Hankachi-Otoshi

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  1. Asgharel
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    Narrato

    °Pensato°
    «Parlato»
    "Parlato" (altri)
    -Citazioni-


    [Abilità/Potenziamenti/tecniche]


    Hankachi Otoshi 六

    ~L'accordo?~


    Atasuke, non poteva percepire ciò che lo stava circondando, e nemmeno ciò che stava accadendo al piano superiore tra Shizuka e le due piccolo kitsune. Fortunatamente per loro, per quanto la lotta fosse furibonda, Atasuke era relegato in un mondo a se stante, o meglio, la sua mente era in un'altro mondo, un mondo illusorio, un mondo che non esisteva, ma che era composto di attimi, di momenti esistiti realmente, di storia ormai perduta e dimenticata.
    Attorno a lui, vi erano molte ombre, nascoste nell'oscurità. Ombre che Ataauke non conosceva, ombre di cui non sapeva nulla, ma che, forse, avrebbe avuto il piacere e l'onore di conoscere di li a poco.
    Tornando però al “sogno” alla sua domanda, non seguirono risposte, solo un vuoto e cieco silenzio, mentre lui rimaneva in quel limbo, composto dal nulla più totale.
    Inutile dire che temette di aver detto qualcosa di sbagliato, di aver in qualche modo offeso la mano che lo aveva portato in quel luogo onirico. Oppure, peggio ancora, di aver dato le risposte sbagliate.

    °Spero solo di non essermi scavato la tomba a questo punto...°


    Pensò tra se. Ma fortunatamente, la voce, o meglio: le parole tornarono a fluire, ridandogli una fioca speranza.

    “Esse erano creature votate alla bontà. In loro non vi era mai stata intenzione protesa alla violenza. Incapaci di punire gli altri con la cattiveria tipica di chi non ha scopo ma solo malizia, avevano attinto all'amore nutrito per gli umani così da essere in grado di combattere”


    Osservò con meraviglia lo spettacolo che gli veniva mostrato, ignorando quasi per un'attimo di trovarsi dentro a qualcosa di decisamente ampio, qualcosa di decisamente forte, qualcosa che andava ben oltre le sue conoscenze e capacità. Per un'istante, dimenticò quanto era accaduto in quella giornata, tutte le fatiche, i pericoli ed i misteri. Per un'istante solo, rimase sospeso, accettando ciò che lo circondava.

    “Esse avevano combattuto per un ideale: quello della giustizia. Della pace. Della comprensione. Consce che il mondo in cui avevano desiderato rinascere, sangue e carne come qualsiasi altra creatura, non era destinato a comprendere le cose con l'accettazione, si erano fatte parte di un percorso che credevano avrebbe portato alla serenità di un tempo, quando le parole erano quelle della mente e le espressioni del volto la rappresentazione delle reali intenzioni di ognuno.”

    «Un mondo onesto... Un luogo che temo di non aver mai incontrato nella mia vita... Forse un sogno di un tempo remoto...»


    Si ritrovò a pensare ad alta voce, nel leggere quelle parole, anche se il termine più corretto forse era “sentendo” quelle parole, dato che letteralmente le sentiva come proprie, quasi come se anziché venir scritte o pronunciate nascessero dal nulla, facendosi percepire con ogni organo sensoriale dell'Uchiha.
    Le parole, candide come la neve, scivolarono via, sostituite nuovamente da altre parole, da un'altro passo, seguito poi da una nuova scena.

    “Perdendo il loro legame con le anime umane a cui si erano rese devote, esse avevano perduto anche la loro capacità di credere. Esse, avevano smarrito il grande dono di capire cosa era giusto e cosa era sbagliato. Cosa era buono e cosa era cattivo. Incapaci di trovare la via che in passato sapevano di aver intrapreso con ardore, esse hanno allora giaciuto nell'attesa che qualcosa cambiasse. Ma nulla era cambiato. ...E così decisero di cercare.”

