Problemi nell'Ovest

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Problemi nell'Ovest

    Arrivo a Suna



    Il drago volava tranquillo, almeno, quello sembrava a me. Del resto, ero così abituato a tenere i piedi saldamente legati alle scaglie del drago tramite il chakra adesivo che non ci facevo più caso. Ma il più delle volte non era nemmeno necessario: Yogan ed io avevamo un'intesa così profonda che Akira e Meika non avrebbero potuto comprendere facilmente il perché ero così rilassato sul dorso di un drago.
    La ragazza pareva decisamente spaventata, ma non me ne curai: non sarebbe caduta e presto si sarebbe convinta che sarebbe rimasta facilmente in groppa se non avesse deciso di buttarsi di sua spontanea volontà.
    Quando il discorso virò sui compiti da loro assegnati Meika orgogliosamente protestò riguardo la sua capacità di difendersi. Alzai appena una mano, per tranquillizzare il suo ardore Non lo metto in dubbio dissi con tranquillità E dovrai farlo, se sarai attaccata. Ma non ti voglio coinvolta negli scontri in prima persona perché sei l'unica che può curare le nostre ferite se dovesse essere necessario. Ad ognuno il suo compito, Meika. e chiusi lì l'argomento, anche perché la ragazza non sembrava intenzionata a controbattere.

    Ad un certo punto, dopo alcuni minuti di viaggio Akira si alzò in piedi e cercò di convincere Meika a far lo stesso. La ragazza si spaventò grazie ad un provvidenziale scossone di Yogan dovuta ad una bolla di bassa pressione appena attraversata e la ragazza domandò se effettivamente non avesse cercata di buttarla di sotto, nel mare Oh, bé, se qualcuno decide di buttarsi di sua spontanea volontà non posso farci nulla. Sta tranquilla, non cadrai. Nel caso aderisci col chakra alle mie scaglie e state tranquilli. Lo sapete fare, vero? Non ne ero così certo.

    Una volta a terra Akira fece una battutina riguardo la possibilità di dar fuoco alla foresta semplicemente col fiato di Yogan. Sorrisi appena divertito Se l'avessi suggerito l'avrebbe fatto dissi ridendo appena Avrebbe detto che questo posto è troppo freddo ed umido per i suoi gusti ed avrebbe incendiato un albero o due per sentirsi a casa. Abita in un vulcano.

    Una volta attorno al fuoco, alla fine, Akira mi chiese l'unica cosa che non poteva chiedermi. Le cicatrici della prigionia erano abilmente nascoste dal guanto sulla mia mano sinistra e dai miei vestiti per cui non lasciavo traspare nulla di strano. Ma quella domanda non poteva ricevere risposta. Mi era stato vietato dal Daimyo Questo, Akira, non posso dirtelo. Mi dispiace che il villaggio abbia sofferto questi due anni a causa mia, ma ti assicuro che non è stato per inettitudine o pigrizia. Da ora in poi le cose saranno diverse, ve lo assicuro. E quelle scuse forse avrei dovuto farle ad ogni persona di Kiri, poiché era colpa della mia prigionia se Kiri era andata vicina al baratro inevitabilmente.




    La mattina dopo svegliai i due al sorgere del sole. Richiamai Yogan e fummo rapidamente in groppa, diretto verso sudest, verso Suna. Ben presto la vegetazione cedette il passo alla sabbia e le nuvole parvero scomparire nel nulla distrutte da un sole martellante ed incessante. Mi coprii il capo con il cappuccio della mia maglia, per evitare di scottarmi e raggiunsi la testa di Yogan, chinandomi per parlarle senza dove urlare compiti astrusi. Yogan, non entrare nel villaggio. Sorvolalo e cerca un accampamento all'esterno. Stando alle informazioni che ho ricevuto dovrebbe essere lì l'uomo con cui devo parlare. Yogan annuì con un ruggito sommesso e virò improvvisamente e si alzò maggiormente finché Suna non fu tutta sotto di noi. Individuata la zona partì in una rapid a picchiata seguita da un perfetto atterraggio nella polvere del deserto.

