava a stento trattenuta dai denti stretti furiosamente Per non farglielo capire, idiota! E sta zitto, se glie lo dici tu tanto vale! ed entrambi risero, continuando a parlare del più e del meno, scendendo le scale. Quando la loro voce fu appena udibile riuscii a tornare a respirare e non mi ero resa conto che per tutto quel tempo avevo tremato. Non di paura: di rabbia. Avevano deciso di ucciderlo. Bastardi... Adesso però sapevamo dov'era Hachi, almeno.

     
    .
19 replies since 2/12/2014, 00:22   431 views
  Share  
.