Sulla vetta dei Monti Grigi

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Il Quarto Mizukage



    Yogan era rapida nel volo. Sebbene sena ali sinuosa come un serpente solcava il cielo, rapida come poche cose in quel mondo. La destinazione era anche la sua casa: Kurohai. Atasuke poté vedere l'isola quando ormai la sea stava sopraggiungendo. Il ramonto aveva infiammato il cielo di rosso ma da lontano la nube di cenere che incombeva sull'isola era ben visibile, enorme e spostata dai venti verso nord. Giungendo da quella direzione Atasuke non avrebbe potuto capire che la metà meridionale dell'isola non era l'inferno di lava e roccia senza vita che vedeva. Yogan del resto non fece deviazioni: si abbassò ben prima di incontrare il banco di cenere e puntò verso il centro dell'isola. Lì c'era un grosso vulcano perennemente attivo, che eruttava pigramente lava e cenere verso nord, colorando la terra si nero.



    Per un attimo parve che la dragonessa volesse infilarsi nel cratere del vulcano, ma si limitò a sorvolarlo un attimo, volando in cerchio sull'enorme caldera dal quale proveniva un calore insopportabile. Poi senza una parola puntò ad est, sorvolando le creste dei monti che spaccavano in due metà l'isola diretti da est ad ovest, fino a giungere all'estremità orientale della catena montuosa. Era in cima alla montagna e lì il clima era decisamente più freddo. La neve invernale aveva imbiancato le cime ma si era mischiata alla cene enera che cadeva insistenemente e tutto sembrava strano: un mano nevoso misto a cenere, un grigio chiaro quasi argento sporco ed oscurato dall'aria surreale.



    Lì c'era una piccola casa. Più una capanna che una casa vera e propria. Costruita con la pietra senza troppa maestria, aveva persino una piccola canna fumaria poco dritta dalla quale usciva un pennacchio di fumo ad indicare che era abitata. Ma l'uomo che Atasuke cercava non era lì dentro, ma fuori. Inginocchiato in uno spiazzo lasciato libero dalla neve in posizione meditativa, con gli occhi chiusi c'era Itai Nara, ben diverso da come chiunque l'avesse visto poteva ricordarlo. Indossava vestiti pesanti e consunti, guanti mezzi distrutti ed i capelli biondi parevano in qualche modo più chiari di un tempo e sicuramente assai più lunghi, arrivando a toccargli le spalle. Per comodità li teneva legati in una coda semplice. Poi il viso, tenuto sempre accuratamente rasato, era provvisto di una barba castano chiaro non molto lunga: non era il tipo che avrebbe mai avuto lunghe barbe, su di lui i peli del viso parevano crescere ad una lentezza disarmante.





    Sentii Yogan avvicinarsi e con lei un'altra presenza che non avevo mai conosciuti prima di quel momento. Non mi spostai dalla mia posizione, ero certo che se Yogan aveva portato qualcuno con se doveva essere per un buon motivo. Tuttavia non riuscii ad evitare di posare le mani sulla spada che tenevo di traverso sulle mie ginocchia. Garyuka pareva fremere. La dragonessa atterrò aggrazziata e si chinò per lasciar scendere Atasuke dalla sua schiena. Non mi voltai, rimasi con gli occhi chiusi immobile, sentendo chiaramente le presenze attorno a me grazie al mio sesto senso.
    Yogan, mi hai portato visite. Come stai? domandai. La dragonessa mi fissò, leggermente preoccupata (ma non lo diede assolutamente a vedere) e rispose Non sono io quella a cui bisogna fare questa domanda, sciocco. Come sta andando? mi chiese ed io aprii gli occhi, finalmente, fissando la desolazione dell'isola a nord. Non mossi però un muscolo Meglio, grazie al cielo. dissi, senza esserne certo e Yogan non disse nulla, limitandosi a muovere appena il suo enorme corpo Hai portato un ospite vedo. Se è qui deve essere una questione urgente, no? Avanti, chi sei? Perché sei qui? nonostante le due domande il tono non era affatto brusco, anzi: sentivo uno strano piacere a parlare nuovamente con un altro essere umano. Che significasse che era finalmente pronto a tornare indietro? Non ne ero certo, ma non intendevo restare recluso lì ancora a lungo, quei giorni stavano per finire.

     
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