Rinnovata sarà la lama che fu spezzata

[Kusa]

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  1. -Hidan
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    Rinnovata sarà la lama che fu spezzata

    Promessa


    Ero finalmente arrivato.
    Quasi due giorni di viaggio. Non potevo credere che mio padre facesse ogni volta tutta questa strada per una... Beh, mi avete capito.
    Avevo accettato, dopo numerose sollecitazioni di Ryo, di andare a conoscere quel che restava del clan Aogawa, quello di mia madre. A detto di Ryo restavano in vita ormai poco più di una decina di signori anziani, troppo anziani per avere altri figli. Così io ero tutto quel che rimaneva, almeno per metà, di quel clan quasi estinto. La dimora del clan Aogawa era fuori Kiri, e quando intendo dire fuori non mi riferisco alla periferia o alla costa del Villaggio, ma intendo proprio che si trova su un'altra isola. Precisamente a nord-est di Kiri, forse uno degli ultimi punti del mondo civilizzato prima del mare aperto.

    Aogashima. Questo era il nome dell'isola. O meglio, dell'isolotto. Ero in piedi sulla piccola imbarcazione che mi stava portando lì, e dalla fitta nebbia era appena apparso la ruvida costa, che si stagliava sul mare come un enorme scoglio. L'isola misurava, nella sua parte più larga, 6 chilometri da parte a parte, e tutta la costa era completamente inaccessibile per via delle sue alte pareti rocciose, su per giù circa 8 metri, che la circondava nella sua interezza, tranne che per una piccola baita che era stata adibita a porticciolo. Da questa baita si poteva risalire poi, tramite un edificio in pietra, all'isola vera e propria.

    Una volta lì, ad aspettare il vascello dei rifornimenti mensili, c'erano solo due anziani ma ancora robusti signori. Entrambi avevano la barba bianca molto lunga ma, quel che mi fece sorridere, erano i loro capelli. Erano blu. O comunque erano blu prima che assumessero una strana tonalità a metà tra il blu e il grigio della vecchiaia. A quanto pare mia madre mi aveva lasciato un tocco non trascurabile del suo clan. Pensai, mentre con le dita della mano accarezzavo la mia chioma, iniziando dal mio ciuffo albino fino ad arrivare al blu più limpido.

    Appena misi piede a terra dalla barca, gli anziani mi guardano incuriositi, quasi sbalorditi. « Ragazzo… Qual è il tuo nome? » Disse uno dei due, il più anziano ad una prima vista. « Akira… Akira Hozuki… Almeno da parte di mio padre. Akihiro era il suo nome, lo conoscevate? Sicuramente però conoscevate mia madre però: Masumi Aogawa… » Risposi, con un leggero sorriso sul volto, come quando incontri qualcuno che non vedi da molto tempo. Gli occhi del più anziano si inumidirono sempre di più, finché non ne sgorgarono lacrime. « Io sono Masashi. E Masumi era mia figlia. Vieni qui ragazzo… » Disse. Mi avvicinai, indeciso sul da fare. Non ero mai stato un tipo sentimentale, ma quel momento era diverso. Ancora intimorito, lentamente avanzavo, evidentemente emozionato. Erano anni, da più tempo di quel che ricordavo, che non avevo un membro della mia famiglia vicino a me. A ormai due passi da lui, debolmente pronunciai.
    « Quindi tu sei m..mio nonn… » Non riuscii a finire la frase. Un montante colpì in pieno il mio mento, scaraventandomi a terra. « E ti sembra questa l’ora di presentarti qui da me?! Ti sto aspettando da almeno dieci anni! » Ruggì l’anziano, mentre altre lacrime continuavano a cadere. O santo cielo… « Se sicuro di non essere imparentato con Ryo anche te? » Dissi, mentre cercavo di rimettermi seduto con l’aiuto della forza delle braccia. Per essere un vecchietto stava per staccarmi la testa dal collo. Mi toccai con la mano destra la mascella che sembrava ancora scricchiolare, quindi mi sentii stringere e bagnare il collo, in quella che sembrava più una presa da wrestling che un abbraccio. « Mi… Mi sei mancato tanto, ta-a-anto… Tanto quanto tua madre… Ehi, Shiro, puoi finire te qui? Ho un po’ di tempo da recuperare con mio nipote… »

    […]


