Problemi nell'Ovest

[News GdR]

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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Problemi nell'Ovest

    Il risarcimento Kiriano



    Ciò che leggevo in quel rapporto era sconcertante. Profughi provenienti da regioni così remote da non essere nemmeno ricordate raccontavano di morte ed atrocità. Ninja di Suna scomparsi. Ed ora persino un accampamento che sembrava essere spuntato dal nulla ad occupare parte del territorio Sunese. Che follia è mai questa? domandai a me stesso, sospirando.
    Mizukage-sama? Intende prendere provvedimenti? il funzionario Amministrativo che fungeva anche da delegato Accademico lì a Kiri mi guardò speranzoso. Se posso. Cosa mi sai dire della situazione politica nelll'ovest? Ben oltre Suna, intendo. l'uomo mi fissò per un secondo poi scosse il capo Non esiste una situazione politica a quelle longitudini Mizukage-sama. Tutto è caotico, è una landa senza legge ed autorità. Non è che abbiamo spesso notizie di ciò che succede in quella specie di terra senza legge. Annuii dunque posai il rapporto sulla scrivania, incrociando le ditatra di loro sul mio addome. Distesi le gambe e pensai un attimo.
    Suna vanta un credito nei nostri confronti. E mi assicurerò che Etusko paghi col suo sangue ogni goccia di sangue che verrà versato da onesti Kiriani per questa storia, così come Seinji Akuma. Quella storia del Jinchuuriki è stata a dir poco disdicevole. Ci andremo, anzi ci andrò. Se bisogna combattere, tanto vale che lo faccia io.
    Non è detto, Mizukage-sama.
    Questa è una flebile speranze. Troppo sangue è stato versato per lasciar spazio alla diplomazia, cionondimeno intendo fare un tentativo. Voglio supporto. Un ninja medico?
    Oh, l'ultimo esperto era Etsuko. C'è solo una Kunochi, una giovane appena promossa. Un'altra AkumaQuel clan mi perseguita.Meika Akuma, Mizukage-sama, la ragazzina coinvolta nella storia con quel gruppo di delinquenti.
    Annuii, interessato. Quella era stata una storia spiacevole: avevo voluto assegnare a due studenti una semplice missione di recupero, invece mi ero ritrovato a picchiare a sangue una confraternita di bastardi sanguinari con idee distorte quanto quelle di Seinji Akuma.
    Meglio di nulla. L'altro ragazzo, Akira. Promosso anche lui, vero? il funzionario annuì Bene, convocali entrambi. Saranno stati appena promossi, ma è la cosa più vicina ad una mezza squadra che abbiamo in questo Villaggio. Non mi dispiacerebbe che crescessero bene, ho visto potenziale. l'uomo annuì ancora una volta questa volta appena perplesso Che c'è? domandai.
    Siete sicuro? Sono solo Genin.
    Feci un cenno con la mano, distratto Me la vedrò io. Mi serve un ninja medico, almeno per rattoppare qualche ferita. Fa come ti ho detto e lascia fare a me.
    L'uomo annuì ed ossequioso uscì dal mio studio. Quella era una situazione decisamente schifosa.





    Entrambi i ninja sarebbero stati contattati rapidamente alle loro abitazioni. I funzionari si sarebbero assicurati che il messaggio gli arrivasse chiaro: il giorno dopo, all'alba al porto di Kiri. Lì ci sarebbe stato il Mizukage ad attenderli per una missione nel Paese del Vento. E la mattina sarebbe giunta davvero in fretta.
    Io attendevo al Porto fuori il Villaggio. Avrebbero potuto notare che non c'erano imbarcazioni. Oh, sicuramente non avrei perso tempo a fare il lupo di mare con giorni e giorni di viaggio noioso. Poco ma sicuro!



    Bene signori! Iniziata la News.
    Il mio post riguarda solo Kiri, se altri di altri villaggi intendono mostrarsi possono farlo. Ci vediamo a Suna per chi vuole, chi vuol fare altre strade è liberissimo, purché le descriva: io spiegherò quanto tempo ci vorrà ad arrivare.
    Non fatevi problemi a partecipare, sarà un evento giocabile da tutti i volenterosi :guru:
     
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  2. Gama
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    Problemi nell'Ovest

    1/?

    Con crudele sincerità lo specchio rifletteva un volto che non sapevo più distinguere.
    Le dita mi tremavano leggermente sfiorandomi il viso, una serie di bruciature e cicatrici che avevo riportato durante la prigionia presso gli Eretici Illuminati di Oto, mi accompagnavano e marchiavano in maniera indelebile il mio passato, influenzando il futuro e rendendo struggente il presente.
    Mi avvicinai ancora di più allo specchio, sporgendomi oltre il lavandino, la pelle era un'unica cicatrice che mi ricopriva il volto scarnificato, il naso era assente e solo il moncherino della cartilagine era rimasto come segno della sua passata presenza. La mano si allungò poi fra i capelli corvini che ancora ricoprivano il cranio, alzando la frangia vidi come la mia fronte era diventata una tela per il torturatore che con bisturi, fiamme e scosse elettriche aveva cercato di creare la sua opera, così la definiva.
    Iniziai a cercare nel mio sguardo, nei miei lineamenti, qualsiasi cosa che mi provocasse un'immagine della mia passata identità ma, indugiando sui segni di ciò che era accaduto, vennero a galla brevi attimi della mia agonia. Le urla, il freddo, il buio. Le loro risate mi rimbombavano nel cervello, come se cercassero una via per uscire, iniziò un forte senso di nausea e, quello che prima era un leggero tremolio, ora erano diventati degli spasmi ma niente, non mi azzardavo a distogliere gli occhi dai miei, mi scrutavo alla ricerca di me stesso. Forse avrei potuto fare un'operazione chirurgica per riportare i miei lineamenti uguali a prima ma ho il timore che, fatta l'operazione e ripreso il mio volto guardandomi nuovamente allo specchio, comunque non mi sarei riconosciuto.
    Quindi posai la mano e sentii il freddo ferro della maschera, la presi e la guardai era nera e raffigurava un viso senza espressione, un volto anonimo che non mostrava gli occhi quando la indossai, ma comunque indugiai a mantenere lo sguardo cercando nelle fessure nere all'interno della maschera un brillio che non arrivò.

    Ero stato recuperato nei territori di suna e portato al villaggio della sabbia dove ero stato tenuto in ospedale per qualche settimana affinché potessi recuperare il lungo periodo di prigionia. Fu proprio quando venni dimesso che arrivò una nuova richiesta d'aiuto da parte di Suna, allarme che fu diffuso anche dall'Accademia, da quanto mi venne riportato c'erano problemi a Ovest del paese e dopo la distruzione e l'uccisione di piccole comunità nomadi anche tre ninja del villaggio vennero uccisi, da lì l'immediato intervento dell'apparato militare.
    Non dovetti pensarci poi molto, era ancora troppo presto per tornare ad Oto e desideravo rimanere a Suna perché quel territorio, così arido e sterile, era quello che meglio riproduceva il mio stato d'animo in quel momento. Inoltre, avevo intenzione di riscattarmi rispetto alla precedente richiesta d'aiuto del villaggio della sabbia e, sebbene tutti i medici mi sconsigliassero di parteciparvi, io non li ascoltai e decisi che mi sarei fatto trovare nel luogo designato al raduno dei ninja.

    Il mantello nero tratteneva la polvere che veniva alzata nei pressi del mercato. Solo le scarpe, anch'esse scure, uscivano dal mantello che celava il resto del corpo, la maschera non mostrava la pelle ne del collo e tanto meno del volto; data la mia mole e il mio vestiario, che a qualche sprovveduto avrebbe potuto provocare timore, facevo breccia nella folla dove vecchietti, bimbi, donne e uomini molli si spostavano dalla mia traiettoria.
    Al di sotto del mantello le mie mani saggiavano il cuoio dei guanti da combattimento, li sentivo cigolare chiudendo e aprendo le mani. Attendendo gli altri ninja trovai un pezzo d'ombra dove decisi di sostare e guardai la gente passare provando invidia nella loro unicità cosa che loro davano per scontato ma che per me era una mera illusione, anzi era una realtà di fatto che fossi frutto di un esperimento e che non fossi altro che un Duplicante. Una copia di un ninja già esisto.
    Io ero qualcun'altro.


     
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    Problemi nell'Ovest

    La Chiamata


    Come un tuono.
    Stavo allegramente cincischiando ad occhi chiusi con uno dei miei tanti ciuffi albini, disteso su una comoda amaca che avevo appena legato tra due alberi dietro la mia piccola dimora, che sopraggiunse, tanto inattesa quanto sgradita, alle mie orecchie, la voce di Ryo.

    Erano passati solo pochissimi giorni da quella serie di (s)fortunati eventi che mi aveva visto immischiato in una contorta storia fatta di rapimenti, furti, vendette sanguinolente ed esplosioni. Più o meno causate da me e la mia compagna d'occasione Meika. Da ancora meno giorni ero, però, divenuto a tutti gli effetti un vero ninja. Il simbolo di Kiri adesso luccicava splendidamente all'altezza del mio petto sinistro, congiunzione di una serie di briglie che utilizzavo per riporre il mio fuuma kunai dietro la schiena. « Non ti azzardare ad usare una wakizashi, eh! » Aveva preventivamente chiarito Ryo. « Adesso non abbiamo tempo per andarla a prendere da qualche tuo lontano parente ad Aogashima, ma tuo nonno mi ucciderebbe se sapesse che non ti stai ad allenando a combattere con qualcosa di più adatto, o più simile, ad una vera spada. Quindi, usa questo. Quantomeno è più pertinente alle tradizioni del clan di tua madre. » E fu così che mi lanciò la pesante arma, a cui dovetti presto fare l'abitudine di portare sempre con me. Sapevo che controbattere non avrebbe portato a nessun risultato; già sentivo le minacce e le imprecazioni echeggiare nella mia testa. Ma torniamo a noi.

