Resa di conti o chiacchierata amichevole?

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  1. leopolis
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    «Dialoghi»

    A sentirlo parlare, quasi pensò che stava parlando la Giustizia e la Logica fuse in una persona sola. Ipocrisia? Volle credere di no. Forse un cuore puro, ma ne aveva dei dubbi. Al contrario di quanto fece a vedere, ritenne che tutto ciò che Atasuke ebbe da dire fu piuttosto logico, e normale, se osservato da un punto di vista esterno a Kiri. Diceva quelle che erano ovvietà: cose con un senso superficiale, non profonde, quindi. Senza quella che era la comprensione necessaria delle dinamiche nel gioco, Atasuke non avrebbe mai capito. Pur onesto, non poteva che rimanere al di fuori del cerchio, osservandone le dinamiche da esterno, ma non comprenderle. No. Un foglioso non poteva comprendere le dinamiche kiriane a prescindere.
    «Il luogo di nascita stabilisce la mentalità. Itai Nara è cresciuto principalmente a Konoha. Può un uomo cresicuto a Konoha guidare Kiri e farlo bene? Permettimi di esprimere dei dubbi.» - Dopo l'iniziale attacco, era turno di difesa: non poteva dargliela vinta così facilmente, e non glie l'avrebbe data. Cosa cercava di fare con quei attacchi? Cambiare Seinji? Sciocco. Le sue motivazioni, i suoi argomenti, le offese ricevute, il rimettersi gli occhi a posto dopo punizioni insulse... Tutto ciò lo aveva formato come una roccia: mai e poi mai avrebbe ceduto di un solo passo. Ma e poi mai, a costo di diventare noioso, ripetitivo, magari messo alle spalle al muro, non si sarebbe tradito. Certo che non si sarebbe tradito. Così, parandosi sia sulla scacchiera sia dinnanzi all'Uchiha, parlò di nuovo:
    «Ammettendo anche che tu abbia ragione e che Itai Nara sia un Mizukage legittimo, - cosa su cui ho dei seri dubbi, - rimangono comunque troppe offese, troppi attacchi verso la mia persona perché cambi il mio atteggiamento verso Itai Nara. Quel tipo non mi ha portato niente: solo dolore.»
    E di nuovo tacque. Era il suo turno di arroccarsi. Sì, era il suo turno di andare in difesa. Avrebbe abbandonato gli attacchi per un po': l'Uchiha aveva una difesa solida.
    «Posso anche tornare a Kiri a consigliarlo, se è questo che vuoi.» - Disse Seinji. - «Ma è troppo pieno di sé per darmi corda, e inoltre mi imprigionerebbe subito. Mi stai velatamente istigando al suicidio, forse?» - Chiese Seinji. Poi aggiunse: - «Ammetto però che tornare a Kiri non mi dispiacerebbe. Quel che mi dispiacerebbe è prendere ordini da Itai Nara.»
    E poi ancora, altri movimenti volti alla difesa: non voleva farsi prendere in controtempo. Se il re si fosse scoperto, la sua vita da scacchista sarebbe finita li. Ne valeva la pena? No.
    «Quel tipo mi ha causato troppo mali, perché riesca a guardarlo senza volerlo morto.» - Disse serio, ora gelido, quasi come un soldato. Poi continuò:
    - «Suvvia, lo sai che stavo mentendo. Il piano c'è, ma come ti ho detto non ti devi preoccupare di scoprire qual'è.» - Disse. - «Ti do la mia parola: morirà una persona sola.»
    Ebbe quindi da ascoltare tutte le parole di Atasuke in merito al motivo per cui Kiri dovrebbe qualcosa a Suna, ma rise soltanto di gusto.
    «Farneticazione inutili.» - Disse. - «Kiri con Suna non ha niente a che spartire, e se siamo ancora vivi, non è certamente merito loro. Nemmeno al 10% è merito loro. E' merito solo nostro e di nessun altro.E per quanto riguarda ciò che reputi essere una contraddizione... bhe... Anche i migliori talvolta possono perdere.» - Disse, e mosse il pezzo: la torre sinistra a fianco del suo re.
     
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