Miniera a Kawakin

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    Quando si tenta di mettere due caproni a tirare un carro







    Katushika, e ora Iwa.
    Due eventi che nella loro struttura erano profondamente indifferenti, tuttavia era possibile che fossero connessi vista la frequenza con cui erano avvenuti, non voleva lasciare nulla al caso, ma forse era anche vero che la sua vita da Ombra stava iniziando a contaminare troppo il suo modo di pensare.
    Sperava di sbagliarsi, altrimenti, visto il raggio d’azione, era possibile che l’organizzazione con cui aveva a che fare fosse decisamente troppo estesa.
    Non si sarebbe mosso solamente per il compenso, ma tra quello e le risposte che poteva ottenere andare ad Iwa non sarebbe stato una cattiva idea.
    Anche se, andare da solo, era un’idea decisamente poco buona, ma con chi poteva fare squadra?
    Itai molto probabilmente era ancora in ritiro spirituale cercando di non restare la mezza calzetta che la prigionia lo aveva reso.
    Atasuke, Sasori, Shizuka… troppo impreparati per una missione di quel tipo.
    Diogene? Già, Diogene dove stava?
    Non lo sapeva, il che era una risposta sufficiente per escluderlo dai candidabili.
    Chi restava?

    Oto, qualche ora di dubbi e una giornata di cammino dopo



    Una figura dalle dimensioni poco comuni si dedicava ad un hobby che si addiceva poco alle sue mani: piegare la carta. Non che facesse proprio uno di quei noiosi origami, faceva un semplice aeroplano , ma anni di esercizio l’avevano reso un ingegnere particolarmente talentuoso nell’aerodinamica cartacea.
    Chiuse un occhio e con uno studiato e preciso gesto frutto dell’esperienza scagliò il velivolo di cellulosa dritto dentro alla finestra dell’amministrazione, vedeva Febh di spalle e colpirlo, o quantomeno sfiorarlo non sarebbe stato difficile.
    Il foglio di carta piegato con così tanta dedizione barcollò verso la finestra ignorando i lievi venti che tentavano di mutare la sua rotta vero lidi sconosciuti.
    Non era un foglio bianco e Febh dopo averlo ricevuto sulla testa si sarebbe accorto che portava con se poche parole che formavano una domanda.

    Sei mai andato ad Iwa?

    Cercando l’origine dell’aereo sarebbe sicuramente incappato nella sua finestra aperta, dalla quale avrebbe potuto notare Raizen che da sopra un tetto sventolava una mano senza enfasi per farsi vedere.
    Quando fosse giunto Raizen avrebbe aperto il discorso con un largo sorriso.

    Ti va una piccola scampagnata?
    Hai sentito delle miniere ad Iwa?
    Pare dei nukenin le abbiano svaligiate.
    Niente accademia a sorvegliarci, solo noi e qualche nukenin.
    E poi è una buona azione, penso siano collegati in qualche modo ad un altro gruppo con cui ho avuto a che fare tempo fa.
    Se metti da parte le battutine riusciamo anche a lavorare decentemente, no?


    Attese una risposta con un alzatina di spalle come ad indicare che dopotutto non ci fosse nessuna difficoltà a mettere un po’ di colla tra le loro personalità non troppo avverse in fin dei conti.

    Se ti garba allora direi che possiamo partire, ma vorrei mettere qualcosa sotto i denti e prendere qualche provvista per il viaggio, sperando che ad Oto sappiate occuparvi di qualcosa che non sia viscido e disgustoso.

    Preparata la saccoccia avrebbero puntato dritti ad Iwa.

    Ma dovremmo andare direttamente al luogo dell’attacco o dal kage di Iwa?
    Si parlava di ricompensa per cui pare sia un qualcosa di ufficiale più o meno.
    E forse ci conviene mettere da parte i coprifronte per un po’, che dici?


    Avrebbe spiccicato poche parole durante il viaggio oltre quelle se non fosse stato interpellato in qualche modo.

     
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