    Come dicevo, arrivò. Come un tuono. « AKIRA! » La figura di Ryo si materializzò accanto a me, senza che me ne resi conto. « Ma sei pazzo o vuoi farmi prendere un colpo!? Ti sento! Non sono sordo! E come diavolo sei venuto subito sul retro senza entrare in casa! » La mia posizione, infatti, era tutto tranne che causale. Conoscendo Ryo, che avrebbe urlato a prescindere da dove fossi stato o da che cosa stavo facendo, speravo che il tempo che avrebbe impiegato a capire che non ero presente in casa mi sarebbe bastato per darmela a gambe. « Da quando sei un sensitivo!? » Incominciai ad alzarmi lentamente dall'amaca, sgranchendo la schiena e le braccia al cielo. « Allora, che c'è di tanto urgente? Oggi mi sono già allenato se volevi insinuare qualcosa del... » Mi spiaccicò un foglio in viso. « Ma che diamine...! » Presi in mano il foglio, mentre Ryo incrociava le braccia. « Leggi! » Sbuffai leggermente, quindi incominciai a leggere. La mattina dopo, o meglio, all'alba sottolineava la missiva, mi sarei dovuto presentare al porto di Kiri per una missione. Destinazione: Suna. « Cosa diavolo...! Fa caldo lì, vero? » L'espressione di Ryo divenne ancora più austera, se questo fosse possibile. « Dannato idiota! Vedi il sigillo di chi è! » Svogliatamente andai a cercare il sigillo dietro la prima pagina. E, facendo girare l'amaca su se stessa per la sorpresa, caddi a terra con un tonfo sordo. Con la schiena a terra e le braccia ancora dritte che tenevano bene al sicuro il foglio, lentamente e con poco più di un sussurro di voce, pronunciai. « Il Mizukage? » Ryo sfilò dalle mie mani la lettera e si avviò verso casa. « Hai capito bene, piccolo idiota! Molto probabilmente stai andando in missione con il Mizukage in persona! » Mi rialzai da terra, togliendomi la polvere e il terriccio dagli abiti. « E perché mai dovrebbe chiamare me? Cosa gli serve, un portaborse? » Dissi, stizzito. « No vedo un incarico a te più idoneo e pertinente date le tue scarse capacità intellettive e dalla ancor più scarsa voglia d'applicazione! Ma non sarai te a gettar in cattiva luce il clan con i tuoi comportamenti, quindi incomincia a prepararti subito! Allora, devi andare a Suna, quindi portati tanta acqua! E non scordarti neanche il tuo equipaggiamento ninja! E poi... » Finii di ascoltarlo, più o meno, a quel punto, limitandomi a rispondere passivamente alle sue richieste. « Sì, mamma... Certo, mamma... Già fatto... » Il Mizukage in persona che chiedeva di me per accompagnarlo in missione, a quanto pare sarebbe stata una cosa grossa. Nutrivo certamente forti dubbi su quale sarebbe stato il mio ruolo, e inoltre già ero spazientito per le centinaia di pantomime che avrei dovuto fare per rivolgermi a lui anche per andare al bagno, le riverenze che avrei dovuto fare per il solo fatto che lui fosse il Mizukage, anche se non l'avevo mai visto prima di quel giorno. Il rispetto, per una persona, è dovuto, ma l'ammirazione deve essere guadagnata. Questo era parte del mio credo. E poi, comunque, gli ordini non mi erano mai piaciuti troppo. Certo, tutti noi dobbiamo eseguirli se vogliamo che, un giorno, i nostri ordini vengano eseguiti, ma non l'avevo ancora mai fatto con piacere. Cercai di non pensarci, l'alba era ancora lontana.

    E, invece, sopraggiunse troppo in fretta. Ancora stordito dal sonno, mi presentai al porto in orario, vestito ed equipaggiato di tutto punto, con un piccolo zainetto a tracolla contenente dei viveri. E lì, per la prima volta, lo vidi. Itai Nara, il Mizukage. Era ancora solo ed osservava il mare sopra una delle tante banchine del porto. L'unico problema è che non vedevo navi. Mi misi in ginocchio, a pochi metri dalla sua figura, per pochi secondi, quelli che sarebbero bastati a pronunciare poche parole. « Mizukage-sama, sono Akira Hozuki. » Quindi continuai, di nuovo retto. « Mi è arrivata la sua chiamata. Sono pronto a partire, ma... » Un attimo di esitazione, quindi uno sguardo interrogativo si manifestò sul mio volto. « Con cosa abbiamo intenzione di andare a Suna, se mi è concesso chiedere? »

     
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  4. -Meika
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    Problemi dell'Ovest

    Ancora Suna.



    Ero Genin da così poco tempo e sembravo avere già una sorta di rapporto speciale con Suna che rasentava il disgustoso. L'ultima volta che c'ero stata ero tornata intossicata e con un probabile colpo di calore in atto. Non era passata nemmeno una settimana e già dovevo tornarci! Mio padre mi raggiunse con la sua andatura claudicante (regalo della gamba di legno che aveva al posto della sua vera gamba destra) e mi rubò la lettera dalle mani con rapidità. Quindi la lesse e si fece una certa risata da sotto i baffi.
    Ancora Suna... dissi con un soffio, cercando uno spigolo contro cui sbattere il capo. Toh, c'è il Mizukage. Uscito all'improvviso dal suo guscio dopo due anni. Qualcuno l'ha finalmente avvisato della sua carica? Sì ok, ma perché? Perché me? Non è vietato da qualche convenzione internazionale mandare un ninja in missione a Suna per più volte in meno di una settimana? Lamentosa mi disse mio padre, tornando a sedersi sulla sua comoda poltrona. Sospirai e ripiegai la lettera.
    C'era anche il Mizukage. Non sapevo se essere contenta o meno: che persino il Kage si fosse mosso poteva voler dire che la missione era pericolosa. A quel punto c'era da chiedersi perché richiamare me che ero a malapena considerabile una genin inesperta. Ma a quelle domande avrei trovato risposta il giorno dopo.





    Mi rigirai nervosamente nel letto per tutta la notte. Non dormivo bene da quel giorno alla Vecchia Scuola. L'uomo in Nero prima di essere ucciso aveva detto qualcosa riguardo mia madre, qualcosa che mi aveva fatto venire seri dubbi riguardo l'effettiva morte di lei. Non avevo detto nulla a mio padre.
    Cosa vuol dire che a Taki "c'è una cazzo di troia che mi ricorda la tua faccia di cazzo"? Una che mi somiglia? forse era solo la speranza di una bambina orfana. Ma il corpo di mia madre non era mai stato ritrovato: lei era semplicemente... scomparsa. Mi addormentai a notte inoltrata e mi risvegliai all'alba, poco riposata, nervosa e con due notevoli occhiaie ad incornciarmi il viso. Mio padre era altrettanto sveglio: mi aveva preparato la colazione. Sorrisi nel vederlo armeggiare col caffè e prima di sedermi a mangiare non riuscì a non lasciargli un bacio rumoroso un fronte.

    Il porto era umido come sempre, ma non osai lamentarmi di ciò nemmeno mentalmente: presto Kiri mi sarebbe mancata. Ma quella volta ero partita premunita: nel mio zaino c'era qualcosa che contro quel caldo di sarebbe rivelato assai utile. Il mizukage attendeva e con lui c'era... Akira. Anche lui? Non l'avevo più rivisto dopo quegli avvenimenti - visto che mi avevano mandato a Suna, per l'appunto -. Mi avvicinai e porsi i miei saluti al Kage.
    Maika Akuma, Mizukage-sama. Attendiamo una nave? non osai ancora parlare ad Akira. Non avevo idea di quanto rispetto pretendesse il Mizukage ed il meglio che potevo fare era rimanere col ginocchio piegato. Per parlare con il mio compagno di (s)venture ci sarebbe stato un intero viaggio in barca di tempo.

     
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  5. Roronoa™
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    Di nuovo in missione!

    Paese del Vento pt. 1



    Possibile che non vi erano altri ninja di Oto da mandare a Suna? Aveva un nemico in Amministrazione, per la terza volta in pochi mesi doveva recarsi nel luogo che più odiava in assoluto.
    A quel caldo asfissiante, preferiva l'umidità di Kiri.

    Convocato nel palazzo centrale, quello danneggiato da Febh per intenderci, fu ricevuto dal diplomatico che si era firmato, nella missiva recapitata al giovane il giorno precedente, come "Robuchi Takata".
    Era un uomo sulla sessantina, ben vestito.
    Dopo la consueta stretta di mano, il funzionario, non di Oto, invitò il ragazzo a seguirlo in uno dei tanti uffici del primo piano.

    Era necessario un approfondito briefing, per evitare che il Genin si fosse trovato meno preparato rispetto ai compagni.
    Non era stato il solo ad essere convocato, Suna aveva allertato Konoha, Kiri e Oto, i suoi alleati, e in quanto tali i tre Paesi avevano promesso un tempestivo aiuto. Alla domanda se fosse stato possibile conoscere in anticipo i nomi dei ninja con cui avrebbe collaborato, Robuchi confessò di non saperlo.
    Il suo desiderio era di incontrare Atasuke Uchiha. Non aveva avuto modo di ringraziarlo.

    Le notizie di cui era in possesso il suo villaggio non erano affatto rassicuranti.
    Centinaia di profughi, tra cui molti bambini, abitanti di una regione remota e dimenticata da una buona fetta della popolazione sunese, avevano raggiunto Suna per chiedere aiuto.
    I loro racconti, stracolmi di orrori, narravano le gesta di ombre, che senza pietà e per nessun motivo, avevano raso al suolo le loro comunità.
    "Impossibile stabilire quanto siano vere le loro parole", aveva confessato il funzionario di Oto, aggiungendo in un secondo momento, che le informazioni a cui fare cieco affidamento il giovane Genin le avrebbe potute avere solo a Suna.
    Quell'incontro aveva lo scopo di fornire una panoramica della situazione.
    Qualcosa di grave era accaduto sicuramente. Un team di ninja sunesi, partiti dal villaggio centrale, non aveva fatto ritorno e un bizzarro accampamento era stato avvistato in lontananza, in territorio accademico.
    Il compito del Genin era semplice: raggiungere la Sabbia immediatamente e porre le sue armi al servizio dell'alleato.

