Hankachi-Otoshi

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  1. Arashi Hime
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    Y Danone
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    FEMALE INTUITION

    Trusting our intuition often saves us from disaster.




    Nonostante Atasuke Uchiha fosse un uomo talmente amante dei Genjutsu da cercarli ovunque (cioè, proprio ovunque), si sarebbe presto accorto che la sua passione segreta non aveva ragione di essere supportata nella realtà, perché... no, non erano illusioni quelle che il povero Chunin si ritrovò con orrore ad affrontare. Nessun palo illusorio stava cadendo: era tutto sin troppo vero.
    Per fortuna però la prontezza di riflessi del giovane Shinobi degli Uchiha, che seppe magistralmente gestire la situazione issando un muro a protezione dei civili e delle case di questi, evitò qualsiasi danno. Il palo di ferro, infatti, si abbatté sulla protezione di terra e si limitò poi ad oscillare pigramente fino a fermarsi del tutto. La sua caduta, rapida e violenta, accompagnata da un cigolio metallico raschiante come unghie di corvo su pareti di vetro, gettò nel panico la gente... ma soprattutto il piccolo Genin che sgranando gli occhi nel vuoto si limitò a intonare un virile e molto sentito:

    «NOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    MAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!»



    […] Aaaah, le nuove generazioni di ninja...

    Beh non che avesse molta importanza, perché quando il palo impattò sul muro, il ragazzino era già svenuto con un quantitativo preoccupante di schiuma bianca alla bocca e Atasuke Uchiha dunque, accorrendo verso di lui con rapidità, si sarebbe accorto che nessuna tecnica speciale o sigillo misterioso legavano le mani del pivello... quanto piuttosto un grosso e abbondante quantitativo di colla.
    Colla per bambini, per la precisione, di quella rosa al profumo di fragola... in qualche modo modificata, certo, perché non ci fu modo di staccare il ragazzino di lì nemmeno colpendolo ripetutamente sulla testa abbastanza volte da fargli battere la fronte sul palo (una possibilità però che, magari, avrebbe donato lui al risveglio un pò di coraggio in più). Benché rimanesse il dubbio su come avesse fatto quella colla a finire sulle mani e i piedi del ragazzino e a farlo aderire così bene al palo, quell'inconveniente, purtroppo impossibile da risolvere in tempi brevi, avrebbe dovuto indurre l'Uchiha a lasciarlo nelle mani del popolo e magari di qualche ninja medico (o un gestore di cartoleria, visto il fatto) per proseguire piuttosto lungo la sua strada... perché c'era qualcosa di ben più importante con cui fare i conti, e questo qualcosa era il foglietto appiccicato in fondo al palo crollato.
    Benché Atasuke Uchiha avesse buone ragioni di credere che anche questo messaggio contenesse chissà quale tranello misterioso, avrebbe avuto modo di ricredersi, poiché prendendo il foglio in mano si sarebbe accorto che niente sarebbe successo. La carta papiro stropicciata era pulita da qualsiasi tecnica...ad eccezione del solito piccolo bagliore che circondò per una frazione di secondo i polpastrelli del ninja, prima di spegnersi senza dare nessun tipo di problema. Esattamente come era accaduto in precedenza, infatti, il Chunin si sarebbe reso conto che oltre quell'irrilevante avvenimento niente accadeva, e avrebbe pertanto potuto leggere tranquillamente il foglio... che come al solito non sembrava contenere altro che un qualche giochetto di parole che però, a differenza di prima, sembrava essere stato scritto con irritazione. O delusione. O forse entrambi i sentimenti.
    A quanto pareva l'organizzatore di quella maratona di velocità ed intelligenza non era ancora intenzionato a smettere. Sembrava, per la verità, aspettarsi come qualcosa dal ragazzo degli Uchiha e non denotava di essere piacevolmente colpito dal vederlo “fallire” tutte le “prove” in cui lo metteva con tanto impegno. Come se fosse lui il colpevole, poi.
    Com'era comprensibile, continuare a vedere una persona senza volto fare danni nel proprio villaggio lasciando foglietti in cui sembrava incolpare l'unico malcapitato in grado di fermare il gioco, o quantomeno porre rimedio ai problemi insorti; Atasuke Uchiha sarebbe probabilmente stato pervaso da quel tipo di irritazione tipica delle pessime giornate e con quel solito sentimento sarebbe pertanto arrivato a Magione Kobayashi. Paranoico abbastanza da continuare a ricercare genjutsu ovunque, e puntualmente venendo sfatato nell'intento non trovando nient'altro che normalità in ciò che osservava, il ragazzo del ventaglio bicolore fu accolto da una situazione al limite del paradossale. In effetti, trovare la sede del più potente e ricco Clan non Shinobi delle Terre del Fuoco colmo di domestiche sorde che urlavano l'una all'altra tanto più forte quanto erano lontane, e con del fumo che usciva da chissà dove e non sembrava intenzionato a smettere, non era proprio la cosa più normale possibile; soprattutto visto il rigore e il rispetto dell'etichetta dei Kobayashi, un dettaglio quello che, come avrebbe potuto notare Atasuke, stava cominciando ad attirare diverse persone curiose e preoccupate di fronte al porticato d'ingresso della grande dimora tradizionale... e si sapeva, le voci correvano veloci. Anche troppo quando la famiglia oggetto del chiacchericcio era così famosa.
    Era forse un tentativo di minare la rispettabile reputazione della dinastia dell'Airone?