    Masashi – mio nonno, volevo dire - mi portò in quella che era stata la casa di mia madre. Un abitazione al centro del villaggio su tre piani, con un ampio giardino e un piccolo tempietto circondato da un ruscello. A dire la verità tutte le case lì erano molto grandi. Per strada, invece, non c’era l’ombra di un’anima.
    « Da quando successe quello che è successo, qui siamo rimasti solo io e Shiro che cercano di mandare avanti questa cittadina… Siamo rimasti in pochi, troppo pochi. Trenta, quaranta persone forse… » Mi disse, mentre mi faceva accomodare in un grande salotto finemente decorato. « Masashi ma… Cos’è successo realmente? Nel Villaggio nessuno sa, o se sanno nessuno parla… » L’anziano scosse il capo. « Chiamami nonno, per prima. » « Scusami, non sono abituato… » Questa volta annuì. « Non ti preoccupare. Ti capisco. Comunque anche noi non sappiamo niente, perlomeno noi in quest’isola. Sappiamo solo che… » Strinse il pugno, mentre la tonalità del suo viso diventava via via sempre più accesa. « Che durante una missione sono morti. Tutti. Più di duecento membri del nostro clan. Si trattava di una grossa spedizione, di una missione per conto di Kiri, ma tua madre non mi ha detto niente. So, però che sono morti tutti… »
    Distolse lo sguardo dal tavolino davanti a lui. « Un paio di settimane dopo la loro partenza un emissario di Kiri fu mandato qui a riferirlo, portando con se i frammenti di Mizukami… La spada secolare del clan Aogawa, frantumata. Io SO cos’è quella spada, e ti posso assicurare che non è una cosa da poco riuscire a scalfirla, non oso pensare come siano riusciti a spezzarla. » Un attimo di silenzio. « Vieni con me. »

    Lo seguii, uscendo dalla casa fino ad entrare nel piccolo tempio. Aprì la porta sprangata con una chiave, quindi un'ulteriore porta di legno con un fuinjutsu sopra. Una volta entrati in quel luogo, al centro della piccola struttura c'era una teca di cristallo verticale. Al suo interno, quel che restava di Mizukami. Gran parte dei frammenti erano lì, ma era evidente che non erano tutti. La spada sembrava essersi spezzata a metà.
    « Quella spada è l’unica cosa che riuscirà a testimoniare la nostra storia al resto del mondo. Il clan Aogawa è ormai spezzato, come quella spada. Ma tu… tu forse potrai trovare un modo per riparare a ciò… » Scossi il capo. « Ma… Io non so nulla di come riforgiare una lama… Però la posso portare a Kiri, lì c’è sicuramente qualcuno in grado di lavorare l’acciaio. » « Non serve acciaio. Non serve un fabbro, o perlomeno un fabbro qualunque. Mizukami non è una spada come le altre. Mizukami è l’energia del mare, la forza dell’oceano fatto lama. Quando riuscirai a brandire quella spada, potrai capire. Serve qualcuno in grado di poter forgiare cose straordinarie. » Cercai di rispondere nuovamente, ancor più confuso. « Ma… Perché io? Non ho mai fatto nulla per il clan… » Mi interruppe prima di continuare. « Perché ormai TU sei il clan Aogawa. Non c’è nessun altro. Avrai visto, venendo qui. Il clan è ormai morto. Ma tu… Con te, possiamo continuare a vivere. Io, tua madre. Tutti. E poi… La spada spetta a te, quindi è una tua responsabilità. »
    Come se non bastasse tutto il resto…
    Restai in silenzio per qualche minuto, osservando la teca di cristallo. I pensieri si contorcevano nella mia mente. I pensieri di poter fallire, di non riuscire. Di deludere. « Come? Come posso farlo? » Masashi sorrise, compiaciuto. « Non lo so. Conosco una storia, però. La storia di una donna che vive nel paese dell’Erba e che sembra saper creare oggetti straordinari. Può essere un primo passo. » Questa volta fui io a stringere i pugni. Sapevo di non sapere. Sapevo di non essere ancora un grande ninja. Sapevo di non aver fatto mai nulla per il clan, Aogawa o Hozuki, entrambi. Ma adesso qualcosa era cambiato: sapevo cosa dovevo fare. « Nonno… Te lo prometto. Riforgierò la spada. Per te, per il clan. » Per mia madre. Per scoprire cosa è successo. « Bene… Cercò di trattenere di nuovo le lacrime. Ma ora vieni in casa, abbiamo un po’ di tempo da recuperare prima di partire. »

    [...]


    Così mi rimisi in viaggio. Tornai a Kiri e da lì presi un battello per il continente, per il Paese del Fuoco. Lo avrei attraversato fino a raggiungere quello dell'Erba. E lì sarebbero iniziate le mie ricerche. Una signora di cui si diceva che potesse creare strani manufatti. Non penso sia difficile da trovare in un piccolo paese.

     
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