    Prima di essere congedato, Robuchi consigliò al giovane Yotsuki di attendere l'arrivo dei suoi colleghi sotto le mura. Qualcuno si sarebbe fatto vivo.

    [...]



    Giunse a Suna puntuale, come sempre, avvolto in un lungo mantello bianco su cui splendeva il simbolo del glorioso clan Yotsuki.
    Non aveva mai osservato le mura del villaggio da vicino. Erano possenti, e anche se basse rispetto agli standard, riuscivano ad emanare una forte sensazione di protezione.
    Senza perdere tempo, avvertì le guardie del suo arrivo e del motivo per cui era lì.
    Al loro gentile invito ad accedere nel villaggio, Deveraux rifiutò.
    Avrebbe atteso l'arrivo di qualcuno all'esterno, come suggerito dal funzionario, con le spalle appoggiate alla dura pietra di cui erano costituite le mura.
     
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    Probelmi nell'Ovest

    A volo di drago



    Non ero ancora abituato alle reverenze. Il rispetto da parte dei ninja di grado inferiore era qualcosa al quale potevo aver fatto una certa abitudine, ma nessuno si era mai inginocchiato davanti a me prima d'ora. Anche se qualcuno doveva averlo fatto dinanzi alla maledetta copia che per due anni aveva presso il mio posto. Guardai un attimo i due ragazzi, dunque feci loro cenno di alzarsi.
    Alzatevi e state più rilassati, vi prego dissi Le dimostrazioni troppo prolungate di rispetto mi davano fastidio quando dovevo farle io, non pensavo che subirle fosse peggio. In ogni caso, una nave è un mezzo troppo lento per l'urgenza. State indietro. Dunque mi morsi il pollice della mano destra fino a far sgorgare una piccola goccia di sangue. Composi rapidamente i sigilli della Tecnica del Richiamo e posai una mano per terra. Con un rumose assordante comparve un'enorme drago rosso lungo quaranta metri. La sua improvvisa comparsa generò un famigliare spostamendo d'aria che mi scompigliò appena i capelli.
    La dragonessa mi lanciò un'occhiata indecifrabile e poi guardò i due ragazzi. Ciao Yogan dissi posando una mano sul suo muso, quasi affettuosamente. La dragonessa messe un ruggito basso in risposta, senza parlare ancora.
    Avremmo bisogno di correre a Suna. dissi e la dragonessa annuì. Devo portare anche quei due? disse ed io annuii.
    Ragazzi, questa è Yogan, una mia cara amica. Yogan, questi sono Akira Hozuki e Meika Akuma.

    Terminate le dovute presentazioni Balzai sul collo della dragonessa a forma di serpente. Facendo cenno ai due di seguirmi.
    Avanti, non abbiate paura, Yogan non fa cadere mai nessuno a meno che non voglia. Potevo capire che potessero essere intimiditi dopotutto. Non appena fummo pronti la dragonessa spiccò il volo fluida e puntò dritta ad ovest, vero Suna.
    Allora dissi seduto comodo sul dorso di Yogan: ero decisamente abituato io. Loro avrebbero potuto trovare il tutto instabile. Arriveremo abbastanza in fretta per fortuna, ci fermeremo stanotte e domattina in mattinata arriveremo a Suna. Le notizie dovrebbero essere arrivate., qualcosa sta spingendo masse di profughi verso Suna. Profughi che provengono dall'estremo Ovest, fuori dal Paese del Vento. A quanto pare è comparso anche un accampamento. Non credo sappiate il perché ma Kiri ha un debito verso Suna ed intendo andare a saldarlo. Prima andremo a Suna, interrogheremo qualche profugo, cercheremo di capirne di più Dopodiché ci dirigeremo verso questo accampamento e vedremo che fare. Meika, tu sei il nostro ninja medico, per cui se dovessero esserci scontri non ti voglio direttamente coinvolta. Akira, non so quanto pericolosa possa essere questa gente, ma se sarà necessario combatterai al mio fianco. Se pensi che "sei solo un Genin" voglio che la smetti subito. la dragonessa parve accelerare o forse semplicemente si alzò un vento contrario, sta di fatto che all'improvviso si udì un vero e proprio rombo.



    break blade rygart


    Ad entrambi, so tutto della storia della confraternita. Ho visto un buon potenziale in voi e non lo sprecherò lasciandovi troppo al sicuro dietro le mura di Kiri.



    Sorvolammo il mare per tutto il giorno, consumando un rapido pasto a sacco sempre sul dorso di Yogan. Al pomeriggio sorvolavamo il Paese del Thé e quando il sole stava per tramontare atterrammo nei pressi di un non meglio identificato bosco dei moltissimi che popolavano la Terra del Fuoco, al confino con Ame. Anche se per fortuna il tempo non minacciava pioggia.
    Yogan scomparve, lasciandoci soli.
    Bene, direi che possiamo riposare qui. Ci serve un fuoco direi! così mandai Akira a raccogliere della legna secca con Meika da una parte. Io feci altrettanto, cercando però dei rami più grossi. Ne trovai due abbastanza robusti da sostenere il fuoco per tutta la notte e li tagliai con due precisi colpi di Garyuka, dunque li caricai in spalla senza sforzo e li portai al campo. Erano due metri l'uno e li ridussi in otto pezzi da circa mezzo metro.
    Alla fine, accumulata la legna secca ed i tronchi più grossi presi Garyuka, la mia spada dalla lama rossa come il sangue e la misi sulla pira, infilandola fino in profondità. Dunque feci scorrere il mio chakra attraverso la lama e questa prese fuoco. Ed il falò era fatto.

    Mi sedetti contro il tronco di un albero lì vicino, il silenzio. Quei due si conoscevano ed immaginavo che la mia presenza potesse essere ingombrante ora che portavo quel titolo. Così mi limitai a restare in disparte, abbastanza lontano da non essere notato, abbastanza vicino da poter udire ventuali domande che mi avessero rivolto.

    La notte non sarebbe stata lunga ed al sorgere del sole saremmo ripartiti.




    Problemi nell'Ovest

    Campo Profughi Sunese



    Suna era in una specie di delirio. Erano giunti in pochi giorni quasi duemila persona affamate, assetate, ferite, debilitate e provate oltre lo stremo dalla lunghissima traversata del deserto. Suna non era attrezzata per una tale emergenza, inoltre l'osepdale - deprivato di quasi tutti i medici - era al collasso. Molti erano stati portati in un campo di fortuna allestito con una serie di grossi tendoni poco fuori le mura del villaggio e continuamente arrivava acqua, cibo e medicinali da Suna.
    Le strade di quel campo erano affollate di diverse persone dallo sguardo cupo, molti bambini piangevano ed invocavano i genitori chissà dove dispersi. Ninja di Suna e non solo, anche Konoha (che era assai vicina) si prodigavano per migliorare la situazione, ma non si prevedevano miglioramenti a breve termine.

    L'Amministrazione del Villaggio era chiusa. L'ospedale riaperto era momentaneamente mandato avanti da ninja medici provenienti da altri paesi. Chiedendo in giro alla ricerca di un "responsabile" a qualcuno dei ninja si sarebbe stati indirizzati presso un uomo, un tale Miagi Senzo. Era un Jonin di Suna, che passava tutto il giorno in un tendone al centro del campo profughi a coordinare, arrabbiarsi, imprecare e nel complesso far fronte a quell'emergenza così inaspettata.



    Salve ragazzi. Itai&Co sono un po' indietro e non arriverà immediatamente a Suna, il che vuol dire che Gama e Roro hanno la possibilità di iniziare a fare qualcosa. Anche se in effetti voi non potete sapere che sta arrivando.
    Questa non è una Quest, i vostri personaggi agiranno indipendentemente li uni dagli altri a meno che on-gdr non vi incontriate e decidiate di fare fronte comune. Muovetevi come credete più opportuno, non fate post lunghissimi se non serve :zxc:
     
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    Problemi nell'Ovest

    Draghi e Nomadi


    E insieme al sole, si stava alzando il sipario su quella giornata e su quella missione.
    Fu così che sopraggiunse, proprio un attimo dopo, un volto a me fin troppo familiare: Meika. Rimasi leggermente stupito, seppur contento, di poterla rivedere dopo così poco tempo, e rimasi ancor più felice di vedere che anche lei sembrava essere diventata un genin. Questa, però, probabilmente impressionata e turbata dalla figura di Itai, non mi rivolse nessun cenno di saluto, e si andò a presentare nei dovuti modi al Mizukage. Non me la presi; seppur nel mio splendore, non potevo certamente pensare di poter essere messo a confronto con il famigerato Itai Nara. Nota sorprendente, anche lui sembrò essere particolarmente refrattario a quelle tanto articolate forme di prostrazione. Una volta fatta alzare Meika, aggiunse come una nave fosse troppo lenta per il viaggio che dovevamo percorrere, quindi andò ad evocare una simpatica creatura. Un mostro rettiliano di un intenso colore rosso, lungo quanto una grossa nave da trasporto. La sua comparsa fece tremare l'aria dell'intera zona, provocando anche un leggero spostamento delle acque del mare. L'immenso drago, sbuffò leggermente, riscaldando l'aria fresca del mattino per un istante. Yogan era il suo nome, e sembrava essere proprio lei il nostro mezzo di trasporto.

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    « P-Piacere, Yogan. » Dissi, ancora frastornato e incredulo. Se questi erano gli amici del Mizukage, non avrei mai voluto essere tra i suoi nemici. Detto questo, fummo invitati da Itai a raggiungerlo sul dorso del drago. Leggermente titubante, ma anche emozionato, mi mossi per primo, avvicinandomi alla creatura e saltando su di essa, aiutandomi con le mani con cui mi attaccai alla gelide scaglie che ricoprivano il suo corpo. Una volta salito, cercai di sedermi al centro, con le gambe divaricate, in modo da aver più equilibrio. Infatti, appena il Yogan si sollevò in volo fendendo l'aria, sentii quasi staccarmi dal suo corpo. Ed il fatto che nessuno fosse mai caduto dal suo dorso no, non era una cosa che mi rassicurava.