    °Cercare... quindi stanno cercando... qualcuno? Qualcuno con cui legarsi nuovamente?°


    Osservò il bambino, che con difficoltà correva, inciampando nelle imperfezioni della strada, tuttavia correva. Correva ed intanto, a poco a poco si faceva uomo, guadagnando abiti, simboli e forza. Correva senza concedersi sosta, correva. E mentre continuava a correre, Atasuke ne riconobbe subito il coprifronte, che d'un tratto comparve sulla fronte dell'uomo, come il lungo haori.
    La longilinea figura correva verso una direzione ignota, sempre dritto, senza nessuna esitazione, senza alcun cambio di direzione. Possibile che fosse quella che le Kitsune speravano venisse percorsa dell'uomo? Era forse lui quell'uomo? E quella, era forse la strada che lui aveva percorso e che lo aveva condotto fino a quel luogo?

    “Esse cercarono qualcuno in grado di poter ricordare loro cosa significasse conoscere l'orrore, ma scegliere la giustizia. Esse cercarono qualcuno che pur convivendo con il male, decidesse di sedere nel bene. Esse cercarono, e lo fecero per abbastanza tempo da rendere i semi, sequoie. I ruscelli, oceani. Alla fine, trovarono qualcuno.”

    °Qualcuno?°


    Pensò, osservando la pioggia di cristalli che venne scaturita dalla rottura dell'ennesima scritta e che cancellò nuovamente la precedente immagine, a cui se ne susseguì un'altra, un'immagine nuova, anche se come tutte le precedenti nasceva dal passato.
    Attorno a lui, nell'oscurità, che prendeva forma, non vi era nulla, ad eccezione di tre figure, che comparvero una dopo l'altra, o almeno fu Atasuke a notarle in rapido susseguirsi.
    La prima, molto simile a shizuka, era una donna dallo splendido kimono, incatenata da fiamme nere che si perdevano nell'oscurità. Ella guardava ad est, con una fierezza senza pari. Una madre, gli venne da pensare, una madre che difende i suoi figli anche a costo di compiere le peggiori nefandezze, questo gli venne suggerito, ma quale fosse la realtà di quell'immagine, nessuno aveva ancora potuto dire nulla.
    Alle spalle della stessa, un'uomo, dalla stazza non indifferente, guardava nella direzione opposta. Duro, fiero, mentre alle sue spalle un'entità gigantesca e malvagia guardava nella medesima direzione, con un'inquietante sorriso, non dissimile da quello della donna.
    “Raizen”, riconobbe la sua mente, o quantomeno ne assimilò le due figure, riconoscendo in egli alcuni dei suoi tratti caratteristici, oltre che il demone Volpe, di cui Atasuke conosceva l'attuale posizione: Il corpo del colosso.
    Davanti a lui, la terza figura, una figura assai nota che sembrava osservare direttamente Atasuke, con un sorriso che ne segnava il volto. Tuttavia, il sorriso di quella figura, era differente, era un sorriso sincero, amichevole. Non gli fu chiaro se questa sensazione di fiducia nascesse proprio dalla figura che aveva dinnanzi o se perché la trovasse tanto familiare da specchiarvisi.
    Si mosse, l'Uchiha, guardando con attenzione quel trio, muovendosi appena, girando attorno a quella figura cristallina, rendendosi sempre più conto del fatto, che non vi erano somiglianze tra lui e quella figura, ma che lui era quella figura. Lui era la terza figura.

    “Egli sedeva tra due tipi diversi di verità, distanti ma uniti, malvagi ma giusti. Era un'unione troppo forte perché egli potesse farne parte. Ma era comunque solido abbastanza da sopportare quel giogo senza che questo lo rendesse un Corrotto.
    Eppure anche lui, dentro di sé, serbava il demone che nasce dal seme dell'oscurità.”


    Atasuke ascoltò quelle parole con rabbia, rammentando bene a che cosa si riferissero. Una sola volta aveva perso il controllo ed ormai si potevano conteggiare alcuni casi in cui quel seme, si era fatto sentire. Per molte persone, l'anima è una sola. Una singola entità, composta da molte sfaccettature, alcune miti, altre malvagie, alcune vendicative, etc...
    Ma per Atasuke era una cosa diversa. Bipolarismo, alcuni avrebbero detto, ma per lui, era ancora un'altra questione a se stante, decisamente collegata dalla mera psiche. Era qualcosa di più profondo, qualcosa di netto e fortunatamente non ancora tangibile.
    Egli aveva diviso la sua anima in due parti, da una parte, quella dominante, vi era l'Atasuke che tutti conoscevano, solare, amichevole, gentile. Dall'altra, una parte meno solare, meno luminosa, decisamente meno pura. Li, aveva stipato tutta la parte oscura di se stesso e questa, aveva cominciato a crescere poco alla volta, venendo fuori in un momento di debolezza, davanti al colpevole della morte della madre. Li Atasuke si era abbandonato. In quell'occasione, seppur per pochi istanti, quel seme sembrava aver dato i suoi frutti, anche se durarono pochissimi istanti prima di appassire.