    «Atasuke, mi dispiace averti fatto venire fino a qui. Ero stata chiara con le ragazze di rimandare indietro chiunque arrivasse.» Sospirò Shizuka Kobayashi, affiancando lo Shinobi della Foglia vicino alla scatola dopo che si fu rassegnata al fatto che questo non se ne sarebbe andato nemmeno prendendolo a ceffoni. Senza i suoi stivalacci di cuio muniti di un ragionevole tacco era molto più bassa di quello che il ragazzo potesse supporre, in effetti arrivava lui solo alle spalle. «...Va tutto bene?» Avrebbe chiesto la Principessa, quando si fosse accucciata accanto all'oggetto, lanciando poi un'occhiata di sfuggita allo sharingan attivo di Atasuke. Era la prima volta che lo vedeva con la Genkai attiva, e per una certa ragione le fece un certo effetto...
    ...tre tomoe, mh? Beh, non che lei non ci sarebbe arrivata mai. Lo sapeva. Prima o poi anche lei. Certo. Anche lei. Cioè, dai. Perché lui si e lei no? Eh? EH?
    «Brutto demente.» Sbottò infine la ragazza, chiaramente offesa, mettendosi a braccia conserte e sbuffando. Ovviamente il poveretto che aveva appena accusato avrebbe avuto poco di che capire la ragione di essere improvvisamente diventato l'oggetto della sua irritazione, e certo avrebbe avuto modo di poterlo chiedere... se per pura disgrazia l'alto pino giapponese sotto il quale i due ragazzi erano accuciati non avesse perso una pigna, che cadde con precisione millimetrica sulla testa della giovane, la quale, alzandosi, strillò subito di dolore.
    «OHIA! MA CHE DIAVOLO?!» Urlò la Principessa, portandosi le mani alla testa con fare allibito.
    «Ojou-sama?!» Esclamò subito Ritsuko, azzerando rapidamente la distanza che la separava dai due per guardare con preoccupazione la sua padrona. Un secondo dopo stava già fulminando Atasuke con occhi dardeggianti di odio. Evidentemente era colpa sua che i pini perdevano pigne.
    «Dannazione pesava mille chili quella cosa maledetta, lo giuro!» Mugolò Shizuka, cercando di imporsi di non piangere. Non che riuscì bene nel tentativo: aveva già gli occhi umidi.
    «Hara maa... in effetti è proprio pesante!» Osservò Mayuko, avvicinandosi al trio e raccogliendo da terra l'oggetto inquisito. Cioè, almeno provandoci, per poco non dovette usare entrambe le mani. «Avrebbe potuto rompervi la testa in due come un cocomero giallo, signorina.» Disse allegramente, quasi stesse parlando di fiori e biscotti.
    «Ah davvero?» Rispose in modo altrettanto gioviale Shizuka, sorridendo spensierata mentre prendeva dalle mani della domestica la pigna. «SIANO MALEDETTI GLI DEI ALLORA, MA CHE DIAVOLO SUCCEDE OGGI?! QUALCUNO MI VUOLE AMMAZZARE O COSA?!» Abbaiò la ragazza, scagliando con violenza il cono legnoso verso la scatola fumante.

    E quella fu l'ultima cosa che fece.

    La scatola infatti, apparentemente posta sotto la pressione violenta del colpo, semplicemente... esplose. Esplose sul serio quella volta, però [Cartabomba II: potenza 50, diametro 1,5 metri, raggio 5 metri] e lo fece con tale rapidità e imprevedibilità che non ci sarebbe stato tempo per fare nient'altro che scansarsi in qualche modo! Ma colpo fu davvero potente... sarebbe riuscito il quartetto di persone, posto a così breve distanza dall'oggetto, a scappare in tempo?!

