Dove portano i passi che facciamo

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  1. -Hidan
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    Dove portano i passi che facciamo

    Fili e Brividi


    Il mio piano aveva funzionato. Sei di meno.
    Forse none era un gran cosa, soprattutto perché non avevamo idea di quante persone potessero annidarsi in quel luogo, però meglio di niente. Il problema è che le loro intenzioni erano tutt'altro che collaborative. Le parole erano state abbastanza chiare. Indiscutibili. Avrebbero ucciso quei ragazzini.
    Per nostra fortuna quei ragazzini erano da tutt'altra parte. « Brutti sporchi bastardi infami di esaltati sanguinari. » Mi ritrovai a dire, quasi involontariamente, in uno strano giro di parole che uscivano dalla mia bocca ma che provenivano dal profondo del cuore, mentre le figure continuavano ad allontanarsi. Chiusi i pugni con una tale forza e sgranai gli occhi con una tale rabbia da far cambiare il mio colorito da bianco a rossastro in pochissimi istanti. « Se solo potessi li gonfierei di botte adesso... Ma abbiamo altro da fare. » Cercai di riprendere un pò il controllo di me stesso. « Abbiamo meno di un'ora, muoviamoci. Siamo stati bravi e fortunati a mandare quei ragazzini in tutt'altro posto. »

    Seguii Jukyu lungo la circonferenza di alberi che faceva da muraglia alla struttura. Dopo pochi istanti di attenta osservazione, il giardino e l'ingresso sembravano ancora non sorvegliati. Sicuramente l'ingresso principale non sarebbe stata una mossa saggia, decidemmo quindi di trovare una strada secondaria. Seguendo Jukyu e usando gli alberi come appoggi tattici arrivammo nel retro dell'edificio, dove le finestre erano state sbarrate con assi di legno, oppure presentavano ancora il vetro originario. Fu una piccola porta di legno ad attirare la nostra attenzione. Jukyu fece segno di avvicinarci, io annui in risposta. Entrare da una porta dietro la cui non avevamo idea di cosa ci aspettasse non era di certo una buona idea, ma purtroppo la situazione non ci permetteva altre modalità di azione. Velocemente andai a schiacciare la mia figura al muro, a fianco di quella di Jukyu. Questa, appena fece per avvicinarsi alla porta, non fece neanche in tempo di poggiare del tutto l'orecchio che, con un terribile scricchiolio, il legno usurato ci fece spazio. « Evidentemente sono poco prudenti... » Risposi con un sussurro.

    Oppure sono sicuri di loro stessi.

    Ma questo lo tenni per me. Entrati di soppiatto nella struttura, continuai a seguire Jukyu fino al termine di uno stretto corridoio. Alla nostra destra una seconda stanza con diverse porte, alla nostra sinistra invece una rampa di scale portava in quel che sembrava un vero e proprio sotterraneo. Quasi pensai che tutto semplice, quando due voci ci fecero paralizzare. Sentii il mio braccio essere strattonato verso destra, e fui letteralmente lanciato in quella che sembrava essere la prima stanza che Jukyu avesse trovato libera. Entrambi, spalle al muro, in religioso silenzio, ascoltammo le due figure passare a pochi metri da noi e scendere lungo le scale. Anche le loro intenzioni non erano propriamente pacifiche.

    Al mio fianco sentii tremare. Anzi, vibrare. Jukyu era percossa da elettricità pura, il furore nei suoi occhi sarebbe stato percepibile a miglia di distanza. Posai la mia mano destra sulla sua spalla. « Calmati. Gliela faremo pagare. Ma adesso abbiamo qualcosa di più importante: dobbiamo salvare Hachi e fuggire più in fretta che possiamo da questo posto. » Mi piegai su un ginocchio ed estrassi il mio filo di nylon. « Come sono scesi, devono anche risalire. » Incominciai a legare con un nodo entrambe le estremità del filo a due miei kunai. « Dobbiamo combatterci per forza; Hachi potrebbe essere in una cella o qualcosa di simile, e loro potrebbero avere le chiavi. Inoltre dobbiamo assicurarci di fare meno rumore possibile. Se ci sentono è finita per noi. Quindi il piano è questo... » Uscii dalla piccola stanza in cui ci eravamo nascosti, andandomi a posizionare appeno dietro la porta che dava sulle scale. Dalle pareti esterne alla porta non c'era molto spazio, forse poco più di mezzo metro, ma l'angusto luogo ci avrebbe permesso di agire nell'ombra fino all'ultimo momento. Non c'era angolo di visuale dalla scalinata a ciò che si nascondeva ai lati della porta. « Tieni l'altra estremità te... »Gli lanciai debolmente il secondo kunai. « Li aspetterò qui io, in ginocchio, te starai appena dietro quella porta. Appena varcheranno la porta io tenderò il filo, cecando di fargli perdere l'equilibrio, quindi lancerò questo kunai alla parete, te il tuo alla parete opposta, se siamo fortunati potrebbero rimanere impigliati, comunque andrà poi dovremmo cercare di fargli perdere coscienza. A quel punto dovremmo essere veloci. Io mi occuperò di quello più vicino a me, te farai lo stesso con l'altro. Cerca di soffocarlo mettendoti di sopra con il corpo e usa l'avambraccio, aiutandoti con il braccio opposto... »Una piccola pausa. « Se dovessero urlare o fare troppo rumore, beh... Usiamo le lame. » Un piccolo brivido attraversò la mia schiena. Non mi ero mai domandato quando avrei dovuto togliere la mia prima vita. Sapevo che quel giorno sarebbe arrivato, ma non credevo così presto. Cercai di non dare a vedere il piccolo disagio che mi ero creato da solo. « Che te ne pare? A me di meglio non viene in mente, a meno che non vogliamo scendere e fare un bello scontro frontale vecchie maniere... »

    Se Jukyu non avesse avuto niente da ridire, questo sarebbe stato il piano. Avremmo atteso in silenzio ai nostri rispettivi angoli. In attesa di udire di nuovo le voci sanguinarie di quei scagnozzi della vecchia Confraternita. Ma, almeno per quella volta, il sangue non sarebbe stato di qualche innocente. Dovevo crederlo. E mentre lo ripetevo tra me e me, le risate in lontananza tornarono a rompere il silenzio.

     
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