Kakurenbo

Role free: Arashi - Sasori - Asgharel

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    ~Arrivo a Villa Kobayashi~


    Come quasi c'era da aspettarsi, alla fine Shizuka esplose inveendo u po verso tutti, anche se, in vero, Atasuke si sentì colpito solo dalle parole che ricevette direttamente. Possibile che il suo modo di comportarsi la infastidisse? Possibile che avesse esagerato? Certo non ci era propriamente andato con i piedi di piombo in quell'occasione, tuttavia sapeva di non poterci fare nulla. Quella era la sua natura e difficilmente poteva diventare diverso, salvo forse indossando una maschera. Una sorta di maschera con un'altra personalità, una maschera che ne celasse il vero io. Rimuginando su questo ed ascoltando le irose parole che volavano, Atasuke decise però di rimanere fedele alla propria natura. In fondo quella non era un'occasione valida per svelare la propria maschera. Quella era solo un piccolo dono per i suoi nemici.

    «Come al solito non hai capito nulla... Ma se è questo che vuoi... Ebbene ti accontenterò»


    Uno dei suoi soliti sorrisi si dipinse sul suo volto, quasi come a schernire tutta quella serie di insulti che aveva lanciato a vuoto, anche se la sua voce tradiva un filo di amarezza. Certo era innegabile che Shizuka gli piacesse, ma non era il suo corpo ciò che Atasuke voleva, ma evidentemente la ragazza era troppo cieca per capirlo.
    Osservò in silenzio tutto il resto della discussione. In fondo sapeva che era inutile cercare di calmare le acque. Il dado era tratto e l'unico modo per uscirne era seguire la corrente. Quella strana corrente che Atasuke seguiva in ogni missione, in ogni combattimento. Un flusso che finora non lo aveva mai tradito.
    Nel trambusto scatenatosi arretrò di alcuni passi facendo segno a Sougo di raggiungerlo. Ordine che il biondino non esitò ad eseguire rinfoderando la sua lama.

    «Sougo, fai rientro immediato al punto di controllo delta. Prepara i moduli che oggi dovrò stilare un lungo rapporto»

    "Ma... Atasuke mi pareva di aver capito..."

    «Mi pare evidente che hai capito male»


    "Non posso lasciarti andare là dentro da solo!"


    Rimase quasi stupito della risposta. In effetti mai si sarebbe aspettato tanta carineria da parte di Sougo, il quale forse, più di ogni altro voleva vederlo morto. O almeno questo era il pensiero che gli balenava nella testa ogni volta che lo sentiva contare i suoi cadaveri per addormentarsi. Ebbe un tremito a quel pensiero e si diede da fare nello scacciarlo rapidamente dalla sua mente.

    «Sougo, non temere, non corro rischi a villa Kobayashi, inoltre, considera la mia richiesta come l'ordine ufficiale che è. Siamo intesi? Là dentro non mi serviresti a nulla e semmai qualcuno fosse così idiota da provare a farmi fuori, là dentro tu creperesti solo qualche istante dopo. Fuori, invece, saresti la chiave per incastrarli tutti. Rientra immediatamente!»


    Non dovette aggiungere altro. Sougo, seppure con una smorfia, fece un cenno di assenso con il capo e partì abbandonando il gruppo. C'era da sperare che almeno quella volta avrebbe eseguito gli ordini anzichè fare di testa sua.
    A quel punto Atasuke riportò la sua concentrazione sul marasma che si era formato.

    «Bene... Vogliamo andare allora? O pensiamo di rimanere qui per tutta la giornata?»

    °E vediamo di chiudere questo malinteso una volta per tutte°


    Domandò in tono quasi colloquiale, anche se non mancò di lanciare un piccolo sguardo di sfida prima a Ritsuko e poi uno d'intesa s Shizuka lasciando chiaramente intendere i suoi pensieri ed il suo obbiettivo.
    Lasciò avanzare prima le padrone di casa e Norio, trattenendo appena Sasori in modo da potergli parlare con la dovuta calma e riservatezza.

    «Preparati, perchè di qui in poi temo sarà anche peggio...»