    “Esse si chiesero: può egli rinunciare completamente alla parte scura di sé? Egli può, nel nome della giustizia e della bontà, decidere di rendersi acqua che scorre per non contaminarsi del Fuoco che arde e del Vento che ulula? Esse si chiesero: egli può essere colui che insegnerà loro, ancora una volta, le risposte del mondo, cercandole e scoprendole insieme. Egli sarà pronto oppure no a ricordare ciò che è giusto pur essendo nell'orrore, a percorrere la strada che lo condurrà alla scoperta della verità e, attraverso d'essa, a conquistare il loro cuore... con il rischio che questo non voglia ascoltarlo, né assecondarlo, né accettarlo?”


    Quelle parole, lo destarono dai suoi pensieri, riportandolo a quella che era diventata da alcuni minuti la sua “realtà” e da cui non sarebbe fuggito, se non alla fine di tutta quella specie di prova, o qualunque cosa fosse quella in cui era capitato.

    “Egli può essere colui che le porterà alla scoperta del mondo e della verità.
    Insieme vivendo. Insieme amando. Insieme attendendo. Attendendo il giorno in cui la pace tornerà. La giustizia canterà. L'uomo e la Volpe danzeranno in cerchio, su fiumi di nubi e venti di melodia.Egli potrà essere il flauto che suonerà la loro rinascita? ”


    E nuovamente il silenzio cadde, attendendo, evidentemente una sua nuova risposta, risposta di cui Atasuke non era neppure così certo.
    Certo era palese che lui, per un qualche motivo era colui che stavano cercando, oppure, lo ritenevano per qualche misterioso motivo degno di un qualche incarico, tuttavia, qual'era il motivo? Perché proprio lui? Che cosa aveva di tanto speciale per essere meglio di molti altri?
    Eppure lui non era un fervente apostolo, non era un monaco, anzi, molto spesso dimenticava di partecipare alle cerimonie, quindi perché lui?
    Ma forse quella domanda, non avrebbe mai avuto una risposta, o quantomeno non in quel momento.

    «Vorrei... Davvero, vorrei tanto essere l'uomo che state cercando, tuttavia...»


    Si fermò per un'istante, quasi a chiedersi che cosa stesse effettivamente dicendo. In fondo avrebbe potuto mentire, avrebbe potuto auto elevarsi al grado di prescelto, dichiararsi come l'uomo che stavano cercando da millenni, magari guadagnandosi in un sol colpo la loro fiducia, mostrandosi sicuro e retto.
    Ma si rese conto che non era così. Mentire, a quel punto, sarebbe significato semplicemente ammettere di aver fallito, di essere solo un bell'involucro candido il cui cuore è marcio e nero come il seme che egli sapeva di avere ma che non voleva fare attecchire.
    A che scopo mostrare di essere retti agli occhi, quando l'anima è china, storta e deforme?

    «Tuttavia, voi stesse avete detto: “Eppure anche lui, dentro di sé, serbava il demone che nasce dal seme dell'oscurità.” Quindi, come potrei io, dichiararmi in qualche modo come colui che state cercando da una vita? Mentirei a voi e prima ancora... A me stesso... Certo, potrei dire che sono io quell'uomo, potrei dirvi di fidarvi e di seguire me... Ma con che faccia dopo potrei guardarvi se quel seme germogliasse anziché finire estirpato come vorrei?»


    Il suo sguardo si fece cupo, triste. Chinò il capo, in segno di umiltà, mentre i suoi occhi guardavano le sue mani, che ora si stavano levando, quasi come a voler sollevare un vassoio o dell'acqua da un fiume immaginario che poteva scorrergli dinnanzi.

    «Io non so se sono l'umano che meritate... Però... So di essere disposto ad aiutarvi a trovarlo, se voi vorrete darmi fiducia. Non mi faccio vanto d'esser buono, giusto o retto. Ma posso assicurare che ogni giorno, faccio il possibile per esserlo, come voi sembrate sapere bene. Non mi faccio vanto d'esser puro e candido, come Shizuka più volte ha sostenuto, dato che non lo sono e voi stesse lo sapete. MA posso dire di essermi impegnato fin'ora per cercare di eliminare quel seme nero...»