    La risposta Atasuke Uchiha probabilmente non sarebbe riuscita a darsela fino a quando non si fosse messo al sicuro, qualora ce l'avesse fatta. Solo allora, infatti, avrebbe potuto cercare disperatamente con lo sguardo Shizuka e le altre due donne... rendendosi conto che tutte e tre si trovavano a dieci metri di distanza dal punto dell'esplosione, distese a terra ad eccezione di Ritsuko, che si stava già riportando lentamente in eretta postura per avere il tempo di allungare la manica del suo kimono sul braccio destro e nascondere la mano dentro d'essa. Un istante dopo, stava già urlando.
    «Qualcosa si è mosso più veloce dei miei riflessi.» Gemette Shizuka, portandosi le mani alla testa come se solo ipotizzare quella cosa fosse pura follia. Improvvisamente ebbe un vago senso di nausea e si accorse di avere un forte dolore allo stomaco. «Mi sono sentita tirare un calcio sulla pancia e sono stata sbalzata indietro, io non...non...» Balbettò allora, impallidendo. «M-mayuko...? Ritsuko?» Il gemito della capo-cameriera le rispose dal fagotto di stoffe ripiegato a terra che era diventata accartocciandosi su se stessa.
    «E' sicuramente il trauma, Ojou-sama. Sarà stata l'onda d'urto dell'esplosione a sbalzarvi lontano, è stata una fortuna. Voi state bene, non è vero?» Domandò allarmata la Kumori della Principessa, accarezzando con la mano sinistra il volto dell'interlocutrice.
    «Il trauma? Quale trauma?! Io sto benissimo! E di quale diavolo di onda d'urto parli?! Ti rendi conto, vero, che non è possibile?!» Rispose Shizuka, irritata, guardando l'Aoki con rabbia mentre ne allontanava la mano con uno schiaffo. «E poi cosa diavolo stai così tranquilla, Ritsuko?! Una bomba è esplosa in casa mia!»
    «Avete ragione mia signora, è stata una mancanza imperdonabile da parte mia, mi occuperò del resto io.»
    Rispose contrita la Kumori, inchinandosi profondamente. «Ehi, Uchiha. Vieni qui e stai accanto alla Principessa dei Kobayashi... e magari cerca di non fare nessun danno con la tua disgustosa presenza.» Si limitò a quel punto a dire la donna, riportandosi in eretta postura e lanciando un'occhiata irritata al Chunin. Solo quando questo si fu portato abbastanza vicino a Shizuka e Mayuko, però, si allontanò con un inchino. Un secondo dopo, era sparita dietro il primo angolo.
    «Va bene, Atasuke...» Mormorò Shizuka, quando il compagno le si fu avvicinato. «Cosa diavolo sta succedendo?» Chiese educatamente, aiutando Mayuko a sollevarsi da terra. La capo-domestiche, scuotendo la testa e barcollando pericolosamente a destra e a sinistra, fece cenno alla sua signora di non preoccuparsi, ondeggiando poi sconclusionatamente verso la pedana rialzata della magione, sulla quale si accasciò subito, schiantando la testa sul legno e rimanendo lì ferma.
    Dopo aver dato un'occhiata preoccupata alla donna, che dopotutto non presentava miracolosamente nessuna ferita o danno e dunque non necessitava di nessun reale aiuto se non forse quello di un terapista, la giovane kunoichi ritornò a guardare il ragazzo degli Uchiha e dopo averlo fissato un attimo scosse la testa. Alzando istintivamente una mano, andò a posarla sul torace di lui.
    «Di solito sono io che finisco in qualche guaio e ti ci tiro dentro...» Prese a dire la Principessa, accennando ad un sorriso. Per quanto sembrasse provare a fare il contrario, sembrava preoccupata adesso. «E' successo qualcosa?» Chiese ancora, dopo una breve pausa. «Cioè no beh, qualcosa è successo per forza... nel senso, diavolo, è scoppiata una fottuta bomba nel giardino della mia dannata casa. Farai tu i conti con mia madre per quel buco.» Disse, pallida, indicando la voragine aperta al suolo. Chiamarlo solo “buco” era riduttivo. «Atasuke... siamo amici, lo sai no, come funzionano queste cose...» Borbottò. In verità l'unica a non sapere come funzionassero, era lei. «...ci si aiuta a vicenda quando serve e altra roba del genere.» Aggrottò la fronte, perplessa, e stringendo a quel punto, per istinto, la divisa del ragazzo tra le dita, la Principessa della Foglia parve intenzionata ad avvicinarsi ulteriormente. «Cioè, penso che–...» Fece appena in tempo ad esordire.

