Hankachi-Otoshi

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    TROUBLE GAME

    The only way to make sense out of change is to plunge into it, move with it, and join the dance.




    Atasuke Uchiha era uno shinobi stimato e ben accetto a Konoha.
    Fu proprio in nome di questo rispetto che i due civili accolsero con gratitudine l'aiuto che il Chunin aveva offerto loro, ringraziandolo più e più volte con inchini che sembravano non volersi esaurire mai...
    ...eppure il giovane Uchiha non vi avrebbe badato troppo, giacché la sua attenzione era rivolta altrove, e cioè al messaggio che il suo clone aveva letto e di cui aveva subito la tecnica, rimanendo in questo modo cieco [CecitàLa cecità di cui sono puntualizzati i round non si annulla in mezzo rigo di post, ma si subisce, previo rimedio medico mirato, ovviamente.], una situazione che avrebbe forse ragionevolmente costretto lo Shinobi a sciogliere il kagebushin ormai inutile e a prestare soccorso in prima persona ai due commercianti, se ne avesse avuto davvero intenzione.

    Quale che fosse stata la sua decisione, tuttavia, non importava. La sua mente sarebbe rimasta concentrata sul messaggio che aveva arrecato quel danno, ormai evidentemente non più limitato al gioco di un bambino, ma a qualcosa di più serio.
    Con lo sguardo affilato e attento di chi comincia a comprendere le reali implicazioni di una vicenda molto più grave di quella immaginata, Atasuke prese il biglietto tra le mani e lo analizzò mentre la sua mente scandagliava ogni possibilità alla ricerca di quella più idonea al caso.
    “Non mi piace questa storia... Evidentemente il giocoso scrittore vuole giocare pesante” pensò l'Uchiha con il cuore gravato di preoccupazione... e a buon ragione, perché nel momento stesso in cui le mani toccarono il foglio, attorno ai polpastrelli si delineò un alone azzurro che illuminò la punta delle dita per appena due secondi prima di scomparire senza lasciare traccia.
    Una trappola?! Un secondo tranello?!

    No. Non era niente in realtà -come ebbe modo di rendersi conto il giovane Shinobi- perché non accadde proprio niente in seguito a quel breve bagliore. Sembrava quasi che l'artefice del messaggio avesse ordito quello scherzetto credendolo divertente quanto il resto di quel complicato teatrino di indovinelli, difatti anche se il ragazzo avesse controllato il foglio più volte si sarebbe reso conto che niente era accaduto e che questo, ormai, era solo un pezzo di carta scarabocchiato, che Atasuke si pose dunque in tasca prima di alzare lo sguardo verso l'alto, là dove una colonna di fumo si arrischiava verso il cielo, arrovellandosi su se stessa.
    Il caos attorno allo Shinobi continuava ad essere molto alto, la gente era spaventata e guardava in direzione del presunto fuoco come se questo fosse un chiaro segnale di pericolo di cui, addirittura, era giusto piangere.
    Ancora arrampicato in cima al palo, il ragazzino che aveva dato l'allarme, indicando il Clan Kobayashi come la sede di partenza dell'esplosione, non sembrava messo tanto meglio di quei civili. Chiaramente angosciato continuava infatti a scandagliare la folla sotto di lui e dall'espressione che aveva in volto era chiaro che non fosse pronto a fronteggiare una situazione del genere, qualunque essa forse... del resto era stato nominato Genin solo tre giorni prima, e anche se era così felice di sfoggiare il suo coprifronte legato al braccio per le vie di Konoha, solo per arrivare fino a lassù aveva dovuto arrampicarsi come uno scoiattolo visto quanto scarso fosse il suo controllo del chakra, il che la diceva lunga...
    Poi, improvvisamente, i suoi occhi bruni si posarono su Atasuke, e parvero improvvisamente sollevati.
    «Senpai!» Chiamò, fermando il Chunin prima che questo corresse in direzione del Clan dell'Airone. «Cosa posso fare?!» Strillò, agitato ma colmo di quella voglia di fare propria dei novellini. «Come posso aiutare?!» Insistette, ma poi, improvvisamente, fece una smorfia che sembrava quasi di dolore. «Devo chiamare rinfor–...» Ma non terminò la sua frase. Sgranando gli occhi in un'espressione sconcertata il piccolo Genin sembrò di punto in bianco farsi allibito e terrorizzato allo stesso tempo. «Che cosa succede?!» Urlò infatti, iniziando a muoversi disordinatamente sul palo. Incredibilmente solo il suo corpo si agitava: i piedi e le mani erano immobili. «Sono incollato! Non mi muovo più!» Strillò, e adesso il terrore si fece palese sul suo viso. Il naso cosparso di lentiggini si arricciò in una maschera di disperazione. «S-sono incollato! I piedi e le mani sono–...»