    La sua voce era calma, pacata. Il suo sguardo triste iniziò a levarsi, quasi come volesse guardare negli occhi quell'entità con cui era in contatto ma di cui nulla sapeva, se non che, probabilmente, si trattasse di una kitsune.

    «Io non so, se sono l'uomo che cercate, tra le mie doti non vi è quella della chiaroveggenza necessaria a predire il futuro, tuttavia, conscio dei miei limiti e dei miei difetti, non vi chiedo di affidarvi a me. Vi chiedo piuttosto: Vorreste darmi la fiducia necessaria almeno per provare a percorrere insieme la strada? Volete provare a cercare con me le risposte alle domande che mi avete posto? Vorreste provare a tornare a vivere, con me?»


    Il suo sguardo, da triste si fece fiero, deciso. Non c'era più dubbio nella sua mente, solo sincerità e risolutezza. Allargò le braccia, come a voler chiaramente abbracciare chiunque gli si palesasse dinnanzi o forse per dare una sorta di solennità a ciò che stava dicendo.

    «Io non so, se ne sarò degno. Ma so che voglio stringere con voi questo patto di alleanza. Se sono io l'umano che state cercando, sarò lieto ed onorato di assolvere al compito assegnatomi. Se per malaugurata sventura non fossi realmente io, essendone indegno, sarà mia premura aiutarvi nel cercare l'umano che state cercando. Ma in entrambi i casi, posso garantirvi che non sarà un percorso breve e probabilmente non sarà affatto semplice: ma lo percorreremo, fianco a fianco. Saremo alleati, amici, fratelli»


    Il tono divenne a mano a mano sempre più deciso e tonante. Ma non vi era rabbia o desiderio nella sua voce, come ci si aspetterebbe da un avido generale. Vi era compassione, ardore ed un pizzico di speranza.

    «E che mi siano testimoni gli dei! ...»


    Tuonò con dolcezza, mentre nella sua mente un turbinio di immagini iniziò a cadere, come neve in una bufera, circondandolo, accecandolo. Egli le riconobbe tutte, da quelle che facevano parte della sua vita e del passato, a quelle che mai aveva vissuto, ma che aveva appena ricordato.
    Quelle immagini gli diedero forza, risolutezza, decisione. Caratteristiche che ben possedeva, ma che sembrava aver dimenticato dopo tutti quegli orrori a cui aveva assistito.
    In un attimo, rammentò infatti che, pur essendo anche lui un umano, sino a quel momento si era distinto rispetto alla massa, non solo per le sue abilità, ma per il suo cuore. Tutti lo credevano addirittura bianco immacolato, puro ben oltre qualunque altro essere umano di quelle terre.
    Incorruttibile, dicevano alcuni, perfetto, dicevano altri. Semplicemente me stesso, rispondeva ogni volta Atasuke ad ogni commento, ad ogni lode che molti intessevano sul suo animo.

    «...Alla fine, avrete le vostre risposte e potrete tornare libere e liete come un tempo al fianco degli umani. Non posso promettervi i fasti di un tempo, ormai troppi umani si sono corrotti e nessuno di noi può definirsi puro, temo. Molti sfrutterebbero qualsiasi cosa per dominare gli altri, tuttavia, possiamo almeno provare a ristabilire la pace di un tempo. Forse non in tutto il mondo, magari non nel continente, ma un luogo di pace verrà creato, grande o piccolo che sia e mi adopererò perché si ampli quanto più possibile. Se vorrete darmi fiducia»


    Solenni erano le sue parole. Chiare, decise e senza possibilità di replica. Una promessa, fu ciò che diede a quella mano che continuava a scrivere, una promessa non vana, una promessa reale, sentita.
    Non poteva sapere se ciò che prometteva, era ciò che le kitsune volevano da lui. Non poteva sapere se la sua promessa fosse sufficiente per convincerle. Non poteva sapere come sarebbe andata a finire quella storia, ma sperava, con tutto il cuore, che dopo quanto accaduto fino a quel momento, quella giornata non fosse stata completamente vana.