    Già. Appena in tempo. Perché poi una grossa caramella bavosa la colpì con una precisione millimetrica sulla fronte.

    «...M-MA COSA MALEDIZIONE SUCCEDE OGGI?!» Ruggì la Kobayashi, toccandosi la fronte appiccicosa e trasalendo disgustata nel rendersi conto quale fosse la causa. «VOLEVO SOLO FARGLI UNA CAREZZA SUL VISO!» Urlò allibita, come se stesse dicendo la cosa più normale del mondo.
    […] Beh, non che Shizuka Kobayashi fosse famosa per il suo acume in quel genere di situazioni.
    Appena pronunciò quelle parole, però, qualcos'altro la colpì dietro la nuca: un nocciolo di caramello leccato. Che puntualmente le si appiccicò ai capelli, intricandoglieli.
    «M-ma che...» Sgranò gli occhi la kunoichi, sconvolta. Affilando i suoi sensi si rese conto che no, non sentiva la presenza di nessuno e questo non era poi troppo normale, perché certo non era la migliore tra le combattenti, ma era un'infiltrata e sentire la presenza altrui faceva parte del suo stramaledettissimo lavoro. «A-atasuke, per caso quella tua vicina di casa brutta e fastidiosa a cui piaci tanto è morta e mi sta perseguitando sotto forma di spirito, oppure che cosa...?» Domandò a quel punto la ragazza, facendosi pallida. L'irragionevolezza dei Kobayashi colpiva ancora. «No, perché ho idea che ci sia qualcuno che mi vuole morta in questo momento... cioè non so...» E rabbrividendo si strinse nelle spalle. «...I-istinto femminile, diciamo.»

    E come tutti sapevano, l'istinto femminile non sbagliava mai.
    Un istante dopo infatti una freccia rosa, simile a quella che aveva colto alla sprovvista lo stesso Shinobi degli Uchiha la mattina, si conficcò nel terreno quasi infilzando i piedi di Shizuka, che percependo almeno quell'arma arrivare, si scansò all'ultimo istante facendo appena in tempo a staccarsi da Atasuke per poi indietreggiare pericolosamente all'indietro.
    Attaccato alla freccia vi era un foglietto che, proprio come Atasuke avrebbe avuto modo di sospettare, si aprì da solo, srotolandosi sotto gli occhi dei due ragazzi e rivelando subito il suo messaggio:

    Gallina!
    Metti le mani apposto!
    Coccodè!!!



    Silenzio.

    «Gallina a chi?» Sibilò Shizuka, avvampando fino alla punta delle orecchie. Evidentemente si stava irritando più per il contenuto del messaggio che per il fatto che una freccia rosa contenente un biglietto fosse praticamente piovuta dal cielo.
    [...] Aah... il sangue dei Kobayashi era potente, in lei...
    «Non ho fatto proprio niente!» Insistette infatti, fulminando poi con lo sguardo Atasuke... come del resto era abbastanza prevedibile. «E questo scherzo è già durato troppo, bastardo! Dacci un taglio o giuro che...» Ringhiò, avanzando verso lo Shinobi, probabilmente pronta a rifilare due o tre ceffoni al povero malcapitato.
    Questo, ovviamente, prima che un sasso la colpisse alla schiena.
    «OK!! QUESTA GAG HA SMESSO DI ESSERE DIVERTENTE CIRCA TRE ATTENTATI ALLA MIA VITA FA!» Urlò la Principessa del Fuoco, portandosi una mano alla schiena e strillando di dolore. Fece appena in tempo a inginocchiarsi a terra e battere la fronte sull'erba, gemendo come un animale straziato, che qualcosa alle sue spalle si aprì con uno scricchiolio cartaceo.
    Attaccato al sasso, infatti, Atasuke avrebbe potuto vedere che vi era un altro foglietto. A differenza dei precedenti, però, non si aprì da solo e se il ragazzo ne avesse voluto leggere il contenuto avrebbe dovuto aprirlo personalmente. Come si sarebbe presto reso conto nemmeno questo messaggio conteneva qualche misterioso tranello, ma anzi sembrava essere stato scritto di fretta e furia da due mani diverse, l'una partita dal basso e l'altra dall'altro, tanto che le frasi al centro del biglietto erano tutte accalcate e persino difficili da leggere:

    Il nero e il bianco non si devono mischiare,
    sai quanti problemi possono altrimenti capitare?!

    L'oscurità è troppo profonda,
    e il bianco mai ritorna,
    se lì dentro purtroppo affonda!