    Aprì il discorso in tono scherzoso concedendosi una pacca sulla spalla del compagno.

    «Comunque non ti preoccupare, can che abbaia non morde e per quanto conosco Shizuka possiamo stare tranquilli che non ci darà problemi... Sappi solo che è un pelo isterica, specialmente quando è sotto pressione. Tuttavia, fidati di me, per qualunque cosa fidati che so come uscirne senza troppi casini. Cerca solo di stare attento ad ogni tua mossa, ma specialmente a cosa dici... Predila un po come una missione diplomatica... Tipo quella a Kumo, solo che non abbiamo Genma in mezzo alle palle»


    Scherzò con il compare prima di strizzargli l'occhio e balzando davanti a lui per raggiungere rapidamente l'ingresso della villa. In quella posizione Sasori avrebbe avuto modo di notare che Atasuke non portava, come suo solito, lo stemma Uchiha su quell'abito, bensì una ricamatura dorata che rappresentava le tre tomoe dello sharingan. Che fosse un'altro segno dei suoi cambiamenti?

    [...]


    Una volta varcati i cancelli della villa Atasuke si gardò intorno, quasi estasiato. Doveva ammettere che quello era un signor giardino, anche se, nel suo piccolo, preferiva quello di casa sua, certamente molto meno ampio e meno curato a causa del poco tempo a disposizione, ma nel suo piccolo poteva apprezzarne tutti i minimi dettagli, mentre già sapeva che di quell'immensità poteva solo perdersi una tonnellata di quei dettagli di cui solitamente si beava.
    Rimase altrettanto stupito dall'opulenza che quella casa nella sua maestosità e nei suoi servigi si mostrava, tuttavia non ne rimase piacevolmente colpito. In un certo senso sapeva che una qualsiasi persona sarebbe stata estremamente lieta nel ricevere tane attenzioni. Lui invece si sentiva quasi a disagio, fuori luogo. Ormai era chiaro: Preferiva di gran lunga i posti decisamente più rustici e meno sfarzosi.
    Rimase adirittura stupefatto quando vide che una serva gli si avvicinava con il chiaro intento di aiutarlo a rimuovere gli stivali. Certo non aveva problemi in quell'usanza, tuttavia percepì come una forma di fastidio nel ricevere quelle attenzioni quasi asfissianti.

    °Non capisco come mai tutto questo servilismo mi dia così fastidio... Che sia per questo che Shizuka non riesce a sopportare i miei modi?°


    Si chiese mentre si slacciava le cinghie che tenevano chiusi i suoi stivali rimuovendoli per poi consegnarli alla serva che li rispose.
    Ad un tratto il suo orecchio captò una frase, detta da una delle serve in risposta alla perfida Ritsuko, la quale certamente puntava ancora a fregarli tutti con qualche trabocchetto dei suoi.

    "Si, Ritsuko-san, la Signora si trova presso la Sala dei Ricevimenti dell'Ala Nord in compagnia di Isamu Uchiha-sama che è giunto questa mattina per incontrare il capoclan, non sapendo della sua dipartita di ieri notte."

    °Dunque Isamu-dono è già qui... Forse allora c'è una buona possibilità di uscirne°


    A stento Atasuke trattenne un'altro sorriso nel pensare alla sua possibilità di fuga e sottovoce rivelò parte del suo piano a Sasori stando bene attento a non farsi sentire da altre orecchie indiscrete, come quelle di Norio.

    «Ottimo, se Isamu Uchiha è qui possiamo uscirne senza grossi problemi... Tu evita solo in ogni modo di rivelare quanto accaduto stamattina, d'accordo?»


    Fece poi un cenno al compare con sguardo serio. Da quell'informazione sarebbe dipeso gran parte del loro futuro in quella villa e Sasori non doveva infrangerlo in alcun modo.
    Vide poi la cura e l'amorevolezza di Shizuka che si riversava su una delle serve, evidentemente nuova, ed Atasuke non potè non sorridere. Ancora una volta ella gli stava dimostrando che c'era una luce di bontà in lei, per quanto non volesse ammetterlo.
    Inutile dire che quando udì il messaggio da parte della madre di Shizuka, Atasuke non potè evitare di sorridere ancora uan volta al pensiero di come quella donna assomigliasse nei modi alla figlia.

