Kakurenbo

Role free: Arashi - Sasori - Asgharel

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  1. Sasori Uchiha
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    Residenza Kobayashi



    La ragazza si era alterata. Ma di certo non era affatto intimorito o spaventato da quella reazione. In fondo nella sua vita, ne aveva vista di gente alterata sicuramente più pericolosa di quella ragazza. E poi andiamo, era appena uscito da una situazione complessa, difficile come quella di essere stato catturato in una missione, non sarebbero bastate quattro urla a farlo rabbrividire. Nella sana incoscienza della gioventù, non si curò minimamente di quella ragazza, chi fosse, quanto fosse pericolosa, chi fossero i suoi legami, le sue radici. Si sarebbe lasciato alle spalle quella serie di domande che ogni dannata volta riecheggiavano nella sua testa prima di compiere qualsiasi azione. Già, perchè quando venne liberato da quel buco nero, da quello stato di calma assoluto da quell'oblio, non aveva desiderato altro che pagare con la stessa moneta e a tempo debito, tutti i suoi detrattori. Non voleva di certo diventare padrone del mondo, signore della guerra oppure un pazzo psicopatico. Voleva essere semplicemente considerato pericoloso al pari di ogni altro shinobi che si aggirava in quelle terre. Non gli andava a genio il fatto di essere ogni volta ignorato, solo perchè poco appariscente, un po' solista ed un po' folle. Era la volta di far vedere cosa significava per lui quella seconda opportunità. Era troppo ghiotta come occasione e di certo non poteva lasciarsela scappare, proprio adesso che era a portata di mano, proprio ora che aveva modo di dimostrare al mondo la sua presenza, come shinobi completo o quanto meno consapevole dei suoi mezzi della sua forza. Questa volta al contrario di tante altre non avrebbe esitato e non avrebbe dato alcun cenno a retrocedere, si sarebbe comportato in modo spietato, sconsiderato spavaldo e strafottente, perchè in realtà questa era la sua vera natura, che ogni volta doveva essere ritrattata per una più semplice ma anche piacevole invisibilità. Perchè doveva svelare a tutti, chi è e cosa è capace di fare quando in realtà basterebbe talmente poco per plasmare la realtà a proprio pacimento?
    Era una domanda su cui si basava l'essenza di uno shinobi e per lui era necessario almeno per questa volta di esser capace di dimostrare che lui era lì e di gridare al mondo intero la sua esistenza. Perchè adesso si sentiva pronto a mostrare le sue carte, a mostrare che anche lui era in grado di non farsi problemi di fronte alle avversità e alle difficoltà che anche un semplice colloquio comportava. Si era stufato di ogni singola etichetta, di ogni singolo giudizio. Questa volta avrebbe mostrato la sua essenza, la sua verità ai suoi compagni. Era questo, quello che la folle della sua compagna voleva, giusto ? A richiesta, si risponde, ma la sua risposta sarà a suo modo. Non gli sarebbe importato nulla riguardo alle conseguenze, non si sarebbe di certo curato se quella ragazza per lo shock si sarebbe messa ad urlare piangere e dimenarsi. Normalmente non si sarebbe neanche mai sognato di reagire, ma dal momento che ad essere buoni, si paga sempre dazio, beh, oggi per lui era giorno di paga, era il giorno del riscatto era il giorno di poter riscuotere gli interessi. è chiaro che non possiamo piacere a tutti, altrimenti avremmo una esistenza molto serena, tranquilla, quasi senza ostacoli, senza barriere, senza confini. Allora dove sarebbe il divertimento ? Questa volta si sarebbe divertito lui e non a causa degli altri ma a causa di ciò che era realmente in grado di fare. Con la dialettica si cerca sempre di cercare di evitare qualcosa che possa generare astio, abiguità oppure anche solo una ostilità a prescindere dal contenuto del pensiero. Ma questa volta non avrebbe fatto altro che agire, senza dialogo. Perchè in precedenza aveva parlato, in precedenza aveva espresso il suo punto di vista, ma era come gettare al vento le parole. Quindi il momento delle parole è finito. La sua pazienza di solito sufficiente a rispettare ogni accordo, ogni legge, ogni patto di civile convivenza di civile cooperazione, ma questa volta era diverso era seriamente infastidito. Chiaramente questo era quello che si era ripromesso una volta varcata la soglia di quella cella ed ogni giorno vi aveva riflettuto nella calma della sua stanza, in quei giorni, neri come la notte. Aveva passato dei momenti non facili di prigionia, quando ti venivano a prelevare, senza avere possibilità di scampo, senza nessun appiglio per evitare il supplizio, quello che poteva essere semplicemente sintetizzato con la parola inferno. Quello era il solo ed unico inferno che conosceva e che l'aveva plasmato nel tempo e che con il tempo è riuscito ad assorbirne la forza ed il violento impatto che esso aveva verso un nemico, visto che ne aveva preso la consapevolezza e ricevuto in cambio i dovuti oneri e dannazioni. Ma cosa voleva saperne quella ragazza. Lui aveva avuto un percorso diverso dalla normalità. Dall'anonimato, dagli shinobi felici e contenti. Lui aveva scelto la strada più tortuosa, quella del duro lavoro, non quella più semplice e veloce. Ma questo era un altro discorso. Quello che contava è che se anche lei ne aveva varcato la soglia del baratro, allora avrebbe capito il messaggio che quel ragazzo stava per mostrargli. Altrimenti era semplicemente una manipolatrice, una affascinante manipolatrice. Ma anche questo non importava al ragazzo. Era serio, determinato ma ascoltò senza battere ciglio le critiche che quella estranea gli aveva rivolto.