    Una volta partiti, il Mizukage si decise a dirci il motivo di quella missione nel Paese del Vento. Per qualche oscura ragione, degli uomini misteriosi, erano la causa di una intensa migrazione di popoli nomadi in direzione di Suna. La stessa Sabbia non aveva le risorse per poter alleviare quell'immensa quantità di uomini che si stavano ormai accumulando preso il suo Villaggio, quindi era venuta il tempo per Kiri di ripagare un suo antico debito, anche se ne ignoravo totalmente l'esistenza e la motivazione. Meika era stata chiamata in funzione di supporto medico. Io, invece, avrei dovuto, combattere accanto al Mizukage se si fosse presentata l'esigenza. « Deduco che non stiamo passando uno splendido momento dal punto di vista militare a Kiri... » Dissi sorpreso. « Farò quel che posso. E dove non arriverà la forza, ci può pensare sempre la testa. » E di quella ne disponevo abbastanza, quando ne avevo voglia. Quasi sempre, diciamo.

    Mi abituai abbastanza velocemente al movimento in volo del drago, e quando mi sentii abbastanza stabile provai, lentamente, ad alzarmi. Aiutandomi dapprima con le mani e le ginocchia, poi solo con le gambe, mentre tenevo le braccia larghe per aver una maggiore stabilità ed equilibrio, mi misi in piedi, con le braccia larghe e la testa rivolta all'insù. Il vento spostava i miei capelli all'indietro con una tale forza che sembrava potessero staccarsi e volare via. Guardai in avanti e vidi uno spettacolo che da solo valeva il prezzo del biglietto, o meglio, visto che il viaggio era offerto, valeva tutto il rischio. Il sole, ormai alto nel cielo, si specchiava ancora nel vasto mare. Il cielo azzurro e l'oceano continuavano a perdita d'occhio, così lontano che a un certo punto non si poteva più distinguere qualche fosse il mare e quale fosse il cielo. « Meika, dovresti provare anche te. » Dissi sorridendo, rivolgendomi a lei per la prima volta da quella mattinata. « Sarà meglio di tutto ciò che hai mai visto! » E allungai una mano verso di lei, per aiutarla ad alzarsi.

    Il viaggio continuò così fino a quasi al tramonto, quando Itai decise che era giunto il momento di riposarsi. Seppur emozionante, viaggiare in groppa ad un drago non è propriamente comodo. Dovreste provare a sedervi su delle lastre d'acciaio mobili per tutto il giorno, così per avere un'idea di come ci si potrebbe sentire. Yogan fu quindi congedato, e il Mizukage ci mandò a raccogliere della legna per il fuoco notturno. « Poteva far mettere a fuoco e fiamme un pezzettino di bosco a Yogan, Itai-sama. » Scherzai con un sorriso, più che altro per mettere alla prova il senso dell'umorismo del Mizukage.
    M la bassa manovalanza serviva anche a quello. Mi allontanai di circa 500 metri dal luogo in cui eravamo scesi, finchè trovai, all'estremità di un grande bosco, delle piante più piccole e fini, che tagliai e spezzai aiutandomi con la mia lama. Appena finii di raccogliere abbastanza legna, mi rivolsi a Meika. « Che dici? Dovrebbe bastare secondo me... » Presi un bel mucchio di rami e lo misi in braccio a Meika. Io, presi la restante. « Forza, torniamo indietro ora. »
    Al nostro ritorno Itai era già lì. Una volta sistemata la legna, Itai prese la sua spada e, una volta conficcata nel falò, questo prese velocemente fuoco. Mi sedetti vicino al fuoco, stendendomi poi con il busto. « Ho tutta la schiena e il sedere indolenziti! » Mi allungai da terra, emettendo un buffo sospiro. « Allora, come stai Meika? Partecipato ad altre esplosioni di strutture in questi giorni? » Dissi, mentre mi rimettevo seduto e allungavo le mani nella mia tracolla, dove presi della carne secca da mangiare con un pezzo di pane del giorno prima.

    Itai, intanto, si era andato a sistemare leggermente distante da noi. Per la prima volta pensai che, probabilmente, ancora non si sentiva a suo agio in quelle vesti, e forse era proprio quello il motivo del perché non si aveva avuto nessuna notizia di lui per così tanto tempo. La curiosità, come sempre, fu per me irresistibile. D'altronde, c'era una missione da dover affrontare insieme, e i miei obbiettivi mi avrebbero presto, almeno speravo, a dovermi confrontare con lui in maniera più frequente e diretta. « Mizukage-sama. » Mi rivolsi a lui, aspettando un suo cenno per continuare. « So che potrei essere indiscreto, però avrei una domanda ben precisa: dov'è stato tutto questo tempo? » La verità è che non avevo un'unica domanda, ma una infinità. Volevo sapere molte più cose di quel che dicevo. Prima fra tutte, dov'erano le Spade di Kiri? Era ancora tutte in possesso del Villaggio o erano andate disperse o distrutte? Ma sapevo bene che non era ancora momento di affrontare quel discorso. Dovevo, prima di tutto, diventare più forte. Magari, avrei incominciato proprio da quella missione.
    Quale miglior sensei ci poteva essere che il Mizukage in persona?



    Edited by H¡dan - 14/4/2015, 08:31
     
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  8. Gama
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    Problemi nell'Ovest

    2/?

    Sembrava quasi che le formiche camminassero lungo un corridoio, lì fuori dalle mura di Suna. Le osservai attentamente arrivare velocemente e tornare portando con sé rametti, frammenti di foglie ed altri oggetti che non seppi riconoscere ma che erano grandi almeno tre volte la formica. Qualcuna, la più intrepida, si allontanava dal tragitto delle altre e poi tornava in gruppo, veniva poi seguita da un'altra e quella seguita da un'altra ancora; così allargava sempre di più la loro zona di influenza cercando risorse da sfruttare. Forse non così distanti dalla mentalità umana Pensai, sorridendo e passando sopra il piede e mandandole su di giri che, pensandosi attaccate, avevano iniziato a muoversi più velocemente alla ricerca della fonte del pericolo.

    Mantello bianco, simbolo del clan Yotsuki ben in vista, i capelli chiari gli arrivavano fino alle spalle e venivano mossi dal vento. Com'è possibile che l'amministrazione di Oto abbiamo affidato nuovamente a te questa missione? Sembrava che non mi avesse notato e difficilmente, effettivamente, avrebbe potuto supporre che fossi io. Dopo che mi salvarono dalla prigionia mi affidarono all'ospedale della sabbia e lui tornò ad oto, mentre io rimasi in convalescenza in questo sputo di paese, aveva avuto la possibilità di vedere il mio volto deformato dal perverso gioco di quei pazzi che avevano, addirittura, il coraggio di definirsi scienziati; ma non credo che fosse stato informato della mia decisione di indossare una maschera per nascondere l'atrocità che subii. Così mi avvicinai, la voce rocca era leggermente deformata dalla maschera che la rendeva ancora più lugubre e cavernosa Ma come, Deveraux, non saluti nemmeno i compaesani? alzai il braccio e lo salutai, il mantello si sarebbe scostato e avrebbe mostrato il kimono scuro e il simbolo di Oto disegnato e colorato di viola, all'altezza del cuore. Mi hanno dimesso dall'ospedale l'altro giorno ed è arrivata una nuova richiesta d'aiuto da parte del paese. Immagino che sia qui anche tu per lo stesso motivo, o sei così pazzo di fare un viaggio di piacere in questo schifo di posto? aspettai in silenzio una sua risposta e prima di riprendere in mano la questione aggiunsi Voglio ringraziarti nuovamente, siete corsi in mio aiuto e mi avete salvato da una fine orribile. Grazie ancora, sono in debito e non lo dimenticherò mai.

    Quindi guardai verso il portone di Suna, al suo interno la situazione era diventata ingestibile, sempre più sfollati venivano a chiedere aiuto e il villaggio della sabbia non era assolutamente preparato a sostenere una situazione simile. Serrai le mascelle e poi ripresi a parlare L'accademia aveva dato come luogo di ritrovo questo ma di fatto dovremmo andare a parlare con un certo Miagi Senzo, o almeno così mi hanno informato dei ninja della sabbia quando gli ho chiesto a chi mi sarei dovuto rivolgere.
    Vuoi che si vada a cercarlo o preferisci attendere nella speranza che arrivi qualche altro ninja alleato?
    Spostai nuovamente lo sguardo verso l'orizzonte alla ricerca di qualche forma vivente in mezzo alla sabbia, lasciai a lui la decisione se avesse preferito attendere sarei rimasto con lui altrimenti gli avrei fatto strada per Suna seguendo le indicazioni che mi erano state fornite.


     
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  9. Roronoa™
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    Problemi nell'Ovest

    Paese del Vento pt. I



    Nessun ninja in avvicinamento.
    Se i due guardiani con cui Deveraux aveva parlato non lo avevano obbligato ad entrare, evidentemente il punto d'incontro era lì, Robuchi non aveva mentito e quindi i suoi colleghi erano solo in ritardo.
    Sotto l'ombra che le mura proiettavano al suolo, e con il vento che soffiava con intensità verso Ovest, l'attesa non era estenuante.
    Ne approfittò per riposare il suo fisico, in vista di probabili combattimenti.

    La sua mente viaggiò nei ricordi.
    Fumetsu.... un sorriso si fece spazio sul suo piccolo viso.
    Il Jonin più inutile nella storia di tutte le missioni, insieme al Jonin di Konoha di cui non ricordava il nome.
    Solo la bassa manovalanza si era sporcata le mani per portare a termine, seppur a metà, il compito assegnato dal Kazekage in persona.

    Speriamo che questa volta ci siano Jonin più intraprendenti.