    Ma non ebbe il tempo di finire il frase che improvvisamente un rumore sordo crepò l'aria.
    Qualcosa ai piedi del palo si mosse, sparendovi dietro come per magia, qualcosa di vaporoso e chiaro, forse, ma tanto veloce da non essere probabilmente visto da nessuno che potesse confermarlo...
    ...benché tutti ebbero modo di vedere invece chiaramente cosa iniziò a succedere un attimo dopo: il palo iniziò pericolosamente a piegarsi.
    «COSA STA SUCCEDENDO?!» Strillò il ragazzino, dimenandosi come impazzito senza però muoversi di un millimetro dal posto in cui era. «AIUTO! AIUTO, SENPAI!» Urlò il piccolo mentre due grosse lacrime si affacciavano nei suoi occhi.
    Istantaneamente la gente cominciò ad urlare. Il palo, sulla cui cima svettava una luce e una piccola bandiera verde recante il simbolo di Konoha, stava cadendo proprio nella direzione di Atasuke, e la gente che si trovava su quella traiettoria iniziò a strillare.
    Se lo shinobi avesse cercato di fermare con le mani la caduta del palo si sarebbe ben presto reso conto che c'era qualcosa, come una pressione invisibile, che rendeva impossibile fermare la caduta... che fare, allora? Come agire? [Palo: durezza 3, potenza 20]
    Limitarsi ad indurre la gente a mettersi in salvo e lasciare che il palo cadesse giacché qualche danno ai tetti era niente in confronto alla vita di tanti innocenti? Oppure usare qualche tecnica per schermare i cittadini impazziti dalla paura che scemavano gli uni addosso agli altri urlando?
    Cosa? Cosa fare?
    Ma soprattutto: perché? Perché stava succedendo tutto questo –avrebbe forse pensato il Chunin, mentre con la coda dell'occhio si sarebbe accorto che il fumo proveniente da Magione Kobayashi non accennava a diminuire...

    Quale che fosse stata la decisione dello Shinobi, quando il palo avesse fermato la sua caduta tutti avrebbero potuto chiaramente vedere un altro biglietto appiccicato sul retro dello stesso.

    A lungo cercavamo...
    ...ma, ahimé, sbagliavamo!
    Non sei tu!
    Non sei degno!
    Il nostro tiro non è andato a segno!

    Uffi, uffi, uffi!!

    Proviamoci ancora!
    Corri, ora!



    ...anche questo messaggio conteneva un sigillo nascosto?
    Non restava che scoprirlo.


