Resa di conti o chiacchierata amichevole?

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»

    Ascoltando i discorsi del giovane Atasuke, doveva ammettere che non aveva poi tutti i torti certo. O almeno così sembrava. E invece se così non fosse? Se fosse proprio quella pressione psicologica, ad aver spinto Etsuko a compiere questo folle gesto, salvo poi ricredersi e capire che la fratellanza era più importante di un Kage impostore? Seinji scosse la testa, come a voler dire un "no". Aveva le sue motivazioni, e gli bastava. Così come aveva le sue motivazione per quella che era un ammissione di fatto: un ninja di Konoha regnava a Kiri. Non doveva mica spiegarle a qualcun altro... Diamine! O forse sì? Nel dubbio avrebbe provato a farlo, sapendo già che la cosa non avrebbe funzionato, e che i leciti dubbi del foglioso avrebbero avuto una vita ancora lunga.
    «E io non ne sarei sicuro: un ninja originario di Konoha che fa da padrone a Kiri. Un ninja vostro. Non nostro. Un disastro! Un ninja che non doveva essere nostro fin dal principio. Una tiratura. Un pessimo elemento che una volta ho beccato a Kiri fare gruppo con altri ninja di Konoha. Quello è un complotto. Quella volta nacque un battibecco, » - continuò Seinji - «tra me e i fogliosi a Kiri. E Itai Nara sai chi difese? Difese loro. I suoi atteggiamenti di favore verso i fogliosi sono così evidenti, che non si può nemmeno parlare di un complotto accademico anti-Kiri: questa è un'occupazione alla luce del giorno, davanti agli occhi di tutti.»
    Sospirò.
    «Sai com'è andata? Te lo dico io: anni e anni fa, quando il Nara era ancora un studente, videro che era speciale, era un promessa, una stella nascente destinata a crescere. E ce lo mandarono, sapendo che, crescendo, pur restando fedele a Konoha, un giorno occuperà la carica del Mizukage. Furbo! Così potete occupare un intero villaggio con un solo uomo.» - Sbraitò Seinji, forse perdendo l'equilibrio, forse esplicando quelle che il foglioso poteva ritenere teorie strambe e assurde, ma esplicando i suoi pensieri sinceri. Perché quello... No. Non lo pensava. Ne era assolutamente certa. E la colpa di chi? Di Shiltar Kaguya. Un kage buono a nulla.
    «Non prendermi per stupido!» - Sbraitò di nuovo. - «Etsuko, seppur ferito, mi ha raccontato come vanno le cose a Kiri. So chi c'è, e chi non c'è. E non venirmi a parlare della questione volontaria o meno: è il mio fratello minore, si sarà fatto trascinare dalla stupida propaganda accademica.»
    Quindi si fermò, ormai accecato da quelle parole tanto insulse quanto ingiustificate. La partita a scacchi? Che importava? L'avrebbe felicemente rovinata giù dalla cascata, oppure spedita nel cranio di quel Atasuke, sperando che glie lo bucasse da una parte all'altra. E invece non si mosse. Seppur incazzato nero, rimase seduto, li, a muovere i pezzi, ormai senza né difendere né attaccare, né calcolando le mosse avversarie, né pensando alle sue di mosse. Ascoltò la replica sui biju, ed ebbe da sorridere, sincero.
    «Non so se tu abbia visto un bestione alle mura, ma posso assicurarti che io ho visto un ninja di Konoha con dentro sigillato un nostro demone.» - Sorrise. - «E così Konoha ne ha 2 dentro il villaggio, e uno fuori dal villaggio. Di nuovo: acuto! Ma con me questi sporchi tranelli accademici non passano: la vostra alleanza è per noi una disgrazia.»
    Poi si alzò, mettendo la partita in pausa, e perdendo lo sguardo nell'orizzonte.
    «Il Kage è eletto dal popolo, è vero.» - Disse. - «Ma alla luce di quanto ho affermato, chi mi dice che le elezioni non fossero truccate dalle vostre forze speciali, alla luce della debolezza delle nostre?» - Chiese, sedendosi di nuovo sulla roccia davanti alla scacchiera. - «E anche se le elezioni del Kage dopo la morte di Shiltar fossero del tutto regolari... Un ninja di Konoha non può diventare Mizukage per principio.» - Disse serio. - «Altrimenti il villaggio va in rovina, come difatti sta accadendo.» - Sorrise. Scacco alla regina. Un fatto era un fatto: un marcio Mizukage non poteva permettere a Kiri di risorgere, anzi. E un Mizukage non kiriano? Un disastro.
    «Non ho dei piani in merito.» - Mentì spudoratamente, restando nel volto impassibile e fermo. - «Quando avrò dei piani, sceglierò senz'altro la strada meno sanguinosa possibile. Ma arriverò al punto. Kiri avrà un Mizukage di sangue kiriano.»

    Punto e a capo. Fine del discorso. Qualunque trattativa con un Mizukage dal sangue foglioso non poteva che venire soppressa: era inesistente. Era un insulto alla memoria degli avi kiriani.
    «La storia mi da ragione, e questo basta.» - Disse, rispondendo ancora. - «Kiri era splendente soltanto quando era guidata da kiriani. E' sempre stato così. Qualunque altra teoria è un insulto.» - Poi continuò: - «Puoi vederla come vuoi. Non mi serve la tua approvazione. Io la vedo diversamente, e ho diritto al mio punto di vista. Non puoi dibattere con la matematica, essa ha sempre ragione: volontari o meno, qualche kiriano ci va sempre in aiuto a Suna. E quando hanno attaccato Kiri? Chi è venuto da Suna? Nessuno.» - Un altro fatto, che però non bastava a Seinji per mettere fine ai discorsi. - «Ognuno ha diritto di vederla come vuole. Io la vedo come voglio vederla io, e sono sicuro del fatto che la mia visione delle cose sia chiara, lucida, e trasparente. Io ho ragione. E sono pronto a combattere per il mio ideale. Sono pronto a morire e sacrificarmi per Kiri, per un futuro migliore...»
    Forse li la partita sarebbe finita, forse no. Forse Seinji voleva stuzzicare il suo avversario, o forse voleva soltanto fargli abbandonare quella strada, che non avrebbe portato a nulla se non ad altri battibecchi.
     
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