    E a quel pensiero, con enorme sorpresa, il vento portò con sè una voce familiare.
    Si voltò verso sinistra, notando la presenza di un ninja a lui caro.
    Lo riconobbe subito.
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    I suoi occhi si riempirono di gioia.
    Rivederlo, in piedi e in forze, ripagava il viaggio che lo aveva portato fin lì. Poteva anche andarsene ora.
    Aveva sofferto quel "piccolo" Mikawa.

    Hisagi! Che piacere! Come stai? Ahahahaah mi ero mezzo addormentato ahaha Se era lì, con il simbolo di Oto in bella vista, significava che era stato convocato anche lui per la missione.
    Evidentemente a Suna non erano tutti stupidi come Fumetsu.
    Consapevoli che un otese era già presente nel loro villaggio, l'amministrazione ne aveva approfittato.


    CITAZIONE
    Mi hanno dimesso dall'ospedale l'altro giorno ed è arrivata una nuova richiesta d'aiuto da parte del paese. Immagino che sia qui anche tu per lo stesso motivo, o sei così pazzo di fare un viaggio di piacere in questo schifo di posto?

    Preferirei diventare un ninja di Konoha che fare un viaggio di piacere in questa caldaia a forma di villaggio. Esclamò, mentre il suo sguardo scivolò all'orizzonte, nel punto d'incontro tra sabbia e cielo.
    Prima che potesse domandare qualcosa riguardo la missione, Hisagi lo anticipò, aprendo un discorso che per Deveraux era già stato archiviato.


    CITAZIONE
    Voglio ringraziarti nuovamente, siete corsi in mio aiuto e mi avete salvato da una fine orribile. Grazie ancora, sono in debito e non lo dimenticherò mai.

    Quando veniva ringraziato in quel modo che non sapeva descrivere, Deveraux entrava in confusione.
    Era come se il suo cervello rallentasse, e dalle sue labbra fuoriusciva solo qualche balbettio.
    Cosa che era accaduta mesi prima e che avvenne anche in quell'occasione.
    Sorrise.

    N-n- non sentirti in debito! Affronterei il mare in tempesta per salvare un ninja di Oto.
    Sopratutto se Mikawa avrebbe voluto aggiungere.
    Aveva un legame particolare con i Mikawa.
    I Manipolatori del Sangue sarebbero stati gli shinobi con cui Deveraux si sarebbe sentito maggiormente in competizione, infatti, erano ninja fortissimi nel corpo a corpo, forse più devastanti degli Yotsuki stessi.
    Perderne anche un solo individuo rappresentava una grave perdita per il villaggio del Suono.
    Hisagi era uno dei ninja di Oto che lo aveva superato in abilità, ne era certo. Con un capoclan come il Colosso, ciò non lo sorprendeva.


    CITAZIONE
    L'accademia aveva dato come luogo di ritrovo questo ma di fatto dovremmo andare a parlare con un certo Miagi Senzo, o almeno così mi hanno informato dei ninja della sabbia quando gli ho chiesto a chi mi sarei dovuto rivolgere.
    Vuoi che si vada a cercarlo o preferisci attendere nella speranza che arrivi qualche altro ninja alleato?

    Ritornare sotto il sole non era il massimo, ma attendere ritardatari, ora che aveva incontrato un suo compaesano, non gli andava.

    Andiamo a cercare questo Miagi Senzo. Attenderemo lì i nostri compagni. Si girò verso le mura.
    Attirò l'attenzione delle guardie agitando la mano destra come un ossesso.
    EHY! GLI ALTRI NINJA SONO IN RITARDO! DEVERAUX E HISAGI, OVVERO NOI, CERCHEREMO MIAGI SENZO! INFORMATE COLORO CHE ARRIVERANNO! LI ATTENDEREMO LI'...AH SAPETE DOVE SI TROVA?
    Avrebbero atteso lì i ritardatari, se Hisagi sarebbe stato d'accordo. Inoltrarsi ad Ovest, in due, non era una mossa saggia.
     
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    La serpe di Oto appare.



    Vengo con voi

    La mia voce tenebrosa tuonò alle spalle dei due shinobi di Oto.

    Voltandosi avrebbero notato una sagoma nera apparsa come dal nulla, uno spettro sulla cui fronte risplendeva la placchetta metallica con l'effige di Otogakure.

    Indossavo una lunga veste nera simile ad un impermeabile tenuta stretta in vita da una spessa corda di colore viola con il nodo a fiocco sulla schiena tipica del villaggio del suono, guanti in pelle nera, il capo fasciato da un turbante nero.
    Il mio volto parzialmente tumeffato probabilmente dal fuoco o dall'acido mi donava un aspetto sinistro e inquietante.

    Erano diversi minuti che controllavo i due ninja rimanendo occultato grazie alle mie abilità assassine e alla confusione generata dall'emergenza profughi in esodo verso le mura, ascoltando la loro conversazione con i miei sensi ultrasviluppati.

    Mi chiamo Gouken e come voi sono stato inviato dall'amministrazione di Oto.

    Aggiunsi fissandoli con i miei occhi di un azzurro glaciale.



    Edited by Juuza - 15/4/2015, 14:59
     
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  11. -Meika
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    Problemi nell'Ovest

    (Bad) Dragonrider



    Di tutta quella storia c'era un aspetto positivo: il Mizukage non sembrava tirarsela. Poi c'era l'inevitabile aspetto negativo che mai poteva mancare: un drago. Vero, in carne ed ossa, grosso lungo e spaventoso. Il quale aveva tutte le intenzioni di volare. Quello era il peggio poi! Nonostante le parole del Mizukage ero atterrita dall'idea di fare il viaggio da lì a Suna a cavallo di quell'essere. Mi voltai verso Akira, sperando di vedere in lui un minimo del mio terrore, ma a quanto pare quella era solo una mia esclusiva.
    Io ci muoio. Così finisce la storia di Meika Akuma, cala il sipario, è stato splendido finché è durato pensai e deglutii mentre saltavo per salire sulla dragonessa. Non avevo scelta e lo sapevo. Mi sedetti, allarmata dall'assenza totale di appigli e quando l'enorme rettile prese il volo fui tentata dall'appiattirmi contro le sue scaglie ed abbracciare con mani e gambe il corpo della dragonessa.
    Ma mantenni quel minimo di dignità, perlomeno, e rimasi perfettamente immobile e rigida, attenta ad ogni sbalzo o scossone.
    Io oggi qui annego sussurrai ad Akira, sperando che il Mizukage non mi sentisse.

    Non passò molto prima che Itai iniziasse a spiegarci il motivo di quella missione. Non sembrava che a Suna le cose andassero bene: tutti quei profughi volevano dire certamente qualcosa. Poi il discorso tornò sulle mie capacità di ninja medico.
    Mi anticipò sin da quel momento che sarei dovuta rimanere fuori dagli scontri se possibile ed aprii la bocca per protestare più vigorosamente di quanto dissi alla fine So combattere Mizukage-sama, non c'è bisogno che mi proteggiate non sopportavo che qualcuno vegliasse su di me per qualsiasi motivazione. Akira lo sapeva questo: ero sempre stata pronta a far scudo agli altri col mio stesso corpo piuttosto che lasciare che accadesse il contrario. Ma alla fine avrei eseguito quello che diceva. Quella era forse l'azione più pericolosa alla quale avrei preso parte.
    Fare di testa mia era deleterio.

    E sì. Le parole sul potenziale mi fecero arrossire le guance appena, ma non lo diedi a vedere. Continuavo a ritenere di aver fatto più danni del necessario riguardo la storia del furto, ma gli eventi erano stati sempre decisamente a favore di una soluzione esplosiva della situazione.


    Il viaggio proseguì tutto sommato nella più assoluta tranquillità. Akira iniziò a prendere confidenza con il volo e mi invitò ad alzarmi in piedi. Mi porse anche una mano per aiutarmi ad alzarmi e fui tentata dal mordergliela per l'ardire: non aveva per caso visto quanto ero spaventata? Socchiusi gli occhi e feci un sospiro, dunque l'afferrai e mi alzai.



    touka



    Giusto in quel momento, con perfetta scelta di tempo, Yogan mosse il corpo per qualche ragione e sentii per un lungo istante la sensazione di vuoto allo stomaco che precede la caduta (che non arrivò, come promesso) che mi fece spingere in avanti e mi aggrappai con entrambe le mani alle spalle di Akira. Tra tutte le idee che hai avuto da quando ti conosco, questa è la peggiore. gli dissi con un tono che rasentava il disperato e lo spaventato più che l'arrabbiato. Con cautela mi risedetti sul dorso del drago e mi sporsi a guardare il mare in basso. Yogan-san? chiesi alla dragonessa. Se avessi ricevuto risposta avrei chiedo Ma davvero non fa cadere nessuno? Prima mi sono sentita quasi come se stessi per finire di testa in mare. Dissi alla dragonessa, sempre con lo stesso tono carico di disperazione.

    Ah, cosa avrebbe detto qui mio padre? Lamentosa.



    Per fortuna che volle fermarsi per la notte. Non sarei riuscita sicuramente a dormire su quel drago, nonostante le rassicurazioni. Non senza legarmi mani e piedi alle sue maestosa corna.
    Atterrata su in una foresta la dragonessa scomparve dopo aver scaricati. Akira fece una battuta riguardo incendiare le foreste per riscaldarci la notte usando il fuoco di Yogan che mi strappò una mezza risatina (ancora nervosa per l'avventura appena passata). Poi il Mizukage ci mandò a prender legna ed io seguii Akira, cercando di smettere di pensare di cadere in ginocchio e baciare la terraferma grata di riaverla incontrata.

    Dopo un po' di legna, una strada spada incendiaria ed una cena a sacco abbastanza triste dopo, ci ritrovammo attorno al fuoco. Itai si era messo appena in disparte, lasciandomi dunque da sola con Akira vicino le fiamme scoppiettanti. Emanavano un caldo piacevole e sciolsero via i residui di fatica che quel viaggio spossante mi aveva lasciato addosso. Il ragazzo mi chiese se avessi fatto, saltare per aria altri edifici. Io gli tirai un pugno (amichevole) sul braccio.
    Baka dissi facendo una smorfia (fintamente) infastidita. Se non hai sentito esplosioni direi di no. Sono stata in missione... a Suna. Ci sono tornata da meno di una settimana! dissi con un sospiro Ma questa volta il sole non mi fregherà! avevo preso le mie precauzioni. Meika Akuma sbaglia una volta. Raramente due. Mai tre. Per il resto... boh, niente di che Akira. Ho pensato molto alle parole del tizio in nero, ma ho preferito non dir nulla a mio padre. Mi direbbe che sono tutte cavolate. Mi strinsi nelle spalle E chi sa, ha anche ragione magari. Tu? Combinato nulla di disastroso a Kiri? domandai.