    Guardami maledetta puttana !



    Mentre parlava, il nero dei suoi occhi avrebbe lasciato ad un rosso intenso dello sharingan e senza perdere tempo avrebbe incrociato lo sguardo della sua interlocutrice, gli avrebbe mostrato nella sua mente, il mondo a lei destinato a quella pazza senza fede. In quel mondo illusorio da lui creato, come esatta replica della realtà si sarebbe avvicinato ad Atasuke, chiedondogli di volergli parlare, ma l'Atasuke illusorio avrebbe in realtà ricevuto un colpo di katana a vibrare per recidere la testa dal corpo. Essendo questa realtà comandata dalla mente di Sasori avrebbe preso la testa recisa e con un calcio l'avrebbe mandata come messaggio alla sua compagna di squadra. Una volta che la testa fosse rotolata ai piedi della ragazza, il genjutsu sarebbe stato rilasciato. Facendo ritornare entrambi alla realtà, il rosso sangue, tornò il nero profondo degli occhi di Sasori, mentre Atasuke era ovviamente illeso e vicino alla ragazza, esattamente come se lo ricordava. In totale l'illusione sarebbe durata al massimo un secondo. Se Shizuka era brava non solo a parole avrebbe capito il messaggio non scritto che il ragazzo con quella visione voleva indicarle. Ma non sapeva se era in grado di interpretare un messaggio di quel tipo, chissà se ne era in grado, fino adesso non aveva fatto altro che starnazzare. A quel punto avrebbe parlato con espressione seria:



    Adesso hai capito oppure te lo devo anche spiegare ?



    [...]



    Atasuke prima di partire, confortò Sasori riguardo alla situazione equivoca che si era venuta a creare dicendo di avere un piano per uscirne in maniera pulita, senza avere altri problemi. Meno male perchè Sasori ne aveva fin sopra le scatole di quella faccenda. Per fortuna al contrario dell'altra missione fatta con Atasuke, non avevano più Genma in mezzo alle scatole. Se l'avesse dovuto rivedere in quella situazione l'avrebbe mandato a salutare il creatore prima del tempo a lui riservato. Nonostante le attenzioni di Atasuke, Sasori era visibilmente infastidito e irratato. Questa volta non gli sarebbe passata così in fretta come le altre volte. Ma nonostante ciò scherzò di buon grado con il compagno fidato. Finalmente il gruppo arrivò a destinazione alla magione Kobayashi, era davvero una delle proprietà più grandi che fino ad ora il ragazzo avesse visto. Ma non rimase stupito più di tanto anche se oggettivamente era abbastanza imponente. Infatti per sua fortuna non era mai stato una persona megalomane, quindi non era invidioso di tanta ricchezza, nè tanto meno della vita in quelle mura. Preferiva la vita semplice ma dignitosa libera da schemi e preconcetti. In cui effettivamente la fiducia reciproca era la base di ogni rapporto di coppia. Ma quei pensieri che gli ronzavano in testa in quegli istanti, non erano figli di ciò che vedeva, quindi preferì abbandonarli e vedere dove diavolo erano finiti. Non sembrava neanche di essere vicino a Konoha, al villaggio per quanto differente era il paesaggio intorno a lui.