    «Spero che questo inizio... sia di vostro gradimento. Non sono un'abile suonatore, ma sono certo che la melodia tanto agognata prenderà forma a poco a poco, se avrete la pazienza di restare ad ascoltare un giovane che ancora sta imparando le basi, magari guidandolo ed insegnandogli a suonare.»


    E con quiete si mise nuovamente ad attendere una risposta, a quel punto una qualsiasi risposta sarebbe andata più che bene, anche se, sperava in un qualcosa di positivo.
    La sua risposta era criptica, certo. Ancora una volta le sue risposte erano tutto e nulla, come d'altronde erano quelle stesse domande, che per quanto dirette potessero apparire, ai suoi occhi mostravano una complessità non indifferente, e come egli stesso aveva umilmente ammesso: Nessuno tra gli uomini avrebbe potuto rispondere, o almeno nessuno che non avesse l'intenzione diretta di avvantaggiarsi e dominare a sua volta le kitsune.
    Sperava con tutto se stesso di aver trovato una forma di accordo con quelle nobili creature, che fino a poco prima, aveva incontrato solo nelle leggende.


    OT- Su, su che queste kitsune mi piaccion sempre più :riot: -/OT
    Chakra Rimanente: 53,25/60
    Vitalità Rimanente: 16/16
    Energia Vitale: 30/30




    Movimento: 18m
    Salti: 6 m
    Status Fisico:
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    Percezione: 6+6
    Furtività: 0+3

    Forza: 500
    Velocità: 500
    Resistenza: 500
    Riflessi: 575
    Agilità: 500
    Concentrazione: 500
    Precisione: 500
    Intuito: 500
    EquipaggiamentoProtezioni indossate:
    - Maschera "da Demone" [20; 3]
    - Mantello Nero [15; 3]
    - Cotta di Maglia Completa [40; 4]
    - Gambali in Ferro [30; 4]

    Mischia:
    - 1 Katana [40; 4]
    - 1 Wakizashi [20; 3]

    Varie:
    - 1 Respiratore [1; 1]
    - 1 Accendino [1; 1]
    - 3 Filo di Nylon [10m] [1; 2]
    - 3 Filo di Nylon Rinforzato [10m] [1; 3]

    Tonici:
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]

    Rotolo Armi a distanza:
    - 7 Kunai [8; 3]
    - 2 Cartabomba II Distruttiva [1,5m] [50; 1]
    - 2 Cartabomba II Deflagrante [4,5m] [25; 1]

    Rotolo Medico:
    - 1 Kit Primo Soccorso [10 usi] [1; 2]
    - 6 Antidoto Intermedio [2] [2] [2] [1; 1]
    - 2 Tonico di Ripristino Medio [4L] [1; 1]
    - 1 Tonico Recupero Medio [4b] [1; 1]


    Slot AzioneSlot Azione 1:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Azione 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot DifesaSlot Difesa 1:
    - Movimento all'indietro, Schivata [575 vs ???; 8/18m max vs 5m]

    Slot Difesa 2:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Difesa 3:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot TecnicaSlot Tecnica Base:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]

    Slot Tecnica Avanzata:
    - Ipotesi 1 [V; F; Pot]


    Slot FreeAzioni Gratuite:
    - Azione [Tipo; Slot]

    ConoscenzeConoscenze Utilizzate:

    Occhio di Falco (+3 Riflessi) [1]
    Abile: L'utilizzatore è in grado di scovare facilmente le trappole: la sua Percezione è incrementata dal bonus ai Riflessi o ad una statistica secondaria scelta all'acquisizione. Inoltre, l'utilizzatore è in grado di notare dettagli minori, ottenendo un vantaggio a riconoscere porte occultate, camuffamenti, oggetti e persone nascoste. Non incrementa la Percezione per trovare obiettivi furtivi.


    Carte Ninja [1]
    Arte: L'utilizzatore può incidere nelle carte ninja le informazioni conosciute, dialoghi, indicazioni senza la necessità di scrivere. Richiede slot gratuito Istantaneo.
    La carta può essere occultata, risultando bianca, e resa visibile a volontà del creatore. A discrezione del creatore è possibile permettere la lettura di tali carte agli estranei se soddisfano delle condizioni.

    (Consumo per carta: ¼ Basso


    NoteVarie ed eventuali

     
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17 replies since 22/3/2015, 21:07   1213 views
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