    Dopo un po' Akira si volse verso il Mizukage e così, senza che me l'aspettassi gli fece la domanda che non credevo che qualcuno al villaggio avrebbe mai avuto il coraggio di fare al Kage. Perché in quei due anni era stato così poco presente? Ecco, a quella domanda la mia faccia divenne all'incirca così::

    scared




    Mentre la testa inevitabilmente pensava senza sosta: Adesso lo striglia, lo tritura e lo da da mangiare al drago, sicuro, sicuro sicuro. Bye Akira. Conoscerti è stato un immenso piacere.

     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Problemi nell'Ovest

    Arrivo a Suna



    Il drago volava tranquillo, almeno, quello sembrava a me. Del resto, ero così abituato a tenere i piedi saldamente legati alle scaglie del drago tramite il chakra adesivo che non ci facevo più caso. Ma il più delle volte non era nemmeno necessario: Yogan ed io avevamo un'intesa così profonda che Akira e Meika non avrebbero potuto comprendere facilmente il perché ero così rilassato sul dorso di un drago.
    La ragazza pareva decisamente spaventata, ma non me ne curai: non sarebbe caduta e presto si sarebbe convinta che sarebbe rimasta facilmente in groppa se non avesse deciso di buttarsi di sua spontanea volontà.
    Quando il discorso virò sui compiti da loro assegnati Meika orgogliosamente protestò riguardo la sua capacità di difendersi. Alzai appena una mano, per tranquillizzare il suo ardore Non lo metto in dubbio dissi con tranquillità E dovrai farlo, se sarai attaccata. Ma non ti voglio coinvolta negli scontri in prima persona perché sei l'unica che può curare le nostre ferite se dovesse essere necessario. Ad ognuno il suo compito, Meika. e chiusi lì l'argomento, anche perché la ragazza non sembrava intenzionata a controbattere.

    Ad un certo punto, dopo alcuni minuti di viaggio Akira si alzò in piedi e cercò di convincere Meika a far lo stesso. La ragazza si spaventò grazie ad un provvidenziale scossone di Yogan dovuta ad una bolla di bassa pressione appena attraversata e la ragazza domandò se effettivamente non avesse cercata di buttarla di sotto, nel mare Oh, bé, se qualcuno decide di buttarsi di sua spontanea volontà non posso farci nulla. Sta tranquilla, non cadrai. Nel caso aderisci col chakra alle mie scaglie e state tranquilli. Lo sapete fare, vero? Non ne ero così certo.

    Una volta a terra Akira fece una battutina riguardo la possibilità di dar fuoco alla foresta semplicemente col fiato di Yogan. Sorrisi appena divertito Se l'avessi suggerito l'avrebbe fatto dissi ridendo appena Avrebbe detto che questo posto è troppo freddo ed umido per i suoi gusti ed avrebbe incendiato un albero o due per sentirsi a casa. Abita in un vulcano.

    Una volta attorno al fuoco, alla fine, Akira mi chiese l'unica cosa che non poteva chiedermi. Le cicatrici della prigionia erano abilmente nascoste dal guanto sulla mia mano sinistra e dai miei vestiti per cui non lasciavo traspare nulla di strano. Ma quella domanda non poteva ricevere risposta. Mi era stato vietato dal Daimyo Questo, Akira, non posso dirtelo. Mi dispiace che il villaggio abbia sofferto questi due anni a causa mia, ma ti assicuro che non è stato per inettitudine o pigrizia. Da ora in poi le cose saranno diverse, ve lo assicuro. E quelle scuse forse avrei dovuto farle ad ogni persona di Kiri, poiché era colpa della mia prigionia se Kiri era andata vicina al baratro inevitabilmente.




    La mattina dopo svegliai i due al sorgere del sole. Richiamai Yogan e fummo rapidamente in groppa, diretto verso sudest, verso Suna. Ben presto la vegetazione cedette il passo alla sabbia e le nuvole parvero scomparire nel nulla distrutte da un sole martellante ed incessante. Mi coprii il capo con il cappuccio della mia maglia, per evitare di scottarmi e raggiunsi la testa di Yogan, chinandomi per parlarle senza dove urlare compiti astrusi. Yogan, non entrare nel villaggio. Sorvolalo e cerca un accampamento all'esterno. Stando alle informazioni che ho ricevuto dovrebbe essere lì l'uomo con cui devo parlare. Yogan annuì con un ruggito sommesso e virò improvvisamente e si alzò maggiormente finché Suna non fu tutta sotto di noi. Individuata la zona partì in una rapid a picchiata seguita da un perfetto atterraggio nella polvere del deserto.

    Scesi con un balzo e mi stiracchiai i muscoli, dando un colpo sul muso della dragonessa. Fuori di lì molta gente mi guardava stupito, spaventato, inorridito e qualche ragazzino emaciato anche meravigliato! Vai pure, prima che qui si scateni il panico generale. Ma mi piace questo posto. Caldo ma non troppo. Contenta te! Va a goderti il deserto, prima che mandino un esercito ad abbatterti. Vorrei che ci provassero! la dragonessa rise e la sua risata somigliava al rumore di una valanga che vien giù dal fianco di un alto monte. Spiccò nuovamente il volo e si allontanò nel deserto, a godersi quello che per lei era un clima fresco al punto giusto.

    Mi voltai verso il campo profughi e feci cenno ai due di seguirmi. Allora dissi Vorrei rimanere qui il minor tempo possibile ragazzi. Devo parlare con Miagi Senzo, il Jonin che sta al comando da queste parti per sapere qualcosa da lui. Voglio che parliate con qualche sopravvissuto, che carpiate quante più informazioni possibili. Fatevi dire cosa è successo, chi ha fatto questo, fatevi dure tutto ciò che vi viene in mente. Quando avete finito, raggiungetemi nella tenda centrale, ok? Quello era il primo atto di fiducia che avevo intenzione di dimostrare a quei due ragazzi. Interrogare le vittime era un lavoro ben più complesso di parlare con un Jonin addestrato a fare precisi resoconti sulla situazione che stava attraversando. Richiedeva sensibilità e tatto, oltre che una certa dose di intuito nel saper fare le giuste domande.

    Di gente da interrogare lì ce n'era moltissima. C'erano moltissime donne e bambini, alcuni anziani e pochissimi uomini e giovani uomini. Molti di questi pochissimi erano così gravemente feriti che nemmeno erano nel campo profughi, ma giacevano con la vita appesa ad un filo presso l'ospedale di Suna, all'interno del Villaggio. I soli pochi uomini che parevano ancora in buona salute, sebbene debilitati da quella terribile traversata, erano in realtà per lo più storpi: gente senza un braccio, o con una gamba deformata. Non erano però stati resi così da quei nemici.

    Nel mentre, il trio di Oto se si fosse recato da Miagi avrebbe anticipato di alcuni minuti il mio arrivo. Il Jonin di Suna era un tipo massiccio con grosse mani nodose ed un naso schiacciato e rosso, rotto più volte nelle numerose lotte. Aveva due folte sopracciglia ed i corti capelli erano nascosti dal classico copricapo Sunese ottimo per proteggersi dalla calura del deserto.
    Aveva appena mandato via due ninja Sunesi con ordini ben precisi che i due avevano potuto udire urlati da fuori la grossa tenda: recuperare altro cibo, altra acqua "cosa significa che non ci sono più medicinali".
    Così un'aria ben più torrida di quella del deserto avrebbe accolto i tre ninja di Suna E voi chi siete? Spero siate qui per dare una mano, altrimenti non so che cavolo farmene di voi. Ho mandato richieste ovunque, ma sembra che l'Accademia sia buona solo quando si tratta di dividere i meriti! sbatté un pugno sul tavolo che, di questo passo, si sarebbe rotto sotto il peso dei colpi. Qui la situazione non migliorerà finché quei bastardi non saranno spazzati via! E chi viene! Tre ninja?! Ah ma ve lo leggo in faccia che non siete nemmeno Chunin probabilmente! Avanti chiedete e vediamo che uso disgraziato posso fare di voi in questo schifo di situazioni, sei braccia in più anche se deboli sono meglio di sei braccia in meno!
    Era furioso. E c'era anche da comprendere il perché: quell'uomo aveva su di se il peso della responsabilità di una crisi inaspettata e che minacciava di peggiorare.



     
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    Problemi nell'Ovest

    Affanno


    Le dita della mano di Meika strinsero le mie. Un attimo prima del grande balzo.
    Un attimo, un attimo solo, sembrò come se dovessimo cadere nel vuoto. Come in quei sogni profondi in cui ti sembra di cadere nel vuoto, con il cuore che ti sale in gola, tutto un attimo prima di svegliarti di soprassalto. L'enorme drago sembrò lasciarci andare, ma per riprenderci immediatamente dopo. Gettai il peso del corpo all'indietro per finire di cadere in avanti. Probabilmente sarei caduto all'indietro se Meika non si fosse appoggiata alle mie spalle con entrambe le braccia. Guardai il volto di Meika, completamente terrorizzato, la quale mi disse che quella, tra tutte le mie malsane idee, era stata sicuramente la peggiore. « Si vede che non mi conosci da tanto tempo! Yauuuuuuuh! » Incominciai ad urlare con i pugni rivolti al cielo, mentre Meika si era già andata a risedere, chiedendo a Yogan se veramente nessuno fosse mai caduto dal suo dorso. Di tutta risposta, quest disse che, per stare del tutto tranquilli, avremmo dovuto aderire al suo corpo con il nostro chakra. « Mizukage-sama, magari facciamo la prossima volta... » Dissi, quasi imbarazzato, mentre mi piegavo per andare a riprendere il mio posto seduto.