    «Certo che se queste sono le premesse, non vedo come potremmo non accettare l'"invito", vero Shizuka-hime?»


    Le disse per cercare di stemperare i toni, anche se effettivamente si rese conto poco dopo che a nulla erano servite le sue parole. Shizuka era estremamente sudata e la voce tremante poteva significare solo due cose: Un'enorme febbre da cavallo o un'enorme paura di ciò che li attendeva.
    Atasuke però immaginando che non si trattasse di un problema "medico" si convinse della seconda opzione e le lanciò uno sguardo rassicurante, come a cercare di dirle di non preoccuparsi. Sapeva bene che dopo la sfuriata di poco prima probabilmente non sarebbe servito a nulla, tuttavia, era nella sua natura cercare di rincuorare le persone a lui care e non poteva resistere a quell'impulso naturale.

    "Sono sicura che mia madre sarà lieta di avere degli ospiti! S-se volete seguirmi!"


    A quelle parole Atasuke rispose con un'inchino ed un sorriso. Si poteva quasi dire che si divertisse a vivere quell'assurda situazione in cui si erano cacciati.
    Con altrettanto divertimento vide Ritsuko passargli dinnanzi lanciando occhiate di sadica gioia. A quello sguardo Atasuke non seppe resistere e rispose con un brevissimo flash dando appena il tempo a Ritsuko di notare i suoi occhi cremisi solcati dalle nere tomoe. Se esisteva un segno di sfida universale, quello di certo era uno dei più inequivocabili.
    Poi, richiuse nuovamente gli occhi e quando li riaprì le sue iridi erano tornate nere come gli abiti che indossava.

    [...]


    Inutile dire che quando entrarono nella stanza si scatenò una sorta di assurdo putiferio avviato da quella che era evidentemente la madre di Shizuka in compagnia di Norio Uchiha.
    Per un'attimo si poteva dire che quella scena fù assurda e strana allo stesso tempo. Da un lato riconobbe la bellezza della madre di Shizuka e si perse nei suoi pensieri notando i piccoli dettagli che Shizuka aveva ereditato. Dall'altro non poteva togliersi dalla testa di aver già visto quel volto, come se già la conoscesse, forse anche solo per fama.

    "Atasuke!"


    Quando udì il proprio nome si riebbe, rendendosi conto del putiferio che si stava scatenando tutt'attorno a loro. Come d'istinto portò la mano verso l'elsa della sua Katana vedendo un kunai partire da dietro ad una cassettiera sfrecciando a pochi centimetri dal suo volto in direzione verso la testa di Sasori.

    °Certo che qui dentro accadono cose assai strane°


    Pensò tra se riconoscendo Tatsuya, il figlio di Norio che evidentemente aveva iniziato anche lui a praticare l'arte ninja, anche se i metodi e l'irruenza andavano parecchio rivisti.
    Alla fine addirittura la donna parve intervenire, schiantando con violenza un pugno sulla parete alle loro spalle. Segno che anche la pazienza doveva essere un tratto genetico ereditato dalla madre.

    °Ottimo, non abbiamo neppure cominciato e già la situazione è tragica...°


    Pensò tra se mentre vedeva che tutto pareva andare a rotoli. Da una parte shizuka pareva venir monopolizzata dal cuginetto, dall'altra parte Norio sembrava pienamente intenzionato a rovinare la giornata a tutti. Nel dubbio, Atasuke decise di intervenire, anche se la cosa sembrò nuovamente svanire nel nulla.

    «Norio-sama, la smetta di ripetere questa menzogna, direi che non è un'argomento su cui scherzare questo!»


    Era serio nel tono, tuttavia la sua serietà probabilmente non era sufficiente a porre una fine a quella specie di marasma incontrollato.
    Di li a poco però fece la sua comparsa un'altro attore, quello che forse era tra i più pericolosi in quella scena o forse quello che poteva in qualche modo diventare la loro salvezza.
    Il padre di Shizuka era entrato in campo e lo aveva fatto in uno dei peggiori momenti possibili.

     
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