    Servirebbe una mappa per girare qua dentro con tanto di vi trovate qui con un bel segnalino rosso.



    Mentre stava riflettendo, una serva arrivò per slacciargli le calzature. Si sentì leggermente imbarazzato, da tanto servilismo. Non era necessario che una serva gli levasse le calzature. Guardando in direzione di Atasuke, anche lui sembrava a disagio di fronte a tale trattamento. Mentre si curava di Atasuke, arrivò alle sue orecchie la comunicazione che Isamu era presente. Sembrava che fosse il loro lasciapassare per risolvere la faccenda senza troppi prolemi.



    Mi sono veramente stufato di questa storia



    Sasori annuì alla richiesta del suo compagno. Nel frattempo avanzando nella struttura per andare a raggiungere la famosa ala est, il gruppo venne intercettato da una serva, che li invitava la cospetto della padrona di casa. Anzi in realtà non era un invito era un vero e proprio ordine. Sasori comprese l' urgenza dell'incontro visti i toni del messaggio riportato.



    La ragazza ha pane per i suoi denti



    Dal modo in cui comunicò con loro, dedusse che avesse un certo timore di quella che con ogni probabilità era la padrona di quella casa, nonchè madre della ragazza. Sasori chiaramente avrebbe assecondato gli inchini ed ogni usanza che l'etichetta richiedeva, senza mostrare alcun comportamento non consono a quell'ambiente. Era educato ed abituato a quegli ambienti per quanto non li preferiva di certo alla vita che conduceva in casa sua, con suo padre. Quindi il gruppo arrivò nella stanza dove c'era probabilmente la famiglia della ragazza al gran completo. Era arrivato il momento di chiarire quella faccenda una volta per tutte, in un modo o nell'altro.



    [...]



    Entrando nella stanza, notò soltanto un volto familiare, Isamu. Questo lo chiamò per nome e cognome, il ragazzo per rispetto distolse lo sguardo da lui, perdendosi in dettaglio della parete. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, in fondo tutto era nella mani di Atasuke. Si iniziò a guardare in giro, come per vedere a che punto fossero della commedia, vedendo Shizuka porgergli una mano, Sasori si spostò in sua direzione. Sentì una sorta di sibilo e vide un kunai piantarsi su uno stipite già logoro. Osservandolo Sasori dedusse che non erano ospitali quanto volessero far credere, o almeno era l'idea che gli era venuta in mente osservando quello stipite. La madre di Shizuka, come la figlia, sembrava come carattere tale e quale alla figlia. Adesso si spiegavano tante cose. Ad ogni modo la situazione, sembrava essere degenerata prima ancora di iniziare. Sperava che Atasuke avesse un piano migliore o per lo meno che il suo piano dovesse ancora iniziare perchè se quelle erano le premesse, di certo non c'era da stare allegri. Inoltre Shizuka sembra assorta in tutt'altra faccenda, quello che aveva capito chiamarsi Norio, aveva deciso di rompere le uova nel paniere ai due poveri ragazzi prima ancora di poter chiarire la situazione che con il tempo non aveva fatto altro che peggiorare. Ma nonostante il parapiglia che si era scatenato, Atasuke decise ugualmente di fare la sua mossa. Parlava seriamente, sperava Sasori che la sua serietà fosse sufficiente a placare gli animi anche se ne dubitava fortemente. Un'altra figura stava per entrare in scena. Sperava che potesse contribuire alla loro causa e porre fine a quel gioco degli equivoci, che si era venuto a creare e che gli stava fortemente sui nervi.

     
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