    Itai Nara sembrava avere anche un buon senso dell'umorismo, per mia fortuna, rispondendomi che avrei potuto proporre alla dragonessa di abbrustolire qualche alberello. « Meglio così alla fine, non vorrei che si facesse prendere la mano e fare quindi la fine di un opossum allo spiedo... » E questa volta, le mie parole nascondevano una buona parte di verità.

    Una volta attorno al fuoco Meika sembrava essersi decisamente ripresa dal viaggio della giornata, e sembrò tornare la ragazza che avevo conosciuto solo qualche settimana prima. Dopo avermi tirato uno scherzoso pugno sulla spalla, pareggiò la mia battuta sulla nostra serie di sfortunati eventi, quindi aggiunse di aver pensato molto alle parole dell'uomo che era a capo della Confraternita. Era, prima di esplodere. « Non pensarci troppo, non puoi risolvere niente solo pensandoci... Dovresti agire! Se non hai intenzione di dire niente a tuo padre, potresti raccogliere informazioni per conto tuo... » Guardai il focolare con un velo di tristezza. « Se io avessi una piccola, per quanto minima, possibilità di rivedere uno dei miei genitori, farei di tutto perché questo possa accadere... » Tornò il sorriso sul mio volto. « Magari, appena torniamo da Suna, ti posso dare una mano io. Ti accompagno a Taki! » E la spinsi leggermente con il palmo della mano destra. « Per il resto niente di che anche io. Allenamenti con la spada tutti i giorni da quando sono genin. Tra il clan di mio padre e quello di mia madre non so qual'è il più pesante da sorbire! Ecco perché voglio accompagnarti a Taki! Ahahah! »

    Poco dopo arrivò il momento della fatidica risposta. I miei occhi erano concentrati sul Mizukage, seppur potevo sentire e vedere, anche senza voltarmi, Meika che si agitava ed allargava la bocca di tutto punto.
    Sì, lo so, adesso magari mi ammazza... Pensai, in un mio ipotetico dialogo mentale con Meika. Ma dovresti saperlo, non mi contraddistinguo tanto per il mio tatto, ma per la mia spontaneità. E sfrontatezza. E stupidità, anche quella.
    Per mia sorpresa, e per mia fortuna, il Mizukage non sembrò essere adirato per quella domanda, ma quasi affranto. Non c'è stato lassismo e da quel momento in avanti, a suo dire, tutto sarebbe cambiato. « Capisco. » Dissi in maniera convinta. « Allora, a me, questa basta. Adesso dormiamo un pò Meika, domani potrebbe essere una giornata ancor più stancante di questa. Buonanotte Mizukage-sama. Notte Meika-chan. » E mi strinsi nel mio sacco a pelo, volgendo le spalle alle fiamme. Kiri non sarebbe più stata dimenticata, dovevo credere a quelle parole. Non avevo altra scelta. Non ero ancora così forte da fare molto per il mio Villaggio, ma sarei dovuto diventarlo. Intanto, era Lui che se ne doveva occupare.


    [...]


    La mattina dopo, all'alba, eravamo già nuovamente in groppa a Yogan per coprire l'ultima tappa del nostro viaggio che ci avrebbe condotto a Suna. Ma non mi svegliai credendo di rimpiangere l'umidità della sera prima. Quando la vegetazione lasciò spazio a nient'altro che un'enorme distesa di sabbia, però, avrei voluto annegarci nell'umidità. « Questo penso sia, senza nessun dubbio, il luogo più triste e inospitale che abbia mai visto in vita mia. » Dissi, quasi sconcertato a Meika, mentre la dragonessa aveva appena incominciato la sua planata verso il campo, che era stato posto proprio fuori dalle mura di Suna. Vidi Itai usare il suo cappuccio come copricapo, e solo allora che capii di non avere neanche una bandana con me. Dannato sia questo sole... Non era neanche mezzogiorno ma già sentivo di essere affannato. « Se vuoi sterminare un esercito di Hozuki, portali qui e avrai vittoria facile... »

    Scesi dal drago per prima, atterrando dolcemente sulla soffice sabbia, che intanto si era alzata vorticosamente a causa del movimento d'aria causato da Yogan e le sue ali. Una volta a terra, con un kunai, taglia un'intera manica della mia maglietta e la usai come se fosse una bandana Presto anche l'altra manica fece la stessa fine, ma questa fu gettata a terra. Il Mizukage fece allontanare la dragonessa, quindi fece cenno di seguirlo. Mentre lui sarebbe andato a parlare con il jonin di Suna responsabile di quell'accampamento, noi avremmo dovuto iniziare a raccogliere informazioni chiedendo a queli uomini cosa esattamente fosse successo. « Va bene Mizukage-sama, appena ne sapremo qualcosa in più la raggiungiamo! Meika, andiamo! » E presi la kunoichi per una mano, trascinandola via.

    Nel campo la situazione era disperata. Anziani, donne, bambini, e quei pochi uomini che potevo vedere. Tutti sembrava soffrire e aver patito le pene dell'inferno. Erano tutti riuniti in quel posto, in condizioni igieniche scarsissime, con poco cibo e poca acqua. Lasciati lì, in balia quasi di loro stessi, dopo essere stati in balia di chissà cosa. « Vediamoci qui tra una decina di minuti Meika, vedi un pò cosa riesci a scoprire. » Dissi, prima di dirigermi verso una delle tante tende, a circa 20 metri da me. All'entrata di questa c'erano tre donne anziane con un uomo altrettanto anziano, calvo, con una lunga barba bianca. E senza un braccio. All'interno della tenda, invece, qualche donna più giovane e quattro bambini. Una volta abbastanza vicino, mi rivolsi agli anziani. « Salve a tutti, sono un ninja di Kiri, io e i miei compagni siamo venuti qui per cercare di aiutarvi... » Mi misi in ginocchio, guardando negli occhi l'anziano. « Però prima dobbiamo capire per bene cos'è successo a voi e al vostro popolo. Potete aiutarmi? Cosa vi ha fatto fuggire così lontani dai vostri luoghi? Sono stati loro a farvi questo? » La frase era, evidentemente, riferita all'amputazione di quell'uomo. Avrei cercato di reperire più informazioni possibili, su chi o cosa li avesse attaccati, sul loro numero, sul loro intento.
    Allo scadere dei 10 minuti, sarei tornato al punto di ritrovo che mi ero dato con Meika e, quindi, insieme a lei, sarei andato a cercare la tenda centrale di cui aveva parlato il Mizukage, per riferire tutto quello che ero riuscito a scoprire.

     
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  14. Roronoa™
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    Problemi nell'Ovest

    Paese del Vento pt. II





    CITAZIONE
    Vengo con voi

    Udì alle sue spalle.
    Una voce tenebrosa, al limite dell'umano.

    A qualche metro di distanza dalla sua posizione, un ninja li fissava con due occhi blu come il ghiaccio.

    L'uomo indossava una lunga veste nera, tenuta stretta all'altezza del bacino da una spessa corda violacea, non nuova agli occhi di Deveraux.
    Molto spesso, quella cintura la indossava anche sua madre. Aveva sei anni il giorno in cui la vide in tenuta da battaglia, orgogliosa dei risultati ottenuti durante la sua giovinezza, e in quell'occasione, il curioso Deveraux si era fatto spiegare cosa fosse quello strano accessorio.
    Con voce malinconica, sua madre aveva dato sfogo ai suoi ricordi.

    Avevano davanti un ninja di Oto, e lo testimoniava anche il suo coprifronte, visibile sotto l'enorme turbante nero che fasciava il suo capo.

    CITAZIONE
    Mi chiamo Gouken e come voi sono stato inviato dall'amministrazione di Oto.

    Che nome è ...Gouken?



    Deveraux Yotsuki, piacere!


    Si voltò poi verso le guardie, che avevano udito le grida del giovane otese.

    Miagi Senzo si trovava a Ovest, a pochi minuti dalla loro posizione. Lo avrebbero trovato all'interno del tendone principale, uno dei più grandi lì allestiti.
    Ringraziò e si mise in marcia, insieme ad Hisagi e al tipo di nome Gouken.

    [...]



    Non erano gli unici a dirigersi verso l'accampamento.
    Alla loro sinistra, alcuni uomini privi di coprifronte, probabilmente volontari, trasportavano sulle spalle dei grossi sacchi.
    Parlavano sotto voce.

    Deveraux era così immerso nei suoi pensieri da ignorare il torrido caldo. Gouken... quel nome gli era nuovo, ed era strano, considerando che conosceva i nomi di quasi tutti i ninja di Oto.

    Voleva saperne di più, infondo era un suo collega, come Hisagi.

    Prima di arrivare all'accampamento vorrei sapere qualcosa di te. Non t'ho mai visto tra le strade di Oto.

    Disse, voltandosi verso il Chunin.

    Sarebbe stata la sua unica domanda.

    [...]



    Quando all'orizzonte i suoi occhi scorsero i primi tendoni, Deveraux intuì subito la gravità della situazione.
    Un muro nero circondava l'accampamento. Erano i profughi, e ne erano centinaia, se non migliaia.

    Giunti in prossimità delle prime tende, vennero accolti da sguardi che il Genin non seppe descrivere.
    Se qualcuno dei tre si fosse fermato a fare qualche domanda, giustamente, il ragazzo dai capelli bianchi si sarebbe fermato ad aspettare, altrimenti, avrebbe tirato dritto, alla ricerca della tenda più grande, ignorando gli sguardi di disperazione della quasi totalità della gente.
    Di fronte alle loro espressioni, Deveraux non sapeva come comportarsi.
    Si sentiva a disagio.