    [….] Quale che fosse stata la scelta fatta dal Chunin, se egli avesse deciso di recarsi subito dopo aver risolto il dubbio del foglio verso magione Kobayashi avrebbe scoperto con piacere di non essere intralciato benché di tanto in tanto avrebbe avuto la netta sensazione di essere pedinato... tuttavia, qualora si fosse girato, non importa quanto veloce, si sarebbe ritrovato a fronteggiare solo la normalità del suo villaggio: una casa con la porta decorata da vasetti di adorabili fiori variopinti e una stramba pianta vaporosa e soffice color bianco latte; una bancarella di frutta fresca che il commerciante cercava di vendere agli avventori strillando insistentemente le varie qualità della sua merce, sudando copiosamente per poi asciugarsi la fronte con uno strano ma davvero spumoso asciugamano candido; due cuccioli di cane che abbaiavano ad una pallina di morbido tessuto lanugginoso bianco crema...
    ...no, non lo seguiva nessuno. Eppure la sensazione era forte, cosa poteva essere –avrebbe forse continuato a domandarsi lo shinobi mentre arrivava presso il Clan dell'Airone. Questo sarebbe apparso ad una prima occhiata integro, e se non fosse stato per il corpo domestiche che persino da quella distanza si sentiva urlare in preda all'agitazione, non si sarebbe detto esservi successo niente.
    «Portate immediatamente dell'altra acqua! Dell'acqua!!!» Urlò improvvisamente una voce concitata.
    «Eh?» Fu la risposta. «EH?! EH?!»
    «HO DETTO DI PORTARE DELL'ACQUA!»
    Ruggì di nuovo la voce, in tono adesso tanto alto che Atasuke ne sarebbe stato investito anche solo trovandosi dentro il giardino d'ingresso: era Mayuko Arukawa, il capo domestiche, che sulla pedana d'ingresso della magione stava tuonando ordini, con tono insolitamente alto, ad un gruppo di ragazze spaesate che continuavano a battersi le mani sulle orecchie, guardandosi l'un l'altra come fossero in un sogno.
    «N-NON SENTO NULLA MAYUKO-SAN!» Gemette una delle ragazze, tale Chiasa. «N-NON SENTO NU...AH! ATASUKE-SAMA!!!» Esclamò improvvisamente, raggiante, la domestica, che arrossì subito mentre si girava ad urlare in faccia al Chunin degli Uchiha. «ATASUKE-SAMA!» Ripeté la cameriera, volendo forse apparire un passerotto cinguettante tutto per lui... un'impresa che invero le sarebbe riuscita piuttosto bene se solo avesse smesso di urlare tanto forte.
    Alzando gli occhi al cielo Mayuko Arukawa si portò una mano al viso, scuotendo poi la testa e accorrendo verso il ragazzo, di fronte al quale si inchinò profondamente facendo da parte Chiasa con un braccio.
    «Uchiha-sama, il Casato dell'Airone è lieto di darvi il benvenuto presso Magione Kobayashi.» Disse con l'educazione tipica di un luogo come quello. «Vorrei potervi accogliere come l'etichetta conviene, ma purtroppo attualmente stiamo affrontando un'emergenza di cui non riusciamo a venire a capo...» Poi, esitando, alzò brevemente gli occhi sul suo interlocutore. Parve pensare, infine annuì. «Qualcuno ha attentato alla vita della Principessa. O così abbiamo ragione di credere benché ella appaia del tutto contraria all'ipotesi.» Tentennò, dubbiosa. «Verrò redarguita per tanto spirito d'iniziativa, ma oggi il Signore e la Signora, come gli anziani Predecessori, sono fuori per un convegno di riunione al Paese dell'Acqua, e sono convinta che il vostro parere possa far piacere alla mia giovane Signorina.» Disse, indicando il corridoio con un braccio proteso. Il gesto bastò a far mettere di corsa in riga tutte le quattro giovani cameriere, che formarono le due file entro cui Mayuko avrebbe preceduto Atasuke. «Da questa parte, vi prego.»
    Benché il fumo si levasse ancora in ampie volte da un punto ben preciso della villa entro cui il Chunin fu condotto, non vi era puzzo di bruciato né segni di un attacco o qualche altra disattenzione che avrebbe potuto dare indicazioni al ragazzo su quanto accaduto, e il quale comprese perciò l'entità del fatto solo quando fu portato nei giardini centrali della magione.
    In mezzo ad un grande prato verde curato e pulito, vi era un grosso pacco aperto da cui usciva un quantitativo enorme di fumo nero. Di fronte alla scatola, con le braccia conserte, Ritsuko Aoki scandagliava l'oggetto attentamente, e dietro di lei, con una mano al mento e lo sguardo incuriosito vi era Shizuka: indossava un kimono primaverale rosa pesca estremamente semplice in confronto ai suoi soliti standard, fermato in vita da un obi di raso di seta color dell'oro. I capelli erano raccolti in una morbida treccia fermata da un fiocco bianco e la ragazza, scalza, si muoveva sul prato avanti e indietro cercando di guardare l'oggetto del caos più da vicino. Quando la sua attenzione fu richiamata da Mayuko, per poco non strillò di sconvolgimento.