    Scesi con un balzo e mi stiracchiai i muscoli, dando un colpo sul muso della dragonessa. Fuori di lì molta gente mi guardava stupito, spaventato, inorridito e qualche ragazzino emaciato anche meravigliato! Vai pure, prima che qui si scateni il panico generale. Ma mi piace questo posto. Caldo ma non troppo. Contenta te! Va a goderti il deserto, prima che mandino un esercito ad abbatterti. Vorrei che ci provassero! la dragonessa rise e la sua risata somigliava al rumore di una valanga che vien giù dal fianco di un alto monte. Spiccò nuovamente il volo e si allontanò nel deserto, a godersi quello che per lei era un clima fresco al punto giusto.

    Mi voltai verso il campo profughi e feci cenno ai due di seguirmi. Allora dissi Vorrei rimanere qui il minor tempo possibile ragazzi. Devo parlare con Miagi Senzo, il Jonin che sta al comando da queste parti per sapere qualcosa da lui. Voglio che parliate con qualche sopravvissuto, che carpiate quante più informazioni possibili. Fatevi dire cosa è successo, chi ha fatto questo, fatevi dure tutto ciò che vi viene in mente. Quando avete finito, raggiungetemi nella tenda centrale, ok? Quello era il primo atto di fiducia che avevo intenzione di dimostrare a quei due ragazzi. Interrogare le vittime era un lavoro ben più complesso di parlare con un Jonin addestrato a fare precisi resoconti sulla situazione che stava attraversando. Richiedeva sensibilità e tatto, oltre che una certa dose di intuito nel saper fare le giuste domande.

    Di gente da interrogare lì ce n'era moltissima. C'erano moltissime donne e bambini, alcuni anziani e pochissimi uomini e giovani uomini. Molti di questi pochissimi erano così gravemente feriti che nemmeno erano nel campo profughi, ma giacevano con la vita appesa ad un filo presso l'ospedale di Suna, all'interno del Villaggio. I soli pochi uomini che parevano ancora in buona salute, sebbene debilitati da quella terribile traversata, erano in realtà per lo più storpi: gente senza un braccio, o con una gamba deformata. Non erano però stati resi così da quei nemici.

    Nel mentre, il trio di Oto se si fosse recato da Miagi avrebbe anticipato di alcuni minuti il mio arrivo. Il Jonin di Suna era un tipo massiccio con grosse mani nodose ed un naso schiacciato e rosso, rotto più volte nelle numerose lotte. Aveva due folte sopracciglia ed i corti capelli erano nascosti dal classico copricapo Sunese ottimo per proteggersi dalla calura del deserto.
    Aveva appena mandato via due ninja Sunesi con ordini ben precisi che i due avevano potuto udire urlati da fuori la grossa tenda: recuperare altro cibo, altra acqua "cosa significa che non ci sono più medicinali".
    Così un'aria ben più torrida di quella del deserto avrebbe accolto i tre ninja di Suna E voi chi siete? Spero siate qui per dare una mano, altrimenti non so che cavolo farmene di voi. Ho mandato richieste ovunque, ma sembra che l'Accademia sia buona solo quando si tratta di dividere i meriti! sbatté un pugno sul tavolo che, di questo passo, si sarebbe rotto sotto il peso dei colpi. Qui la situazione non migliorerà finché quei bastardi non saranno spazzati via! E chi viene! Tre ninja?! Ah ma ve lo leggo in faccia che non siete nemmeno Chunin probabilmente! Avanti chiedete e vediamo che uso disgraziato posso fare di voi in questo schifo di situazioni, sei braccia in più anche se deboli sono meglio di sei braccia in meno!
    Era furioso. E c'era anche da comprendere il perché: quell'uomo aveva su di se il peso della responsabilità di una crisi inaspettata e che minacciava di peggiorare.



     
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