    Udì un vocione provenire dalla sua sinistra.
    Chiunque aveva gridato, sembrava arrabbiato a tal punto da poter uccidere il suo interlocutore.
    Quando vide due ninja di Suna fuggire a gambe levate, fu facile trovare la tenda in cui si trovava Miagi Senzo.
    E proprio in quel momento, per sbaglio, i suoi occhi incrociarono quelli di un bambino, seduto a tre metri di distanza dalla tenda.
    Non doveva avere più di dieci anni quella piccola creaturina. A suo fianco c'era suo padre, un signore sui cinquant'anni, privo di una gamba. Deveraux lo guardò bene, e si accorse, con enorme stupore, che la perdita dell'arto inferiore non era recente. [Conoscenze Mediche (Base)]

    Conoscenza Medica (Base) [1]
    Conoscenza: L'utilizzatore può diagnosticare e trattare gli Status Leggeri; richiedono 3 slot azione/tecnica per eliminarli. Può eseguire interventi di pronto soccorso e medicare le ferite: l'entità della ferita medicata si ridurrà di ½ leggera ogni giorno. Possiede inoltre conoscenze anatomiche di base, potendo individuare con sicurezza la posizione degli organi interni, dei vasi e delle ossa.


    Si decise...a guardarsi intorno con maggior attenzione, e fu in quel momento che prese nota di un altro dettaglio: esclusi gli anziani, di uomini in quell'accampamento ce n'erano ben pochi.

    Curioso. Pensò.
    Vide il bambino sorridergli, alzando la manina destra. Il padre terrorizzato lo rimproverò subito, intimandogli di abbassare la mano, ma lui non sembrava udirlo. Lo fissava, con occhi pieni di ammirazione, nemmeno se fosse un Jonin leggendario.
    Deveraux aveva stretto collaborazioni con uomini spietati, senza scrupoli, e molti forse pensavano che anche lo Yotsuki fosse quel genere di shinobi, assassino di innocenti, ma non era affatto vero.
    La sua mano destra si alzò in prossimità della spalla.

    Scusatemi un secondo.



    Si avvicinò al bambino, lentamente, con un qualcosa di veramente veramente prezioso tra le mani.
    S'inginocchiò davanti al piccolo. Aveva degli enormi occhi neri.
    Sorridendo al padre, per tranquillizzarlo, con un ampio gesto delle braccia Deveraux appoggiò il suo mantello bianco sulle gracili spalle del bambino.

    E' il mantello che ogni appartenente al clan Yotsuki di Oto indossa dalla nascita fino alla morte. Prenditene cura.


    Si alzò. Prima di allontanarsi, appoggiò la sua mano sul capo del bambino.

    Sii forte.

    Mormorò.

    Se i due lo avrebbero atteso, sarebbero entrati insieme, altrimenti, li avrebbe raggiunti all'interno della tenda.

    [...]

    Miagi Senzo era enorme, grandi braccia, ampio torace e un naso probabilmente rotto così tante volte da sembrare una strada di montagna.Precisamente come se lo era immaginato dopo aver udito la sua voce.
    Era agitato, le sue mani si muovevano freneticamente, alla ricerca di qualcosa da spezzare.

    Il benvenuto non fu molto cortese.

    CITAZIONE
    E voi chi siete? Spero siate qui per dare una mano, altrimenti non so che cavolo farmene di voi. Ho mandato richieste ovunque, ma sembra che l'Accademia sia buona solo quando si tratta di dividere i meriti!

    Tuonò, concludendo sferrando un pugno sul tavolo.

    CITAZIONE
    Qui la situazione non migliorerà finché quei bastardi non saranno spazzati via! E chi viene! Tre ninja?! Ah ma ve lo leggo in faccia che non siete nemmeno Chunin probabilmente! Avanti chiedete e vediamo che uso disgraziato posso fare di voi in questo schifo di situazioni, sei braccia in più anche se deboli sono meglio di sei braccia in meno!

    Rimase in silenzio. Quanti shinobi pretendeva quel ciccione? Cinquemila? Non poteva aver risposto solo Oto.
    Il ragazzo dai capelli bianchi prese parola:

    Sono Deveraux Yotsuki, Genin di Oto. Sono sicuro che dovranno arrivare altri shinobi, Oto non può essere stata la sola ad aver risposto. Siamo ai suoi ordini.

    Concluse.


     
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  15. -Meika
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    Problemi nell'Ovest

    L'orribile animo umano



    La dragonessa mi rispose di restar tranquilla. E nel caso aggrapparmi col chakra. Solo che non avevo la benché minima idea di come si potesse fare qualcosa del genere. E la sottolineatura del Mizukage non fece che aumentare quel senso di imbarazzo che provavo. Ehm... no, Mizukaage-sama. Non ho ancora avuto modo. Dissi, molto imbarazzata e molto rossa in viso. Chissà cosa avrebbe pensato di me.

    jukyu45Attorno al fuoco, vidi un attimo l'ombra di tristezza passare sul volto di Akira quando parlò dei suoi genitori. E l'allegria tornare quando mi propose di andare a Taki a cercare informazioni. Taki. Non un bel posto per degli accademici a quanto sapevo: le notizie di qualche anno prima non era affatto confortanti. Tuttavia quello era un viaggio che prima o poi avrei dovuto fare. Farai bene a mantenere le promesse dissi allora, guardando le fiamme con occhi persi nei miei pensieri Quel viaggio prima o poi lo farò. Non posso vivere nel dubbio. mi voltai appena, feci un sorriso appena accennato. Grazie. Non sapevo se capisse quanto pericoloso fosse inoltrasi a Taki dopo il rischio di una guerra dovuto alla disastrosa missione di alcuni anni prima. Ed ovviamente non avrei permesso ad un incosciente di mettersi in pericolo per una ragione egoistica. Ma le sue parole erano sincere e riuscirono a strapparmi un sorriso e risollevarmi il morale. Non mi azzardai a toccare il discorso della sua famiglia, della quale non avevamo mai parlato prima di quel momento. Un argomento troppo delicato, forse troppo doloroso. Ero curiosa, ma tenni a freno la lingua e lasciai che il discorso cadesse nella tranquillità più assoluta.





    Stavo per baciare la terra quando scesi - questa volta definitivamente - dal dorso di Yogan. Akira era visibilmente sofferente ed anche io iniziavo a sentire i primi effetti di un caldo al quale non ero affatto abituata. Ma non avrei commesso lo stesso errore dell'altra volta. Misi anche io un cappuccio e notai che Akira non aveva preso alcuna precauzione riguardo il sole. Lo vidi armeggiare con un kunai e la manica e cercai di bloccarlo prima che potesse distruggersi la maglia. Fermo la, aspetta! nella sacca che mi portavo dietro cercai una bandana, quella di riserva, che mi ero portata per sopperire alla perdita del cappuccio. Si trattava di un semplice panno di cotone chiaro così da assorbire meno calore. Ecco, questa è quella mia di riserva. Mettitela sulla testa e lascia stare le maniche al loro posto. Il sole ti brucerebbe la pelle delle braccia. Nel deserto bisogna coprirsi, non scoprirsi.

    Speravo per lui che mi avrebbe ascoltato, altrimenti avrebbe subito lo stesso trattamento che il sole implacabile del Paese del Vento aveva riservato a me qualche giorno prima. Il Mizukage ci disse di dover parlare con un Jonin e ci diede l'ordine di fare qualche interrogatorio per capire meglio la situazione direttamente dagli interessati. Annuii e subito dopo Akira propose di dividerci. Annuii e mi inoltrai nella folla sopraffatta dal dolore.

    C'era odore di marcio nell'aria. Il marcio pestilenziale che deriva dall'accumularsi di vite distrutte, appena vive. Eppure eccomi lì, in mezzo al caos ad ammirare il miracolo della tenace sopravvivenza di chi non è disposto a darla vinta alla morte così facilmente. C'era poesia in tutto quel disastro, ma nulla di cui gioire. Era una poesia maledetta e dolorosa, che mi colpiva direttamente al cuore. Per qualche minuto cercai una faccia che mi ispirasse domande ed eccola lì, una giovane donna con un bambino attaccato al seno. Emaciata come non mai, con gli occhi rossi di pianto. Aveva i capelli scuri e la pelle olivastra, due grandi occhi neri come due pozzi di catrame. Spenti. Aveva un braccio fasciato da una vecchia benda, macchiata di sangue.
    Il bambino era piccolo e sofferente. Mi avvicinai, chinandomi dinanzi a lei, con lo sguardo triste.
    Salve, siamo dei ninja di Kiri. Sono un ninja medico... posso vedere quella ferita? la donna mi guardò spaventata, ma annuì. Tolsi con cautela la benda, scoprendo un taglio profondo ed infetto. Feci una smorfia per l'odore che emanava. Rimani ferma, cercherò di guarirlo il meglio che posso. Non sapevo se sprecare chakra lì avrebbe riscontrato i favori del Mizukage, ma non riuscivo a rimanere senza far nulla mentre questa gente soffriva enormemente. Così iniziai a curare

    Tecnica delle Mani Curative - Shousen Jutsu
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tocco
    L'utilizzatore può ripristinare l'energia vitale guarendo i danni e status. La vitalità non verrà ripristinata, non rigenera arti amputati o organi interni distrutti, gli oggetti presenti all'interno delle ferite non sono rimossi. È possibile guarire ferite differenti, entro la Guarigione Massima; è possibile alleviare ferite d’entità superiore la Guarigione Massima.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Livello: 3 / Consumo:Basso per Leggera guarita )
    [Guarigione Massima: Leggera per grado]
    quella ferita, riapplicando la tecnica più volte finché non fosse stata totalmente sparita. E mentre curavo feci le domande Chi vi ha fatto questo? Perché? domandai Dove sono tutti gli uomini...? attesi altre risposte e continuai, col tono più dolce che potessi usare. Come avete fatto a tornare indietro?

    Alla fine la ferita fu rimarginata. Lasciai la madre ed il bambino, pregando che potesse avere una vita migliore di quella capitata ai genitori e cercai la tenda centrale. Sulla strada incontrai Akira e senza dire una parola (ero visibilmente colpita da quello che avevo visto) mi diressi verso la grande tenda centrale dove il Mizukage ci stava con ogni probabilità attendendo.

     
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72 replies since 9/4/2015, 15:09   1978 views
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