    ...Ma del serpente il drago ha bisogno
    se di trovare la strada per fukatou
    ne ha il grande sogno!



    Un altro indovinello... ma cosa poteva significare? E soprattutto, cosa sarebbe potuto accadere, stavolta, se non fosse stato in grado di rispondere correttamente...?
    «Mh? Cosa c'è scritto?» Chiese improvvisamente una voce alle spalle dell'Uchiha. Shizuka, alzatasi lentamente da terra con una mano sulla schiena, si stava avvicinando all'amico, e appoggiandosi a lui con ostentata teatralità, tanto da potersi distendere frontalmente e quasi per intero sulla sua schiena di lui, ghignando nel mentre in modo abbastanza preoccupante, lesse il messaggio dalla spalla del Chunin degli Uchiha. Un istante dopo, sembrava dubbiosa. Purtroppo, però, lo era per il motivo sbagliato. «"Otafuku"?» Disse infatti, perplessa. «Ah, l'anagramma, dico.» Osservò, alzando un braccio sopra la spalla di Atasuke e battendo l'indice della mano sinistra sulla parola “Fukatou”.
    [...] Evidentemente non aveva problemi con il fatto che qualche presenza sovrannaturale e impossibile da percepire stesse lanciando messaggi e facendo esplodere bombe nel giardino di casa sua. Qualunque tipo di vita Shizuka Kobayashi avesse condotto fino a quel momento e di qualsiasi genere fosse la sua realtà familiare, di una cosa sola Atasuke sarebbe stato certo: era una donna davvero difficile da sorprendere. Emh.
    «E' un anagramma. Da piccola ne andavo matta. Di questi e altre decine di cose strane per una bambina. Comunque sia, al tempo anagrammavo qualsiasi parola e creavo un vocabolario segreto con cui parlare con Ritsuko, era la mia grande passione. Mia nonna piangeva ogni giorno per questo vizio.» Rise la Principessa, rammentando. «Ma è un segreto, non lo sa nessuno eccetto la mia famiglia... quindi mi raccomando, Acchan...» Cinguettò la kunoichi, avvicinando pericolosamente le labbra all'orecchio del ragazzo, sorridendo. «...Solo-tra-noi-due Sussurrò, sfiorando appena il lobo dell'orecchio dello shinobi....
    ...un secondo dopo, però, si girava di scatto, e con una prontezza di riflessi abbastanza anomala afferrò al volo l'ennesimo sasso. Scoppiando in una risata trionfale, la donna si buttò di scatto verso la chioma del grande pino da cui era caduta la pigna che le aveva quasi aperto la testa in due, muovendosi ad una velocità incredibile considerato che indossava un kimono.
    Neanche a dirlo, però, un secondo dopo cadeva al suolo, sbattendo il sedere sull'erba.
    «Ma che diavolo...» Sibilò la ragazza, strillando di dolore. «...ho afferrato qualcosa, ma...» Gemette... ma poi, guardandosi le mani, si rese conto che quel qualcosa era molto simile ad una secchiata di bava. Ne aveva la mano ricoperta, in effetti.
    Di bava e di un biglietto con su scritto una sola parola, elegantemente tracciata: “cretina”.

    Silenzio.

    «...Molto bene, Atasuke.» Disse la ragazza, sorridendo nell'alzarsi da terra. I suoi occhi si erano fatti di due gradazioni più scuri rispetto allo splendido verde smeraldo che era loro peculiare e il suo volto, snaturato in un ghigno grottesco, sembrava la maschera di un Oni pronto a divorare un innocente. «...Dobbiamo andare ad Otafuku insieme, ora, vero Domandò con voce abbastanza inquietante.
    Era evidente che la domanda non presupponesse obiezioni. In effetti Shizuka, al pari di Heiko Uchiha, era quel tipo di donna che non apprezzava essere contraddetta... tanto meno quando era arrabbiata.
    E ora era molto arrabbiata. E questo Atasuke lo avrebbe capito quando si rese conto, sudando copiosamente, che per prepararsi di tutto punto con la sua divisa ninja, Shizuka ci aveva messo solo dieci minuti...

    ...chissà quanti ne avrebbe impiegati per incenerire i Gate della Foglia?
    Già, perché quando i due ragazzi arrivarono all'accesso del Villaggio, sul suolo, incisi a forza per terra, c'erano dei numeri:

    2 16 4 256 16 65536 256



    E a questo punto, era evidente, la faccenda cominciava a diventare un pò più che lo scherzo di qualche simpatico burlone.
     
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