    «Perché Atasuke è qui?!» Avrebbe infatti immediatamente abbaiato, indicando il ragazzo come se fosse un terrorista. Il solo aver sentito pronunciare quel nome indusse Ritsuko a girarsi con sguardo disgustato. «Avevo esplicitamente detto di rimandare indietro ogni Shinobi che sarebbe accorso! MAYUKO!» Ruggì la Principessa, gesticolando nervosamente.
    «Ma Ojou-sama... è da un bel pezzo che state guardando quell'oggetto e ancora non capite cosa possa essere o chi ve lo abbia inviato.» E girandosi verso il Chunin degli Uchiha avrebbe aggiunto: «Ojou-sama ritira sempre personalmente i suoi pacchi o la sua posta e non permette a nessuno di farlo al posto suo, non ha mai mancato a questo obbligo da quando è piccola in effetti, ma stamattina le stavamo tagliando i capelli...» I quali erano infatti più corti di un palmo, benché ancora lunghissimi. «...e perciò a prendere il pacco sono state le cameriere addette all'entrata. Pare che lo abbiano trovato sulla pedana, senza però riuscire a vedere il mittente. Sopra la scatola c'era un biglietto scritto con una calligrafia molto strana che diceva “Per Shizuka Kobayashi, il serpente argento dal kimono storto” che però è andato perduto quando la scatola si è aperta: ha fatto un enorme botto, rendendo sorde le ragazze, e poi ha cominciato a spargere ovunqu–...» A quel punto però dovette interrompersi perché Shizuka arrivò di gran carriera verso i due e con una mano tappò di botto la bocca a Mayuko, fulminandola poi con occhi dardeggianti di collera. Come avrebbe potuto notare l'Uchiha era incredibilmente struccata –una situazione che le toglieva almeno un paio di quegli anni che riacquistava sempre con il trucco da donna adulta che si faceva– e visto l'orsacchiotto vestito da suonatore di tamburi che teneva appeso all'obi, sembrava una bambina arrabbiata che strillacchiava a destra e a manca.... un'immagine molto lontana a quella che ci teneva tanto a dare di solito, insomma.
    «Ho detto che posso risolvere la faccenda da sola! DA SOLA!» Ruggì, girandosi verso Atasuke. «E tu perché sei qui?» Chiese di nuovo, insensatamente, come se non fosse normale dirigersi verso il presunto luogo di un attacco. «E' uno scherzo di pessimo gusto. Probabilmente Mariko ha di nuovo voluto fare la cretina, non le è andato giù che le abbia detto che è ingrassata.» Tacque, seria. «Ma è ingrassata di almeno due chili, te lo posso garantire.» Puntualizzò greve, quasi la notizia fosse essenziale. Come se lei non avesse problemi di quel genere, poi. «Beh comunque sarà andata da quel cretino di Kirou a farsi fare qualche marchingegno complicato per spaventarmi... del resto a parte assordarmi e farmi tossire i polmoni non avrei subito comunque chissà quale danno neanche se avessi aperto personalmente questo famigerato pacco... e aggiungo che se a scrivere quel messaggio in fondo alla scatola è stata lei, meno male che gestisce un negozio di fiori e cosmetici, perché come maestra di Shodo sarebbe un fallimento. Certo se il fumo la smettesse di accecarmi potrei anche leggere che c'è scritto...» Disse facendo spallucce per poi muovere i fianchi a destra e mettersi a braccia conserte. I lembi dell'obi, lasciati lunghi come quelli dei bambini, oscillarono alle sue spalle assieme al pendaglio a forma di orsetto. «...Ma non riusciamo a capire come fare a fermare il fumo, questo è il problema! Abbiamo gettato sopra acqua ma non funziona, se sventoliamo non cambia niente, non ci rimane che seppellirlo in una buca o, che ne so, fare qualcos'altro... anche perché di questo passo accorrerà tutto il villaggio a vedere che succede e dubito che mia madre e mio padre saranno felici di saperlo.» Gemette con voce strozzata mentre nella sua mente risuonava l'ultima raccomandazione di sua madre: “che non succeda niente mentre non ci siamo Shizuka... o ti vestirò da baccello edamame e ti farò pendere a testa in giù dal volto del terzo Hokage per due giorni...chiaro?”. Rabbrividì. «Ci vuoi dare un occhio tu?» Domandò a quel punto, pallida.
    Meglio rinunciare ad un po' di orgoglio piuttosto che vestirsi da fagiolo, dopotutto...
     
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17 replies since 22/3/2015, 21:07   1213 views
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